"Il Fatto quotidiano" ha dedicato al problema carbone a Vado Ligure (Savona) la sua home page nel 27 agosto scorso.
"Paura di respirare. Di infilare dentro di te un nemico invisibile. A Vado, Quiliano, Savona, in tanti vivono così.
Strana storia quella della centrale a carbone di Vado Ligure. Delle sue sorelle, come quella di Porto Tolle, si parla perché, incredibilmente, erano sorte vicino a un parco naturale. Di questa, cresciuta in mezzo a una città, quasi nessuno sa nulla: da quarant’anni brucia fino a 5000 tonnellate di carbone al giorno. E pensare che, secondo gli esperti, gli effetti arrivano a 48 chilometri: fino a Genova, fino a località turistiche come Varigotti e Loano. A luglio il governo e la Regione Liguria hanno approvato il progetto di ampliamento.
Ma a protestare contro il nuovo impianto da 460 Megawatt (che si aggiungerà inizialmente ai due esistenti da 330 Megawatt l’uno) c’è solo chi vive all’ombra delle due ciminiere. È letteralmente così: case, scuole, ricoveri per anziani dal 1970 sono a pochi passi dai camini di 200 metri. Ma adesso la gente ha deciso di dire basta, sventolando gli studi sugli effetti delle centrali a carbone. A diffonderli non sono fanatici, ma gli esperti dell’Ordine dei Medici. I dati annuali sulla mortalità maschile per tumore ai polmoni su 100.000 abitanti parlano di 54 decessi in Italia, 97 a Savona e 112 a Vado.
Statistiche, ma se vai in via Pertinace qualcuno dà nomi e volti ai numeri. A ogni finestra corrisponde una storia. Suggestione? A Vado da decenni si sono concentrate industrie inquinanti che hanno dato lavoro, ma bruciato perfino la vegetazione delle colline. L’Ordine dei Medici aggiunge: “La stragrande maggioranza delle emissioni inquinanti nel comprensorio Vado-Quiliano-Savona provengono dalla centrale elettrica (circa il 78,5 per cento per il PM 2,5 solo per i gruppi a carbone)”.
D’accordo, non esistono studi che dimostrino il rapporto tra le morti per tumore, ictus, infarti e la centrale. Ci voleva la procura, guidata da Francantonio Granero, che ha incaricato esperti come Paolo Crosignani, Paolo Franceschi e Valerio Gennaro e ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo (a carico di ignoti).
“Intanto l’ampliamento è già stato approvato”, allarga le braccia Stefano Milano che dalla sua libreria nel cuore di Savona ha raccolto firme contro il colosso della Tirreno Power. “Intorno alla centrale ruotano interessi economici e politici”, aggiunge mostrando le lettere di protesta di cittadini, associazioni e quasi tutti i partiti. Con due assenze: Pd e Pdl.
Già, Vado e la sua centrale, come Taranto con l’Ilva, strette nella tenaglia “salute contro occupazione”. Mario Molinari, giornalista d’inchiesta, respinge l’alternativa secca: “Utilizzando studi americani su una centrale simile e parametri dell’Unione Europea, i medici dell’associazione Moda hanno quantificato i danni a salute e coltivazioni di una centrale a carbone in 36,5 milioni all’anno (142 milioni i costi complessivi). Un danno molto maggiore del beneficio dato dall’impianto (dove lavorano 250 persone, ndr)”.
Così ecco il paradosso: tutti i 18 comuni interessati hanno votato contro l’ampliamento. Durante l’ultima campagna elettorale per le regionali, i candidati si sono espressi contro il carbone. E poi? Il progetto è stato approvato. Una decisione che ha sollevato le critiche della Curia sulle pagine del Letimbro, il giornale diocesano di Savona: la decisione “contraddice con forza le posizioni di alcuni partiti che sostengono la giunta Burlando i quali, in campagna elettorale, avevano ribadito il “no”.
Ma che cosa prevede l’accordo? Renzo Guccinelli, assessore alle Attività produttive della Regione, spiega: “Sarà realizzato un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt. Ci vorranno sei anni. Allora si abbatterà uno dei due gruppi vecchi e, dopo altri tre anni, si abbatterà il terzo. A quel punto valuteremo l’opportunità di dare parere favorevole alla costruzione di un ulteriore gruppo per il quale non è previsto alcun automatismo”.
Insomma, impianti nuovi al posto di quelli con quarant’anni di vita. Ma un aumento di potenza della centrale. Nel frattempo, l’accordo prevede una serie di prescrizioni, tra cui l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).
Una vittoria per l’ambiente, secondo la Regione: “Tirreno Power non era disposta a realizzare un impianto interamente a metano come chiedono i cittadini”, racconta Renata Briano, assessore all’Ambiente. Perché non sostituire semplicemente i due vecchi impianti senza ampliamenti? “L’azienda non era disposta. Al massimo avrebbe adeguato gli impianti, ma si sarebbe inquinato di più che con il nuovo progetto”.
I cittadini, però, parlano di “resa” per ambiente e salute. Come Gianfranco Gervino di Uniti per la Salute: “I gruppi non potevano restare come sono, ma per legge e senza condizioni dovevano essere adeguati alle migliori tecnologie. Invece continuano a funzionare. In pratica si è contrattato l’ampliamento con il rispetto delle norme. È incredibile”.
La Regione non è la sola favorevole all’accordo. Tirreno Power difende il progetto: “Gli studi per ottenere la Valutazione di Impatto Ambientale sono in corso, ma dovranno tenere conto dei miglioramenti che ridurranno le emissioni del 40 per cento”. Non era meglio valutare prima di ingrandire? “Diventerà una delle centrali più pulite d’Europa”. Ma i dati dell’Ordine dei Medici? “Ognuno può diffondere i dati che crede. L’accordo prevede un Osservatorio che monitorerà l’impatto della centrale”.
Anche altre figure di spicco sono per l’ampliamento. Fabio Atzori, presidente dell’Unione Industriali, ha commentato: “Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”. Una frase che ha sollevato polemiche: “Atzori – ricorda Molinari – è amministratore delegato della Demont che lavora con Tirreno Power”. C’è chi ricorda che il vicepresidente degli industriali savonesi, è Giovanni Gosio, manager Tirreno Power.
La questione scuote equilibri immutabili del potere locale. Che dire, per esempio, di Luciano Pasquale definito da Claudio Scajola “manager di grande caratura”? Pasquale, anche lui sponsor dell’operazione Tirreno Power, è un recordman delle poltrone savonesi: già presidente dell’Unione Industriali è oggi numero uno della Camera di Commercio e presidente della Carisa, la banca cittadina. Senza contare cariche varie, soprattutto nelle società autostradali (legate al gruppo Gavio).
Tirreno Power vanta un appoggio trasversale. I comitati hanno inviato una lettera a Carlo De Benedetti, imprenditore tessera numero uno del Pd e proprietario attraverso Sorgenia del 39 per cento delle quote di Tirreno Power. “È una lotta impari – racconta Molinari – Tirreno Power ha mezzi inesauribili: compra pubblicità sui quotidiani, tappezza la città di manifesti e sponsorizza iniziative del Comune”.
A Vado Ligure, però, delle questioni di potere interessa poco. Nel torrente Quiliano, l’Arpal nel 2009 ha rilevato la presenza di metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici cento volte superiore alla legge. I medici parlano di “molto probabile derivazione dalla centrale a carbone”.
