No al carbone Alto Lazio

25 novembre 2010

Civitavecchia velenoso buco nero

"Perché andrei via da Civitavecchia?"

Perché nella mia città ci sono due centrali di cui una a carbone, uno dei porti più grandi del Mediterraneo con il relativo traffico automobilistico, una boa petrolifera off shore, sei depositi costieri per oli minerali di cui quattro sottoposti a legge Seveso, un centro, unico in Europa, per l’inertizzazione e lo smaltimento di armi chimiche, tre discariche esaurite, una per rifiuti speciali e una da poco autorizzata per quasi un milione di mc di rifiuti;
Perché a meno di 20 Km dalla mia città stanno già operando per costruire una centrale nucleare;
Perché, come se non bastasse, vogliono venire qui a smaltire e bruciare i rifiuti di Roma;
Perché nella mia città la raccolta differenziata non supera l’8% ;
Perché l’Amministrazione Comunale ha detto NO alla riconversione a carbone e dopo 40 giorni e 26 milioni di euro versati dall’ENEL nelle casse del Comune ha cambiato idea e dato parere positivo;
Perché dalla centrale a carbone, che ENEL definisce “pulito”, usciranno 6.300.000 mc di emissioni all’ora e 10.600.000 t/a di anidride carbonica;
Perché il 56% dei bambini della mia città soffre di allergie ed asme nell’indifferenza totale;
Perché nella mia città ci sono le percentuali di mortalità e morbilità per tumori alle vie respiratorie, leucemie e linfomi, tra le più alte nel Centro Italia;
Perché da aprile ad oggi nella mia città sono morte più di cinquanta persone tra i 30 e i 55 anni per malattie neoplastiche;
Perché le sogliole del nostro mare hanno una percentuale di mercurio 10 volte superiore alla norma;
Perché nella mia città l’acqua è avvelenata e da oltre tre anni viene dichiarata potabile solo grazie ad una deroga governativa;
Perchè le nubi nere, rosse e grigie che escono dalle ciminiere vengono definite effetti ottici;
Perché nella mia città è in corso un processo per schiavitù e nessuno ha detto una parola
Perché le mafie si sono infiltrate negli appalti della centrale e del porto e tutti negano l’evidenza ;
Perché nella mia città vogliono cementificare ogni minimo spazio rimasto libero;
Perché nella mia città prima ancora che i polmoni hanno inquinato le coscienze;
però resto qui
Perché non posso accettare che la mia terra venga ulteriormente avvelenata e distrutta;
Perché voglio continuare a lottare e non perdo la speranza che tutto questo si possa fermare;
Perché quando mia figlia mi chiederà “ Come avete potuto permettere tutto questo” voglio poterla guardare negli occhi e dirle “io ci ho provato”.

Simona Ricotti

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Morti bianche da carbone in Colombia: almeno 9 vittime in miniera

"Un'esplosione in due piccole miniere di carbone colombiane ha causato la morte di nove operai, che avrebbero inalato i gas tossici sotterranei che si sono sprigionati dopo la deflagrazione.
Ma il bilancio potrebbe salire. Solo nel giugno scorso, sempre in Colombia, una deflagrazione in miniera uccise 70 operai."

Fonte: TG1

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Agisci per la democrazia partecipata in Europa

Da Aavaz.org
Proprio ora l'Ue sta decidendo il destino di una riforma democratica rivoluzionaria che potrebbe cambiare la governance dell'Europa e contrastare così il potere degli interessi organizzati. Ma alcuni funzionari stanno cercando di far passare regole che impedirebbero la partecipazione dei cittadini. Firma la petizione per proteggere il nostro diritto d'intervenire nella formazione delle decisioni che influenzano la vita di tutti noi: http://www.avaaz.org/it/eu_citizens_initiative/
Proprio in questi giorni i funzionari europei stanno decidendo a porte chiuse il destino di una riforma democratica rivoluzionaria che potrebbe cambiare la politica dell'Ue, al momento dominata da un'élite composta da governi, aziende multinazionali e lobbisti.   

L'Iniziativa dei Cittadini europei costringe la Commissione europea ad agire quando questa riceve la richiesta da oltre 1 milione di cittadini. E' un'innovazione radicale nella governance dell'Ue che spaventa molti funzionari, che ora stanno tentando di seppellirla con una montagna di lungaggini burocratiche e barriere che ostacolino la partecipazione dei cittadini.

Molti parlamentari europei si stanno battendo con forza per proteggere l'Iniziativa dei Cittadini. Abbiamo l'urgenza di sollevare una denuncia enorme dei cittadini per sostenere i parlamentari e svergognare i governi e i funzionari che stanno ostacolando la democrazia diretta che i cittadini vogliono. Firma la petizione sotto - il parlamentare europeo Gerald Häfner, in prima linea nelle negoziazioni, presenterà la nostra petizione in ogni singolo incontro a Bruxelles in cui potrebbe fare la differenza:

http://www.avaaz.org/it/eu_citizens_initiative/?vl

Per decenni l'Unione europea è stata accusata di avere un processo decisionale troppo complesso e non democratico, che ha reso la politica europea inaccessibile ai cittadini. Ma ora, grazie all'Iniziativa dei Cittadini introdotta dal Trattato di Lisbona l'anno scorso, potremmo assistere a un vero cambio di direzione negli sforzi per rispondere al deficit democratico dell'Ue.

Alcuni stati membri, che hanno paura di una maggiore partecipazione dei cittadini nel processo legislativo, stanno insistendo affinché ogni firmatario dell'Iniziativa dei Cittadini europei lasci il numero della propria carta d'identità o passaporto, una richiesta che diminuirebbe incredibilmente la partecipazione. Organismi indipendenti per la protezione dei dati in Europa dicono che i numeri della carta d'identità non sono necessari per verificare i firmatari; raccogliere questi dati, infatti, è intrusivo e può incrementare il fenomeno del furto d'identità.

La Commissione europea ha inoltre proposto l'introduzione di termini temporali troppo brevi e di quote non necessarie per ogni paese, che escluderebbero di fatto molti gruppi di cittadini dall'avvalersi dell'Iniziativa. Il Parlamento ha controproposto obblighi fattibili: una scadenza di 18 mesi per la raccolta di firme e un quinto dei paesi membri dell'Ue per quanto riguarda le quote.

Avaaz sta già utilizzando l'Iniziativa dei Cittadini per migliorare la democrazia europea: abbiamo raccolto oltre 1 milione di firme e stiamo quindi consegnando la prima Iniziativa dei Cittadini di sempre per bloccare le coltivazioni OGM dall'entrare in Europa. Ma questa, come tante altre iniziative, potrebbe essere azzoppata se i funzionari riusciranno a mandare in porto le loro condizioni esageramente stringenti.

Le negoziazioni sono arrivate alla loro fase critica: cerchiamo di far decollare l'Iniziativa dei Cittadini e di mettere al lavoro l'Europa per noi. Firma la petizione ora, e inoltra questo messaggio a tutti:

http://www.avaaz.org/it/eu_citizens_initiative/?vl

Con speranza,

Luis, Benjamin, Alice, Paula, Alex, Ben, Pascal, Ricken e tutto il team di Avaaz.

FONTI:

European Voice, "I parlamentari europei si spendono perché le iniziative dei cittadini siano più fattibili" (in inglese):
http://www.europeanvoice.com/article/imported/meps-look-to-make-it-easier-to-launch-citizens-initiatives/69310.aspx

Iniziativa dei Cittadini europei, "Il Parlamento può ancora opporsi agli stati membri che ostacolano l'Iniziativa dei Cittadini europei" (in inglese):
http://www.citizens-initiative.eu/?p=374

Maggiori informazioni sulla "Campagna per l'Iniziativa dei Cittadini europei a portata di cittadino" (in inglese):
http://www.citizens-initiative.eu

Democracy International promuove la democrazia diretta, ed è l'organizzazione che sta sponsorizzando l'Iniziativa dei Cittadini europei:
www.democracy-international.org

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24 novembre 2010

Arsenico e vecchi problemi

Da Centumcellae.it:
L’Ue: niente più proroghe all’arsenico nell’acqua. E il problema ora è anche di Civitavecchia
"Alla fine l’Unione europea ha detto no. Troppe le proroghe ai livelli di arsenico nell’acqua richieste dal Governo italiano che, di fronte all’ennesima istanza, ha dato stavolta il suo diniego. In alcuni territori del Paese, infatti, le proroghe ai livelli fissati dall’Europa, sono arrivate infatti a 50 microgrammi/litro, vale a dire un valore ben cinque volte superiore al consentito. Ma la UE non si è fermata qui: ha richiesto infatti all’Italia l’emissione di ordinanze che vietino la potabilità in questi territori. 128 comuni italiani quindi sono a rischio di vedersi chiudere i rubinetti, e di questi ben 91 sono nel Lazio.
“Nell’elenco di questi 91– denuncia il Movimento Difesa del Cittadino – compaiono purtroppo i comuni di Civitavecchia, Santa Marinella e Tolfa, con un totale dichiarato di 48.200 cittadini interessati nel comprensorio” Cosa succede ora? E’ presto per dirlo. “Fonti giornalistiche – prosegue l’Mdc – parlano di contatti frenetici in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni interessate, e sembra sia stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione avrebbe preparato una specie di vademecum che presto dovrebbe essere distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende. Siamo ovviamente contenti che l’Europa abbia finalmente posto la parola fine ad un rischio per la salute che si trascinava da anni, ma non vorremmo che i comuni interessati si limitassero ad emettere ordinanze di non potabilità che, inevitabilmente, finirebbero per gravare sulle tasche dei cittadini, costretti a spendere per acquistare l’acqua da bere. Sulla vicenda della frequente non potabilità dell’acqua e dei costi per la collettività eravamo già intervenuti interessando il Garante del Servizio Idrico Integrato e denunciando specificatamente la situazione del Comune di Civitavecchia. Il Garante ci aveva risposto chiedendo all’amministrazione comunale una relazione sullo stato del servizio idrico e sui provvedimenti intrapresi, ma nessuna risposta ci risulta sia stata data in merito. Nei prossimi giorni, quindi, torneremo ad interessare tale autorità, augurandoci che stavolta il Comune di Civitavecchia risponda ai quesiti pendenti. Ci attiveremo nei prossimi giorni chiedendo incontri con i Sindaci dei Comuni interessati e seguiremo, senza clamore inutile, come nostra prassi, la vicenda, informando i cittadini di quanto verremo a conoscenza”.
Nel frattempo comunque il Movimento Difesa del Cittadino invita tutti a non cadere in facili allarmismi. “L’acqua che uscirà dai nostri rubinetti oggi – concludono – è uguale a quella che è uscita ieri. Il provvedimento dell’UE è una buona notizia per i nostri cittadini: preannuncia probabili disagi, ma impone che l’acqua che beviamo sia finalmente sicura per tutti. E difficilmente l’Unione Europea potrà essere ignorata”.

