Lettera aperta del Forum Ambientalista in risposta a uno scagnozzo enel tra quanti hanno recentemente abbaiato per disinformare la cittadinanza circa il carattere "opzionale" dell'opera compensativa definita "Bosco tvn" o "Parco dei Serbatoi", un bosco di 40 ettari che la legge impone di realizzare nell'area a ridosso della centrale a carbone sporco di Torrevaldaliga Nord.
"Gent.mo Ing. Rossi,
pur ricordandoci della Sua lunga appartenenza alla ente energetico, e molte delle sue posizioni pro politica aziendale, come nel caso della riconversione a carbone, non osiamo assolutamente porre dubbi sulla sua onestà intellettuale circa l’esternazione sul Bosco di TVN.
Vorremmo, però, ricordarle che il “ recupero a verde dell’area resa libera dalla demolizione dei serbatoi” con la realizzazione del Bosco denominato “Parco dei Serbatoi” è intervento compensativo concertato dall’ENEL stessa con il Ministero dell’Ambiente e gli altri enti competenti in materia di autorizzazione alla riconversione per, come si legge nel decreto di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), migliorare l’impatto della stessa relativamente alla componenti “ ambientale suolo e sottosuolo” e “paesaggio”.
Ignorare che il bosco è intervento compensativo prescritto nelle autorizzazione all’esercizio della centrale ed è quindi un obbligo di legge, facendolo invece passare per qualcosa che dipende dal libero arbitrio di un semplice Sindaco, seppur pieno di sé come quello di Civitavecchia, nell’ambito di atti convenzionali, è fare falsa informazione e denota quell’arroganza che sempre più caratterizza la gestione della cosa pubblica a livello locale.
E’, peraltro, appena il caso di evidenziare che anche il più novello tra gli studenti in biologia, riconosce l’indiscusso maggior valore di una superficie verde “aggregata nello spazio e concentrata nella massa”, in quanto tale concentrazione, oltre a far si che il patrimonio arboreo risulti maggiormente difeso da attacchi esterni, aumenta in maniera considerevole il processo di fotosintesi rendendo maggiore la resa di “aria ri ...pulita”.
Inoltre, cosa non da poco visto le numerose lamentele in tal senso, il bosco nell’area circostante la centrale assume l’effetto di barriera fonoassorbente nonché di minimizzazione dell’impatto visivo in relazione alle aree prospicienti la stessa.
Ne può valere, quale argomentazione a sostegno della tesi dello spostamento e frammentazione dell’intervento, la presunta pericolosità o la difficile fruizione a causa della collocazione in area limitrofa la centrale in quanto proprio la VIA stabilisce che vi debba essere “la riprogettazione della fruizione delle aree limitrofe alla centrale (incluso l’accesso al mare) e delle modalità di accesso a queste da parte della popolazione, allo scopo di ridurre l’estraneità della centrale al territorio circostante” affermando in finale che “ la creazione di un parco, in luogo del parco serbatoi, inserito del percorso ciclabile fra Civitavecchia e la pineta costiera La Frasca può effettivamente contribuire a migliorare la percezione dell’impianto, rendendolo meno estraneo alla città”.
Perciò egregio Ingegnere valutiamo il suo intervento solo per quello che è un’ esternazione mancante della necessaria riflessione. Non vorremmo infatti dover pensare che anche Lei, come l’attuale Primo Cittadino, ritenga quel luogo più funzionale ad un area retro portuale a servizio dell’eventuale “Terminal Asia/China“!?!
Non è infatti difficile leggere dietro il diniego del Sindaco, oltre alla volontà di monetizzare la compensazione in questione, tale intento che, peraltro, sarebbe solo un atto propedeutico alla cementificazione anche della Frasca.
Ribadiamo, però,che siamo certi della Sua correttezza intellettuale e perciò tutto questo è solo frutto di una nostra interpretazione avventata .
Tanto le dovevamo.
28 ottobre 2010
Civitavecchia: perché il "bosco TVN" va realizzato nel luogo prescritto dalla legge
F. Curatola, sindaco di Bagaladi, spiega il suo no al carbone a Saline Joniche
Da 'NtaCalabria
"«Come era ampiamente prevedibile, il Ministero dell’Ambiente ha espresso parere positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale per la Centrale a Carbone di Saline Joniche. Questo non vuol dire che domattina arriveranno le ruspe e iniziano i lavori di costruzione, ma l’attenzione, ora più che mai, deve rimanere alta, perché il rischio concreto che i lavori partano, c’è». Federico Curatola, sindaco di Bagaladi, da sempre si è battuto contro il progetto Sei anche ultimamente quando, insieme al sindaco di San Lorenzo Sapone ha rifiutato di aderire all’iniziativa degli altri primi cittadini dell’area grecanica.
«Nelle scorse settimane sono stato oggetto di attacchi e strani messaggi per essermi rifiutato di firmare il protocollo d’intesa per incaricare il Sindaco di Montebello Jonico di nominare una Commissione di “esperti” – dichiara Curatola -per valutare il progetto e dirci se nuoce o meno alla salute. Ritengo con questo di essere stato “coerente” (vocabolo sconosciuto a tanti…) con quello che ho sempre sostenuto: il carbone non é una strada percorribile per il nostro territorio».
Curatola sposta l’attenzione alla questione nazionale ed in particolare al «Ministro Stefania Prestigiacomo che, “coerentemente” con quanto sostenuto a Copenhagen, ha dato parere positivo ad un progetto che aumenterà di 7,5 milioni di tonnellate il quantitativo di CO2 emesso nell’atmosfera dal nostro paese, in barba agli accordi di Kyoto. La signora Ministro è rimasta coerente con sè stessa e con gli ordini di scuderia impartiti dal governo».
Curatola ripercorre tutte le campagne della sua battaglia contro il carbone «iniziata nel luglio del 2008, la costituzione del coordinamento delle associazioni contrarie al progetto, la raccolta di firme (più di 2000 in un solo week-end), gli incontri, i comunicati stampa, le iniziative. Qualcuno pensava che ora, rappresentando io un’istituzione, avrei cambiato opinione o “qualcosa” mi avrebbe fatto cambiare opinione. Mi spiace avere deluso chi era convinto di ciò, ma la mia idea è che la “vita” di un territorio e di un popolo non sia “monetizzabile”».
E’ necessaria, per Curatola, «una mobilitazione di massa per contrastare dal basso un progetto che si intende calare dall’alto e nei confronti del quale tutti gli Enti, a suo tempo, si erano espressi negativamente (Regione Calabria, Provincia di Reggio, Comune di Reggio con a capo l’attuale Governatore Scopelliti, e vari Comuni interessati)».
Il giovane sindaco di Bagaladi ribadisce il suo no al carbone in quanto «64 veleni vengono sprigionati nei cieli e quello che non ricade direttamente sul suolo, ci ritorna attraverso le piogge acide. In Veneto ed in Liguria, – conclude Curatola – così come a Brindisi ed in ogni altro posto al mondo dove esistono centrali a carbone…che piaccia o no, si muore. Costruire una simile mostruosità equivale ad ammorbare un intero territorio e negare a tutti noi la possibilità di “viverci”».
Per costruire il futuro
Una pregevolissima lettura consigliata a tutti.
"Gente che costruisce il futuro" di Andrea Masullo, docente di Sostenibilità ambientale all'Università di Camerino
"Dalla comunità scientifica internazionale giungono sempre più frequenti allarmi sulle conseguenze planetarie dell’eccessivo uso delle risorse: dai cambiamenti climatici, alla desertificazione, alle crisi idriche ed alimentari, alla ormai prossima scarsità di petrolio e di molte altre risorse minerarie su cui si basa la moderna economia. Le analisi scientifiche prevedono un aggravamento di tutte queste conseguenze negative dello sviluppo che rischiano di vanificare i progressi straordinari dell’umanità riportandoci ad una situazione simile a quella di inizio ‘900, ma senza le potenzialità allora esistenti e che oggi risultano in gran parte esaurite. Tutto sembra confermare i risultati drammatici del modello macroeconomico utilizzato da Dennis e Donella Meadows e Jorgen Randers per aggiornare il rapporto sui limiti della crescita a 30 anni dalla prima clamorosa stesura. Secondo questo aggiornamento pubblicato nel 2004 (edizione italiana “I nuovi limiti dello sviluppo”, Saggi Mondadori), le crisi delle risorse e le conseguenze sul benessere subiranno un aggravamento nel secondo decennio di questo secolo; come non vedere nell’attuale difficoltosa e non del tutto compresa crisi economica globale un segnale premonitore?
All’International Media Forum di Greenaccord svoltosi a Cuneo dal 13 al 16 ottobre con il titolo “People Building Future: confini e valori per un vivere sostenibile” scienziati provenienti da tutto il mondo si sono radunati con giornalisti di tutti i continenti per provare insieme a costruire una via per evitare le crisi incombenti e continuare a produrre benessere per l’intera popolazione che abiterà la Terra negli anni e nei secoli futuri. L’intento comune è di non rassegnarsi in modo fatalistico al peggio e trovare la via per scuotere una opinione pubblica confusa da media che fanno emergere di tanto in tanto allarmi apocalittici per poi tornare ad una comunicazione che sostanzialmente ignora le grandi questioni aperte dalle crisi globali, seguendo una classe politica che preferisce ignorare gli allarmi e proporre analisi tranquillizzanti e soluzioni contraddittorie, anzi controproducenti, come il martellante richiamo ad una ripresa dei consumi. La voce unanime emersa è che siamo davvero ad un punto di svolta in cui dobbiamo scegliere cosa portarci dietro per il cammino che ci attende e cosa relegare definitivamente al passato.
Il modello? Nè capitalismo né socialismo, ma semplicemente imitare il meccanismo che guida con successo da 4 miliardi e mezzo di anni l’evoluzione del nostro pianeta, che senza soluzione di continuità cresce qualitativamente senza limiti, ma all’interno di confini quantitativi ben precisi, verso un sempre maggiore perfezionamento ed arricchimento in termini di complessità e bio-diversità, senza produrre rifiuti né distruggere risorse, semplicemente utilizzando al meglio ciò che esiste in ciascun lembo di territorio, cercando perennemente in ogni luogo ed in ogni istante la soluzione migliore secondo una logica che guida ogni essere ed ogni specie a ricercare il proprio benessere attraverso il benessere generale dell’ambiente in cui vive e di tutte le altre specie che vivono in esso; in altri termini è necessario far evolvere l’economia dalla logica della competizione conflittuale ed egoistica, che porta alla lotta di un individuo o di un popolo per l’accaparramento per sé , alla competizione cooperativa e solidale. Liberarsi dal consumismo ottuso e fine a sé stesso che divora ambiente e persone, che dissolve le reti di relazioni sociali esaltando l’individualismo e scoprire il benessere e la felicità in una vita sobria e ricca di relazioni sociali.
I valori etici? Nulla da inventare; basta applicare la Dichiarazione Universale dei Diritti Dell’Uomo, i cui 30 articoli sono in larga parte drammaticamente ancora disattesi ad oltre 60 anni dalla sua adozione da parte dell’ONU.
La sostenibilità è quindi una vera rivoluzione da attuarsi prima che le conseguenze più nefaste dell’attuale modello si manifestino. Essa richiede un nuovo orientamento delle attività umane verso la soddisfazione del diritto ad una vita felice per ciascun individuo. La green economy può essere il ponte temporale per arrivarci. Essa consente di far durare più a lungo le risorse a disposizione migliorando l’efficienza delle tecnologie e dell’organizzazione sociale. E se oggi il consumismo e il folle mito della crescita illimitata dei consumi ancora guida la dottrina economica, già si affacciano scintille di green-economy e in parte anche di sostenibilità. Alcuni esempi concreti sono stati presentati nel Forum di Greenaccord.