Per i responsi definitivi bisogna attendere l’indagine epidemiologica. Intanto si può andare alla farmacia Mezzadra o a quelle di Quiliano. “C’è una diffusione notevole di malattie respiratorie”, dicono i farmacisti. I clienti presentano la ricetta. Molti non hanno bisogno di parlare. Il codice 048 sulla prescrizione vuole dire una cosa sola: tumore.
Da Il Fatto Quotidiano del 11 agosto 2011
(video di Lorenzo Galeazzi)
30 agosto 2011
Sul Fatto quotidiano la lotta dei savonesi contro il raddoppio della centrale a carbone
Coahuila, Messico: quattro vittime per l'estrazione del carbone
Migliaia di lavoratori muoiono ogni anno nelle miniere di carbone di tutto il mondo.
"Quattro minatori sono morti nel crollo di una miniera di carbone nello Stato messicano di Coahuila, nel nord. Al momento dell'incidente, le cui cause non sono state chiarite, lavoravano nella miniera Esmeralda, di proprieta' di Altos Hornos, 132 operai. Lo scorso mese di maggio nello stesso Stato un'esplosione aveva ucciso 14 minatori."
Fonte: AGI news
Successo della manifestazione internazionale contro il carbone a Coira (Grigioni)
Dal sito dei cittadini di Saline Ioniche un primo resoconto della manifestazione tenutasi a Coira (Svizzera, cantone dei Grigioni) contro il progetto di centrale a carbone dell'azienda Repower
Clicca qui per la fonte dell'articolo, clicca QUI per documenti video dalla manifestazione
"La più grande manifestazione popolare dal 2004, quando a gennaio di quell’anno le popolazioni dei Grigioni manifestarono contro il World Economic Forum”. A scriverlo è la testata giornalistica svizzera Suddeutschschweiz am Sonntag in merito alla manifestazione "Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO!" che si è tenuta a Coira (Svizzera) sabato 27 agosto, organizzata dall’associazione ZUKUNFT STATT KOHLE (futuro invece di carbone).
Grande successo dunque, oltre le più rosee aspettative, per la pacifica e colorata protesta andata in scena per le vie della cittadina svizzera, contro Repower, azionista di maggioranza del gruppo SEI (Saline Energie Ioniche).
La delegazione per il No al Carbone, che ha rappresentato le tante associazioni dell’area grecanica, i movimenti, i comitati e la stragrande maggioranza dei cittadini che da anni lottano contro il progetto carbonifero Sei-Repower, per la difesa della salute e del territorio, ha fatto rientro da Coira nella serata di ieri, entusiasta per l’ottima riuscita dell’evento.
Il viaggio in Svizzera della delegazione calabrese è stato possibile esclusivamente grazie al contributo delle associazioni, dei comitati, e all'aiuto delle migliaia di persone che, con grande generosità durante il banchetto itinerante nocarbone che ha fatto tappa in numerosi paesi dell’area grecanica, hanno voluto sostenere la nostra lotta, che è anche la loro lotta, delegandoci a portare a Coira il loro deciso e inamovibile NO ALLA CENTRALE A SALINE!
Calorosissima l’accoglienza della popolazione grigionese che ha ospitato nelle proprie case i circa quaranta partecipanti arrivati in terra elvetica nella serata di venerdi, dopo un viaggio in pullman di circa 20 ore e 1700 km di tragitto. A loro si sono uniti numerosi, nel primo pomeriggio di sabato, conterranei residenti al nord, una delegazione di Legambiente Italia, rappresentanti dei movimenti nocarbone nazionali tra i quali alcuni da Porto Tolle.
Nella mattinata di sabato, la pioggia battente non ha ostacolato la visita alla nuova centrale idroelettrica di Repower a Grüsch . Con i motti “Dal profondo meridione a combattere il carbone” o ancora “Vogliamo Greenpower, cara Repower”, la delegazione reggina ha raggiunto a piedi, con striscioni e cartelli, la sede della tanto sponsorizzata, pulita e moderna centrale elettrica Taschinas, chiedendo a gran voce che a Saline Joniche, fuori dal clamore mediatico, Repower non investa in fonti fossili altamente inquinanti e dannose per la salute.
Alle 13:00 conferenza stampa presso il Drei Könige a cui ha preso parte, tra i vari esponenti dell’associazionismo e del mondo politico, Nuccio Barillà in rappresentanza del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica e di Legambiente.
A seguire ritrovo dei partecipanti presso la Piazza della Stazione di Coira e inizio della manifestazione. La Bahnhonfstrasse è diventata il cuore pulsante di Coira. Oltre 500 persone hanno dato vita ad un corteo festante e colorato, ed allo stesso tempo determinato nel dire il suo NO AL CARBONE!
Ha avuto così inizio quella che è stata definita dalla stampa Svizzera una delle più grandi manifestazioni popolari mai fatte nel cantone dei Grigioni. Centinaia di persone ed un unico cuore pulsante al ritmo della tarantella calabrese suonata dagli Arghia, gruppo proveniente da Condofuri, che a sostegno della causa, ha suonato gratuitamente la musica della tradizione grecanica tra gli applausi festanti della gente.
Numerosi i messaggi rivolti a Repower e al Governo del Cantone dei Grigioni dalla Kornplatz. Sono intervenuti: Karmen Ramirez Boscan, rappresentante della popolazione indigena Wayuu, Colombia Jon Pult, Granconsigliere dei Grigioni e presidente del Partito socialista Grigioni
Anita Mazzetta, direttrice WWF Grigioni, Josias Gasser, granconsigliere dei Grigioni (Partito verde-liberale GLP) e imprenditore, Tanya Schmid, presidente Associazione Zukunft statt Kohle Nuccio Barillà, coordinamento associazioni e dirigente Legambiente Italia, Reto Gasser, attivista protezione climatica, Mimmo Romeo, Coordinamento e Pro Loco Saline Joniche , Ole Wilke, Iniziativa popolare Salute e Protezione Climatica Unterelbe/Brünsbuttel.
“Fino ad oggi – ha affermato Karmen Ramirez Boscan - la miniera El Cerrejon, la più grande miniera di carbone a cielo aperto del mondo, con una produzione stimata di 22 milioni di tonnellate di carbone, ha distrutto 69'000 ettari di terra. In nome del progresso centinaia di comunità sono state costrette ad andarsene. Centinaia di Wayuus vivono nel degrado. Viviamo in un ambiente “carbonizzato”, la nostra acqua è inquinata dal carbone e dall’acido solforico, il nostro bestiame deve nutrirsi con piante inquinate dal carbone, e noi dobbiamo nutrirci di questi animali contaminati. Nel territorio degli Wayuu respiriamo carbone, giorno per giorno, cosa che causa malattie alle vie respiratorie e alla pelle.”
"Una porcheria di politica ambientale". Così Jon Pult, ha condannato l'atteggiamento di Governo e Gran Consiglio Retico definendo i progetti di Saline e Brunsbüttel. “Ma chi è veramente responsabile per questa porcheria? Certo la Repower stessa. – ha continuato Pult – E’ per questo oggi gridiamo forte a questa impresa: fermatevi! Abbandonate i vostri progetti sul carbone e investite nel futuro del Cantone Grigioni! Investite in energia solare! Investite in efficienza energetica! Investite in collegamenti elettrici intelligenti! Smettetela di parlare del “Pure Power“ dei Grigioni mentre in Germania e in Italia state progettando simili catapulte di sudiciume!”.