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Mozione IdV alla Regione Lazio: TVN funziona in deroga a leggi e prescrizioni, occorre riesaminare il progetto

Da Libero-news
"Qual e' il reale impatto ambientale dell'impianto di Torre Valdaliga Nord? Da quanto risulta vi sono infatti differenze sostanziali tra il progetto che ha ottenuto la concessione Via da parte del ministero, sentita la Regione Lazio, e l'opera cosi' come invece verra' di fatto costruita''. Lo dichiarano i consiglieri dell'Italia dei Valori alla Regione Lazio, Claudio Bucci e Giulia Rodano, in una nota congiunta relativa a una mozione che impegna la Giunta a intervenire presso il ministero affinche' il progetto, comprensivo delle varianti, venga sottoposto a nuovo iter autorizzativo.

''Tali differenze - continuano i consiglieri regionali Idv - sarebbero tali da modificare significativamente l'impatto ambientale del nuovo impianto per cui occorre sottoporre il progetto 'de facto' a nuovo iter autorizzativo, nell'interesse della salute di ambiente e cittadini. Speriamo che la Giunta regionale accolga la nostra denuncia e non rimanga come al solito sorda a queste richieste. Occorre trovare una reale soluzione a questa vicenda, dove da quanto emerge apparirebbe evidente che interessi economici di politicanti e affaristi vogliano tacere irregolarita' pericolosissime''.

''Da tempo i cittadini e i rappresentanti locali chiedono che il progetto di riconversione dell'impianto di Torre Valdaliga Nord venga rivisto'', concludono Bucci e Rodano."

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ecoballe VS ecoBalloni

Vedelago, Veneto: una corretta e conveniente strategia di trattamento dei materiali post-consumo.

Civitavecchia, Lazio: ancora niente differenziata e un Balloni (Polo Civico) che vuole bruciare rifiuti indifferenziati (chiamandoli INGANNEVOLMENTE cdr) dentro la centrale TVN enel. GUARDA CASO, questo avveine in coincidenza con la presentazione del Piano Regionale dei Rifiuti.

Il Sindaco e la sua giunta invece puntano trionfalisticamente su ArrowBio grazie all'apertura inaspettata della Regione Lazio, ma si tratta in realtà di una soluzione-tampone, solo temporanea e mal progettata. Un sistema di trattamento finale a freddo che promette miracoli: fertilizzante, gas, metalli e plastica riciclati "senza che i cittadini debbano separarli". Balle!!

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Cobas Savona: quale indagine epidemiologica a Vado?

...Ma non esistono solo Sindacati deviati

Fonte: SavonaePonente
COBAS SAVONA – Il Comune di Cairo pare infine orientato a richiedere una indagine epidemiologica sulle malattie da contaminanti industriali. Da dove occorre partire? La letteratura scientifica ci dice con chiarezza quali malattie provocano i diversi contaminanti emessi dalle industrie. Esistono in tutto il mondo centinaia di indagini epidemiologiche riguardo al carbone. Come occorre fare?
Prima di tutto,monitorare l’insieme delle malattie e non solo quelle tumorali. Creare una mappatura dell’inquinamento e individuare tre livelli di esposizione in cui inserire la popolazione cairese. Vanno studiati i ricoveri per acuti, distinguendo bambini e adulti, maschi e femmine. Per i bambini, incidenza di sinusiti, bronchiti, otiti, asma; per gli adulti: insufficienza respiratoria e cardiaca, asma, bronchite cronica, infarti. Poi,la mortalità: per i bambini leucemie, encefalo, linfomi e sarcomi; per gli adulti polmone, laringe, vescica.
Poi, morti per malattie cardiovascolari, respiratorie, diabete, malattie autoimmuni, abortività spontanea, malformazioni congenite.
L’indagine epidemiologica deve andare di pari passo con la misurazione delle emissioni di tutte le industrie che insistono sul Comune di
Cairo (esempio,Tirreno Power di Vado Ligure,con gruppi a carbone a meno di 50 chilometri).
La popolazione deve sostenere l’indagine, che deve essere trasparente e finalizzata a tutelare la salute dei cittadini.

Confederazione Cobas Savona

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Terra di Poeti e Coglioni. I sindacati Nazionali primi dipendenti dal carbone

Riportiamo un articolo a firma di V. Rossi, da SavonaePonente 

Tema: Tirreno Power.
Svolgimento: “Il progetto tecnicamente è a posto” (strano, a noi risultava -  come da perizia giurata – che ci fossero  dati  inesatti e che il prospettato miglioramento della qualità ambientale fosse stato basato addirittura su cifre inventate, ndr).
“Abbiamo ricevuto i dati sui monitoraggi” (quali? ndr).
“E’ partito il tavolo ambientale per il controllo pubblico delle emissioni” (ma davvero? Finora ci risulta che se ne sia soltanto parlato, ndr)”.
“Ora spetta alle istituzioni decidere sul futuro dell’ampliamento della centrale vadese. Il cuore della questione è portare avanti la trattativa industriale, tuttavia non posso far a meno di notare che gli enti pubblici ed in primis la Regione sembrano eludere il problema e c’è un continuo rinvio su una scelta che ormai hasolo un significato politico”.
Voto: 3- , almeno per chiunque conosca davvero l’argomento e si renda conto del cumulo di inesattezze riunite in queste poche frasi.
Invece no.  Ben pochi rispondono:  “Ma che stai a di’?”. Tutti gli altri tacciono in religioso silenzio.

Ipse dixit.
E chi è che dixit?  Francesco Rossello, segretario provinciale della CGIL.
Quella stessa CGIL  che in tempi non lontani fece clamorose battaglie per difendere i lavoratori dell’ACNA, che si ammalavano e morivano proprio come oggi si ammalano e muoiono gli abitanti di Vado Ligure, di Savona, di Spotorno, di Noli (e gli stessi lavoratori della Tirreno Power: siamo a conoscenza di almeno tre casi).
Ma come si fa ad ignorare l’impatto sulla salute che ha già OGGI questa centrale a carbone di città, impatto provato da decine, per non dire centinaia di studi scientifici?
Come si fa a dire “abbiamo ricevuto i dati sui monitoraggi“, quando non esistono altri monitoraggi se non quelli eseguiti dalla stessa Tirreno Power?
Come si fa a pensare che le amministrazioni “continuino a rinviare una scelta che è solo un fatto politico“, quando è palese che le amministrazioni, pur prese per il collo dalle pressioni economico-politiche, sembrano mostrare ancora  quel barlume di intelligenza sufficiente a  capire che pensando solo al fatto politico sarebbero responsabili di decine di ULTERIORI morti?
Certo, il signor  Rossello può pensare che sia “solo un fatto politico” (ma poi, in che senso? TUTTO è politico: anche prendersi cura della salute):  perché nessuno ricorda di aver visto il signor Rossello ad alcuna conferenza tenuta da medici che spiegavano il motivo per cui la centrale a carbone di Vado è già ritenuta una bomba innescata, mentre  il suo ampliamento equivarrebbe ad un’esplosione.
Nessuno ha mai visto ad alcun dibattito aperto (leggi: dotato di quel contraddittorio che sempre si invoca quando non serve a  un accidenti, ma MAI quando sarebbe davvero necessario) né il signor Rossello, né la signora Meneghini della CISL, né  nessuno degli altri sindacalisti che oggi sbavano dal desiderio di offrire ai savonesi questa trentina, o cinquantina che sia, di posti di lavoro, in cambio di venti morti all’anno e di un costo sociale di oltre 100 milioni di euro annui (come risulta dall’elaborazione dei dati Externe dell’Unione Europea).
E’ possibile che il signor Rossello & C. ignorino questi dati di fatto?
SI’.
E’ possibilissimo, anche se le relazioni dei medici sono state inviate praticamente a tutto il mondo: perché pochissime persone le hanno lette.
Leggere, studiare, capire è fatica: è molto più facile bollare i medici ambientalisti come “fanatici” ed evitare di prenderli in considerazione,  tanto si trova sempre qualche mediconzolo servo del potere disposto a dire qualche bel “ma vaaaaa ma va laaaaaaa”, ovviamente non motivato né supportato da alcuno studio scientifico (perché NON NE ESISTONO a favore del carbone), ma sufficiente a mettere a tacere le coscienze.
Quelle sporche, ovviamente.
Si dirà:  i rapporti medici sono difficili da capire, il linguaggio scientifico non è alla portata di tutti, magari hanno letto ma non hanno capito bene.
La scusa, però, è deboluccia: perché gli stessi dati sono stati riportati su  decine di siti, blog, giornali  (almeno quelli online), in forme comprensibili anche da un bambino di dieci anni. Senza contare che ci sono molte altre cose che un amministratore o un sindacalista può “non capire”, anche perché nessuno è  tenuto a capire tutto: la laurea in tuttologia non è poi così diffusa, ed è per questo che in mille campi diversi il politico – o il sindacalista – di turno  si affida ad esperti esterni,  li ascolta con il massimo interesse e prende per buone le sue parole.
Succede sicuramente nel campo dell’edilizia, per esempio: e gli esperti  che bazzicano Savona forse non sono poi così in gamba, visti i risultati… ma le loro parole vengono prese comunque per oro colato, tanto che a volte serve l’insurrezione popolare per evitare che si sprechino miliardi in mostruosità architettoniche. E altre volte non basta neanche quella, perché  sprechi e mostri vanno avanti ugualmente.

Sta di fatto che gli esperti vengono convocati, pagati, ascoltati e seguiti.