- Il programma “zero waste” dell’ Interface FLOR, illustrato da Arratia Ramon, rappresenta una notizia straordinaria in quanto ci ha mostrato come una potente multinazionale che produceva moquette con un elevatissimo impatto ambientale, in pochi anni può ridurre enormemente i suoi rifiuti e le sue emissioni rendendo realistico un obiettivo di impatto zero.
- Joachim Eble ci ha mostrato come la grande architettura può cambiare profondamente lo schema urbano anche nelle grandi città della Cina, ricucendo le reti ecologiche e le reti sociali attraverso uno schema ad emissioni zero.
- Wittfrida Mitterer ci ha mostrato come anche la tragedia di un terremoto può divenire l’occasione di una rinascita sostenibile di una città, illustrandoci il suo progetto di ricostruzione di Onna, finanziato dal governo tedesco, che prevede il recupero delle antiche architetture con criteri anti-sismici, riciclando le pietre crollate, il recupero del tessuto sociale creando anche nuovi spazi di incontro; il tutto alimentato da energie rinnovabili come la geotermia e l’energia solare.
- I volontari del LVIA ci hanno descritto cooperative di sole donne che riciclano la plastica in Burkina Faso, dimostrando praticamente il legame fra ecologia della natura ed ecologia umana, attraverso la soluzione congiunta di un problema sociale, economico ed ambientale.
- La socioetà Marcopolo di Cuneo ci ha descritto semplici tecnologie che trasformano un gravissimo problema ambientale per i paesi ricchi ed anche igienico e sanitario nei paesi poveri, come quello dei rifiuti organici urbani, in un grande beneficio, producendo attraverso la biodigestione metano, per produrre energia rinnovabile, e terra fertile, con il risultato non solo di azzerare le emissioni di gas serra, ma addirittura sottraendo con la vermicoltura carbonio all’atmosfera. E’ la dimostrazione inoltre che chiudere i cicli ecologici lasciati aperti dalle attività umane comporta anche un beneficio economico, mentre le soluzioni orientate allo smaltimento come le discariche e gli inceneritori, dimostrano in Campania di creare solo altri disastri ambientali e rivolta sociale.
- Il Viceministro dell’ambiente della Costa Rica, Ana Lorena Guevara ci ha dimostrato come un paese povero di capitale finanziario possa fondare la sua economia sulla bellezza e sulla biodiversità, scoprendosi ricco di capitale naturale e di capitale umano. E’ un esempio concreto per tutti i paesi poveri, per lo più ricchi di risorse naturali, che la via della valorizzazione del capitale naturale è una via praticabile per uscire dalla povertà superando la trappola del debito che li costringe ad esportare le loro risorse.
- L’ingegnere australiano Karlson Charlie Hargroves, illustrandoci palazzi che si ispirano per la loro climatizzazione al sistema escogitato dalle termiti per mantenere condizioni di temperatura ed umidità ideali anche nel deserto più caldo, ci ha mostrato con esempi concreti come si possa sviluppare una tecnologia sostenibile semplicemente imitando la natura, e quanto siano più efficaci le soluzioni derivate da miliardi di anni di evoluzione della biosfera rispetto a quelle prodotte da 200 anni di evoluzione tecnologica.
- Esempi concreti di soluzioni socio-politiche-ambientali ci sono state illustrate abbondantemente anche nella relazione di Joan Martinez Alier che ha sollevato la questione dei diritti dei popoli indigeni di fronte alle imprese minerarie multinazionali che devastano il loro territorio e la loro vita.
L’utopia che vi propongo è che un po’ alla volta la gente acquisti consapevolezza di tutto ciò, si riappropri del proprio destino sottraendolo alle avide mani di affaristi e squallide cricche, e di quel mondo politico che sguazza in questa palude guidandoci verso un futuro incerto e foriero di catastrofi. Ognuno deve fare la sua parte per costruire un futuro sostenibile.
Vado Ligure, "Il punto sulla centrale a carbone Tirreno Power"
Da savonaeponente.com
"Dopo anni di riunioni, tavole rotonde, posizioni assunte e poi modificate, delibere, ricorsi e controricorsi, esposti e tutto quanto ha fatto – finora – spettacolo (e basta), gli abitanti di Vado e quelli di tutta la provincia di Savona si ritrovano nell’identica, precisa situazione di trent’anni fa. Anzi, sotto alcuni aspetti la situazione è addirittura peggiorata.
Un punto che verrà presentato anche all’Assessore all’ambiente regionale, dottoressa Briano, che ha promesso di “venire sul territorio” quanto prima per ascoltare il punto di vista dei comitati, delle associazioni e di tutte le realtà che rappresentano i cittadini e che quindi sono l’espressione forse meno “istituzionale”, ma sicuramente più “vera”, della democrazia.
A conti fatti e a documentazione esaminata con particolare cura ed attenzione, ad oggi risulta che:
PUNTO 1) il carbone fa ammalare/uccide decine di persone all’anno. Questa tesi è supportata da faldoni e faldoni di letteratura scientifica (intesa come scientificamente provata al di sopra di ogni ragionevole dubbio), producibile a chiunque ne faccia richiesta ed in qualsiasi momento.
Contro questa tesi si sono sentite, al contrario, solo chiacchiere e slogan propagandistici: né la Tirreno Power, né alcuna entità istituzionale (e non) si è MAI presentata con uno straccio di documentazione scientifica che confutasse le tesi esposte dalla scienza di tutto il mondo o che tentasse in qualche modo di sminuirne la portata.
Riteniamo quindi che questo punto non possa neppure più essere messo in discussione, ma che vada accettato come punto certo… almeno fino a che non verrà prodotta una letteratura scientifica contraria.
Al momento attuale, in base a TUTTA la letteratura scientifica attualmente in nostro possesso, noi sosteniamo con decisione:
a) che OGNI centrale a carbone equivalente a quella di Vado ligure provoca malattie e morti in misura direttamente proporzionale alla densità della popolazione locale (fonte: tutta la letteratura scientifica mondiale);
b) che una centrale a carbone di questo tipo, inserita in un contesto assimilabile a quello di Vado Ligure, abbia un costo sociale di ALMENO 140 milioni di euro annui (fonte: studio Externe dell’Unione Europea).
c) che i tanto sbandierati “limiti di legge”, anche qualora venissero rispettati, non sarebbero in grado di tutelare la salute dei cittadini, perché i limiti di legge italiani sono assurdamente elevati (fonte: Organizzazione mondiale della Sanità – OMS).
Più nel dettaglio:
nel 2005 (rapporto del 22/6/2005) l’OMS ha dichiarato che l’Italia, riducendo l’inquinamento atmosferico, risparmierebbe 28 miliardi di euro all’anno;
nel 2006 l’OMS ha indicato il PM2,5 come misura aggiuntiva di riferimento delle polveri sottili nell’aria. L’Europa ha recepito questa direttiva e l’Italia ha recepito a sua volta, almeno teoricamente, quella europea (il DM 60/02, sostituito da poco dal 155/10, richiedeva la misurazione del PM 2,5, pur non fissando ancora alcun limite di legge, e l’invio dei dati ai Ministeri Ambiente e Salute. Il DM 155/10 fissa invece i limiti di legge in 25 mg media annuale (per l’OMS il limite è di 10 mg) con 35 superi all’anno della media giornaliera (per l’OMS 3!).
Gli studi di Anderson HR WHO Regional Office for Europe 2004 – MISA Meta Analisi Italiana su otto grandi città italiane – Pope A.C., Journal American Association 2002 – Pope Circulation 2004 arrivano tutti alla conclusione che, per ogni incremento di 10 mg di PM 2,5, l’effetto sulla salute è il seguente:
Mortalità generale: + 6%
Mortalità per patologie cardiovascolari: +12%
Mortalità per cancro al polmone: + 14
Per questi motivi l’OMS ha abbassato i livelli di concentrazione massimi “consigliati” a 20 e 10 microgrammi/m³ rispettivamente per PM10 e PM2,5. Lo studio di POPE del 2009 dimostra che per ogni riduzione di 10 mg/m3 si avrebbe un aumento della speranza di vita media di 9 mesi: cioè, passando dai limiti italiani a quelli OMS si avrebbe un aumento di 13,5 mesi di vita medi (e scusate se è poco).
A fronte di questi dati, riconosciuti e validati dalla comunità scientifica ufficiale mondiale, IN TUTTA LA PROVINCIA DI SAVONA ESISTE UNA sola centralina per la misurazione delle PM 2,5 (e comunque per le polveri PM10 ne esistono solo 4 in tutta la provincia: mentre a Quiliano, sede della Centrale a carbone, non si misura nè il PM10, nè il benzene).
Ma ancora ci parlano di “limiti di legge”… dimenticando, forse, che gli stessi “limiti di legge” hanno permesso a decine di aziende di continuare per TRENT’ANNI ad utilizzare l’amianto, quando la medicina aveva ormai accertato la sua acclarata e conclamata cancerogenicità.
Oggi, come è noto a tutti, non solo la legge proibisce la lavorazione dell’amianto, ma prevede anche il risarcimento dei danni causati alle vittime.
Questi punti fermi siamo disposti a sostenerli in qualsiasi Tribunale, poiché ci risultano estremamente fondati ed inattaccabili.
Questi punti fermi riguardano LA COMBUSTIONE DEL CARBONE in ogni sua forma, a prescindere dalla tecnologia utilizzata: se la tecnologia è obsoleta (come nel caso dei gruppi 3-4 della centrale Tirreno Power ) il risultato sarà sicuramente più grave, ma le migliori tecnologie disponibili, allo stato attuale delle cose NON sono in grado di garantire una sufficiente tutela della salute. E lo prova tutta la scienza mondiale, mentre qualcuno dei nostri politici locali ancora sostiene che siamo “troppo allarmisti” (chi? Noi cittadini o la scienza?) e minaccia addirittura “denunce per procurato allarme”, dimenticando forse qualche sano principio che vedete espresso qui sotto:
Ma noi SAREMMO STATI BEN FELICI se qualcuno, oltre ad abbaiare alla luna, ne avesse mai presentato effettivamente una: in tal caso, infatti, sarebbe finalmente partita un’indagine seria da parte della Magistratura e si sarebbe arrivati a scoprire quella verità che noi siamo sicurissimi di conoscere già a menadito, ma per la quale veniamo costantemente additati come “fanatici” o addirittura “terroristi ambientalisti” (!) da coloro che la trovano scomoda.
Poiché questo non è mai successo, oggi sono i cittadini ad aver presentato un primo esposto alla Comunità Europea, chiedendo che si indaghi sulle evidenti mancanze istituzionali, mentre è in preparazione un secondo esposto alla Procura di Savona sulle responsabilità oggettive della stessa Tirreno Power.
PUNTO 2) L’atteggiamento della politica locale, partendo dai Comuni ed arrivando alla Regione, è sempre stato all’insegna dell’ambiguità.
Partiti e singoli politici che hanno impostato le proprie campagne elettorali sul NO forte e deciso al carbone hanno, in seguito, fatto una parziale o totale marcia indietro, o hanno completamente smesso di occuparsi del problema (rendendosi forse conto che, data la situazione attuale, l’ambientalismo non paga). Istituzioni che hanno presentato ricorsi contro il parere favorevole del Ministero all’ampliamento (basato, peraltro , su un assunto poi rivelatosi fallace, vedi punto 5), hanno oggi un atteggiamento possibilista o addirittura favorevole. Singoli professionisti (politici e non) sinceramente preoccupati per la salute pubblica si sono visti osteggiati e in alcuni casi addirittura minacciati di ritorsioni da potentati di vario genere che potevano influire – e in diversi casi hanno influito – negativamente sulla loro carriera professionale o politica.