Bloccare subito gli investimenti di Repower in Italia e Germania affinché la società retica “non possa in futuro vendere le sue partecipazioni nelle centrali in costruzione”, è quanto ha dichiarato Tanya Schmid presidente dell’associazione organizzatrice.
La manifestazione si è conclusa con una grandissima festa calabrese a Turnerwiese dove, tra l'ottimo cibo, la straordinaria musica etnica, con il “sinfronino” di Giuseppe Gatto e la “tastiera” di Attilio Nucera, un pezzo di Calabria è entrato nel cuore della Svizzera e in quello dei suoi abitanti.
Per una volta il viaggio dalla Calabria non è stato il viaggio della disperazione alla ricerca di un posto di lavoro, come accadeva anni fa, ma è stato un viaggio della determinazione, volto a lottare per mantenere viva e pulsante la nostra terra, le nostre tradizioni e le nostre peculiarità, la nostra cultura e per poter essere NOI gli artefici del NOSTRO futuro.
Video, Foto e un resoconto completo di tutta la manifestazione sul sito web del coordinamento www.nocarbonesaline.it e sulla pagina face book “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”
CLICCA QUI per l'articolo di 'ntacalabria e Ticinolibero
Incendio a TVN: diossina dalla combustione dell'olio?
Lo chiede il Coordinamento dei Medici e dei Farmacisti di Civitavecchia
"Sull'incendio avvenuto venerdì scorso a Torre Nord si registra una richiesta che il Coordinamento dei Medici e dei Farmacisti di Civitavecchia ha avanzato ad Arpa Lazio e per conoscenza alla Procura della Repubblica. Il coordinamento ipotizza, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, che gli oli minerali contenuti nel trasformatore andato alle fiamme possano aver sprigionato diossine, "che sono – si legge nella richiesta - sostanze sicuramente e altamente cancerogene, persistenti nel tempo, non biodegradabili e facilmente concentrabili nella catena alimentare".
Il Coordinamento chiede quindi ad Arpa Lazio se sia in grado di escludere con assoluta certezza che dalle fiamme sprigionate dal trasformatore non si siano liberate diossine ed altre sostanze ugualmente nocive o cancerogene e se, in caso contrario, si possa escludere che tali sostanze siano state inalate dai soggetti che si trovavano in quel momento sottovento. I medici e farmacisti chiedono poi se non vi siano state inoltre ricadute sul terreno e sulle piante commestibili a foglia larga con conseguente penetrazione delle sostanze stesse sia nel ciclo alimentare che nelle falde acquifere. In ultimo, il coordinamento ricorda che secondo una Direttiva dell'Unione Europea, il non rendere disponibili al pubblico le informazioni ambientali richieste rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione europea e riconosciuto dallo Stato italiano e che nel rispetto della citata direttiva i dati richiesti dovranno essere consegnati non oltre un mese dalla richiesta. "Qualora ciò non dovesse avvenire – conclude il Coordinamento - attraverso i nostri legali procederemo alla richiesta della riparazione del torto per violazione del diritto ambientale all'Ente o alla Persona fisica che ne sarà responsabile".
29 agosto 2011
Manuedda: "E' intollerabile minimizzare sulla pericolosità dell'incendio a TVN"
Intervento del Consigliere A. Manuedda (Verdi Civitavecchia)
"ll tentativo di minimizzare la pericolosità dell’incendio sprigionatosi dal trasformatore della centrale di Torrevaldaliga Nord è intollerabile. A leggere le dichiarazioni di fonte Enel e di qualche esponente politico tranquillizzato, sembrerebbe che venerdì abbiamo semplicemente assistito all’ennesimo spettacolo elargito dall’Enel a Civitavecchia. Anche meglio dei soliti concerti e film di quinta visione, stavolta abbiamo avuto fiamme scenografiche e fumo innocuo da respirare, mancava solo Benigni che leggesse Dante!
Il direttore dell’impianto, ing. Molina, e l’Enel non devono rassicurare la popolazione. Il loro compito è quello di evitare che accadano incidenti simili, perché, specie in una centrale appena costruita, l’incendio di un trasformatore non si deve verificare (se non in caso di calamità naturali, attacchi militari, terroristici o extraterrestri).
Uno studio del 2004 del CESI (Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano), quindi non un’associazione ambientalista ma una SpA ancora oggi partecipata al 40% dall’Enel, evidenziava come sia possibile ridurre il rischio di incendi sostituendo l’olio minerale nei trasformatori con refrigeranti a base di esteri, sintetici o, meglio ancora, naturali, resistenti al fuoco. Certo costava (e, probabilmente, costa) un po’ di più ma, secondo il CESI, sarebbero più elevati, in caso di incidente (come ad esempio quello di ieri), i costi relativi ai danni all’ambiente circostante, alla produzione, ai macchinari e (detto a Civitavecchia sembra surreale) i costi derivanti dal danno d’immagine per l’azienda.
Solo il caso, o, meglio, il vento, ha impedito che il personale della centrale e la città fossero direttamente investiti dalla nube nera, tossica per sua stessa natura, che, peraltro, ha trasportato il suo carico di veleni in giro per l’Alto Lazio, con effetti sull’ambiente e sulla salute forse attenuati dalla dispersione su un ampio raggio, ma senz’altro presenti.
È necessario sapere che tipo di olio e quali materiali siano bruciati per avere una reale stima di quali inquinanti e in quali quantità si siano dispersi nell’ambiente e per capire (al di là del fatto che, come al solito, le centraline non hanno rilevato superamenti dei limiti di legge) quale sia stato l’impatto dell’incendio e, magari, quale sarebbe stato se il vento avesse sospinto direttamente la nube verso il centro abitato.
Aspettiamo queste risposte dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), ma sia chiaro che, qualunque sia l’esito delle indagini, qualcuno di noi ha respirato il prodotto di quella combustione incontrollata, qualcun altro lo assumerà attraverso il cibo e l’acqua. Forse nessuno morirà per effetto diretto di quelle esalazioni e di quelle polveri, ma si sarà aggiunto, una mattina d’agosto, un altro elemento a quel plotone d’esecuzione che a Civitavecchia e nel comprensorio è composto dalle migliaia di tonnellate all’anno di sostanze inquinanti riversate nell’aria dalle centrali, dal porto e dal traffico veicolare.
Inutile dire che, soprattutto in una situazione del genere, i dati registrati dalle varie centraline fisse di rilevamento della qualità dell’aria non rassicurano nessuno, se non ovviamente chi non vede l’ora di farsi rassicurare. Per inciso, sia la centralina Arpa (unica valida ai fini di legge) del Parco della Resistenza, sia quelle di S. Agostino e Allumiere gestite dal Consorzio dei Comuni che esiste grazie al milione di euro annualmente versato dall’Enel, hanno rilevato, nella giornata dell’incendio, il superamento della cosiddetta “soglia di informazione” per l’ozono. Non mi risulta che la popolazione sia stata informata, come, al contrario, la legge prevede.