Invece, quando si parla di salute, gli esperti (che sono ovviamente i medici) vengono tenuti a distanza.
All’ormai celeberrimo (anzi, famigerato)  studio IST-ARPAL che avrebbe dovuto valutare l’impatto dell’inquinamento sulla salute dei cittadini (e che non l’ha fatto, anche se hanno cercato di farci credere di sì) NON HA PARTECIPATO NEPPURE UN MEDICO. C’erano matematici, biologici, statistici, perfino un architetto. Medici, ZERO.
Allora i medici, poveracci, si fanno avanti in proprio: d’altronde hanno giurato “di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo”. Hanno un codice etico e deontologico che li obbliga ad occuparsi della salute pubblica:  se non lo facessero, non sarebbero medici degni di tale nome.
Per questo si fanno avanti e cercano di spiegare, di far capire.
Invece di essere pagati, come dovrebbero esserlo tutti i consulenti tecnici, PAGANO DI TASCA LORO, perlomeno in  termini di tempo ed energie che impiegano a scrivere relazioni, a farle avere a tutti gli interessati, a cercare, insomma,  di informare chi di dovere su quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere.
Risultato? Zero.
Nessun amministratore e nessun sindacalista noto sembra essere a conoscenza del contenuto di quegli studi, di quelle ricerche, di quelle relazioni.
Qualche sindacalista molto meno noto, in realtà,  dimostra di aver capito  (forse perché lui a qualche convegnoc’è andato)… ma quando gli si chiede di prendere pubblicamente posizione allarga le braccia: “Non posso farlo, per motivi politici”.
Gli stessi motivi che trattengono tante persone per bene, rappresentanti di questo o quel partito, che sarebbero anche convintissime delle ragioni ambientaliste ma che non possono sposarle (almeno non pubblicamente) perché sanno che il giorno dopo sarebbero tagliate fuori dai partiti, da ogni possibilità di raggiungere uno straccio di cadreghino ma anche, magari, da ogni possibilità di portare avanti altre battaglie a cui  tengono davvero e che non vogliono mollare.
Purtroppo di persone per bene di questo tipo ce ne sono a destra come a sinistra (come è logico che sia, perché la salute non può avere colore politico): ma non mettono fuori il naso, perché i pochi (pochissimi, a dire il vero) che ci hanno provato, il naso se lo son visti tagliare via.
Attenzione: noi siamo convinti che la battaglia in difesa della salute valga più di ogni altra, perché senza salute non può esserci istruzione, né lavoro, né pari opportunità, né null’altro. La  battaglia per la salute è come quella per l’acqua: la difesa di un bene primario, anzi “del” bene primario in assoluto.
Però possiamo capire che ognuno abbia le sue priorità; e possiamo capire che a qualcuno scocci sposare una battaglia che porta grande impopolarità. Abbiamo visto tutti chiaramente come in questa Provincia dichiararsi “ambientalisti ” significhi bruciarsi politicamente, perché i  grandi business di questa provincia sono carbone e cemento.
Chi non li vuole, automaticamente non viene più  “voluto”.
Purtroppo, se il cemento fa danni di altro tipo,  il carbone uccide.
Fa fuori una ventina di persone all’anno  (sono sempre dati scientifici, non “allarmismi fanatici”) e ne fa ammalare un quantitativo non ancora definito, ma sicuramente molto più elevato.
E allora, pur capendo chi ha paure di vario genere, continuiamo a sostenere che – business o non business -  il carbone vada assolutamente combattuto: anche perché le alternative ESISTONO.
Nessuno vuole mettere dei lavoratori in mezzo alla strada: si vorrebbero solo trovare soluzioni che permettano loro di lavorare senza rischiare la pelle e senza farla rischiare a chiunque abiti nel raggio di 50 chilometri.
Ma a fronte di tutto questo, chi parla di salute viene bellamente ignorato. Anzi, peggio:  un dirigente sindacale si permette di trattare l’argomento con  orripilante superficialità.
Il dirigente di  un sindacato, dannazione! Ovvero chi per primo,  forse prima ancora delle amministrazioni, la salute dei lavoratori dovrebbe tutelarla.
Uno di quegli stessi personaggi che poi sbraitano nei megafoni che vogliono “sicurezza sul lavoro”: ma le  morti sul lavoro non sono soltanto quelle dell’operaio schiacciato dalla pressa. Sono anche quelle dell’operaio che respira veleno ogni santo giorno.
Ai tempi dell’ACNA la CGIL (almeno lei) lo sapeva. Ora l’ha dimenticato.
O quantomeno l’ha dimenticato Rossello.
Cosa si può dire, di fronte ad atteggiamenti ottusi come questi?
Ci si pone sempre la stessa domanda che ci eravamo già posti in precedenza: c’è sotto della clamorosa malafede, o davvero questi signori non hanno ancora capito che stanno giocando con la pelle  dei lavoratori, oltre che con quella  dei cittadini?
Ma oltre a questo non si sa davvero cosa dire. Non ci sono  parole.
O meglio, ce ne sarebbe una: quella che un signore di una certa notorietà politica ha rivolto “agli italiani che voterebbero contro il proprio interesse” (nel caso non ve ne ricordaste, qui sotto trovate un  breve video-memorandum”).

“Coglioni”, già.
Termine che ormai è sicuramente divenuto di libero utilizzo (un po’ come “orcodio”), visto che nessuno ha denunciato il signore che l’ha affibbiato a metà del popolo italiano. Quindi  presumo che potremmo dirla anche noi, senza rischiare nessuna querela:  ma porca miseria, non  ci basta.
Rende, sì,  l’idea del misto di ignoranza, menefreghismo e superficialità dimostrata dai nostri sindacalisti nel caso Tirreno Power: ma non soddisfa del tutto… anche perché  proprio il fatto che l’abbia pronunciata il signore di cui sopra (uno che la sua ex moglie ha definito “uno che non sta bene”), la fa somigliare un po’ troppo al classico insulto che scappa di bocca a qualcuno che non ci sta più con la testa.
Invece i  difensori della salute, con la testa, ci stanno ancora.
Ma a volte hanno l’impressione di essere gli unici ad esserci… e anche questo, in fondo,  è un po’ tipico dei matti.
Dunque, vedete come è difficile?
Vedete come diventa arduo, quando si sa di avere ragione e di essere qui a lottare anche per la pellaccia altrui, trovare le parole giuste per rispondere a  quelli che invece vogliono fare business sulla nostra pelle, o  a quelli incapaci di capire cosa sta succedendo,  quelli che sbavano dietro a qualche posto di lavoro senza capirne il costo reale?
Se cerchi di spiegare civilmente le tue ragioni, vieni snobbato.
Se  insulti, passi da fanatico isterico.
Se urli, passi da matto.
E infatti così ci trattano quelli che rifiutano di ascoltare i comitati; quelli che i medici li convocano “giusto per”  (e cioé: perché  l’Ordine dei Medici è una figura di una certa rilevanza politica, che quindi non si può ignorare del tutto come si fa con dei semplici rappresentanti dei cittadini), ma non si scomodano neppure a riceverli personamente, e ad ascoltarli ci mandano una giovane signora che palesemente non sa di cosa si stia parlando; infine, ci trattano come matti quelli che, un tempo, erano tra le espressioni più forti e più incisive della volontà (oltre che dei diritti) dei lavoratori, degli operai, del popolo…e  che adesso non si sa più bene cosa siano:  se  ingranaggi di questo sistema marcio che sta portando alla rovina il Paese, o semplicemente portatori sani di ignoranza galattica.
Cosa rimane?
Rimane la gran voglia di urlare “COGLIONI! Come potete non capire quello che state facendo a tutti noi, compresi i vostri stessi figli?“; ma non per insultare, come fanno gli anziani signori fuori di testa. Solo per attirare l’attenzione.
Perché sentiamo la necessità, l’urgenza di  informare, di aprire gli occhi, di far capire la reale gravità di un problema che viene regolarmente sottostimato.
Noi continuiamo a provarci: ma ci rendiamo conto che spesso parliamo al vento. Che continuiamo ad urtare contro un muro di gomma fatto di una democrazia ridotta a burletta, di interessi di pochi che travalicano l’interesse di tutti, di poteri che corrompono e/o  minacciano, di media asserviti, di politici imbavagliati o silurati.
Così  succede che, alla fine, da coglioni passiamo noi.

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350.org: immagini dall'evento

Una galleria di suggestive immagini dall'evento 10/10/10 organizzato da EARTH 350.org
Per vederla clicca qui

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-20 anni alla fine del carbone cinese

Da Petrolio/Blogosfere
"Il picco del carbone cinese?
Questo è un argomento a cui non crede nessuno. Persino i più accaniti sostenitori del picco del petrolio, persino i più convinti catastrofisti sulla fine delle risorse energetiche non hanno mai osato ipotizzare un'imminente crisi del carbone. Che poi occorra considerarlo come "finito" perché inquinante come quasi nessun altra risorsa è assodato, ma di carbone ce n'è a iosa e neanche si... sprecano energie a misurarlo.

Nessuno lo fa insomma, tranne ovviamente i cinesi. Il Paese più previdente del mondo (a modo suo) sta pensando di limitare la produzione interna di carbone nel periodo 2011-2015. Il
governo è preoccupato che le riserve stiano scendendo troppo velocemente a causa di un'economia in espansione incontrollata.

La Cina vanta il 14% delle riserve mondiali di carbone, ma il suo consumo è uno stellare 47%, più del triplo, il che è insostenibile. Così il Wall Street Journal:

Anche se il limite non è stato ancora ufficialmente introdotto, la Cina non può mantenere una produzione crescente per un altro decennio. Il settore minerario è soffocato da colli di bottiglia infrastrutturali, specialmente strade e ferrovie, e le riserve di carbone più facili da estrarre sono già state sfruttate. Gli esperti cominciano a fare previsioni su quando le riserve cinesi si esauriranno: uno scenario da incubo, in un Paese dove il 70% dell'energia deriva dal carbone.

Non è facile calcolare le riserve cinesi. Ma è certo che, come per il petrolio, non tutto il carbone ha la stessa resa energetica: molti dei nuovi depositi scoperti in Mongolia, ad esempio, sono di scarsa qualità. E se anche la Cina dovesse limitare la crescita della domanda ad un 5% annuo, resterebbe senza carbone in appena 21 anni.

E' una cosa che mette i brividi, venire a sapere che il carbone cinese possa finire in un così breve lasso di tempo. Il carbone non era pressoché infinito, credevamo noi? Nulla è infinito, e tutto sembra agli sgoccioli in questa tempesta perfetta.

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22 novembre 2010

Incidente Capitani: fissato per il 30 novembre il sopraluogo dei periti

Da TrcGiornale.it
Il giudice per le indagini preliminari Marco Mazzeo ha fissato per il 30 novembre prossimo il sopralluogo di tutti i periti, in merito all'indagine sull'operaio Sergio Capitani, deceduto il giorno prima di Pasqua in un incidente sul lavoro a Torre Valdaliga Nord.

La decisione è arrivata dopo che l'avvocato Davide Capitani, legale della famiglia dell'operaio e cugino della vittima, si era lamentato del fatto che l'indagine si era praticamente fermata. Evidentemente ha avuto il suo effetto.

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Cina, Batian: 28 minatori intrappolati sotto il carbone

ANSA: 28 minatori cinesi intrappolati sotto terra a causa dell'inondazione di una delle migliaia di miniere di carbone del Sichuan.

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20 novembre 2010

Progetto Registro dei Tumori della Provincia di Vt. E la PREVENZIONE CONTRO I TUMORI CHI LA FA?

Comunicato stampa

Il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia e il Movimento Nocoke Alto Lazio hanno partecipato alla conferenza stampa di Giovedì 18 Novembre, giorno della presentazione del Registro Tumori provinciale presso la sede della ASL di Viterbo.

La loro presenza è stata immediatamente contestata da un Sindaco di Tarquinia intimorito e sgarbato, che in un comprensorio avvelenato da 7000 MW di corrente elettrica prodotta bruciando il peggior carbone, il peggior olio combustibile, un enorme porto, discariche e cementifici, ha cercato di spostare l’attenzione dalle sue responsabilità sottolineando nel suo intervento che occorra primariamente mettere a fuoco le responsabilità degli agricoltori, lasciando intendere che -a suo parere- il registro avrà questo tra i suoi obiettivi principali.

La cosa che il sindaco tarquiniese Mazzola non ha detto, ma i responsabili dei Comitati hanno prontamente messo in rilievo, è che lui, assieme ai sindaci dei Comuni di Civitavecchia, Santa Marinella, Allumiere e Tolfa, ha ricevuto e sta tuttora ricevendo soldi da enel (qui si scrive sempre tutto minuscolo, NdR) e i soldi dell’inquinatore non dovranno finanziare il Registro dei Tumori, così come non possono finanziare il nuovo Osservatorio Ambientale, nato per iniziativa del Ministero dell’Ambiente dopo le denunce di noi liberi cittadini.

Dopo aver attentamente ascoltato le parole del futuro responsabile del costituendo Registro dei Tumori, i rappresentanti del Comitato di Tarquinia hanno posto alcuni interrogativi ai responsabili del progetto del Registro, al fine di ottenere risposte concrete sull'operatività del nuovo organismo.