Non possiamo fare pubblicamente i nomi perché, per assurdo, questo potrebbe nuocere ulteriormente alle stesse vittime di questi attentati alla democrazia e alla libertà di informazione, ma abbiamo prove CERTE che tutto questo sia accaduto.
Sembra ormai accertato che quasi tutti i politici locali, con rarissime eccezioni, o perché non interessati all’argomento, o perché in altre faccende (od interessi) affaccendati, o perché incapaci di comprendere anche il linguaggio scientifico più semplice, abbiano mostrato fino ad oggi una totale, completa, crassa e beata IGNORANZA (in senso letterale) del problema dal punto di vista scientifico.
Sembra lecito supporre (tesi avallata anche dalla recente dichiarazione di un’esponente della CISL) che gli amministratori locali vengano tenuti in scacco dalla possibilità di un’”emergenza rifiuti” sicuramente non lontana, data la situazione delle discariche locali, a cui si potrebbe profilare la soluzione tristemente presente nell’ultimo Piano Provinciale dei Rifiuti, ovvero quella di bruciare CDR nella centrale (con emissioni ancor più letali delle attuali, in quanto si aggiungerebbero quantità insostenibili di diossine e benzene).
Tutte le autorità locali, quando e se interrogate su questo punto, si sono sempre chiuse in un sospetto riserbo o nel totale silenzio.
In compenso si sono però dimostrate estremamente sensibili sia alle pressioni del mondo industriale (compresi gli approcci di tipo economico, dalla sponsorizzazione di eventi all’accettazione di “contribuiti” di vario tipo), sia ai ricatti occupazionali.
L’unica presa di posizione ufficiale contraria all’accettazione di questo tipo di ricatti è stata finora quella del sindaco di Savona al convegno “Ma il cielo è sempre più blu”.
I Sindaci di Vado ligure e Quiliano, che hanno basato le proprie campagne elettorali sui due NO alla piattaforma Maersk e all’ampliamento della centrale, stanno oggi accettando i “forse” e i “purché si facciano i monitoraggi”, arroccandosi dietro alla frase: “ormai abbiamo fatto il possibile, bisogna scendere a compromessi”.
Ma i cittadini NON sono più disposti ad accettare che questi compromessi vengano fatti sulla loro pelle, e per questo motivo non si ritengono sufficientemente rappresentati da istituzioni che, di fatto, appaiono condizionabili e ricattabili, oltre che non sufficientemente preparate dal punto di vista scientifico.
E a rendere noto il punto di vista scientifico dovrebbe essere stato chiamato, fin dal primo momento, l’Ordine dei Medici della Provincia, che invece:
a) è stato convocato dopo sindaci, sindacalisti, Unione Industriali e azienda stessa;
b) è stato oggetto di domande al limite del ridicolo, come “ma siamo sicuri che il carbone inquini?”, o “ma non sapete che adesso c’è il carbone pulito?”; domande degne di una discussione da bar e certamente improponibili e dequalificanti per degli uomini di scienza.
Purtroppo, ogni volta che un medico, di fronte a questo genere di domande, reagisce con sacrosanto sdegno, porge il fianco ad ulteriori accuse di “fanatismo” e/o di “incapacità di rapportarsi con le Istituzioni”.
In realtà qualsiasi essere umano di questo mondo, di fronte ad un interlocutore che manifesti il misto tra ignoranza ed arroganza mostrato in diversi occasioni da chi avrebbe il dovere istituzionale di tutelare la sua salute, non può che reagire con sdegno e furore.
Gli unici ad abbassare la testa sono i servi del potere: ma i nostri politici sappiano che non soltanto i medici, ma anche gran parte dei cittadini NON INTENDE RICOPRIRE QUESTO RUOLO e non si sente rappresentato da chi, per scelta o per forza, lo ricopre.
PUNTO 3) La stampa locale non risulta all’altezza del suo compito di garantire ai cittadini un’informazione completa ed obiettiva, condizione essenziale alla democrazia stessa. L’evidente condizionamento, legato al fatto conclamato che la Tirreno Power sponsorizzi regolarmente una lunga serie di media, crea di fatto un conflitto di interesse che spesso rende l’informazione parziale e la verità distorta.
PUNTO 4) Dopo varie riunioni ed incontri che hanno visto protagonisti sia l’Azienda stessa che le varie Istituzioni, il risultato finale sembra oggi quello di voler RICOMINCIARE DACCAPO un percorso che avrebbe dovuto essere espletato e concluso da almeno una ventina d’anni.
Ovvero, si parla nuovamente di avviare indagini epidemiologiche, di controllare lo stato dell’aria, di installare eventuali nuove centraline, insomma di tornare al punto di partenza… e non solo.
Si parla anche di affidare queste nuove (e presumibilmente lunghissime) indagini agli stessi Enti che già se ne sono occupati in passato, e cioè all’IST e all’ARPAL, già firmatari dello studio del 2007 che era stato presentato alla popolazione del savonese come estremamente tranquillizzante in diverse riunioni e conferenze stampa (sia in Provincia che in Regione), più volte amplificate dai media in modo roboante.
I risultati di tale studio erano stati presentati come prova della buona qualità dell’aria in provincia di Savona, e in particolare come prova che non esistesse una relazione importante tra centrale a carbone, inquinamento e mortalità.
PURTROPPO:
a) poche settimane fa la dottoressa Vercelli, citata dal giornalista di RAI3 Riccardo Tivegna, ha dichiarato che “l’analisi non era centrata su Vado, ma faceva la media tra le zone inquinate e non della provincia” (per i non addetti ai lavori, questo significa letteralmente che NON si trattava di un’indagine sul rapporto tra mortalità e inquinamento).
Più chiaro ancora il dottor Valerio Gennaro, l’epidemiologo dello stesso IST, che ha dichiarato di fronte alle telecamere che “non gli risulta sia mai stato eseguito alcuno studio epidemiologico eseguito nei corretti termini scientifici”.
In parole povere: lo studio IST-ARPAL non ha mai avuto modo di dimostrare alcuna correlazione tra salute ed inquinamento. Eppure ce l’hanno spacciato non solo come se l’avesse dimostrata, ma come se avesse anche assolto la centrale a carbone da ogni responsabilità.
b) a questa clamorosa rivelazione, che di fatto dimostra la malafede delle istituzioni nel presentare al pubblico lucciole per lanterne, NON è stata data alcuna rilevanza dai media. E’ passata quasi del tutto inosservata.
Ed oggi si parla di far eseguire nuovi studi a chi, già una volta, sfruttando l’ignoranza o la complicità (da stabilire) della nostra politica, HA MENTITO a tutta la popolazione del savonese.
Tra l’altro potrebbe non essere la sola volta, visto che, se da un lato l’IST ha presentato dati che NON potevano dare alcuna informazione sul rapporto inquinamento/salute, dall’altro lato l’ARPAL li ha avallati.
Ma 15 funzionari dell’ARPAL risultano al momento indagati dal pm Paola Calleri, titolare dell’ inchiesta affidata ai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico), per ipotesi di reato che vanno dalla corruzione, alla turbativa d’asta, al falso.
In particolare il direttore generale Bruno Soracco, tuttora in carica, è indagato per falso ideologico, abuso d’ufficio e omissione, insieme ad altri dirigenti accusati di aver falsificato dati ambientali e modificato relazioni tecniche per favorire alcuni amministratori locali.
Non crediamo che si possa davvero chiedere ai cittadini di sottostare ad analisi e giudizi da parte di chi ha già dichiarato di aver mentito alla cittadinanza e da parte di entità indagate per aver falsificato dati ambientali.
Siamo tutti garantisti, ma non masochisti: PRIMA si concludano le indagini e si arrivi ad una sentenza, qualsiasi essa sia, e POI semmai si torni a dare fiducia ad Enti che, al momento, non riteniamo né affidabili, né attendibili per motivi talmente evidenti che non dovrebbe neppure essere il caso di discuterne.
Nel frattempo, o si cambiano i vertici o si cambia l’ARPAL: ma si prenda anche atto, una buona volta, di tutto quanto dichiarato al punto 1). Perché i casi possono essere solo due: o lo si contesta (e in questo caso esigiamo che vengano presentate prove scientifiche validate), oppure lo si accetta.
Ma se lo si accetta, permettere che i gruppi a carbone 3 e 4 della centrale Tirreno Power continuino a funzionare, anche per un solo giorno, significa accettare consapevolmente di mettere a repentaglio la salute e la vita dei cittadini.
PUNTO 5) Last but not least:
a) La centrale TP ha lavorato negli ultimi cinque anni in assenza di Autorizzazione Integrata Ambientale (prevista dal 2005 e richiesta dall’azienda nel 2007), potendo contare su continue deroghe governative che sono alle base del già citato esposto presentato alla UE;
b) La centrale TP ha avviato nel 2007 il gruppo a ciclo combinato, pur non ottemperando a tutte le prescrizioni previste con l’esenzione della procedura di VIA: anzi, ha ripresentato alcune di esse come nuove condizioni per ottenere il potenziamento a carbone. Lo stesso Ministero Ambiente aveva chiesto, ancora nel 2009, la verifica dell’ottemperanza a dette prescrizioni e lo stesso Comitato tecnico regionale nella seduta del 5/06/07 ha riconosciuto di non avere riscontri della completa ottemperanza a parecchie di dette prescrizioni.
Su questi ed altri argomenti sono già stati depositati esposti alla Procura della Repubblica, che risultano al momento in via di elaborazione e di indagine. Un esposto in particolare era stato accantonato dall’allora Procuratore Dr. Scolastico proprio in attesa dello studio IST/ARPAL di cui solo oggi è stata smentita la validità come rapporto tra inquinamento e salute.
Infine, l’autorizzazione V.I.A. è stata rilasciata dal Ministero dell’Ambiente basandosi sull’assunto presentato nel progetto della Tirreno Power, secondo il quale l’ampliamento avrebbe portato una diminuizione delle emissioni: tale assunto è stato smentito da una perizia giurata della ditta TERRA (perizia pagata da un’Associazione Onlus di semplici cittadini) che ha rilevato come la tematica “sia stata affrontata in modo poco trasparente. Non è stata utilizzata la situazione più metodologicamente corretta per lo scenario emissivo post operam e sono stati utilizzati dati non omogenei (essendo i due scenari riferiti a differenti ore di funzionamento) senza adeguate motivazioni”.
La conclusione è stata la seguente: “Si ritiene che non sia attendibile il miglioramento ambientale generalizzato connesso all’ampliamento e alla modifica della centrale, anzi appare che lo scenario post operam sia peggiorativo delle condizioni ambientali e sanitarie”.
A fronte di tutto questo, ci chiediamo COME SIA POSSIBILE che questo impianto operi a tutt’oggi 24h/24, in modo indisturbato, nonostante esposti, mobilitazioni, inadempienze, tra silenzi ed omertà.
La nostra conclusione può essere una sola: basta morire per gli sporchi affari altrui.
Basta carbone.
Se i nostri amministrazioni arriveranno a conclusioni diverse, dovranno motivarle e motivarle con argomentazioni ineccepibili: in caso contrario, per noi saranno colpevolmente consapevoli di non aver fatto nulla per impedire il dilagare di malattie e morti.
E dovranno renderne conto alla cittadinanza e alla giustizia, oltre che alla propria coscienza.
P.S.: questo articolo – lettera aperta verrà inviato ai media e a tutti gli amministratori locali, dai Sindaci ai Presidenti di Provincia e Regione.