In tema di prevenzione, sarebbe doveroso che l’Enel si disponesse quanto prima a utilizzare le migliori tecniche disponibili, come, nel caso dei trasformatori, i refrigeranti resistenti al fuoco e, soprattutto, è necessario che si faccia rapidamente piena luce, anche in relazione a quanto reso noto dal sindacato USB, sul rispetto nella centrale di TVN della normativa in materia di prevenzione degli incendi
Se poi l’Enel volesse finalmente programmare lo smantellamento di quella centrale offensiva per il territorio e per il XXI secolo e, magari, la realizzazione in zona industriale di un impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici come ha appena fatto a Catania (meglio sarebbe se interamente alimentato da fonti rinnovabili come la Solar Fabrik di Friburgo), farebbe principalmente qualcosa nel proprio interesse, perché per quanto riguarda Civitavecchia sarebbe niente di più che un atto dovuto.
Quattrocento milioni di euro il costo dell’impianto realizzato a Catania, suddiviso tra Enel, Sharp, STM e fondi pubblici. Un quarto di quella cifra, un centinaio di milioni, i soldi iniettati dall’Enel, dal 2004 ad oggi, nelle casse del Comune di Civitavecchia e di quelli limitrofi per farci subire in tranquillità la riconversione a carbone di TVN. Cinquanta di quei milioni spesi dal sig. Moscherini per pagare la spesa corrente del Comune (stipendi, affitti, bollette, beni di consumo, ecc.).
Mi sembra evidente che se vogliamo tornare a respirare e a lavorare è altrettanto necessario smantellare, oltre alla centrale, una classe politica tranquillizzata, tranquillizzante e nociva, che da troppo tempo si nutre dell’inquinamento del pensiero e delle coscienze.
27 agosto 2011
U.S.B.: "La centrale Torre Nord è a norma?"
La risposta è facile: no.
"L'incidente avvenuto ad uno dei due trasformatori principali del secondo gruppo di Torre Nord, in cui sono andate alle fiamme oltre 50 tonnellate di olio dielettrico, riporta in primo piano il tema della sicurezza nell'impianto con particolare riguardo al rischio di incendio". Lo sostiene la USB Lavoro Privato che ricorda di aver presentato appena due mesi fa uno specifico esposto alla Magistratura.
Per l'organizzazione sindacale, nel caso di Torre Nord risulterebbe che la centrale sia stata progressivamente avviata all'esercizio ben prima che fossero completate tutte le attività incluse nel progetto riguardante la normativa antincendio, e, con riguardo ad alcune parti di impianto soggette a controllo di prevenzione incendi, addirittura prima che i Vigili del Fuoco avessero rilasciato i preventivi pareri di conformità. "In proposito – aggiunge l'USB - esiste una specifica nota di richiamo del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco inviata nel maggio 2010 all'Enel e al Comune, finalizzata ad ottenere il rispetto delle previsioni di legge in materia. L'Usb, ricordando che la normativa antincendio classifica le centrali termoelettriche come impianti a rischio elevato, chiede alle istituzioni e alle autorità di esercitare le proprie prerogative ai fini di una incisiva azione di vigilanza e tutela. Da Trcgiornale.it
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TVN: un falso incendio e il vero scopo della nube nera. Va tutto bene!
Permetteteci questa piccola parodìa.
Cittadini e cittadine di Civitavecchia,
quello che è successo ieri doveva essere una dimostrazione di quanto siano efficienti i mezzi di pronto intervento che il reparto sicurezza dell'Azienda è in grado di mettere in campo nel momento dell'incidente. Quella di ieri è stata una semplice esercitazione. Non avevamo allertato preventivamente la cittadinanza per verificarne, con il nostro staff di super pisicologi, i comportamenti che avrebbe avuto. Se si eccetua una piccola frangia di estremisti e allarmisti, con cui presto faremo i conti, la popolazione tutta si è comportata in maniera encomiabile. La maggior parte ha continuato a svolgere tranquillamente le normali attività quotidiane. Ci è stato solo segnalato che qualche cittadino, apprensivo e malfidato, nel pomeriggio invece di andare a mare a S.Agostino è andato a S.Marinella.
La centrale è stata costruita rispettando il protocollo rigidissimo che regola la costruzione delle centrali ultima generazione, cosidette a carbone pulito, che è sinonimo di efficienza allo stato puro, quindi mai e poi mai sarebbe potutto accadere un incidente del genere. Tanto eravamo sicuri del fatto nostro, che dell'esercitazione non avevamo avvisato neppure l'"Osservatorio" (quello che viene finanziato con i soldi nostri, dell'Azienda). Questo per testare il grado di affidabilità e attacamento all'azienda che avrebbero avuto i suoi componenti: un comportamento ineccepibile. Al momento le uniche dichiarazioni sono improntate al buon senso e completa fiducia nell'Azienda. Come si dice da noi, non sputano nel piatto dove mangiano. E che so scemi. Praticamente i dati ufficiali dell'Osservatorio non rilevano variazioni ambientali di rilievo, quindi è tutto nella norma.
Dell'esercitazione neanche l'Amministrazione comunale avevamo avvisato. Anche per loro valgono le stesse considerazioni fatte per l'Osservatorio. Al momento non si registrano interventi e prese di posizione particolari. Vorremmo vedere! Con quello che investiamo in finanziamenti, si mettessero pure a parlar male. A fine esercitazione è stato notato il sindaco dalle parti della centrale. Ma da come era vestito, bermuda, ciappolette camicia hawaiana con il collo alto e sbottonata davanti, asciugamano sul collo, fà pensare che fosse lì di passaggio, e andava pure di fretta. Quando ha saputo che era una esercitazione, si è un pò ombrato, per la perdita di tempo e si è incavolato con l'azienda dicendo "almeno il cartello di scherzi a parte lo potevano mette ". C'era pure il suo fido scudiero, che aveva una tavola da surf sottobraccio: ha fatto gli elogi al sistema di sicurezza, per la rapidità dell'intervento, e ha detto che segnalerà il tutto al Ministro delle Attività produttive, con cui lui sta in continuo contatto.Sembra che abbia un filo diretto, si sentono tutti i giorni.
Insomma, bravi, bravi cittadini. Tutto è bene quel che finisce bene. L'esercitazione si è svolta nel migliore dei modi. Da quanto era stata organizzata bene sembrava vera. E allora dopo il dovere, il piacere. Vi siete meritati il meraviglioso film, che stiamo per proiettare nella meravigliosa marina: "La grande truffa del secolo". Domani provvederemo con una distribuzione straordinaria di caramelle al carbone pulito, che una al giorno toglie il medico da torno, pe sempre.
Noi che permettiamo tutto questo
Porto di Civitavecchia 2011 - il suo contributo all'inquinamento della città |
Sperando di non fare torto all'autore, pubblicchiamo qui una riflessione di M. Aprile (Pastore protestante di Civitavecchia) pubblicata sul suo profilo Facebook. Ringraziamo Aprile per un nuovo contributo di passione civile. Con l'augurio che la cittadinanza torni a sentire su di sé piena responsabilità per ciò che lascia accadere attorno a sé, per la pigrizia che ne rallenta il cammino verso una migliore condizione. I grassetti sono i nostri.
“O Dio, che dici di essere buono, perché hai lasciato che mio figlio di cinque anni si ammalasse di leucemia?”.