Dalle risposte ricevute è emerso che il Registro produrrà informazioni sul tipo di patologie diffuse nel comprensorio SOLO tra alcuni anni, durante i quali le centrali termoelettriche di Civitavecchia e Montalto potranno tranquillamente continuare a inquinare, indisturbate. I rappresentanti del Comitato hanno evidenziato come nel comunicato di invito alla conferenza si parlasse solo di diagnosi e terapie da mettere a punto in base alle risultanze del Registro, ma nulla si dice e nulla è stato detto circa le fonti dell'inquinamento, che oggi con gli strumenti della scienza possono essere individuati. Quello che manca per farlo è una volontà politica che indirizzi le indagini epidemiologiche in modo corretto e imparziale.

Nulla, invece, si è detto sulla prevenzione primaria contro i tumori, su come evitare le patologie legate all'inquinamento ambientale. Ci si limiterà piuttosto a contare i deceduti e i malati, ex post.


Perché i sindaci non pretendono che vengano misurate continuamente le emissioni al camino di tutte le fonti più inquinanti per poterle mettere in relazione con le analisi sui tessuti tumorali dei nostri malati?

Chiediamoci tutti: perché il sindaco di Tarquinia non protegge gli interessi e la salute dei suoi cittadini?

Questa strategia ingannevole è smascherata ormai da tempo. Noi cittadini dell’Alto Lazio (e non solo: Brindisi docet) la combattiamo da anni: in una terra nuovamente violentata dalla recente riconversione a carbone di TVN, certe istituzioni deviate tentano di scaricare il grosso delle responsabilità dell'inquinamento sulle attività agricole. L'ipotesi del sindaco Mazzola tralascia in modo interessato di considerare i dati sulla qualità dell’aria del nostro territorio.

Le compensazioni economiche mendicate a enel da Mazzola dimostrano il loro nefasto potenziale inquinante: si calpesta la verità dei dati reali (vedi il Monitoraggio indipendente finanziato dai cittadini), e si permettono scempi del bene pubblico. Gli agricoltori non hanno pagato compensazioni e non hanno legami forti con appalti e politica: sin troppo facile bersaglio.

Movimento Nocoke Alto Lazio
Comitato cittadini liberi

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enel TorrevaldaligaNord: la sicurezza è fittizia

Da TrcGiornale.it Usb: “Sicurezza di facciata, le istituzioni intervengano”
"Nessuno finora ha sentito il bisogno di commentare l'istituzione dei delegati safety d'area, nessuno ha provato il minimo imbarazzo di fronte a un accordo che ha un fine chiaro come il sole, quello di dare l'illusione di un impegno sulla sicurezza che invece non c'è, di convincere l'opinione pubblica che in Enel, dopo tre morti sul lavoro in pochi anni, le cose stanno finalmente cambiando". È il duro commento dell'Unione di Base della centrale di Torre Valdaliga Nord, dopo la denuncia che l'istituzione di alcune figure deputate al controllo della sicurezza in centrale sarebbe avvenuta al di fuori di quanto previsto dalla vigente normativa. In questo senso la Usb continua a parlare di "sicurezza di facciata" e di "delegati fantoccio che – si legge sempre nella nota – fanno comodo solo a chi vuole occultare la realtà". Il sindacato di base chiede che vengano "eletti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in tutte le aziende che operano a Tvn, che venga potenziato il loro ruolo con specifici accordi locali e soprattutto che si sostituiscano al più presto – conclude la nota – le inconsistenti figure dei delegati safety". Infine la Usb chiede che la Asl effettui i controlli dovuti e alla politica e alle istituzioni un intervento.

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Nuova Zelanda, esplosione in miniera di carbone: salvi 2 minatori, 36 dispersi

APCOM
Wellington, 19 nov. (Apcom) - Due minatori sono sopravvissuti all'esplosione avvenuta in una miniera di carbone della Nuova Zelanda, mentre ne risultano dispersi ancora 36: lo ha detto Peter Whittall, responsabile della compagnia mineraria locale 'Pike River'. "Due minatori sono usciti dalla miniera" ha detto Whittall alla televisione TV3, aggiungendo che "non" ci sono invece ancora "contatti con quelli che si trovano in fondo alla miniera". La deflagrazione si sarebbe verificata a metà del pomeriggio, intorno alle 16.30 (le 4.30 in Italia), in una miniera di carbone situata sulla costa ovest dell'isola del sud neozelandese. (segue, fonte Afp)

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Il carbone non conveniente lo pagano direttamente i contribuenti

In Europa sono almeno 100.000 i lavoratori del comparto carbonifero che sosteniamo con sussidi pubblici, poiché le attività legate al carbone non sono redditizie abbastanza da garantire alle aziende del settore bilanci in attivo. Alla faccia di R. Sorgenti (Assocarboni) e di chi sostiene che il settore del carbone non riceve aiuti economici.

Il dibattito sulla destinazione di questi fondi è aperto, la Germania ha pesanti interessi in campo e la Merkel si sta adoperando con forza per mantenere aperti i rubinetti dei sussidi per gli anni a venire.

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Italiani, consumi e ambiente: il gap culturale da colmare

L'ignoranza è la porta di servizio del malaffare nella società. Per questa l'ignoranza dei cittadini viene tutelata dalla politica come il migliore investimento.

ANSA: gli italiani ecologisti solo a chiacchiere
"Non e' un quadro propriamente edificante quello che dipinge l'Osservatorio Edison sugli italiani e l'energia nella ricerca sui 'comportamenti piu' diffusi fra le famiglie': ''abbiamo un Paese di ecologisti dichiarati che adotta comportamenti assolutamente contraddittori'' sintetizza il sociologo Enrico Finzi, curatore dell'indagine.

Gli italiani, secondo la ricerca (condotta con 1.071 interviste su un campione rappresentativo di 34,1 milioni di nostri concittadini tra i 25 e 65 anni), prediligono le fonti rinnovabili, come il solare (64%), l'eolico (63%) e l'energia idroelettrica (52%), a scapito delle fonti tradizionali come il petrolio (1,7%), il carbone (8%) e il metano (25%). La ragione principale della preferenza, in tutti e tre i casi, consiste nella maggiore 'ecologicita'' dell'energia offerta da vento, acqua e sole.

Quando pero' si passa ai comportamenti quotidiani - dall'uso delle lampadine a basso consumo al car pooling, all'utilizzo attento degli elettrodomestici - si scopre che il 38% degli italiani non adotta alcun comportamento ecosostenibile mentre il 27% si impegna ma senza troppa convinzione. ''Esiste una evidente contraddizione collettiva - commenta Finzi -, e' chiaro che la coerenza non sempre si trova sotto i cieli del Belpaese''. Eppure ci sarebbe molto da fare, dentro e fuori le mura domestiche, se e' vero che oltre il 50% degli italiani si dichiara 'energivoro' e con consumi fuori controllo. ''E questo anche se nessuno sa con esattezza quanti chilowattora consuma'', sostiene Finzi, a dimostrazione del fatto che in tema di energia siamo anche poco informati. Un elemento, questo, che emerge anche da altre passaggi dell'analisi. Ad esempio la predilezione per l'eolico e il solare, oltre che da motivazioni ambientali, viene spiegata da piu' della meta' dei 'supporter' delle due fonti rinnovabili con la motivazione che si tratta di energia ''conveniente'' (in realta' senza i sussidi vento e sole sarebbero antieconomici). Su una cosa gli italiani non pare abbiano cambiato idea: il no al nucleare. Se il 12% ritiene che possa contribuire alla sicurezza energetica del Paese, l'80% lo considera altamente pericoloso per la salute e l'ambiente.

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Gli USA si mobilitano per il problema delle ceneri da combustione di carbone

Da Greenreport
"Alla vigilia del termine del periodo di consultazione pubblica sulla "Toxic coal ash protections", le famiglie delle aree interessate dallo smaltimento e scorie delle centrali elettriche a carbone si sono riunite nella capitale Usa Washington per chiedere All'Environmental protection agency (Epa) di adottare le maggiori salvaguardie possibili contro le ceneri tossiche di carbone che contengono inquinanti che provocano il cancro ed altre malattie gravi.

«Come madre di due bambini piccoli, chiedo all'Epa di fare la cosa giusta e regolamentare le ceneri di carbone come rifiuti tossici - ha detto Maria Kadera, presidente del gruppo del Sierra Club di Mount Vernon - Troppi bambini sono esposti a queste sostanze pericolose, con conseguenze devastanti per la loro salute, l'istruzione e il benessere».

Nonostante questi pericoli, la toxic coal ash resta per lo più non regolamentata e nel 2008 la mancanza di salvaguardie federali è stata probabilmente la maggiore causa della fuoriuscita di oltre 5,4 milioni di metri cubi di ceneri di carbone da uno bacino di contenimento nei pressi di Knoxville, nel Tennessee, che devastò 300 acri e distrusse decine di case, uccidendo pesci e altri animali selvatici e avvelenato i fiumi Emory e Clinch.

Lyndsay Moseley, un abitante del Tennessee, responsabile coal ash di Sierra Club ha evidenziato a Washington che «I rischi sono chiari e molto reali . In tutto il Paese ci sono migliaia di discariche di ceneri tossiche di carbone regolamentate male o non regolamentate. Senza protezioni federali esecutive le famiglie vicine a questi siti rimarranno in pericolo».

Attualmente l'Epa sta valutando due opzioni per la regolamentazione federale delle ceneri di carbone: una proposta creerebbe forti salvaguardie per proteggere la salute pubblica dalle minacce delle ceneri di carbone, inclusi il monitoraggio obbligatorio della qualità delle acque, la tenuta dei registri e protezioni contro il deflusso; l'altro, sostenuto dalla lobby delle imprese elettriche, dai "King coal" e da altri grandi inquinatori, manterrebbe lo status quo e farebbe molto poco per garantire la protezione dell'acqua potabile e dela salute pubblica.

Dopo le elezioni di mezzo termine e la vittoria del partito repubblicano la seconda ipotesi è più forte, visto che i repubblicani vedono le decisioni dell'Epa contro l'inquinamento e le emissioni dio gas serra come un attentato contro la libera impresa, che spesso (come nel caso del carbone e del petrolio) coincide con gli interessi dei munifici finanziatori delle loro sempre più costose campagne elettorali.

Ma repubblicani, Big oil e King coal devono fare i conti localmente con sempre più agguerrite famiglie, spesso di antica tradizione conservatrice, che vogliono che l'Epa le salvaguardi dalle scorie e dall'inquinamento industriale. Ad oggi più di 110.000 persone hanno presentato osservazioni al regolamento attraverso il sito di Sierra Club e più di 6.000 hanno inviato "comment postcards" all'Epa. Almeno 2.000 persone, molte delle quali sono direttamente interessate dalle ceneri di carbone, hanno partecipato alle otto audizioni pubbliche organizzate sulle proposte di salvaguardia.

«Il tempo che questa gente ha preso dal lavoro e che le ha portate lontano dalle loro famiglie, spesso percorrendo lunghe distanze dà una chiara indicazione della portata della minaccia delle ceneri di carbone - ha detto Mary Anne Hitt, direttore della campagna Beyond Coal di Sierra Club - Le persone hanno parlato, ed in grande maggioranza si sono espresse per protezioni federali esecutive per questo tipo di rifiuti tossici. Invitiamo l'Epa ad ascoltarle».