Chiediamo ai cittadini che volessero sottoscriverla di dare la propria adesione nello spazio dei commenti o di inviare una e-mail a redazione@savonaeponente.com, con oggetto “Aderisco alla protesta contro la centrale a carbone” indicando il proprio nome e cognome.
Angela Napoli (FLI): fermare lo scempio del carbone a Saline Joniche
Da ReggioTv.it
"Quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di impedire lo scempio della costruzione della centrale a carbone nell’area ex Liquichimica di Saline, anche al fine di assecondare giustamente le posizioni delle locali Istituzioni e dell’intero Consiglio regionale calabrese”, queste le richieste conclusive dell’interrogazione a risposta scritta rivolta dall’onorevole Angela Napoli ai Ministri Ambiente, Tutela del Mare e del Territorio e Sviluppo Economico.
La questione del progetto della società elvetica Sei torna a Roma ma questa volta a rispondere dovranno essere i rappresentanti di governo chiamati in causa dalla parlamentare calabrese. Nel testo dell’interrogazione, emergono le notevoli riserve espresse su un progetto che, unitamente agli altri, produrrebbe più di 39 milioni di tonnellate di CO 2 a fronte di una riduzione di 60 milioni di tonnellate entro il 2020 per cui invece lo stesso ministro Stefania Prestigiacomo si sarebbe impegnata a Copenaghen. Inoltre per la realizzazione della centrale sarebbe stata impegnata una iniziale ingente cifra di un miliardo di euro, si specifica nell’interrogazione, cui si aggiungerebbero 500 milioni di euro di investimento per le infrastrutture, più 1,7 milioni di euro all’anno per i costi di esercizio.
Aspetto degno di nota e che desta ulteriori perplessità attiene ad un secondo progetto, presentato nei giorni scorsi con grande segretezza e che non sarebbe noto a fronte di un primo datato luglio 2007, corredato dalle modifiche richieste dal Ministero dell’Ambiente, e invece visibile solo sul sito apposito.
Nonostante i pareri contrari delle istituzioni locali, ad oggi la Sei propone delle ipotesi di compensazione territoriale che non riducono i rischi legati all’utilizzo di questa fonte non rinnovabile di energia. Il carbone pulito dal canto suo, riduce solo in parte le particelle fini, ma non incide sulle emissioni delle polveri ultrafini, che rappresentano la causa più importante di incremento della mortalità, della morbilità e dell’inquinamento.
Ebbene alla luce di tutto questo quali iniziative saranno assunte dai ministeri competenti per impedire questo scempio. Lo chiede l’onorevole Angela Napoli ma in molti,tanti, attendono la risposta.
27 ottobre 2010
Sabato 30 ottobre "Giornata per la promozione della pratica del compostaggio domestico"
E' prevista la presenza dell'assessore all'ambiente della provincia Michele Civita e verranno distribuite compostiere agli abitanti del quartiere che ne hanno fatto richiesta.
26 ottobre 2010
Rossano e Saline Joniche: i progetti di riconversione a carbone nel dibattito politico calabrese
Se la Tuscia diventa una fogna a cielo aperto
Sono le nostre stesse preoccupazioni.
Da OnTuscia.it
"Di seguito una nota di Diego Piermattei, portavoce dei Verdi per la Costituente ecologista di Viterbo: “Dopo il nucleare, l’inquinamento del lago di Vico, ora arriva anche l’inceneritore. È questo lo sviluppo che ci meritiamo? I Verdi della Tuscia si opporranno a questa ennesima sciagurata scelta in ogni modo per tutelare la salute dei cittadini.
La Tuscia nei prossimi anni potrebbe essere gravata da una serie di vere e proprie bombe ambientali, quali: la centrale nucleare di Montalto di Castro, un deposito per le scorie nucleari, un’altra conversione a carbone della centrale di Civitavecchia e l’incenerimento di rifiuti in queste centrali e ora anche l’inceneritore del quale ancora non si conosce il luogo di costruzione.
Organizzeremo una manifestazione contro chi vuole deturpare e avvelenare la Tuscia e condannare i suoi abitanti, ribadendo le bugie della presidente Polverini che in campagna elettorale disse no al nucleare, mentre ora gli esponenti del centrodestra aprono all’energia atomica. Chi vince ha l’obbligo di governare e mantenere le promesse non di fare pura demagogia per raccogliere voti e subito dopo accontentare le solite lobbies che per scopi di lucro, svendono la salute delle popolazioni”.
Il Navajo vota no al carbone
"Washington, 26 ott. - (Adnkronos) - I Navajos vogliono rinunciare al carbone e convertirsi alle energie rinnovabili, l'ecoturismo e la microimpresa. Un cambiamento netto rispetto al passato che è uno dei temi centrali della elezione del presidente della nazione Navajo, la più grande riserva indiana degli Stati Uniti, dove si vota il 2 novembre contestualmente alle elezioni di midterm. La più decisa alla riconversione al solare e all'eolico è Lynda Lovejoy, che potrebbe diventare la prima donna a guidare i Navajo, e ha scelto come candidato vicepresidnete l'ambientalista Earl Tulley. Ma anche il suo avversario Ben Shelly, attuale vicepresidente, ha cominciato a pensare verde. A cavallo fra Arizona, Utah e Nuovo Messico, la riserva vive da decenni sullo sfruttamento del carbone. Le miniere e le centrali a carbone contribuiscono per un terzo al bilancio della nazione Navajo e hanno creato 1500 posti di lavoro. Ma hanno anche avvelenato l'aria e l'acqua e, ora che alcune miniere hanno iniziato a chiudere per i costi crescenti, in tanti vogliono voltare pagina. Il governo tribale uscente ha già approvato un progetto per una centrale eolica da costruire a Flagstaff (Arizona) in grado di fornire elettricità a 20mila abitazioni e ha creato una commissione apposita -la Navajo Green economy Commission- per la promozione di un'economia verde. La riconversione al solare e all'eolico, con la prospettiva di vendere all'esterno l'energia, è anche una via per garantire elettricità alle 18mila abitazioni isolate della riserva che finora ne sono prive.
Enel criticata toglie la pubblicità da "Il Fatto Quotidiano"
A seguito di un articolo critico nei confronti di enel, la società reagisce così
Fonte: IlFatto Quotidiano
"Qualche critica su Green Power e l’Enel ci cancella la pubblicità
Il momento è delicato per Enel, su due fronti: il nucleare e le energie rinnovabili. Da un lato c’è lo stallo che dura dall’uscita di scena di Claudio Scajola, che da ministro dello Sviluppo era l’unico con il peso politico necessario a dare garanzie al gruppo energetico che sull’atomo sta puntando moltissimo. Dall’altro la quotazione del ramo energie rinnovabili, Enel Green Power, l’operazione più rilevante a Piazza Affari in questi anni di crisi. Un collocamento che può portare nelle casse dell’Enel 3 miliardi di euro, in cambio di un terzo delle azioni di Green Power.
Da un punto di vista di immagine, è difficile conciliare una poderosa campagna di lobbying a favore del nucleare con la necessità di presentarsi come azienda verde che chiede ai risparmiatori di scommettere su eolico e geotermico. Enel commissiona ricerche per dimostrare l’efficienza dell’atomo e la sua necessità per rispondere alla domanda energetica degli italiani, ma sostiene anche che il futuro (ambientale ed economico, almeno per gli azionisti) è nelle rinnovabili. Si capisce quindi perché i vertici della società controllata dal Tesoro siano molto sensibili al modo in cui la quotazione di Green Power viene presentata dai giornali. La maggior parte dei titoli (e degli articoli) dedicati all’evento sulla stampa – da lunedì scorso si possono comprare le azioni – sono entusiastici o anodini. Si contano a decine le interviste, tutte all’insegna di slogan come “Così prepariamo la via di fuga alternativa” o “Gnudi tenta il popolo dei Bot”, a suggerire che l’investimento azionario sia sicuro quanto quello nei titoli di Stato.
Per questo Enel non ha gradito l’articolo in cui il Fatto Quotidiano ha raccontato l’operazione. Per l’azienda si è trattato di una feroce stroncatura e quindi ha comunicato di non voler continuare a mettere la sua pubblicità sul giornale, visto che i giudizi sulle operazioni societarie erano così critici. In realtà, l’articolo pubblicato sul numero di domenica scorsa, a firma di Giorgio Meletti, si limitava a inserire la quotazione di Green Power nel contesto. Il Fatto ha ricordato che il grosso del business di Green Power è nei settori meno avanzati delle rinnovabili, l’idroelettrico e il geotermico, mentre Enel dice di voler puntare sull’eolico, che è dove al momento si concentrano gli incentivi pubblici (al centro di numerose inchieste giudiziarie, inclusa quella sulla P3). L’andamento futuro dell’azienda, quindi, non dipenderà solo dall’abilità dei manager, ma anche e soprattutto dalla disponibilità di incentivi pubblici. Altro dettaglio non gradito: mentre le azioni di Enel valgono 7 volte i profitti, quelle di Green Power vengono offerte con un multiplo di 15 rispetto all’utile netto. Una stima che denota fiducia, ma che può anche spingere alla diffidenza visti i precedenti. Da quando l’Enel è stata quotata in Borsa nel 1999, il suo valore si è dimezzato.
I sonetti di Giancarlo Peris. "Carbone pulito"
Durante il passato Governo Prodi, quel Bersani ministro dello sviluppo economico che si distinse tra l'altro per il tentativo di zittire i medici bolognesi che si erano espressi contro gli inceneritori, fu anche un irriducibile sostenitore dell'energia prodotta col carbone (vedi la nostra denuncia contro Bersani).
Alle menzogne sue e a quelle di enel è dedicato questo nuovo sonetto in dialetto del prof. Peris. Buona lettura.
"Carbone pulito" 27 ottobre 2006
Da quello che ci ha detto mo Bersani,
Su quanto adè pulito ormai er carbone,
Aumenta solo canchero ar pormone,
E effetto serra pe’ animali e umani.
Mo i cancri, dice l’ENEL, nun so’insani,
E si se scalla er globo ‘sta regione
L’effetti azzera de la conversione
Voluta da epuloni e pescecani.
Difatti, si se squaja er ghiaccio ar polo,
A noi, de certo, ce farà der male,
Perché sarà sommerso er porticciolo,
La Madonnina, er Pincio, l’ospedale,
Ma, si Dio vole, insieme a ogni antro molo,
Sott’acqua ce va pure la Centrale.
24 ottobre 2010
Commenti sulla VIA per il progetto di centrale a carbone di Saline Joniche
La Calabria, una regione già autonoma sul piano energetico, e dall'economia a vocazione prettamente turistica ed agricola, si trova alle prese con l'incombere di due ecomostri che infliggerebbero un grave danno alle sue prospettivi di sviluppo: i progetti di centrali a carbone a Rossano calabro e Saline Joniche.
Riportiamo il commento di Tripodi (Pdci) e a seguire quello del sindaco di Reggio Calabria, Raffa:
"(ASCA) - Reggio Calabria, 23 ott - ''Il parere favorevole, espresso dalla commissione VIA del ministero dell'Ambiente sulla centrale a carbone di Saline Joniche (Rc) rappresenta la conferma, ove ce ne fosse stato bisogno, di una scelta compiuta gia' da tempo dal governo Berlusconi, che espropria la regione delle sue prerogative, penalizza, per l'ennesima volta, la provincia di Reggio Calabria, umilia un territorio che, invece di ottenere risarcimenti, subisce nuove
aggressioni e mette a rischio la salute e l'incolumita' dei cittadini del comprensorio jonico reggino''. Lo ha detto Michelangelo Tripodi, segreatrio del Pdci Calabria.