Ecco un esempio, vero, di preghiera difficile, molto difficile.
In essa si esprime il problema dei problemi: la sofferenza ingiustificata dell’ innocente.
Non si tratta, comunque, di materia per mere esercitazioni intellettuali di studenti di teologia. Qui c’è la protesta dell’anima. Questa preghiera è attacco frontale alla fede, specie a quella cristiana, che si fonda proprio sulla misericordia divina.
Ritornano in mente le dure parole di Ivan ad Alioscia ne’ “I Fratelli Karamazov” che a proposito della sofferenza dei bambini innocenti conclude: Se
questo è il prezzo da pagare per l’armonia allora “mi affretto a restituire il biglietto d’entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. Non che non accetti Dio, Alioscia, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto”.
Ogni volta che noi pastori (e qui come pastori mi riferisco a tutti, sacerdoti e pastori evangelici, catechisti e monitori di Scuola Domenicale, cappellani e persone che a vario titolo di fede offrono “cura d’anima”) ascoltiamo preghiere del genere, anche se solo sussurrate e spezzate dal pianto, ci tremano le vene ai polsi.
Ci sentiamo messi all’angolo.
Parlare significa rischiare di arruolarsi nella schiera degli amici molesti di cui Giobbe fece triste esperienza; tacere può essere ammissione della sconfitta del Dio-di-misericordia. E allora la tentazione più grande è quella di non fare né l’una, né l’altra cosa, ma di fuggire. Fuggire lontano da domande come queste che sono come un fuoco in grado di divorare ogni cosa.
Nella mia esperienza pastorale ho imparato che non c’è via d’uscita. In questi casi dobbiamo accettare di sbagliare. Parlerò, se proprio sentirò di avere una parola da Dio. Starò zitto se non ne sarò capace. Una volta farò una cosa e una volta l’altra. Nell’uno e nell’altro caso, non mi dirò certo di aver fatto la cosa giusta. L’unica opzione che non mi è data, comunque, è quella della fuga, della diserzione intellettuale e spirituale dal quesito.
Ma tutto questo è solo una premessa. Perché trovandomi, almeno per questa volta, soltanto davanti ad un caso “ipotetico”, voglio cercare di articolare una riflessione, non una risposta beninteso, che possa essere utile almeno in parte. E lo faccio partendo dal contesto in cui vivo.
Ecco una foto di oggi, di due bellissime navi da crociera, nel porto della mia città, Civitavecchia.
(Benché non sia la “mia” città, forse perché le assomiglia molto (sono di Napoli), forse per il carattere della gente, espansivo e cordiale, o chissà per quale altra ragione, la sento proprio come fosse la mia.)
Provate a immaginare la quantità di smog, di aria assolutamente irrespirabile che queste fumarole producono: ogni giorno, diverse ore al giorno, diverse navi di questa stazza;
Considerate gli sbuffi velenosi che più spesso nottetempo escono dalle ciminiere delle centrali elettriche, quella della Tirreno Power e quella a carbone dell’Enel;
Considerate lo smog prodotto da uso ed abuso di automobili, e dalle altre mille forme di inquinamento dell’aria a cui è esposta la città.
Aggiungete a tutto questo anche decisioni che sembrano grottesche, come quella presa dalla Giunta Comunale, in questi giorni agostani, di privatizzare i parchi pubblici;
Considerate questa incuria, e forse anche un grado di silenziosa complicità, in nome del business e dello “sviluppo”, e condite il tutto, se volete, con la leggera e allegra partecipazione di molti di noi alle feste di piazza sponsorizzate dagli stessi che arrecano danno (il tabellone estivo dell’Enel è davvero impressionante se si considera la crisi in cui siamo).
Ecco, considerate tutto questo e poi, tornate a quella difficile preghiera iniziale.
La ripeto: “O Dio, che dici di essere buono, perché hai lasciato che mio figlio di cinque anni si ammalasse di leucemia?”.
Effettivamente ci sono dei casi in cui proprio non sappiamo darci spiegazione. Effettivamente ci sono dei casi in cui dire una parola è poco e dirne due è troppo. Effettivamente sulle labbra di un padre o di una madre, una frase del genere è sempre struggente e va accolta con rispetto.
Ma non vi pare che noi adulti dovremmo interrogarci anche un po’ prima? Non vi pare che bisognerebbe non disertare dai compiti di più attiva cittadinanza per cercare di tutelare l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo? Non vi pare che prima di inquisire Dio sul suo mancato agire, dovremmo interrogarci sul nostro agire “dissennato”?
Credo che ogni volta che vediamo immagini come queste, dovremmo pensare ad una persona, magari molto giovane, della quale conosciamo il nome, che si è ammalata ed ha grandemente patito per una malattia che può essere dovuta al cumulo di tali eventi.
Lo so, non è facile stabilire una semplice correlazione tra causa ed effetto. Eppure la relazione c’è.
Infine, per quello che ho capito del Dio di Gesù, non credo che Lui sia indifferente a casi del genere. E’ solo che ha scelto di farlo “incarnandosi”. Egli vuole tutelare la vita per mezzo mio e tuo. La sofferenza dell’innocente non può e non deve essere, neppure per un momento, alibi del nostro disimpegno. Questa sì sarebbe con certezza una bestemmia.
Pastori di ogni religione, credenti di ogni cristianesimo, devoti di ogni santo, padri e madri tutte, meditate.
La domanda non è semplicemente perché Dio tarda a soccorrere l’innocente, ma perché non lo facciamo noi, che diciamo di credere in un Dio misericordioso.
Soltanto quando ci saremo battuti con tutta la nostra forza e intelligenza, per immaginare e preparare un mondo migliore, la parola “resurrezione” affiorerà sulle nostre labbra e sarà non semplicemente consolatoria, ma parola di vera speranza.
“Kyrie eleison”.
26 agosto 2011
Incendio a TVN, il punto della situazione
l'incendio visto dal mare (centumcelae.it) |
TVN, la combustione da vicino (immagine da Bignotizie.it) |
L'incendio e TVN da alcuni Km di distanza |
La nube sopra Tarquinia, inquadratura verso ovest / nord-ovest (sullo sfondo il Monte Argentario e la centrale termoelettrica di Montalto Marina) |
Tentiamo qui un punto della situazione.
Non si registrano feriti. L'intervento dei VVF è effettivamente iniziato solo in tarda mattinata, in quanto per ragioni tecniche si è atteso prima che tutto l'olio presente venisse combusto. L'incendio è stato infine spento nel primo pomeriggio.
La nube prodotta dalla combustione si è inizialmente diretta verso Allumiere, poi il vento ha cambiato direzione e l’ha spinta verso Tarquinia Lido, dove è stata visibile per alcune ore. Infine la formazione nera si è spostata nell’entroterra della Tuscia, verso Viterbo.
Il direttore della centrale Enel di Torre Valdaliga Nord G. Molina ha dichiarato che il secondo gruppo dei tre, quello interessato dall'incendio, resterà chiuso per accertamenti nelle prossime ore.
Grossi dubbi sui sistemi di sicurezza e sulle ricadute ambientali e sanitarie dell'episodio, ma l'arcinota pletora di sindacalisti corrotti e politici fedeli al padrone (compresi quelli insediati nell'Osservatorio ambientale abusivo di Moscherini) non ha tardato a lodare l'operato e la gestione dell'incidente da parte dell'Ente, e a ridimensionare l'accaduto.