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18 novembre 2010

Il primo osservatorio globale sull'inquinamento da mercurio

Da ZeroemissionTv, via Uniti Per La Salute
Sarà presentato domani a Roma (ieri, NDR), nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche: il progetto Gmos, dal costo complessivo di circa 10 milioni di euro, vedrà impegnati esperti provenienti da 34 università e istituzioni di ricerca da tutto il mondo per la realizzazione di un network globale di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e marino da mercurio, con punti di rilevazione persino nelle aree polari presso le basi di Ny Alesund sulle Svalbard Islands in Artico e la base italo-francese Dome-C in Antartide.

I vari snodi della rete saranno poi collegati ad una centrale di smistamento dei dati, la Sezione di Rende dell’Iia, Istituto sull’inquinamento atmosferico-Cnr, che coordina il progetto nell'ambito di una partnership globale che fa capo al Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (Unep). Quest’ultima, dopo averli rielaborati, li comunicherà all’Unione europea e alle maggiori istituzioni internazionali.

"L’infrastruttura sarà concepita, in particolare, per fornire dati essenziali al fine di verificare l’efficacia delle politiche ambientali internazionali", spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr e coordinatore Gmos. Sarà “il primo osservatorio al mondo – sottolinea Pirrone – per studiare le dinamiche del mercurio atmosferico a scala globale, direttamente o indirettamente riconducibili alle emissioni inquinanti di centrali termoelettriche, inceneritori, impianti siderurgici e industriali ma anche il contributo delle emissioni da incendi boschivi e da sorgenti naturali come i vulcani”.

Di particolare interesse il ruolo delle postazioni off-shore e dalle campagne oceanografiche, che aiuteranno a comprendere “le interazioni atmosfera-oceano, di enorme importanza nello studio degli inquinanti atmosferici”, ma anche le piattaforme di osservazione a bordo di voli intercontinentali, "per studiare le interazioni nella parte alta della troposfera-bassa stratosfera".

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I sonetti di Giancarlo Peris. Monnezza fa rima con carbone.

Ottavo appuntamento con la poesia a sonagli del nostro prof. Peris, come sempre in dialetto civitavecchiese. Il seguente componimento non ha una datazione precisa:

Ne l’Unione Europea, ché so’ cojoni,
Insistono pe’ l’energia pulita,
Ma j’ha risposto a tono Berlusconi:
“La murta che ce fate adè inaudita.”

Obama che è un boscimano abbronzato
Disse: “ Dev’esse difeso l’ambiente”,
Ma quello è un bingo bongo sciamannato
Che, lo sapemo, nun capisce gnente.

Noi invece, pe’ fortuna, ne ‘sto sito,
Ce so’ De Sio, Garufa e Moscherini:
I primi due er carbone hanno smielito,
L’antro corona ‘st’esiti già fini:

Difatti ringraziamo a pecorone:
Bruceremo monnezza ortre ar carbone.

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17 novembre 2010

M. Portaluri: "Il mistero di Torchiarolo"

Da Brundisium.net
"Con il sequestro delle torce si è tornato a parlare della salute degli abitanti di Torchiarolo in rapporto al fenomeno degli sforamenti delle centraline. Torchiarolo è spesso salito alla ribalta dei media perché frequentemente le centraline facevano misurare superamenti del limite di legge.

Dal punto di vista ambientale le agenzie di controllo pubblico dicono che è tutto a posto.
L’ARPA afferma, dopo alcune campagne di monitoraggio:“I risultati del monitoraggio dimostrano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa (legna, ndr) sulle concentrazioni giornaliere di PM10 rilevate dalla centralina fissa..”. E ancora :“Il monitoraggio svolto ha consentito di fornire un interpretazione del dato riscontrato in relazione agli IPA, provenienti in concentrazioni di 3 ordini di grandezza maggiori dall’area urbana rispetto a quelle provenienti dall’area industriale, limitrofa al paese. I risultati di questo monitoraggio dimostrano e confermano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa sulle concentrazioni degli IPA, evidenziando quindi come la combustione della legna sia una sorgente emissiva in grado di influenzare significativamente lo stato della qualità dell aria urbana”.

Sul fronte della salute esiste una comunicazione di ricercatori di ARPA, Osservatorio epidemiologico, Registro Tumori Ionico Salentino e ASL Brindisi che riporta i seguenti risultati. “L’unico eccesso nel sesso maschile riguarda il tumore della laringe, ma basato su due soli casi verificatisi nel ventennio (1981-2001, ndr). Nelle donne si riscontrano eccessi per tutte le cause, per malattie ischemiche, per malattie respiratorie croniche e per tutti i tumori”. A fronte di questi dati le conclusioni di questo lavoro sono “i risultati dell’indagine portano a ritenere che il profilo di salute delle popolazioni residenti nei comuni di Cisternino e Torchiarolo in termini di mortalità per alcune patologie e di incidenza di alcune neoplasie non risulta apprezzabilmente influenzato, al momento, dall’esposizione ad inquinamento atmosferico”.

Su Torchiarolo ha lavorato qualche anno fa anche l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR. Nel 2007 ha presentato i risultati di un monitoraggio le cui conclusioni evidenziavano che gli strumenti a disposizione e le modellistiche usate dovrebbero essere molto migliorati. In altri termini, la misurazione del solo PM10 non è sufficiente e i diversi inquinanti possono presentarsi in forme fisiche molto differenti. Nello stesso studio si può leggere anche che le emissioni del petrolchimico sono maggiori di quelle delle centrali a carbone e che il contributo alle polveri sottili di origine industriale è di alcuni microgrammi. I ricercatori del CNR suggeriscono anche di verificare la tipologia degli inquinanti in tutta la provincia.

Siamo andati allora a vedere i dati di mortalità dell’ISTAT nel ventennio 1981-2001 pubblicati dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce. Considerando solo gli eccessi significativi rispetto alla media regionale, se ne rilevano di quattro tipi. Tutti per il sesso femminile. La mortalità generale, cioè quella per tutte le cause, dal 1981 al 1990, fa registrare 31 decessi in più e nel decennio successivo 23 decessi in più. Le morti in più per malattie del sistema vascolare e per malattie ischemiche sempre nelle donne e sempre nell’ultimo decennio sono rispettivamente 27 e 13. La cause tumorali sono in eccesso nel decennio 81-91, sempre nelle donne, per 14 casi. Ci sono anche altri eccessi non significativi dal punto di vista statistico ma significativi dal punto di vista sanitario. Ma per brevità sorvoliamo.

In effetti i dati dell’ISTAT sono gli stessi presi in considerazione dal lavoro delle agenzie locali, ma le conclusioni che possono ispirare sono molto diverse. Proprio il riscontro di questi eccessi nelle donne, per tutte le cause, per tutti i tumori e per malattie ischemiche e vascolari, doveva mettere in allerta sulla possibile origine ambientale anche se non prevalentemente industriale. Sì sa infatti che il riscontro di eccessi nelle donne rimanda a fonti ambientali più che negli uomini, perché le donne sono più stanziali degli uomini i quali, al contrario, si spostano per lavoro. Inoltre le malattie vascolari sono quelle che, più precocemente dei tumori, sono collegabili all’inquinamento ambientale.
Se le polveri di origine industriale costituiscono il 10% degli inquinanti oggi misurabili, questo dato è congruo con il 10% delle malattie e dei decessi in più. In ogni caso le autorità di Torchiarolo hanno il dovere di mettere in atto, sulla scorta del dato oggi disponibile, le misure di contenimento possibili anche attraverso ordinanze sulla combustione della legna e sullo stato dei camini. Poi si possono avere altri studi ed altri approfondimenti, ma sulla base di quello che si sa, si deve già agire. Altrimenti gli studi non servono a nulla.

Il caso Torchiarolo non è quindi archiviabile né sul piano sanitario né su quello ambientale e tanto meno su quello politico-amministrativo. Come d'altronde, quello di Ceglie Messapica..

Maurizio Portaluri

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Eco-balla CCS (stoccaggio anidride carbonica nel sottosuolo): la CO2 può contaminare le falde acquifere

La crociata falso-verde per le tecnologie CCS (carbon capture storage) è in moto in Europa, dove coi soldi dei contribuenti si stanno finanziando progetti sperimentali di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica nel sottosuolo. Abbiamo già spiegato il perché questa idea sia malsana e antieconomica, i nuovi studi continuano a confermarlo.

Da GaiaNews.it
"Perdite di anidride carbonica iniettata in profondità per aiutare a combattere il cambiamento climatico potrebbero danneggiare o contaminare l’acqua nelle falde acquifere in prossimità della superficie, facendo salire i livelli di contaminanti nelle acque di dieci volte o più in alcuni luoghi, secondo uno studio degli scienziati della Duke University.

Sulla base di un’analisi durata un anno con carotaggi da falde acquifere di quattro siti da cui si ricava acqua potabile, “abbiamo trovato che il potenziale di contaminazione è reale, ma ci sono modi per evitare o ridurre i rischi”, dice Robert B. Jackson, docente di cambiamenti climatici e professore di biologia alla Duke.

“I criteri geologici che abbiamo identificato nello studio possono aiutare a identificare zone in tutto il paese (gli USA, ndr.) che devono essere monitorate o evitate,” dice. “Ma non tutti i siti sono soggetti a problemi di qualità dell’acqua.”

Lo studio è comparso nell’edizione online della rivista Environmental Science & Technology.

Lo stoccaggio dell’anidride carbonica in profondità sotto la superficie della Terra, un processo noto come geosequestrazione, fa parte di un nsieme di metodi di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica appena prodotta nelle fasi produttive da governi e industrie a livello mondiale per ridurre la quantità di emissioni di gas serra nell’atmosfera terrestre. Le tecnologie ancora in fase di studio sono progettate per catturare e comprimere la CO2 appena viene emessa alla fonte – in genere in centrali elettriche e altri impianti industriali – e per trasportarla in luoghi dove può essere iniettata molto al di sotto della superficie terrestre per uno stoccaggio di lungo termine. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, lavorando con l’industria e il mondo accademico, ha iniziato la pianificazione almeno sette progetti regionali di geosequestrazione.

“La paura della contaminazione dell’acqua potabile da perdite di CO2 è uno dei tanti punti critici sulla geosequestrazione e ha contribuito a far nascere un’opposizione locale ad essa,” dice Jackson, che dirige il centro per i cambiamenti globali della Duke University. “Abbiamo esaminato l’ipotesi di cosa accadrebbe se la CO2 risalisse lentamente dalle formazioni geologiche profonde, e quale potrebbe essere l’impatto negativo delle falde acquifere di acqua dolce in prossimità della superficie, e perché”.

Jackson e il suo collega Mark G. Little hanno raccolto campioni di carote (non i vegetali arancioni, ma dei campioni di forma cilindrica prelevati con una speciale trivella) da quattro falde acquifere di acqua dolce in tutti gli Stati Uniti in prossimità dei potenziali siti potenziali per la geosequestrazione e le hanno portate in laboratorio, facendo passare della CO2 attraverso il materiale per ben un anno.

Dopo l’esposizione ad un anno di CO2, l’analisi dei campioni ha mostrato che “ci sono un certo numero di siti potenziali dove le perdite di CO2 trasportano contaminanti dieci volte in più del normale, in alcuni casi a livelli superiori i carichi massimi di contaminanti fissate dall’EPA per l’acqua potabile, “dice Jackson. Tre fattori chiave - mobilità di particelle metalliche, la capacità di accumulare carbonati e scambi di elettroni nella falda acquifera sovrastante – sono risultati influenzare il rischio di contaminazione dell’acqua potabile da fughe di CO2 nel sottosuolo.