''La commissione ministeriale ha espresso il proprio parere favorevole calpestando il parere negativo - dice Tripodi - espresso due anni fa dalla Commissione VIA regionale e le continue e ripetute posizioni contrarie espresse dalla precedente Giunta Regionale e dal Consiglio regionale nella precedente legislatura, nonche' i pronunciamenti contrari della provincia di Reggio Calabria e delle altre istituzioni locali''.
''Tuttavia, nonostante questo parere favorevole ampiamente annunciato e che sembra corrispondere ad una scelta di carattere squisitamente politico, la battaglia deve continuare a tutti i livelli per impedire la realizzazione di un impianto - conclude Tripodi -che avrebbe effetti devastanti in una delle zone di maggiore pregio e qualita' della costa jonica reggina. In tal senso, un ruolo fondamentale spetta alle popolazioni e alle associazioni oltreche' alle istituzioni locali, che devono fare la propria parte fino in fondo cosi' come la fecero pienamente gli enti locali della piana di Gioia Tauro quando l'ENEL e il governo dell'epoca volevano imporre la costruzione della megacentrale a carbone di Gioia Tauro''.
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Il Sindaco Raffa si schiera contro il carbone a Saline (Newz.it)
Reggio Calabria. “L’Amministrazione comunale di Reggio Calabria è contraria alla costruzione a Saline Ioniche della centrale a carbone”. Lo afferma il sindaco della città dello Stretto Giuseppe Raffa, il quale sottolinea come questo diniego “sia in sintonia con la precedente decisione assunta dal governo cittadino guidato da Giuseppe Scopelliti di cui anch’io facevo parte. Anche quest’azione amministrativa, dunque, si inserisce nel contesto della continuità politico- decisionale con l’Amministrazione che fino all’inizio della scorsa estate ha avuto come leader l’attuale Governatore della Calabria”. Raffa evidenzia che “ben venga qualsiasi approfondimento tecnico che ci consenta, ancora di più dal punto di vista tecnico, di rifiutare insediamenti che promettono occupazione, ma che poi, come è avvenuto in passato con la Liquichimica e con gli altri programmati poli produttivi, si concretizzano in operazioni di grande speculazione che si lasciano dietro illusioni, cassintegrati e grandi utopie di industrializzazione del territorio. La Calabria ed il reggino in particolare, conclude Raffa, hanno bisogno di ben altro per creare nuovi e duraturi posti di lavoro, invertendo così una tendenza che fino ad oggi ha impedito il nostro sviluppo”
Dite la vostra!
Sondaggio sul sito 'Nta Calabria: si chiede l'opinione dei lettori sull'opportunità di costruire una centrale a carbone a Saline Joniche:
cliccate qui
23 ottobre 2010
Gran Bretagna, stop alle nuove centrali a carbone: le CCS sono troppo costose
Da Qualenergia
"Il carbone in Gran Bretagna è in un vicolo cieco. È stata accolta con soddisfazione dagli ambientalisti britannici la decisione annunciata nei giorni scorsi da E.ON.: l'utility accantona definitivamente il progetto della nuova centrale a carbone di Kingsnorth. Già l'anno scorso l'azienda tedesca aveva annunciato la messa in stand-by del progetto (Qualenergia.it, Clima vs carbone: uno a zero?). Nei giorni scorsi è arrivata la rinuncia definitiva a costruire il nuovo impianto, che prevedeva anche di catturare e sequestrare una parte della CO2 emessa e dunque di concorrere al sostanzioso fondo governativo per lo sviluppo della carbon capture.
Non ci sono le condizioni economiche per portare avanti il progetto. Per realizzarlo - spiega l'azienda – bisognerebbe che le centrali a carbone dotate di tecnologia per la cattura e il sequestro della CO2 (CCS) ricevessero incentivi al pari di quelli per le rinnovabili.
Da anni Kingsnorth era al centro della discussione sulle politiche energetiche britanniche: sarebbe stata la prima centrale a carbone ad essere costruita dopo decenni. Il luogo, dove sorge già un altro impianto a carbone da 1,6 GW (una delle più grandi fonti di emissioni del paese e del pianeta), era diventato un simbolo per la lotta contro le emissioni.
Ogni anno vi si tiene il Climate Camp, campeggio ambientalista di protesta contro il carbone e memorabile è stato l'episodio della scritta "Gordon" (riferita all'allora premier Brown) fatta sulla ciminiera del vecchio impianto da sei attivisti di Greenpeace nel 2008. Il processo ai sei si era trasformato in una denuncia pubblica degli effetti del carbone sul clima e dei danni causati dal global warming al pianeta. La tesi della difesa, accolta dal tribunale, era che la proprietà di E.ON. fosse stata danneggiata solo per prevenire danni maggiori, cioè quelli legati al riscaldamento globale e all'inquinamento locale: una “lawful excuse”, ammessa dalla legge britannica per lo stesso principio per cui non è reato bucare la rete di recinzione del vicino per spegnere un incendio partito nel suo giardino.
Ora la rinuncia di E.ON. a costruire il nuovo impianto comporta che – almeno per una decina di anni – il Regno Unito non avrà nuove centrali alimentate con questa fonte, la peggiore in quanto ad emissioni. E significa di più: che è economicamente insostenibile - nonostante i fondi promessi dal governo britannico, tra i più generosi al mondo – realizzare un impianto a carbone che riesca anche solo in parte a catturare la CO2.
Nel 2008 infatti il governo inglese aveva imposto che tutte le nuove centrali costruite nel Regno Unito fossero dotate di tecnologia CCS. Il progetto del nuovo impianto di Kingsnorth era rimasto in campo appunto perché E.ON. l'aveva modificato prevedendo di riuscire a catturare e sequestrare circa un quarto del gas serra prodotto, entrando così nella gara per aggiudicarsi i fondi che il governo di Londra stanzierà per i nuovi progetti di CCS, cioè un miliardo di sterline.
Solo che oggi la gara per sviluppare la cattura della CO2 non sembra stimolare la partecipazione di alcuna azienda. Dalla corsa alla CCS inglese altre compagnie, come BP e RWE, si erano già ritirate dopo la rinuncia di E.ON.; l'unico progetto in gara ora resta quello di Scottish Power per applicare la tecnologia su una centrale già esistente.
A fare desistere E.ON. dal progetto di Kingsnorth vanno messe in conto la recessione e i bassi costi dell'elettricità dovuti al calo della domanda. Ma dice molto quello che l'azienda spiega a Business Green: affinché il carbone con CCS sia fattibile economicamente occorrerebbe un meccanismo di supporto come quello delle rinnovabili in grado cioè di migliorarne il ritorno economico. "Avremmo bisogno di migliori incentivi: un modello di supporto tipo il Renewables Obligation (l'obbligo di rinnovabili britannico, simile al nostro sistema dei certificati verdi, ndr) che venga allargato a tecnologie low-carbon come la CCS e il nucleare", spiega una portavoce dell'azienda.
Una proposta, quella di considerare tecnologie dagli impatti importanti come nucleare e CCS (vedi la sezione dedicata su Qualenergia.it) al pari delle fonti pulite, che molti considerano indecente. Ma che purtroppo non è nuova: specie dal fronte dell'atomo ormai siamo abituati a sentire invocare incentivi in nome della lotta al global warming (Qualenergia.it, Nucleare, Edf allunga la mano)."
Gli operatori turistici dell'Alto Jonio preoccupati per il carbone a Rossano
Da Sibaritv.it
"Il Minerva Club Resort&Golf ha ospitato la prima assemblea ufficiale del Cotaj, Consorzio degli operatori turistici dell'Alto Jonio. Lo scopo dell'incontro è stato quello di fare il punto della situazione dopo la stagione turistica appena conclusasi. Ne è uscito fuori un quadro non del tutto felice, messo bene in evidenza dal presidente del Cotaj, Natale Falsetta. «Non si è chiusa con il massimo dei risultati - queste le sue parole - perché non c'è stato il miglioramento atteso rispetto al 2009, ma si sono confermati i numeri dell'anno scorso, in fatto di presenze, mentre gli introiti economici sono diminuiti, essendo stati noi operatori costretti a svendere». L'incontro ha visto la presenza di autorità istituzionali come il direttore generale del Comparto Turismo della Regione Calabria, Raffaele Rio, l'assessore provinciale al Turismo, Pietro Lecce, quello provinciale ai Trasporti, Giovanni Forciniti, e gli assessori al Turismo dei Comuni di Corigliano e Cassano, Giuseppe Pucci e Domenico Lione. L'incontro è stato un'ulteriore occasione per mettere in evidenza le mancanze di questo territorio «come la pessima viabilità e la mancanza dell'aeroporto» e una serie di problematiche come quella legata alla Centrale dell'Enel di Rossano, la cui riconversione a carbone potrebbe significare la morte del Turismo nella Sibaritide. Per quanto riguarda il mondo politico presente, chi si aspettava risposte ben precise è rimasto deluso. Come al solito è stata promessa la solita apertura e attenzione agli operatori e ai loro problemi, nonché la volontà di programmare il futuro del turismo assieme a loro. Solo il futuro potrà dirci se si è trattato del solito «bla, bla, bla» o se le parole si tramuteranno in fatti reali."
21 ottobre 2010
Carbone a Saline Joniche (RC), la palla passa al presidente della regione.
"Centrale a carbone a Saline Joniche, la commissione Via ha detto Si" Da 'NtaCalabria
"E’ arrivato il Si della Commissione Via alla centrale a carbone di Saline Joniche. Le preoccupazioni avanzate da più parti circa il progetto della Sei hanno ricevuto un’ulteriore risposta. Infatti, nella giornata di ieri la commissione Via (Valutazione impatto ambientale) ha dato parere positivo al progetto della SEI per una nuova centrale a carbone a Saline Joniche seguendo la richiesta fatta dalla società lo scorso 19 giugno 2008.
La notizia di ieri sera è arrivata direttamente da Nuccio Barillà del direttivo nazionale di Legambiente ed ha visto l’approvazione del quarto punto all’ordine del giorno dell’Assemblea plenaria della commissione Via con tutti i voti favorevoli, tre astenuti e soltanto due contrari.
“Con questo regalo del ministero dell’ambiente, l’Italia potrà vantare altri 7 milioni e mezzo di tonnellate di emissioni di Co2 all’anno – commentano Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente e Nuccio Barillà, membro del direttivo nazionale dell’associazione -. Questi si aggiungeranno ai gravi ritardi del nostro paese rispetto agli obiettivi fissati dagli accordi internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici”.
Un’approvazione che riapre la vicenda dopo il pronunciamento anche da parte della Regione Calabria che, insieme ad i sindaci dell’area grecanica, dichiararono il proprio No deciso in occasione della prima conferenza dei servizi tenutasi nel Ministero delle Attività Produttive a Roma. Questo portava nel mese di ottobre 2009 alla sospensione per un periodo di sessanta giorni del procedimento VIA. A gennaio del 2009 la Sei aveva provveduto ad inoltrare parte della documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale riservandosi l’inoltro degli elaborati progettuali entro tempi brevi mentre a febbraio veniva completato l’inoltro di tutti i documenti e così viene riavviato il processo.
“Il carbone – aggiungono i due esponenti di Legambiente – è il combustibile fossile a maggior emissione specifica di anidride carbonica. Le nuove centrali garantiranno solo importanti profitti alle aziende, a fronte di pesanti multe che graveranno sulle tasche dei contribuenti italiani. Ci auguriamo che la Regione Calabria continui a opporsi al progetto di Saline, con ogni mezzo, e che il ministero per i Beni e le attività culturali confermi il suo parere negativo”.