Il Codacons ha sollecitato la Procura della Repubblica di Civitavecchia per l’apertura immediata di una indagine e il blocco eventuale della centrale.
Ricordiamo che il cantiere per la riconversione a carbone di Torre Valdaliga Nord è stato già teatro di tre infortuni mortali e di altri meno gravi, tra gli operai.
Di seguito i commenti all'accaduto, così come riportati nella stampa locale:
Fonte: Bignotizie.it
La prima presa di posizione ufficiale è arrivata da Cgil, Cisl e Uil i cui segretario - Caiazza, barbera e Di Marco hanno diffuso la seguente nota: "CGIL CISL UIL di Civitavecchia, relativamente all'incidente intervenuto questa mattina nella Centrale di Torrevaldaliga Nord, esprimono forte preoccupazione e chiedono ad ENEL di convocare tempestivamente le OO.SS., confederali e delle categorie che operano nella Centrale, per fare luce sull'accaduto. CGIL CISL UIL ritengono prioritario l'impegno per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini del territorio.
"L'episodio di questa mattina, che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi e drammatiche, comporta – comunque - problemi ambientali rilevanti in ragione dei fumi legati alla combustione dell'olio contenuto nel trasformatore che si è incendiato. Tale episodio - concludono le tre organizzazioni sindacali - deve costituire un campanello di allarme (da ascoltare attentamente) capace di indurre al massimo impegno per rimuovere tutte le possibili condizioni di rischio e di pericolo nel funzionamento dell'Impianto".
Poi c'è stata quella di Sinistra Ecologia e Libertà: "E' importante che in questa fase vi sia la massima trasparenza sulle cause e sulle conseguenze dell'incendio nella centrale Enel di TVN. La popolazione è sensibilmente scossa e preoccupata per un incidente che teme possa avere ripercussioni sull'ambiente e sulla salute. Per evitare quindi allarmismi e consentire alle autorità di indagare su quanto accaduto è indispensabile assicurare la massima prudenza e la massima informazione ai cittadini. In questo senso il Sindaco, in qualità di responsabile per la salute dei cittadini, giochi un ruolo centrale, ponendosi a garanzia della massima trasparenza. Un primo passo per la tranquillità di tutti è quello di lasciare la centrale chiusa fino a quando non venga fatta chiarezza, in modo particolare sulle conseguenze dell'incendio, sperando che davvero non vi sia nulla da temere per la citta' e il suo comprensorio".
Fare Verde Tarquinia. "Chiediamo agli organi competenti di emettere un provvedimento immediato di chiusura definitiva della centrale elettrica Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia all'interno della quale stamani si è sviluppato un grave incendio. La centrale è un pericolo per il territorio – prosegue Fare Verde – il Ministero dell'ambiente, la Asl di viterbo e l'Arpa devono urgentemente accertare se ci sono stati danni all'ambiente e alle persone che ignare di quanto stava accadendo affollavano il litorale tarquiniese. La nube di fumo si è prima diretta verso le colline, poi il vento ha cambiato direzione e l'ha sospinta verso Tarquinia Lido. La nube scura per alcune ore è stata visibile sul cielo del litorale tarquiniese. Poi, spinta dal vento, la striscia nera si è spostata nell'entroterra viterbese".
Stefano Giannini (Giovani Democratici). "Non è più il tempo di appelli all'indignazione a sé stante quando una cittadinanza è frustrata e stanca. Non è più il momento di gridare allo scandalo perché, purtroppo, la maggioranza dei Cittadini è assuefatta sia agli scandali che agli "urlatori". È il momento di pretendere una scelta politica chiara, netta e coraggiosa. Ad Aprile si andrà alle urne e i cittadini potranno scegliere chi secondo loro avrà le capacità per imporre finalmente un controllo adeguato e vincolante, non farzesco , dell'inquinamento della centrale Enel e di programmarne la cessazione dell'attività nel tempo adeguato. Sta diventando ormai un'abitudine per i civitavecchiesi vedere alzarsi del fumo nero da qualche punto della città. Stamattina, a provocare questa "boccata d'aria pulita", è stato l'ennesimo incidente a TVN. La centrale a carbone, che doveva essere all'avanguardia sia per l'emissione di polveri sottili sia per la sicurezza, ha dimostrato di essere di nuovo un tangibile pericolo. Se a tutto questo aggiungiamo i fumi neri che escono dalle navi ancorate al porto e l'assoluta mancanza di un sistema intelligente di trasporto urbano che possa limitare il traffico, ci troviamo davanti ad una situazione ormai gravissima e fuori controllo. Parallelamente l'esigenza di far luce su quanto accaduto alla centrale, chiediamo alle istituzioni di assumersi le proprie responsabilità e cercare una soluzione per salvaguardare la nostra salute. Ciò significa andare oltre la semplice ed isolata "visita di piacere" ogni qual volta accada qualcosa. I cittadini ormai sono stanchi delle chiacchiere, della propaganda e delle passerelle. Soluzioni. Fatti. Concetti da sempre teorizzati dall'Amministrazione, ma mai messi in pratica".
Udc. "L'incidente di stamane a TVN non ha avuto fortunatamente conseguenze drammatiche Esso ripropone, però, nella sua gravità inquietanti interrogativi in merito ad alcuni aspetti inerenti la sicurezza dell'impianto e l'impatto sulla salute e sull'ambiente che le varie attività produttive hanno nel nostro territorio. La relazione peritale effettuata dopo la morte di un operaio a TVN lo scorso anno ha sollevato alcuni dubbi strutturali sull'impianto , un impianto la cui complessità esige un accurato programma di manutenzioni per garantire la necessaria sicurezza lavorativa che non può mai essere sacrificata ad interessi economici. Non si può e non si deve risparmiare sulla sicurezza perché garantendo la sicurezza si difendono anche l'ambiente e la salute dei cittadini la cui tutela non può essere affidata al vento più o meno favorevole ( per noi ma non per altri ) che spira in quel momento . Lo stesso discorso vale per tutte le attività che insistono nel nostro territorio, ivi compreso il porto, ai cui responsabili si chiede il massimo sforzo per garantire alla città uno sviluppo ecosostenibile. Non è vera occupazione quella che non tutela salute ed ambiente , basta ricordarsi dell'amianto e delle sue dolorose conseguenze. E' per questo motivo che l'UDC continuerà a battersi perché le aride logiche speculative non prevalgano mai sull'interesse comune nella chiara consapevolezza ,però, che solo tutti insieme ce la possiamo fare. Auspichiamo, infine, che l'Enel informi tempestivamente , in maniera compiuta ed ufficiale, la città su quanto accaduto".
Incendio di Torre Valdaliga Nord a carbone, altri video
Esplosione a Torrevaldaliga Nord, la centrale a carbone enel in fiamme
Il boato è stato infernale, probabilmente nessuno dei cittadini ha potuto non avvertirlo. Alle ore 10 circa di questa mattina, il rumore di un'esplosione proveniente dalla centrale a carbone TVN (enel) ha fatto saltare di spavento gli abitanti di Civitavecchia, e prima ancora di vedere il fumo nero che si levava dalla centrale, quasi tutti erano già certi della provenienza. Nelle volte precedenti tuttavia, ai boati di TVN non aveva fatto seguito (apparentemente) alcun incendio.