Lo studio ha anche identificato quattro marcatori che gli scienziati possono utilizzare per verificare la segnalazione tempestiva di possibili perdite di anidride carbonica. “Insieme con variazioni di concentrazione di carbonato e l’acidità delle acque, le concentrazioni di manganese, ferro e calcio potrebbero essere tutti utilizzati come marcatori geochimici di una perdita, in quanto il loro aumento di concentrazione nelle due settimane di esposizione al di CO2″, dice Jackson.

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Giovedì 18 novembre presentazione del Registro dei tumori della provincia di Viterbo

Giovedì 18 novembre 2010, alle ore 11,00, si terrà una conferenza stampa presso la Cittadella della salute in via Enrico Fermi, quinto piano.

Durante l’incontro verrà presentato il Registro dei tumori della provincia di Viterbo. Si tratta di un progetto realizzato dalla Ausl di Viterbo, con il contributo dell’Amministrazione provinciale e del Comune di Tarquinia, che sta entrando nella sua fase operativa. L’iniziativa si pone l’obiettivo di conoscere la prevalenza e l’incidenza dei casi di neoplasie nella popolazione residente in tutti i 60 comuni della Tuscia e di individuare la possibile correlazione tra queste patologie e i fattori ambientali, le abitudini di vita e le attività produttive al fine di consentire una più tempestiva valutazione dell’efficacia delle misure diagnostiche e terapeutiche che vengono adottate.

Interverranno

* Il direttore generale della Ausl di Viterbo, Adolfo Pipino
* L’assessore alle Politiche sociali della Provincia di Viterbo, Paolo Bianchini
* Il sindaco del Comune di Tarquinia, Mauro Mazzola
* Il referente del progetto, Fabiola Cenci

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Vittoria. "Il Consiglio Regionale boccia il carbone per la Calabria: più vicine le prospettive per uno sviluppo sostenibile per la Sibaritide"

Comunicato del COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)
Il Consiglio Regionale nella seduta del 15 novembre 2010, alla presenza di una folta Delegazione del Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide (CO.DI.S3) e
dei rappresentanti di Associazioni e Sindacati confederali di Montebello di Saline Joniche, ha
approvato all’unanimità la Mozione contro l’uso del Carbone come combustibile per Centrali Termoelettriche, da noi sollecitata, in conformità alle norme e disposizioni vigenti in Regione e in ossequio ai deliberati degli Enti Locali territoriali. Il CO.DI.S3 accoglie con piena soddisfazione tale Deliberato che mette la parola “fine” al progetto ENEL di trasformazione a carbone della Centrale Termoelettrica di Rossano e alla creazione di ogni altro impianto del genere in Calabria, nel pieno rispetto del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) vigente, sottolineandone la valenza anche in relazione al ruolo determinante svolto dal Comitato stesso per la sua approvazione e acquisizione al procedimento ministeriale da ritenersi ormai concluso.

Il CODIS3 ringrazia quanti hanno concorso a questo risultato senza precedenti: in
primo luogo gli oltre 2000 sottoscrittori del documento “Osservazioni al Progetto Di
Trasformazione della Centrale Enel di Rossano (CS) C/da Cutura di cui alla pubblicazione
effettuata dall’ENEL Spa sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” del 30 Aprile 2010”; i
responsabili di associazioni d’ogni tipo e collocazione; la Curia Arcivescovile; tutti i Sindaci del comprensorio della Sibaritide; la Provincia di Cosenza; la deputazione regionale e nazionale eletta nel territorio, soggetti tutti impegnatisi a bocciare quel progetto di riconversione dannoso e negativo per tutta la Regione. Tuttavia, Il Comitato rileva, che in questo lungo percorso si è dovuto registrare qualche ambiguità di troppo oltre che rimaneggiamenti anche poco eleganti da parte di qualcuno, nonché il defilarsi dei soliti opportunisti, talvolta infilati pure a rappresentare prestigiose categorie.

Ora per il CO.DI.S3 e per tutti i cittadini di buona volontà, è il momento di passare al
vaglio progetti di sviluppo veramente sostenibile per la Sibaritide, nel rispetto de le sue
vocazioni turistico-ambientali e culturali e per un’agricoltura di qualità. Occorre
preservare questo territorio da danneggiamenti e tenerlo pulito anche attraverso una politica
della gestione dei rifiuti opposta a quella attuale, privilegiando la raccolta differenziata e il riciclaggio e lavorando al fine di contrastare quel disordine edilizio spesso insito allo
sviluppo urbanistico attuale. Cruciale è avvicinare la Sibaritide all’Europa, in tal senso è
oltremodo giustificata la realizzazione di un aeroporto della Provincia di Cosenza che sia
posto a servizio del trasporto merci e passeggeri, soprattutto se gli operatori turistici già
abbastanza numerosi, si impegneranno ad aumentare e diversificare l’offerta in considerazione
della destagionalizzazione. Alcune instrutture già esistenti, quali il Porto di Sibari-Corigliano
ed il Porto turistico dei Laghi di Sibari, in perenne crisi di gestione, devono trovare
immediati interventi che ne valorizzino le possibilità. In tal senso, un piano di navigazione
costiera da diporto e per la pesca è essenziale per tutta la Calabria ma, in particolare per la
costa Jonica che è quella alla quale facciamo riferimento da Crotone a Taranto che, non
avendo isole, deve essere fornita di più porti turistici e di approdi semplici per poter consentire una navigazione costiera turistica. Necessario alla popolazione del nostro territorio e vitale per il buon collegamento con il resto della penisola è il completamento dell’ammodernamento della A3 con contemporaneo libro bianco sui motivi dei ritardi, che deve essere subito posto in essere, ricorrendo anche a tracciati paralleli. Deve finire lo scandalo dei lavori allo svincolo di Firmo dei cui ritardi va dato conto e ragione alle popolazioni ed agli operatori turistici, così come va completato l’aggiornamento della 106 Jonica con un tracciato non devastante, come è avvenuto fino ad ora. Infine, le Ferrovie dello Stato, le Autorità amministrative e le popolazioni locali, devono affrontare in maniera risolutiva il problema del futuro della Ferrovia Taranto-Crotone, promuovendo la realizzazione di collegamenti rapidi con Taranto e collegando la nostra area con quella pugliese adriatica ove hanno inizio le linee ad alta velocità, oltre a promuovere il potenziamento dei collegamenti trasversali con la linea tirrenica verso Paola.
Sfide e problematiche queste ed altre, rispetto alle quali il Comitato per la Difesa e lo
Sviluppo Sostenibile della Sibaritide intende rivolgere la propria attenzione, promuovendo il dibattito, l’informazione e la mobilitazione della cittadinanza e sollecitando le azioni opportune da parte del mondo istituzionale e politico.

COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)

IL SEGRETARIO DEL CO.DI.S 3
Ing. Pierluigi Colletti

L PRESIDENTE DEL CO. DI.S 3
Avv. Amerigo Minnicelli

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15/11/10: il Consiglio regionale della Calabria dice no al carbone, sì a ipotesi di sviluppo alternative

Fonte: Strill.it
"Il consiglio Regionale della Calabria ha approvato all'unanimità, pochi minuti fa, una mozione che impegna formalmente la giunta ad opporsi alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche. L'assise di palazzo Campanella ha così vincolato il governo guidato da Giuseppe Scopelliti al rispetto della legge regionale 315 del 2005 che bandisce in maniera categorica l'energia prodotta tramite combustibili fossili dalla Calabria.
Una decisione che da seguito alla posizione netta espressa da numerosi membri della maggioranza nei giorni scorsi, in testa il vicepresidente del consiglio Alessandro Nicolò che aveva parlato di ''contrarietà della regione al carbone nello Jonio reggino, in ragione delle politiche di sviluppo turistico che la giunta ha in mente per il territorio''.
La mozione perònon segna la parola ''Fine'' sulla vicenda: la palla adesso passa nelle mani del governatore Scopelliti e della sua squadra che, nelle sedi governative, avranno il compito di dare seguito alla volontà epressa dal consiglio.
Il parere formale del governo regionale è infatti vincolante nei confronti del ministero dello sviluppo economico, nel momento della decisione sulla concessione delle autorizzazioni.
La mozione, sostenuta dai consiglieri Bilardi, Fedele, Serra e Tripodi ha incontrato, come detto, l'approvazione dell'intero emiciclo regionale, spingendo sui punti nodali della vicenda: ''la Regione Calabria - si legge nel testo - presenta un saldo elettrico positivo: dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno'' quindi, sostengono i consiglieri, di un'altra centrale, per di più ''contra legem'', non c'è alcun bisogno, considerato che la Calabria produce quasi il doppio dell'energia che consuma.
''La Regione Calabria - si legge ancora all'interno della mozione - vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali ed è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori''.
Ecco il colpo di scena nel tormentato thriller del carbone, ma non è ancora il momento dei titoli di coda.

Di seguito il testo integrale della mozione:


MOZIONE n. 17 del 15/11/2010
Sull'accogliemnto di proposte di localizzazione di centrale termoelettriche a carbone sul territorio calabrese

G. BILARDI, L. FEDELE, G. SERRA, P. TRIPODI . Il Consiglio Regionale,
Premesso che
la Regione Calabra presenta un saldo elettrico positivo;
dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno;
con deliberazione n. 98 del 9.02.2005 la Giunta regionale ha stabilito di non fornire ulteriore intesa in sede di conferenze di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive (oggi Sviluppo Economico) e dal Ministero dell'Ambiente per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate dal Ministero delle Attività Produttive, quale partecipazione al "Sistema Paese";
già con deliberazione n. 686 del 6 ottobre 2008 la Giunta Regionale ha stabilito di non accordare l'intesa prevista dalle leggi n. 55/02 e n. 239/04 al procedimento amministrativo avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico sull'opera "Centrale termoelettrica a carbone da circa 1320 MWe, da ubicarsi nel Comune di Montebello Jonico (RC)", proposto dalla società Saline Energie Joniche Spa (SEI SpA);
per un'analoga iniziativa promossa dall'ENEL Produzione SpA per la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano (CS), in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dello Sviluppo Economico la Regione ha manifestato il motivato dissenso alla realizzazione dell'opera;
il Piano Energetico Regionale (PEAR) approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 315 del 14.02.2005 fa assoluto divieto dell'utilizzo del carbone ai fini energetici;
lo sviluppo economico del territorio regionale può ottenersi con attività alternative all'utilizzo delle fonti fossili, attività imperniate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sulla promozione di iniziative manifatturiere nel settore delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica;
l'articolo 1 comma 2 della legge 9 aprile 2002 n. 55 di conversione del decreto-legge 7 febbraio 2002 n .7 "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale" stabilisce che "l’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, d'intesa con la regione interessata...";
ai sensi dell'art. 117 della Costituzione la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia è materia di potestà legislativa concorrente;
la Regione Calabria vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali;
la Regione Calabria è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori;
Impegna la Giunta regionale:


ed il Presidente ad attivarsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per impedire la realizzazione di centrali termoelettriche a carbone sul territorio della Regione Calabria nel rispetto di quanto previsto dal vigente PEAR.