La decisione della commissione Via sembra seguire di pari passo anche le ultime vicende che si sono verificate nel territorio grecanico con incontri privati considerati di “giunta allargata” che ha visto in campo alcuni sindaci, vedi Montebello Jonico, Melito e Roghudi, che hanno scelto la strada della firma di un protocollo d’intesa per la nomina di una commissione di esperti deputata a considerare l’impatto ambientale del progetto della Sei. La stessa società nelle scorse settimane incontrava, in due appuntamenti separati, sia gli amministratori melitesi che quelli degli altri comuni per renderli partecipi delle modifiche strutturali allo stesso.
Adesso la vicenda passa nelle mani del ministero delle attività produttive dove la Sei dovrà raggiungere l’intesa con la Regione Calabria. Qualora le posizioni dell’attuale governatore Scopelliti dovessero essere mantenute, ciò No alla centrale, la diatriba vedrebbe la parola fine. In caso contrario la Calabria si aprirebbe nel terzo millennio all’utilizzo della centrale.
Spuma Frasca
"La costa della Frasca sommersa da una coltre di schiuma" Da Centumcellae.it
"Uno spettacolo agghiacciante quello a cui si sono trovati di fronte domenica numerosi cittadini alla Frasca. Una spessa coltre di schiuma ha invaso infatti la costa per parecchi metri.(come documentato dalla foto), generando preoccupazione, allarme e sconcerto. A denunciare il fatto è il circolo cittadino del Prc che, per voce della segretaria Valentina Di Gennaro, leva alto lo sdegno dei cittadini.
“Assistiamo inermi non solo alla volontà di distruggere questa così preziosa porzione di territorio civitavecchiese, ma al suo inesorabile degrado – afferma la Di Gennaro – Un attacco quotidiano dal quale difendiamo la Frasca da anni e sui più svariati fronti. Chiediamo quindi non solo che venga fatta chiarezza sulla causa di questi riversamenti in mare, ma anche che si faccia pressione sulla Regione affinché approvi il progetto di riqualificazione ambientale dell’area presentato dall’Autorità Portuale. Uno scempio non più tollerabile, non solo per chi è nato, cresciuto e che ha vissuto la propria infanzia nella splendida cornice della Frasca, ‘con la pelle messa a sole e a sale’, per chi ancora ci torna per assaporare l’unico pezzo di costa ancora fruibile, per chi è legato a quel fazzoletto di terra, perchè vi è legato da storie di ricci, di sapori e di pesca, ma per tutti quei concittadini (e non) che non sopportano più questo degrado ambientale di un così importante e prezioso sito naturalistico e archeologico. Una pietra miliare della memoria della nostra città”.
E c’è da sperare che almeno stavolta, diversamente da quanto accade quando Tvn a carbone “pulito” sputa in aria nuvole nere e dense senza che nessuno abbia il minimo sussulto, che dalle istituzioni preposte almeno oggi qualcuno batta un colpo."
"IL CARBONE, LA PRIMA MINACCIA PER IL CLIMA DEL PIANETA"
A Savona mostra fotografica di Greenpeace, da Savona e Ponente.comDa domani, giovedì 21 ottobre, alla libreria Ubik di Savona mostra fotografica di Greenpeace Italia sul tema: “IL CARBONE, LA PRIMA MINACCIA PER IL CLIMA DEL PIANETA”.
Il carbone è il primo nemico dell’equilibrio climatico del Pianeta: oltre un terzo delle emissioni mondiali di CO2 si devono all’uso di carbone, che è il combustibile fossile con le più alte emissioni specifiche di gas serra, circa il triplo del gas.
La battaglia per salvare il Pianeta dalla crisi climatica è dunque una battaglia
contro il carbone. Tuttavia, agli attuali tassi di sviluppo, le emissioni dalla più sporca fonte fossile sono destinate ad aumentare del 60% al 2030. Se così fosse, non avremo alcuna speranza di limitare gli effetti più devastanti e irreversibili dei cambiamenti climatici!
Il momento di intervenire è ora, e il carbone è alla base del problema. Ogni nuova centrale a carbone (o ogni ampliamento, come per il caso di Vado Ligure) è un atto contro la sopravvivenza della vita stessa sul Pianeta.
Occorre abbandonare al più presto la nostra dipendenza da questo combustibile fossile, a favore di una rivoluzione energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
In tutto il mondo gli uffici di Greenpeace sono dunque impegnati in attività contro l’apertura di nuove centrali, e nel denunciare i danni causati dal carbone. Dall’estrazione alla combustione, il carbone è causa di impatti devastanti per l’ambiente e per la salute delle persone. Ad esempio in Cina si stima che la combustione del carbone sia la prima fonte di inquinamento atmosferico, responsabile di 350-400 mila morti ogni anno. L’industria del carbone non sta sostenendo i costi economici di questi impatti, che ricadono sulle comunità locali e sulla società in genere.
Nel rapporto “I Veri Costi del Carbone” Greenpeace ha messo ben in evidenza che il carbone è il combustibile più economico solamente perché il suo prezzo di mercato non comprende i “costi esterni” connessi ai gravi impatti per l’ambiente e per le persone, ma solo i costi legati all’estrazione del minerale, al trasporto, tasse e profitti. (LINK al rapporto TCC)
I gravi impatti non si devono solo alle emissioni di gas serra, ma comprendono anche la deforestazione e la distruzione di interi ecosistemi per le miniere, la contaminazione di suoli e di acque superficiali e di falda, la violazione di diritti umani sia dei lavoratori che delle comunità che vivono nei pressi delle miniere di estrazione del carbone, i prodotti di scarto delle lavorazioni che veicolano nell’ambiente composti tossici come mercurio e arsenico.
Se tutti questi “costi esterni” venissero conteggiati nel prezzo di mercato del carbone, la convenienza economica di realizzare nuove centrali verrebbe meno, a vantaggio delle fonti rinnovabili. Il rapporto di Greenpeace stima che i costi esterni del carbone sono ammontati a circa 356 miliardi di euro nel 2007.
Nonostante questo, l’industria del carbone sta tentando di presentare il carbone come “pulito”, sostenendo che sarebbe possibile, con tecniche di “cattura e stoccaggio” (CCS), confinare le emissioni di CO2 sottoterra. In realtà stoccare la CO2 sottoterra è solo un’illusione. Il CCS è una tecnologia estremamente costosa, rischiosa e immatura, e non potrà essere commercialmente disponibile prima del 2030. Fino al 2030 il “carbone pulito” rimarrà una sporca bugia per consentire la costruzione di centrali che continueranno a emettere CO2 per i prossimi vent’anni.
Le lobbies energetiche che ostacolano le riforme di Obama
Da greenreport:
"Ecco come Big Oil e Big Carbon finanziano i candidati repubblicani perché fermino le politiche ambientali di Obama"
Forse Obama è un presidente troppo timido nell'imporre i suoi buoni propositi ambientali, forse è troppo condizionato dal business e da un Partito democratico invischiato in mille traffici e bisognoso dei finanziamenti delle multinazionali, ma a leggere il rapporto "Big polluters big ad Spending" del Center for american progress action fund si capiscono molti perché ed anche quali siano i reali "padroni" della possibile alternativa repubblicana ad Obama. Roba da far rimpiangere Gerge W. Bush ed i suoi falchi neocon.
Ecco i finanziamenti elettorali-pubblicitari dei gruppi di interesse conservatori Stato per Stato rivelati dal rapporto:
American Action Network: negli ultimi 3 mesi ha speso 19.690 $ nel New Hampshire e in Florida e 172.710 $ in tutto il 2010. Questo "shadow Gop group" (gruppo fantasma del Partito repubblicano) ha legami di lunga data con Wall Street, ed ha previsto di spendere 25 milioni di $. E' specializzato in spot contro il clean energy bill di Obama, accusato di produrre un drammatico aumento dei costi dell'energia e di eliminare milioni di posti di lavoro.
American Coalition for Clean Coal Electricity ha speso più di 16,3 milioni di $ nel 2010, di cui 2 milioni e 960,09 dollari per spot nazionali diffusi in Washington, DC, Montana e Texas, negli ultimi tre mesi. Il gruppo ha stanziato 20 milioni $ per campagne online. Questo Big Coal front group è famoso per i suoi documenti falsi inviati ai membri del Congresso che si oppongono alle energie pulite ed alla legislazione sul clima che hanno portato addirittura ad un'indagine del Congresso.
American Crossroads GPS ha speso $ 519.510 negli ultimi tre mesi per spot in Florida e New Hampshire. Il gruppo è una propaggine di American Crossroads, uno scado group che si autodefinisce 527 group (secondo il codice fiscale federale), istituito da Karl Rove ed Ed Gillespie come «Parte di una più ampia network Gop, messo insieme negli ultimi mesi per aiutare a realizzare il brand repubblicano. E' organizzato in base al comma c 4 del 501, permettendo così di aumentare le sue spese senza limiti e senza rivelare l'identità nessuno dei suoi donatori.
The American Future Fund da agosto ha speso $ 736.410 in spot in Alabama, Iowa, Kentucky, Michigan, e Washington. Il gruppo ha speso più di $ 834.000 per spot nel 2010 e prevede di spendere fino a $ 25 milioni senza fornire informazioni sui donatori.
American Petroleum Institute nel 2010 ha speso quasi $ 2 milioni in spot nazionali a Washington DC, Michigan, Missouri per opporsi a nuove tasse sull'energia. L'Api, che è l'associazione di categoria e il braccio per la lobbying dei più grandi produttori di petrolio e gas Usa, quest'anno ha speso più di 39,2 milioni di dollari in spot. Da due anni organizza gli Energy Citizens rallies per denunciare i pericoli delle ppolitiche dei democratici per l'energia pulita e il clima
Americans for Job Security con annunci pubblicati in North Carolina, New Mexico, Indiana, Virginia, costati $ 579.510 da agosto, sostiene che le politiche energetiche pulite fanno male all'economia e porteranno a perdite di posti di lavoro, accusano i democratici di voler letteralmente uccidere i lavoratori del carbone in Virginia.
Americans for Prosperity nel 2010 ha speso più di 1 milione di $ in spot in Colorado, Florida, Kansas, Missouri, Washington, Wisconsin. Si tratta di un front group fondato e finanziato da David Koch delle Koch Industries (accusate da Greenpeace di essere il finanziatore del negazionismo climatico) e ha organizzato manifestazioni del Tea Party in favore della Proposition 23 per annullare la legge sul global warming della California. Ha inoltre organizzato il "Regulation Reality Tour" per bloccare la direttiva dell'Environmental protection agency che limita le emissioni di gas serra attraverso il Clean Air Act.
Club for Growth Action è stata fondata da Steve Moore e Ed Crane, il presidente del Libertarian Cato Institute, fondato dai terribili Koch-Brothers. Il club quest'anno è stato "molto influente", ha sostenuto c i candidati vincenti pro-industrie alle primarie repubblicane che hanno difeso la Bp dopo il disastro golfo. E' anche finanziato dalla JP Morgan, il più grande investitore nella Bp. Il gruppo ha speso $ 989.250 in spot in Pennsylvania e Wisconsin a partire dalla fine di agosto e metà settembre, per un totale di più di 1 milione di $ nel 2010.
Committee for Truth in Politics il 16 agosto 2010ha speso 698.310 $ per uno spot in Ohio. Il gruppo, che si rifiuta di rilasciare informazioni sui soci e donatori, è descritto da CQ Politics come «A shadowy Republican-Leaning 501(c)4» ed ha citato in giudizio la Federal Election Commission perché sostiene che «Le regole per la comunicazione nella pubblicità politica sono un ostacolo incostituzionale alla libertà di parola».