Stavolta è stato diverso. Una nube densa e nera si è levata sopra l'impianto e si è ammassata su parte della città. A saltare sarebbe stato un trasformatore ad olio del secondo Gruppo. Nell'attesa di accertamenti la Asl ha diramato la comunicazione agli abitanti di Tarquinia, Tolfa e Allumiere di non uscire di casa (il vento ha spinto il fumo nella loro direzione).
Per gli abitanti di Civitavecchia niente timori, il peggio è già stato messo in peventivo per noi, sin dall'inizio.
Le immagini che seguono sono tratte dalle testata locale centumcellae.it
I cittadini tutti ringraziano Sua Emissione enel per questo spettacolo pirotecnico a sorpresa, e si chiedono cos'altro abbia in serbo per loro.
Poco dopo l'ora di pranzo le fiamme erano sotto controllo grazie all'intervento dei Vigili del Fuoco, ma pare che il sindaco Moscherini abbia speso parole di rammarico davanti ai vertici enel: "Che fretta c'era, potevamo bruciarci dentro un po' di rifiuti, con tutto quel nero chi se ne sarebbe accorto?!". Tuttavia l'ing. Molina, sornione, rassicurava il Primo cittadino sul futuro dei rifiuti di Civitavecchia e Roma: TVN è sempre pronta a diventare la loro casa.
Aggiornamento: aggiungiamo altre foto alla raccolta, provenienti dagli scatti di Ibelli, Colucci, Diottasi
Porto di Civitavecchia e inquinamento: si annunciano mobilitazioni dai cittadini
Come sinteticamente ma efficacemente spiegato in questo articolo di Centumcellae.it, dopo le solite piccole ammende agli inquinatori il problema Porto resta intatto, come documenta la foto scattata ieri.
Si annuncia ora un incontro organizzato dai cittadini: "Inquinamento da porto : quali rischi ? Come difenderci?" La data è martedì 30 agosto, ore 18.00 - 20.00, il luogo l'Aula consiliare Calamatta. Siamo tutti invitati.
Presentazione della mobilitazione a Coira, il video
Saline Joniche: cittadini e Associazioni presentano la mobilitazione che si terrà a Coira (Svrizzera) nel prossimo 27 agosto. Presenti anche il Sindaco Curatola (Bagaladi) e Nuccio Barillà di Legambiente. Nel video si parla anche della rete di movimenti che si muove in Italia per l'abbandono del carbone.
Clicca qui per l'articolo e altri interventi.
Heilongjiang, in 26 intrappolati nella miniera
"E' lotta contro il tempo in Cina per salvare 26 minatori rimasti intrappolati in una miniera di carbone, non del tutto sicura, allagata nella Provincia di Heilongjiang, nel nord-est della Cina. Immagini che richiamano alla memoria quelle dei minatori rimasti intrappolati per tre mesi in Cile. Al momento i soccorsi si stanno concentrando nella rimozione dell'acqua e nella realizzazione di un foro di ventilazione. L'alluvione si è verificato il 25 agosto e ha colpito 45 minatori impegnati nella zona. Ventisei sono ancora intrappolati. I soccorsi si stanno concentrando nella realizzazione di un foro di perforazione di 260 metri di profondità, necessario per la ventilazione e la comunicazione."
Fonte:TMNews
24 agosto 2011
"Infrastrutturocrazia"
Un contributo di Vanni Destro, Movimento 5 Stelle Rovigo e Coordinamento Nazionale No al Carbone
"Per il carbone a Porto Tolle modificate la Costituzione, fate quel che va fatto, non c'interessa, ma smettetela di mettervi in mezzo!" Messaggio chiarissimo quello di Fulvio Conti davanti alla più presitigiosa platea nazionale dal punto di vista degli intrecci economico - politici, il Meeting di CL- Compagnia delle Opere che annualmente raccoglie gli affiliati a quella specie di massoneria cattolica col pallino degli affari.
Una scena di sicuro peso che, in fondo, rappresenta il volto dirigenziale di quest'Italia in rottura prolungata e che ha ancora tanto, tanto, troppo potere. Un Conti spregiudicato che rivela la propria anima e lancia il messaggio più forte ben sapendo che questa classe politica non vedeva l'ora di sentirselo chiedere.
In fondo Italia Decide di Violante che sollecita ad Alfano le ispezioni alla Procura di Rovigo è co-fondata e finanziata da Enel, questo Governo ha già prodotto un paio di provvedimenti legislativi per favorire la riconversione a carbone e, addirittura, la Regione Veneto ha modificato la legge istitutiva del Parco del Delta del Po per il medesimo motivo.
Su, un'altro piccolo sforzo.
La democrazia? Stiamo ancora a perder tempo con questi anacronismi? La politica del fare (quel che a lorsignori pare e piace) non può tenere conto delle persone, dei loro diritti, della loro vita, di ciò che pensano, del fatto che facciano lavori che subirebbero danni dalla riconversione o, peggio, che rischino malattie gravi, conta solo il dio denaro e conta solo per pochi potenti.
Infrastrutture, impianti e grandi opere vanno fatte anche se inutili, coi nostri soldi e alla faccia nostra perché sono la via per succhiare altri soldi pubblici.
Conti non vuole le stazioni di pompaggio e gli accumulatori di Terna che, recuperando energia, toglierebbero mercato ad Enel e allora dice che energia ne abbiamo fin troppa. Conti piange e si dispera per le sorti del carbone portotollese e dice che abbiamo una disperata necessità di energia. Finalmente Conti la dice giusta: fateci fare quel che vogliamo! A parte che sembra quasi un alzare la posta per cincischiare un'altro po', per rimandare l'inizio dei lavori trovando un'altro capro espiatorio negli enti locali che, giustamente, rivendicano la giurisdizione sui propri territori e la salvaguardia di chi e ciò che amministrano che la Costituzione loro legittimamente garantisce. Siamo all'infrastrutturocrazia, al lobbismo che si incarna nel governo
del Paese.
A questi boiardi di Stato, con velleità di supermanager che non rischiano mai e, se lo fanno, usano come stuntman al loro posto gli italiani sarebbe ora di dare il benservito altro che modificare la Costituzione a loro piacimento.
23 agosto 2011
Carbone trasportato su strada: costi occulti per un bilancio in nero
Inquinamento su inquinamento, vergogna su vergogna.
Anche se non ce lo dicono e non sarebbe neanche legale (non previsto nelle valutazioni di impatto ambientale degli impianti energetici), le viabilità locali dei luoghi in cui sono impiantati gli ecomostri a carbone sono gravate dal trasporto del combustibile che in parte avviene su gomma, localmente. Il risultato è una sicura fonte di inquinamento aggiuntivo e disagi al traffico. Non per niente, nello scorso 18 agosto un mezzo pesante ha riversato il suo carico nero sulla strada, ribaltandosi vicino Savona (Fonte, aggiornamento del 23/08).
Ma l'inquinamento aggiuntivo non viene solo dalle emissioni degli autotreni impiegati: questi vengono infatti caricati a cielo aperto, con ulteriore movimentazione di carbone che ne disperde le polveri nell'ambiente circostante. A voler essere precisi la lista dei costi si allunga, poiché questi autotreni poi transitano su strade in cui sarebbe loro vietata la circolazione, e danneggiano anche il manto stradale.