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14 novembre 2010

Il sindaco è affamato e tiene famiglia

Il manifesto prodotto dal Comitato No al carbone Saline Joniche

«Meglio morire con la pancia piena che con lo stomaco vuoto». Così Antonio Guarna, sindaco di Montebello Jonico, spiazza (?) gli astanti

Da NtaCalabria apprendiamo che
Durante la riunione del 6 novembre indetto dal comitato del no a Saline Joniche, il primo cittadino montebellese aveva dichiarato che «come già evidenziato ad ottobre 2009, il comune di Montebello Jonico intende ribadire che è ancora per il no al carbone come fatto in passato anche dall’ex sindaco Nisi». Ieri pomeriggio, invece, Guarna ha affermato che «non ha senso rifiutare una proposta allettante di un miliardo e 500milioni. Allorquando un progetto come quello della Sei é compatibile per l’ambiente, il problema diventa politico. Comuni e provincia ci siamo espressi negativamente, ma la preoccupazione nasce anche dal fatto che ci troviamo di fronte ad un territorio industriale di 70 ettari abbandonato per 40 anni».

In molti si sono guardati in faccia durante l’intervento di un sindaco che in appena sei giorni si è contraddetto.

Guarna ha continuato aggiungendo che «adesso ci ritroviamo 600 assunzioni e cosa facciamo? Rimbocchiamoci le mani – ha aggiunto il sindaco di Montebello Jonico – e parliamo di progetti alternativi solo se ci sono».

Certo, aspettiamo sempre che l'iniziativa e cali dall'alto come una manna, da benefattori interessati a nient'altro che al benessere delle comunità che ospitano i loro business. Come mai questo povero sindaco affamato non si documenta sul tanto benessere che TVN a carbone porta all'Alto Lazio? La storia è sempre la stessa, cambiano soltanto i nomi..

Intanto dalla Provincia "arrivano nuovi No". Se si tratti semplicemente di un tentativo di alzare la posta, come crediamo, lo vedremo. Sperando di sbagliarci in questo brutto pronostico.

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Incidente mortale dell'operaio Capitani: i periti paralizzano il processo

Da tusciaweb.it
"Dovevano illustrare i risultati della loro relazione ieri mattina, in aula. Invece, il team di periti incaricato di condurre gli accertamenti sulla morte di Sergio Capitani, ha voluto prendersela comoda e chiedere una proroga di 90 giorni.

Capitani, operaio 33enne tarquiniese, rimase vittima, lo scorso 3 aprile, di un incidente sul lavoro alla centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Un getto d'ammoniaca lo investì in pieno viso, scaraventandolo contro un palo e provocandone la morte.

Poco più di due mesi dopo, i quattro periti Pietro Pandolfi, Giorgio Buonanno, Nicola Bonora e Pasquale Avino ricevettero l'incarico dal tribunale di Civitavecchia di fare tutte le verifiche opportune, in sede di incidente probatorio.

A richiedere gli accertamenti, il pm Edmondo De Gregorio, per capire quale tipo di ostacolo fosse presente nella tubatura killer. Un'indagine che doveva essere soprattutto veloce, data la rapidità di trasformazione degli agenti chimici nei tubi.

Invece, non solo la relazione non è pronta, ma i periti pretendevano 90 giorni di tempo in più. Una richiesta che ha fatto indignare i familiari della vittima.

Il loro legale (nonché cugino dell'operaio morto) Davide Capitani ha depositato una memoria difensiva al gip Mazzeo, che ha accettato solo in parte la proroga, concedendo un massimo di 30 giorni ai consulenti e invitandoli a presentare i risultati dei loro accertamenti nella prossima udienza del 14 dicembre.

Il team di periti, quindi, dovrà rimboccarsi le maniche, recuperare il tempo perduto e rispondere, in un mese, ai quattro, impegnativi quesiti sulla morte di Capitani.

Il primo riguarda la descrizione del luogo in cui è avvenuto l'incidente, un ponteggio di dodici metri d'altezza, ancora sotto sequestro. Il secondo prevede un'attenta ricostruzione delle cause della fuoriuscita del getto d'ammoniaca dalla conduttura. Il terzo, come richiesto dall'avvocato Capitani, consiste nell'individuazione di eventuali lacune nelle indagini del pm. E il quarto, infine, richiede accertamenti ulteriori, di varia natura.

Attualmente i nomi inscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Civitavecchia sono 13.

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13 novembre 2010

Ecatombe minatori del carbone: in Cina le patologie polmonari uccidono 3 volte di più degli incidenti

Da Asianews.it
"Secondo dati ufficiali, vi sono oltre 14mila nuovi casi di “morbo nero del polmone” (pneumoconiosi) ogni anno, ma Xinhua dice che sono molti di più. Spesso assente la prevenzione. La cura è lunga e costosa e molte imprese minerarie rifiutano di pagarla.


Le malattie ai polmoni uccidono 3 volte più minatori cinesi che i disastri nelle miniere. Una conferenza nazionale per la sicurezza sulla lavoro, a Pechino il 9 novembre, ha lanciato l’allarme su queste malattie professionali, lente a manifestarsi, ma micidiali verso chi passa una vita in fondo a una miniera.

Nel 2009 i dati ufficiali parlano di 2.700 minatori cinesi vittime di incidenti e disastri. Si calcola che i morti per pneumoconiosi, o "morbo nero del polmone", siano stati oltre 8mila. Secondo l'agenzia Xinhua, corrispondono a oltre il 40% delle malattie nel Paese per ragioni di lavoro.

Esperti ritengono che il dato reale sia persino maggiore, dato che la cifra comprende solo le diagnosi ufficiali.

Zhang Ming, vicepresidente della All-China Federation of Trade Unions, il sindacato unico statale, ha detto che nel 2009 ci sono stati 14.495 nuovi casi accertati di pneumoconiosi, ma la stessa Xinhua osserva che molti di più si ritengono essere i malati non diagnosticati, anche perché il decorso del male è lento e progressivo.

A ottobre a Urumqi sono stati inviati in ospedale per un “lavaggio” dei polmoni oltre 60 minatori. Dal lavaggio dei polmoni di uno di loro, Long Huaiwen, 51 anni, sono state tratte 48 bottiglie di acqua nera (nella foto), anche se non va in miniera dal 2004, dopo averci lavorato per 16 anni nella contea di Baicheng (Xinjiang).

Long è considerato un caso fortunato, perché la pneumoconiosi è un male considerato incurabile, dopo che ha affetto e ridotto la capacità respiratoria. L’unico trattamento utile è ritenuto il lavaggio broncoalveolare per togliere le polveri dai polmoni, ma occorre ripetere più volte il trattamento e ogni intervento costa oltre 12mila yuan, più di un anno di salario. Spesso le piccole e medie imprese si rifiutano di curare i minatori quando mostrano i primi sintomi, negando che si tratti di malattia professionale. Ha fatto scalpore l’anno scorso il caso di Zhang Haichao, l’operaio edile di 28 anni che si è sottoposto a un’operazione volontaria per aprire il torace e dimostrare che era affetto da pneumoconiosi, dopo avere lavorato per anni in una fabbrica di materiali abrasivi a Xinmi (Henan), per un’impresa che non gli riconosceva la malattia professionale.

Zhang Baoming, presidente dell’Associazione di Cina per la Sicurezza dell’Occupazione e la Sanità osserva che negli ultimi anni parecchie miniere hanno migliorato l’equipaggiamento per proteggere dalle polveri, ma altre ancora non adottano cautele.

“Il nostro lavoro – ha detto – per prevenire le malattie professionali nell’industria del carbone è davvero difficile a causa del rapido aumento della richiesta di carbone nel Paese, dove la produzione aumenta ogni anno”.

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Saline Joniche (RC): "La centrale a carbone è una scelta politica"

Da Newz.it
"Reggio Calabria. Non si spiega come mai a distanza di un anno dalla Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero delle Attività Produttive, che segnava la bocciatura del progetto della centrale a carbone di Saline Joniche, oggi i promotori siano tornati alla carica. Nulla è cambiato sotto il profilo tecnico, urbanistico, scientifico ed ambientale, e soprattutto della localizzazione. L'unica cosa cambiata nella sostanza, è la classe politica regionale che non fa niente per impedire la colossale devastazione di un territorio i cui segni della fallita politica industriale sono ancora evidenti. Riproporre ostinatamente il carbone a Saline, risponde dunque, soltanto ad una scelta politica ben precisa, che guarda alla Calabria come ad un territorio passivo dove può accadere che clamorose decisioni prese altrove determinino un triste destino per la salute delle persone e per l'ambiente circostante.E' palese la complicità della Regione Calabria dove oggi accampa una Giunta di centrodestra, costola di un Governo nazionale ormai in bilico, sbilanciato verso Nord ed ostaggio della Lega, che ignora le volontà dei Sindaci, come pure le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, e continua ad umiliare il Mezzogiorno e la Calabria. Ci siamo sforzati all'interno del Piano Provinciale di prevedere un progetto di sviluppo dell'area di Saline fondato sulla discontinuità e sulla compatibilità ambientale. Abbiamo contribuito alla bocciatura dell'ipotesi carbone, quando proprio durante la Conferenza dei Servizi a Roma, la Provincia rappresentata dal sottoscritto, ha esposto le ragioni di uno sviluppo sostenibile, diametralmente opposto alle mire espansionistiche del carbone, anche sulla base di una storia vissuta a Saline, fatta di mancati insediamenti produttivi e di falliti progetti di sviluppo dell'industria pesante.La Provincia di Reggio per tali ragioni, non può che ribadire la propria netta contrarietà alla centrale a carbone, scelta già sconfitta negli anni ottanta nella Piana di Gioia Tauro, dove il movimento del NO AL CARBONE ad un certo momento coincise con l'impegno per la legalità, ed equivalse ad un NO ALLA MAFIA ed al malaffare. Auspichiamo in vista del Consiglio Provinciale di venerdì prossimo, che vi sia la massima convergenza di tutte le forze politiche, di fronte all'ennesima tragedia calata dall'alto, la più devastante per la popolazione calabrese. A fronte di un territorio ormai in preda al dissesto idrogeologico, l'unica risorsa vera che rimane alla Calabria è la natura circondata dai nostri meravigliosi paesaggi e dall'aria pulita. Al pericolo della centrale a carbone bisogna dunque rispondere con uno scatto di dignità affinché ognuno si schieri dalla parte giusta, cioè della Calabria e dei calabresi

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10 novembre 2010

I sonetti di Giancarlo Peris. "Le Cavie"

Veronesi "cancronesi", notoriamente (?) sponsorizzato dai costruttori di inceneritori e da poco sdoganatore ufficiale del ritorno nucleare in Italia, faccia da greenwashing (per chi sa cos'è, non è un complimento), uno sconcertante esempio della deriva culturale italiana. Qualche anno fa, per un periodo limitato di tempo, circolò voce di una sua possibile candidatura a presidente di quell' "Osservatorio ambientale" malamente concepito e tuttora in condizione di non essere operativo (nonostante abbia assorbito, indagine della Procura in corso, milioni di euro dei contribuenti per le sue attività fantasma.)