National Association of Manufacturers da agosto ha speso più di 1,1 milioni di $ in annunci pubblicati in Arkansas, Indiana, Missouri, Ohio, Wisconsin, West Virginia Il gruppo è famoso per le sue ipotesi strampalate e i dati scelti a convenienza sulle politiche energetiche che i suoi spot presentano sempre come anticrescita e anti-occupazione.
The National Taxpayers Union da agosto ha speso quasi 2,1 milioni di $ in spot nazionali in Arkansas, Iowa, Nebraska, Virginia, Washington, Wisconsin,. Anche questo è un gruppo finanziato dai Koch che nega l'evidenza scientifica del global warming e si oppone a energia pulita e alla legislazione sul clima.
The U.S. Chamber of Commerce (la Camera di Commercio statunitense) negli ultimi 3 mesi ha speso più di 3,5 milioni di dollari in spot sul consumo energetico in Missouri, New Hampshire, Pennsylvania, Colorado, Nevada, Pennsylvania. Nel 2010 l Foreign-funded chamber ha speso circa 3,8 milioni di dollari in annunci riguardanti il consumo come parte anti-science ed anti-climate legislation lobbying che non rappresenta l'opinione delle imprese statunitensi. La spesa della Camera di Commercio è solo una piccola parte dei 75 milioni di dollari che si è impegnata ad investire. La campagna "Yes on 23" delle Big Oil è partita con I primi spot il 28 settembre e fib no ad ora è costata più di 1 milione di dollari. Gli spot puntano a confondere I californiani sugli effetti delle leggi si clima ed energia che la campagna sta cercando di bloccare con la Proposition 23 per aumentare la quota destinata alle energie fossili.
Processo Cozzolino, Sonno non vegliava
Da TrcGiornale.it
E' stato il giorno del contro esame al processo per la morte di Michele Cozzolino, l'operaio deceduto il 17 ottobre del 2007 al cantiere di Torre Valdaliga Nord perché colpito da un tubo innocenti precipitato da poco meno di 70 metri.
A rispondere alle domande degli avvocati sono stati alcuni dei testi dell'accusa. Tra questi l'ingegnere dell'Enel Percivalli, a capo del coordinamento per la sicurezza sul cantiere, inizialmente indagato anche lui, la cui posizione è stata poi archiviata in sede di indagini preliminari. L'ingegnere ha ribadito che la ditta incaricata allo smontaggio e montaggio dei ponteggi, non aveva indicato nella riunione settimanale sulla sicurezza, che avrebbe svolto quel tipo di lavoro nella settimana in cui è poi avvenuto l'incidente. Riunioni al termine delle quali veniva stilato un verbale che poi veniva consegnato agli addetti al controllo sul cantiere. Ma sempre all'udienza di ieri l'ingegner Sonno, ovvero colui che era addetto al controllo il giorno dell'incidente, ha detto che non lo aveva quel verbale, perché in realtà stava sostituendo un collega che non glielo aveva consegnato.
Puglia: dal centrodestra dure critiche a Vendola su carbone e CDR
Da Brundisium.net
"Santoro (Pdl): "Vendola e CDR: ipocrisia allo stato puro"
Va evidenziato in modo inequivocabile che le uniche responsabilità per l’eventuale utilizzo di CDR (combustibile da rifiuto) nella centrale a carbone sono da attribuire totalmente al primo Governo Vendola.
Con l’allora assessore regionale Michele Losappio è stato elaborato un Pear (Piano energetico ambientale regionale) che di fatto consente di diminuire la quantità di carbone nelle centrali elettriche sostituendo il 5% di questo combustibile fossile proprio con il CDR. Una scelta che è stata ribadita anche nei giorni scorsi dallo stesso Vendola nel silenzio assordante e colpevole del PD.
Il rischio concreto, nel caso passi questa ipotesi, è di fare bruciare a Brindisi tutto il CDR proveniente dal resto della Puglia o addirittura dalla Campania.
Inoltre, Vendola e tutto il centrosinistra non possono fare finta di ignorare che la convenienza della parziale sostituzione del carbone con CDR è soltanto di tipo economico e a tutto vantaggio dell’Enel che, in questo modo, potrebbe incassare i cosiddetti certificati verdi.
Sul piano ambientale si deve tenere conto che sarebbero altre ben più gravi sostanze inquinanti ad uscire dalla ciminiera del centrale Enel di Cerano. A mio avviso l’unica strada da percorrere è esclusivamente quella della riduzione dei quantitativi di carbone.
Siamo all’ipocrisia allo stato puro. Da una parte il centrosinistra e il suo leader indiscusso vorrebbero spacciarsi per tutori dell’ambiente dichiarandosi contro i termovalorizzatori, come è accaduto anche in Campania per il caso Acerra, ma poi non indugiano neppure un istante quando c’è la proposta di bruciare CDR a Cerano, in impianto che è stato progettato per fare altro, quindi con tecnologia non specificatamente dedicata alla nuova attività.
Chi fornirà le garanzie di sicurezza ambientale. Vendola? No grazie, non riusciamo a fidarci di lui.
Troppe bugie e tante belle parole in una Puglia che merita concreta serietà e massimo impegno.
COMUNICATO STAMPA PIETRO SANTORO -COORDINATORE CITTADINO PDL
20 ottobre 2010
La nascita di un nuovo soggetto politico dalle radici sane della nostra società
Comunicato stampa, riceviamo e pubblichiamo
"Si è svolto sabato 16 ottobre 2010 un importante incontro a Torino, nel Quartiere di San Salvario, promosso dalla Rete Provinciale torinese dei Movimenti e delle Liste di Cittadinanza (RPMLC), il cui titolo già esprimeva una vera e propria svolta politico-culturale: "Costruire un'agenda comune per una società capace di futuro. Movimenti e liste di cittadinanza a confronto per una nuova rappresentanza politica".
Invitati al confronto, di fronte a un pubblico di rappresentanti di numerosi movimenti, liste civiche indipendenti dai partiti politici, si sono incontrati Giulietto Chiesa (Alternativa), Massimo Fini (Movimento Zero) , Francesco Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo), Maurizio Pallante (Movimento per la Decrescita Felice), Fernando Rossi (Per il Bene Comune), Nanni Salio (Ecoistituto "P.Cavaliere"- Sereno Regis), Luca Salvi (Movimento Etico Solidale).
L'incontro ha registrato una larga convergenza di punti di vista sulla necessità di avviare una "fase costituente" per verificare le forme, le modalità, i temi attorno a cui creare una nuova rappresentanza politica, decisamente alternativa all'attuale casta politica italiana, da costruire superando la vecchia e ormai inattuale dicotomia tra una destra e una sinistra entrambe "sviluppiste" e entrambe impegnate a sottrarre sovranità al popolo italiano e a procedere sulla strada catastrofica della rapina dei territori e della natura.
La fase costituente - è stato convenuto all'unanimtà dai partecipanti - viene avviata e sarà coordinata dalla RPLMC sulla base di un documento preparatorio che sarà integrato e sviluppato tenendo conto della discussione avviata a Torino.
Si prevedono una serie di incontri tematici che affronterano una ad una le questioni di principio - su cui i partecipanti al seminario hanno avuto sia punti di convergenza, sia punti che dovranno essere approfonditi.
A partire dai risultati preliminari e fidando sulle larghe convergenze già verificate, si prevede di dare vita a forme differenziate di coordinamento e collegamento tra le organizzazioni e i movimenti presenti e tra molte altre realtà, non ancora presenti a Torino, che si cercherà di coinvolgere al più presto in questo processo.
E' stata evidenziata la necessità di dotarsi di strumenti comuni di comunicazione e di informazione. Su questo problema si terrà a breve termine un incontro operativo tra i partecipanti all'incontro di Torino.
La Rete Provinciale torinese dei Movimenti e delle Liste di Cittadinanza è il punto di riferimento nazionale di questo sforzo innovatore. Tutti i movimenti, comitati, organizzazioni che operano sui territori sono invitati a prendere contatto. I temi trattati nell'incontro di Torino sono temi che interessano tutti coloro che sono consapevoli della gravità della situazione e che intendono unire i loro sforzi per l'obiettivo di una transizione democratica e pacifica verso una nuova società solidale e umana."
Rete Provinciale torinese dei Movimenti e Liste di Cittadinanza:
Circolo della Decrescita Felice di Torino
Movimento Alternativa Piemonte
Per il Bene Comune Piemonte
ANIMO Nichelino
Comitato di cittadinanza attiva e Lista civica Rivalta Sostenibile
Lista civica Alpignano,
Lista civica No Inceneritore Beinasco
Movimento Piossasco Sostenibile
19 ottobre 2010
Progetto UE "Intamap": monitoraggio in tempo reale dell'inquinamento
Da Ecologiae.com (via UPLS)
Il programma, open source, sarà consultabile via web attraverso l’Open Geospatial Consortium (OGC).L’Unione europea ha finanziato con 1,8 milioni di euro il progetto Intamap che permette di mappare, in tempo reale, l’inquinamento atmosferico, dell’acqua e del suolo delle nostre città. L’iniziativa, che fa parte dei progetti di ricerca nel settore ambientale dell’Ue, è già attiva in Germania dove è utilizzata per monitorare le zone soggette a radiazioni nucleari di tipo gamma.
Intamap è un software che dà accesso, pubblico, a tutte le informazioni sulla salute dell’aria, dell’acqua e del suolo del pianeta. Sulle mappe dell’inquinamento si possono rintracciare, attraverso delle curve di isolivello, le aree inquinate, capire l’origine e il tipo di inquinamento e la destinazione.
Le mappe dei siti inquinati sono state ideate con un obiettivo specifico e si pongono come strumento indispensabile affinché le autorità sappiano, in tempo reale, quali problematiche ambientali affrontare, a quali emergenze dare priorità di intervento e come tutelare la salute dei cittadini prima che l’inquinamento abbia effetti irreversibili sulle persone. Se prima ad esempio era possibile monitorare le zone costiere colpite da inquinamento da idrocarburi, con il sistema Intamap si possono conoscere l’entità del disastro ambientale, l’origine della contaminazione e si può quindi intervenire in modo più specifico. Il programma di mappatura dell’inquinamento è così dettagliato che è in grado di misurare i livelli di particelle inquinanti atmosferiche anche in zone molto ravvicinate. E’ possibile persino calcolare la propria esposizione agli inquinanti se si rintraccia il proprio percorso per raggiungere il posto di lavoro, ad esempio.
Il progetto di monitoraggio ambientale Intamap vede al lavoro ricercatori e studiosi provenienti dal Belgio, dall’Austria, dalla Germania, dalla Gran Bretagna, dalla Grecia e dall’Olanda. E’ nello stato tedesco che il software è stato implementato, presso il BfS (Das Bundesamt fur Strahnlenschutz). Molto soddisfatto il vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, che ha dichiarato
Il progetto INTAMAP è un buon esempio del contributo che la ricerca può apportare al miglioramento della vita quotidiana in Europa. Le mappe in tempo reale dell’inquinamento possono costituire per le autorità pubbliche uno strumento fondamentale per individuare le fonti dell’inquinamento e il modo migliore per risolvere il problema, ma possono anche aiutare i singoli cittadini ad evitare l’inquinamento come lo smog.
Nuova assemblea di "Forum Energia e Territorio Beni Comuni", Puglia
Comunicato stampa -Forum Energia e Territorio Beni Comuni- Puglia
Lo scorso 9 ottobre si è tenuta a Bari nella chiesa di San Sabino la seconda assemblea regionale dei Comitati, Associazioni, Movimenti e Cittadini che ha avuto come tema centrale della discussione la questione energetica, le problematiche del ciclo dei rifiuti che si tenta di chiudere attraverso l’incenerimento.