"Le Cavie"

Er fatto che qui mo vie’ Veronesi,
Uno dei granni oncologhi viventi,
A sorveja’ malati e inquinamenti,
Ce fa gioi’ pe’ quanto so’ cortesi


Er sindaco e la giunta, oggi protesi
A proteggice tutti da l’eventi
Che accaderanno, essenno adesso spenti,
Quanno i fornelli risaranno accesi.


Questo, dopo l’idea de un ospedale
Più grosso, pe’ attuticce er fumo nero,
È un passo, pe’ ‘sto popolo, epocale;


Er terzo, ortre a Pantano a accenne un cero,
Sarà de fa’, a le Terme o a l’Ideale,
Un novo, più spazioso, cimitero.

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Centrale a carbone TVN: nave carboniera rischia di provocare disastro

Comunicato Nocoke Alto Lazio
Domenica pomeriggio la nave "Garv Prem" diretta al molo di Tvn ha chiesto assistenza alla Capitaneria di Porto di Civitavecchia per il pericolo rappresentato dall’alta temperatura e dai livelli critici di saturazione di metano in due delle sette stive.

La notizia ha allarmato i cittadini i quali esprimono forte preoccupazione per l’eventualità di un’esplosione provocata dall’autocombustione del carbone trasportato nelle navi e di quello immagazzinato nei dome di TVN, uno dei tanti rischi di esplosione che gravano sulla zona circostante una centrale a carbone.

Poco tempo fa il Ministero dello Sviluppo Economico aveva ammonito la società elettrica in quanto deficitaria di alcuni dispositivi di sicurezza, tra cui la mancanza di un sistema sufficientemente sicuro di areazione del carbone in grado di scongiurare il rischio di autocombustione e una conseguente esplosione di dimensioni considerevoli.

L’ incidente di domenica scorsa ha confermato le paure dei cittadini, che non hanno mai abbassato la guardia sui pericoli del carbone.
Il pericolo di un’autocombustione è reale ed è stato ben descritto dai NOE, durante l’ispezione all’interno del cantiere di TVN, attraverso documenti dettagliati, gli stessi a cui si riferisce il ministero delle attività produttive nei confronti di ENEL.

Il silenzio dei sindaci, che non informano i cittadini dei pericoli che si corrono vivendo vicino ad una centrale a carbone, diventa ogni giorno più colpevole, soprattutto se si considera che la centrale di TVN si trova all’interno di un porto commerciale e crocieristico a pochi passi dalle abitazioni, adiacente alla linea ferroviaria dove ogni giorno transitano migliaia di persone e, soprattutto, vicino a 4 impianti A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (vedi legge Seveso), che insieme potrebbero provocare un’ esplosione a catena.

Ribadiamo che TVN non ha ancora adempiuto a tutte le norme a cui è sottoposta una centrale a carbone di taglia così grande.
Il rumore assordante delle caldaie durante la combustione, il fumo nero, che esce soprattutto la notte in modo da non essere notato, il pericolo di un’esplosione di dimensioni enormi causata dall’autocombustione del carbone, sarebbero motivi più che sufficienti per fermare la centrale o, comunque, per verificarne il reale livello di sicurezza.

Lo scorso 8 Novembre l’Enel ha inaugurato a Roma la Settimana Internazionale sulla Sicurezza 2010. “La sicurezza è il nostro obiettivo più importante” - ha detto l’amministratore delegato e direttore generale di Enel, Fulvio Conti (!)
La categoria più a rischio è quella dei lavoratori che sono costretti a stare vicini ad un impianto così pericoloso, è soprattutto per loro che bisognerebbe fare chiarezza sui dubbi contenuti nel documento del Ministero dello Sviluppo Economico.

Prima che sia troppo tardi, i cittadini chiedono che si facciano i controlli necessari per garantire una maggiore tutela della salute e della sicurezza di un comprensorio addormentato dalle compensazioni, nei confronti di un impianto industriale quale una centrale a carbone che ricordiamo essere adiacente ad un’altra centrale elettrica di notevoli dimensione, quella di Tirreno Power a TVS e a pochi chilometri dalla centrale elettrica di Montalto di Castro, formando uno dei poli energetici più grandi d’Europa.

Movimento no coke Alto Lazio
nocoketarquinia@yahoo.it
noalcarbone@blogspot.com
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Aggiornamento: "Ancora problemi per la motonave Garv Prem", la temperatura sale ancora ben oltre i 50 gradi

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"Dallo zolfo al carbone", un documentario di L. Vullo



Pluripremiata opera di un giovane regista italiano,
"Dallo zolfo al carbone è un documentario sul fenomeno migratorio derivato dal Patto Italo-Belga del 1946, che portò all’emigrazione obbligata di migliaia di minatori e contadini siciliani diretti alle miniere di carbone del Belgio.

Un ritratto storico-sociale che Luca Vullo traccia ripercorrendo i momenti salienti che condussero milioni di giovani siciliani alla schiavitù: mancanza di lavoro, problema dell’emigrazione, sfruttamento, assenza di sicurezza sul lavoro, l’integrazione e perdita d’identità.

Temi attuali che il giovane regista ci porta a ri-vivere nel suo viaggio tra le viscere della terra, con uno sguardo rivolto al passato, quando gli italiani venduti dal proprio Paese per un sacco di carbone, diventarono demoni neri prigionieri nell’inferno delle miniere, dove il buio è sempre più pesante e il silenzio assorda i pensieri."
Tratto dal sito del documentario

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"A proposito di eternit" a Civitavecchia

Nota di G. Pedrini - Fiamma. Riceviamo e pubblichiamo
"Sulla stampa locale di questi ultimi giorni ho letto una notizia che mi ha fatto allargare il cuore per la contentezza di scoprire che esistono ancora pubblici amministratori con il senso della responsabilità e del rispetto dei cittadini : il Comune di Ladispoli ha iniziato la bonifica dell’amianto presso le scuole della città
Sindaco solo per questo i genitori dei ragazzi dovrebbero tenerti in carica per 100 anni ancora e dedicarti una targa presso ogni edificio scolastico v cittadino!
Vorrei che sul tuo esempio anche il Comune di Civitavecchia si decidesse ad iniziare una seria politica di controllo e bonifica di tutti gli edifici scolastici cittadini e non solo ma che procedesse all’individuazione ed al censimento di tutto l’amianto abbandonato nel comprensorio ed iniziasse una catalogazione del materiale secondo il grado di pericolosità , in relazione allo stato di conservazione dello stesso , per pianificare , in funzione di opportuni indici di pericolosità , la priorità degli interventi di bonifica: altro che articoli 90 , punteruoli rossi , rotatorie ed inquinamento da elettrosmog ….per carità tutte cose utili ma che non mi sembrano ordinate secondo un piano organico di priorità .Ed a proposito di ambiente preferisco sorvolare , per mera pietà , su tutti coloro che dopo aver votato per la conversione a carbone della centrale di TVN oggi si ergono a “paladini” dell’ambiente esibendosi in atteggiamenti “giustizialisti” nei riguardi degli altri ma mai di sé stessi , promuovendo un immagine di sé che solo loro riescono ancora a ritenere “fulgida” e “decorosa”….qualcuno di costoro ha anche un sito su internet in cui propaganda sé stesso quale “paladino” dell’ambiente(sic!).
Il vero problema di oggi é l’attuazione di concrete e serie misure necessarie a garantire ai cittadini una qualità della vita adeguata agli standard di un Paese civile , un Paese in cui gli amministratori della cosa pubblica abbiano il pudore di andarsene da soli a casa quando hanno perso la faccia e la credibilità dinanzi ai contribuenti.
Se i cittadini non avessero segnalato la presenza dell’amianto nel fabbricato demolito in via Terme di Traiano tutto sarebbe finito a “tarallucci e vino” e qualche assessore avrebbe continuato a sfoggiare la sua immagine di uomo “perbene” dedito al solo benessere della collettività ….a proposito qualcuno dice di aver visto giorni addietro un certo “giovin assessore” che si aggirava furtivo e pensieroso sul terreno della citata demolizione…..perché ?
Forse era alla ricerca del suo Ufo perduto?
O forse si chiedeva come mai la potente palla di vetro a funzionamento telematico non avesse segnalato per tempo il verificarsi della “grana” dell’eternit?
Infine che dire ,in tale panorama da “saccheggio” , al popolo di Civitavecchia se non quanto espresso in tema di “potenti” e di “poveracci” dal Marchese del Grillo: “…perché io so’ io …e voi non sete un c...!”..e , quindi ,popolo respira a pieni polmoni un po’ d’amianto e mangia un bel fritto di pesce al mercurio perché a chi ti governa non gliene importa nulla!

Il Segretario Federale
Gabriele Pedrini

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7 novembre 2010

Immagini dalla manifestazione contro il carbone a Saline Joniche (RC)








Un resoconto da TeleReggioCalabria
Un migliaio di persone hanno partecipato stamani, a Saline Ioniche, alla manifestazione indetta da associazioni, comitati e movimenti contro la realizzazione della centrale a carbone nell'area dell'ex impianto della Liquichimica. Nella palestra comunale si è svolto un confronto cui hanno partecipato vari rappresentanti, anche istituzionali. Oltre 630 sono state le firme di adesione al Comitato contro la centrale a carbone e mille magliette, con la scritta "No al carbone", realizzate dagli studenti di Melito Porto Salvo, sono state distribuite ai partecipanti. Tante le bandiere e gli striscioni, con slogan gridati in piazza prima dell'inizio del confronto. Numerosi i rappresentanti del mondo associativo presenti al dibattito, rappresentanti di partiti, consiglieri regionali e amministratori locali di tutti gli schieramenti. Al tavolo della presidenza i rappresentanti del Comitato contro la centrale, Mimmo Romeo, Lillo Barbaro e Nuccio Barillà, che è anche componente della direzione nazionale di Legambiente. In sala anche molti sindaci del comprensorio ionico ed alcuni rappresentanti dei Comitati del no alla riconversione della Centrale Enel di Rossano. Tra gli interventi quello del vice presidente della Provincia di Reggio Calabria Gesualdo Costantino che ha ribadito il no già da tempo espresso dall'Ente e illustrato le proposte alternative, come quella della realizzazione di un "parco acquatico naturalistico, che il Governo non ha nemmeno preso in considerazione". "La risposta dei cittadini a questa manifestazione spontanea - ha sostenuto Barillà concludendo i lavori - è un fatto significativo e benaugurante. Una spruzzata di energia pulita lanciata contro l'insano disegno di realizzare nel territorio di Saline una di quelle centrali a carbone bandite da tutte le convenzioni del pianeta: da Kyoto a Copenaghen e da tutte le nazioni del mondo. Dal pronunciamento corale dei cittadini è emerso come la lotta non è soltanto per il 'no', ma rappresenta la richiesta di avere investimenti non inquinanti e di qualità per quest'area, a cominciare dal recupero e dalla riconversione del porto, assieme a tanti altri investimenti innovativi. Questo il messaggio che da Saline abbiamo fatto partire nei confronti delle autorità regionali e nazionali". Domani, intanto, il centro di Saline Ioniche sarà una delle "100 piazze d'Italia per il clima". Nel corso della mattinata partirà una petizione a Parlamento e Governo contro il nucleare ed il carbone ed a favore della diffusione delle energie rinnovabili.

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