Si è quindi evidenziato come oggi la Regione Puglia producendo energia in quantità doppia rispetto al proprio consumo è asservita ormai agli interessi di tutte quelle aziende che realizzano grossi profitti attraverso: impianti di incenerimento rifiuti, centrali a carbone e a gas, biomasse, rigassificatori, fotovoltaico e eolico selvaggio, petrolio e nucleare.
Nasce l’esigenza, di fronte a tale aggressione, da parte di tutti i movimenti e i comitati che da anni lavorano sul territorio, di mettere a punto, insieme, una piattaforma che abbia come comune denominatore i bisogni e le istanze delle popolazioni.
Quello che è emerso con forza dalle due assemblee che si sono tenute a Bari da parte di tutte le realtà presenti è quello di far uscire da una dimensione ristretta le vertenze portate avanti dalle realtà locali per cercare di portarle su una dimensione più ampia che è quella regionale.
Oggi non possiamo più rimandare la possibilità di aprire una nuova fase in cui emerga con forza la necessità di creare, sulle tematiche energetiche, quel conflitto sociale che di fatto rappresenta l’unica opportunità per far emergere quella cooperazione sociale tra soggettività diverse che è il punto focale per costruire una piena democrazia.
Vogliamo insomma aprire la strada ad una vera democrazia partecipata qui in Puglia in cui i movimenti possano “imporre” nell’agenda politica regionale la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo basato sulla tutela dei beni comuni.
Per questo chiediamo una moratoria regionale su tutti gli impianti in fase di progettazione o realizzazione che distruggono il nostro territorio e compromettono la salute dei cittadini;inoltre vogliamo aprire una discussione sulle linee guida che la regione Puglia si appresta a varare in tema di energia; vogliamo che la Regione Puglia faccia decollare nelle nostre città una volta per tutte quella raccolta differenziata porta a porta che ci porterebbe finalmente fuori dall’emergenza rifiuti.
Per tutti questi motivi il Forum ha deciso di avviare un percorso di mobilitazione con assemblee e formazione di coordinamenti provinciali in ogni territorio e chiama a una grande mobilitazione tutte le forze sane della regione a Bari il 13 Novembre alle 16 per una grande manifestazione regionale con la quale non solo manifestare il nostro dissenso e l’inquietudine di fronte all’aggressione del nostro territorio ma anche sostenere le nostre proposte in tema di energia, rifiuti, ambiente e salute.
Seguirà a breve anche un sit-in da realizzarsi presso la sede della Regione Puglia con il quale presentare le nostre proposte .
Invitiamo quindi tutte e tutti i Pugliesi a partecipare alle prossime assemblee ed alla grande manifestazione Regionale del 13 Novembre a Bari
Taranto va bonificata. Col carbone?
Da IlGiornale.it
"Ieri, nel corso della commissione Attività produttive in Regione, erano presenti anche i responsabili dell’Ilva che hanno spiegato come la realizzazione di una centrale a carbone viene fortemente richiesta proprio da quegli enti locali che invece fino ad ora hanno sempre negato, e anzi hanno alzato polveroni sul rispetto dell’accordo di programma da parte del gruppo Riva. «Da tempo vado dicendo che a Roma, anche in ambienti Enel, sanno di queste intenzioni e parlano apertamente di
150 assunzioni necessarie proprio per la nuova e più grande centrale che prenderà il posto di quella sotto la Lanterna la cui concessione è in scadenza - esplode il capogruppo della Lega Edoardo Rixi - La Tirreno Power di Vado Ligure, concorrente Enel, ha più volte denunciato che la Regione si opponeva al “revamping” della loro centrale, proprio perché ormai sta portando avanti il piano del carbone a Cornigliano. I rappresentanti Ilva, nel corso dell’audizione, hanno reso nota la questione e a quel punto Guccinelli ha dovuto ammettere che qualcosa sotto c’è, pur definendola un’ipotesi da valutare, mentre è ormai chiaro che proprio Regione e Comune stanno andando in pressing per fare la centrale».
Esplode subito la polemica a Cornigliano. Maurizio Amorfino, capogruppo della Lega Nord in Municipio, appena informato della novità, non nasconde la rabbia: «L’accordo prevedeva che al posto delle Acciaierie, in quelle aree, dovessero sorgere attività non inquinanti e in grado di offrire occupazione alla delegazione. Ora invece finalmente viene alzato il velo su quello che la sinistra riserva per l’ennesima volta a Cornigliano. Vedremo come ce la racconteranno questa volta».
Carbone a Saline Joniche: quando il "no" politichese significa "sì (ma non diciamolo apertamente)"
Da 'NtaCalabria.it
"Gli ultimi risvolti a Saline Joniche intorno al progetto della Sei riguardano soltanto l’ennesima tappa di una vicenda che avuto inizio nell’estate 2007 a Pentidattilo quando a parlare per prima sul “pericolo” fu Nuccio Barillà, di Legambiente.
Nel 2008 giunse il progetto per la costruzione della centrale a carbone da 1320 Megawatt al comune di Montebello Jonico e agli altri comuni interessati, così come a tutti gli altri enti. L’allora sindaco di Montebello Jonico Loris Maria Nisi si mobilita subito coinvolgendo gli altri sindaci per il “no” al carbone. Nisi nomina un suo esperto, il professore Vincenzo Piccione, il quale consegna una relazione con la richiesta di determinate integrazioni.
Intanto, il 17 settembre del 2008 a Roma viene convocata la prima conferenza dei servizi dove tutti i sindaci dichiarano il proprio “no” alla centrale. I rappresentanti della regione Calabria lasciano sui tavoli romani una relazione a firma del presidente Agazio Loiero alla quale a novembre, su richiesta del ministero, viene allegato l’atto ufficiale nel quale la regione chiarisce che non intende avere sul proprio territorio una centrale a carbone.
Continuano le battaglie per il “no”. Lo stesso Nisi convoca in piazza il consiglio comunale dove scaturisce, anche, la notizia che c’erano 50 milioni di euro per la riqualificazione dell’area di Saline che punta all’eco-sostenibilità.
La Sei S.p.a, nel frattempo, chiede una sospensione della procedura autorizzativa. Ad ottobre del 2008 viene sospesa per un periodo di sessanta giorni anche il procedimento VIA. A gennaio del 2009 la Sei aveva provveduto ad inoltrare parte della documentazione integrativa allo studio di impatto ambientale riservandosi l’inoltro degli elaborati progettuali entro tempi brevi. A febbraio veniva completato l’inoltro di tutti i documenti e così viene riavviato il procedimento.
Intanto le urne a Montebello Jonico portano al comune Antonino Guarna grazie ad una campagna elettorale improntata sul “no” al carbone. Tuttavia, dopo poco tempo dall’insediamento si notano le prime discrepanze in quanto non viene data risposta alle integrazioni alle osservazioni fatte dall’allora consulente dell’amministrazione che sarebbero dovute passare al vaglio per eventuali altre controdeduzioni e che al professore Piccione non sono mai giunte.
Il 15 dicembre arriva un fax al protocollo del comune di Montebello. L’ente è invitato ad essere presente giorno 17 alla commissione AIA per il parere istruttorio tramite il proprio esperto, il professore Piccione, il quale non viene invitato neanche a Roma. Il sindaco Guarna spiega che l’assenza era legata alla ristrettezza dei tempi.
Per i mesi successivi si assiste ad un silenzio sulla vicenda fino agli ultimi giorni quando si capisce che la società svizzera Sei è intenzionata a portare avanti il proprio progetto. Infatti, nel comune di Melito, in forma privata, ed in quello di San Lorenzo, gli incaricati della multinazionale si incontrano con gli amministratori dell’area per presentare le “modifiche strutturali” del progetto. Nello stesso tempo a Montebello Jonico il sindaco Guarna informa la minoranza, durante il consiglio comunale, che non esistevano al momento sulla paventata nomina della commissione interuniversitaria che deve valutarne l’impatto ambientale. Pochi giorni fa, invece, i sindaci dell’area grecanica, tranne Curatola e Sapone per protesta, si riunivano in gran segreto per firmare un protocollo d’intesa con la nomina di una commissione per valutare l’impatto ambientale che la centrale a carbone avrebbe sul territorio. La notizia ha fatto aumentare ulteriormente la preoccupazione della popolazione e dei politici provinciali e regionali, tra i quali Minniti, Nucera e Giordano, che esternavano a mezzo stampa il loro voto contrario.
Arriviamo al consiglio comunale del 18 ottobre 2010 dove la minoranza ha chiesto alla maggiornaza di revocare il protocollo d’intesa per la nomina di una commissione d’esperti per il progetto della centrale a carbone ottenendo il voto contrario da parte dell’amministrazione Guarna.
La domanda naturalmente sorge spontanea. Se anche a livello nazionale il parere si è espresso negativamente ed anche i comuni erano d’accordo, che senso ha oggi nominare nuovamente una commissione di esperti, che costerà almeno 20 mila euro ad ogni comun?
22 ottobre “Ma il cielo è sempre più blu” convegno a Vado Ligure
Da Albenga Corsara
"L’ampliamento a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure e Quiliano è al centro di un delicato confronto su scala provinciale che investe istituzioni, sindacati, partiti politici, associazioni, comitati, cittadini.
Per discuterne, per spiegare la propria posizione e avanzare delle proposte Rifondazione Comunista, insieme ai Giovani Comunisti e al ForumAmbientalista, ha organizzato per venerdì 22 ottobre una giornata dedicata al progetto di ampliamento. L’incontro che richiama nel titolo la nota canzone di Rino Gaetano “Ma il cielo è sempre più blu” vivrà di due eventi: al pomeriggio un convegno alla sera un concerto.
Dalle ore 15 presso la società Baia dei Pirati a Vado Ligure, infatti, si terrà l’incontro “Carbone, lavoro, salute. La questione Tirreno Power” che vedrà la partecipazione di: Federico Berruti (Sindaco di Savona), Attilio Caviglia (Sindaco di Vado Ligure), Alberto Ferrando (Sindaco di Quiliano), Simona Ricotti (Comitato No Coke di Civitavecchia), un rappresentante dell’Associazione Uniti per la Salute, Giorgio Bonorino (FIOM-CGIL), Maurizio Loschi (Segretario provinciale CUB), Federico Valerio (chimico, ricercatore), Alessandro Giannì (Direttore delle Campagne Greenpeace Italia), Marco Ravera Stefano Sarti (Presidente Legambiente Liguria), Ciro Pesacane (Presidente ForumAmbientalista), Franco Zunino (già Assessore all’Ambiente Regione Liguria) e Bruno Casati (già Assessore al Lavoro della Provincia di Milano).
Come si intuisce dal ricco elenco dei partecipanti, il convegno cercherà di affrontare tutti gli aspetti legati all’ampliamento (l’ambiente, la salute, l’occupazione), proverà a mettere in contatto realtà diverse, traccerà una strada alternativa.
Dalle ore 20, invece, presso l’Oratorio di San Lorenzo a Quiliano si svolgerà il concerto. Abbiamo lanciato un’idea che è stata raccolta: suonare per una giusta causa. All’iniziativa hanno aderito The Lonesome Pines, il Duo Pesenti, A Brigà e Claudio Bellato. Preciso che questi musicisti hanno accettato di suonare gratis e colgo l’occasione per ringraziarli pubblicamente.
Quindi quella di venerdì prossimo sarò una giornata da non perdere: parole e musica per dire no al progetto di ampliamento a carbone.
di Marco Ravera – Segretario provinciale Rifondazione Comunista"