Per questo però niente paura: interverrà enel o l'altro grande inquinatore di turno per ri-asfaltarvi la strada, e tutti lo chiameranno benefattore.
Finisce tutto nel bilancio dei costi, ma in nero. Le nostre tasche, il nostro ambiente e la nostra salute ne risentono, ma come si dice: occhio non vede...
Porto di Civitavecchia, una minaccia crescente per la salute
Civitavecchia: il dottor Giovanni Ghirga(ISDE Società Internazionale dei Medici per l'Ambiente) interviene sul problema dei fumi in porto e ne denuncia la pericolosità per la salute: è ormai necessaria una mobilitazione cittadina per difendere la salute pubblica.
"Uno studio pubblicato recentemente (CEEH Scientific Report No 3. Centerre for Energy, Environment and Health, 2011) - spiega Ghirga - ha dimostrato che, in Europa, le emissioni in aria causate dai motori delle navi sono responsabili ogni anno di 50.000 morti premature, di malattie respiratorie, di aggravamento di malattie cardiache preesistenti ed di piogge acide. Quale è il prezzo che la popolazione di Civitavecchia e del suo comprensorio ha pagato in termini di salute per gli inquinanti emessi fino ad oggi? Quale il prezzo che i più a rischio, bambini, malati e donne in stato di gravidanza dovrà pagare per le emissioni future se non venisse messo un fermo a questo scempio ambientale che troppo spesso è sotto gli occhi di tutti? In Europa, la proiezione verso uno sviluppo vertiginoso dell'uso delle fonti rinnovabili nella produzione di energia ed una sensibile riduzione dell'uso delle fonti fossili come il carbone, permettono di prevedere che nel 2020 le emissioni marittime eccederanno quelle prodotte a terra (TE Transport & Environment 2011). Questa situazione estremamente preoccupante, ha spinto la Commissione Europea a proporre un controllo molto più stretto alle emissioni navali, in particolare per gli ossidi di zolfo. Infatti, molte navi utilizzano un carburante fino a 3.500 volte più inquinante di quello utilizzato dagli autoveicoli (T&E's Bill Hemmings, 2011). Numerose organizzazioni non governative europee auspicano che la Commissione Europea entro il 2015 vincoli i governi ad una riduzione dell'inquinamento dell'aria causato dalle emissioni marittime. Anche le emissioni di ossidi di azoto causate dai motori delle navi sono molto elevate. La Commissione Europea sta analizzando di imporre dei limiti molto più bassi di emissione degli ossidi di azoto sia per le navi vecchie che per quelle nuove. Tuttavia, non è solo questione di riduzione di emissioni ma, vista la grande quantità di inquinanti emessi dalle navi ferme all'interno del porto, risulta ormai indispensabile l'elettrificazione delle banchine. Il problema dell'inquinamento delle navi in porto è stato recentemente analizzato in un articolo sul The New York Times (21 agosto 2011). Nelle conclusioni gli autori si augurano che altri porti seguano quelli di Los Angeles e Seattle, dove le navi ferme in porto traggono energia dalle banchine elettrificate con una notevole riduzione dell'inquinamento e dei suoi relativi danni alla salute. Ormai che la coscienza ambientale si sta facendo sempre più strada tra la gente, illudere con concetti falsi come quello della dispersione dei fumi per il vento ed una loro conseguente non tossicità è un grave reato a carico della salute pubblica e come tale sarà perseguito. La Procura di Civitavecchia ha infatti sempre dimostrato una grande sensibilità per qualunque tipo di problema ambientale. Siamo d'accordo con il Dr. Di Gennaro sul fatto che potrà essere necessaria una mobilitazione cittadina per difendere la salute pubblica"
Anche Legambiente a Coira il 27 Agosto
Fonte
"Legambiente ha reso noto di aderire alla manifestazione di sabato 27 agosto a Coira nel Cantone dei Grigioni in Svizzera, per protestare contro l'intenzione della multinazionale dell'energia Repower, di costruire a Brunsbüttel (Germania del nord) e a Saline Joniche due centrali a carbone per un importo di 4.5 Miliardi di Euro, con una potenza di 3120 Megawatt.
"Parteciperemo numerosi, con rappresentanti provenienti da tante parti d'Italia affinché sia chiaro che il nostro No al carbone riguarda Saline Joniche ma anche tutto il resto del Paese e dell'Europa – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani -. Il carbone è il combustibile fossile a maggior emissione specifica di anidride carbonica. La centrale garantirà quindi solo importanti profitti alle aziende e nessun beneficio alla popolazione, già pesantemente danneggiata da politiche dissennate di gestione del territorio".
Il raggiungimento degli obiettivi sul clima unisce tutta l'Europa in una battaglia virtuosa determinante per il futuro, quindi, l'ipotesi di nuove centrali a carbone suona francamente incomprensibile.
"Il carbone peggiorerà la dipendenza energetica del nostro Paese dall'estero visto che importiamo più del 99% del carbone che utilizziamo – ha aggiunto Nuccio Barillà del direttivo nazionale dell'associazione –; non abbasserà la bolletta energetica del Paese, mentre dei potenziali risparmi nell'acquisto del combustibile beneficeranno soprattutto i bilanci delle aziende energetiche, e obbligherà l'Italia al pagamento di multe pesanti per il mancato rispetto del protocollo Kioto e del 20-20-20. Una situazione assurda soprattutto in un territorio dove oltre il 57% della popolazione ha recentemente dimostrato, attraverso l'esito del referendum sul nucleare, di volere un futuro pulito e rinnovabile".
La Calabria, come il resto d'Italia e d'Europa, ha bisogno di una nuova politica industriale basata esclusivamente sull'investimento deciso in innovazione tecnologica e fonti energetiche alternative e non su opere di grande impatto sull'ambiente e fallimentari sul piano economico e occupazionale. Nessuna centrale a fonti fossili inquinanti come il carbone, quindi, deve essere realizzata per permettere all'Italia di contribuire a costruire il modello energetico elettrico europeo al 2050 senza fonti fossili.
"Per questo, sabato 27 saremo in tanti alla manifestazione organizzata dalle associazioni svizzere contro il carbone a Coira – ha concluso Barillà -, per sostenere le ragioni dell'ambiente e della salute dei cittadini calabresi, liguri, veneti, italiani ed europei"
Saline Joniche presenta "Centrali a carbone Repower ADDIO"
Pubblichiamo il seguente comunicato dal Coordinamento Associazioni Area Grecanica per il NO al Carbone, rispetto alla conferenza stampa tenutasi ieri 22 agosto 2011. Edit: aggiunta in coda la dichiarazione del Presidente della Calabria Scopelliti
"Durante la conferenza Stampa organizzata dal Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica per il NO al Carbone e tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e del territorio di Saline Joniche, è stata presentata la manifestazione "Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO" che si svolgerà nella città svizzera di Coira, nel cantone dei Grigioni, il 27 agosto prossimo.
Nuccio Barillà, della Direzione Nazionale di Legambiente, ha introdotto la conferenza stampa dichiarando: “L’iniziativa a Coira dimostra che l’impegno per il clima va ben oltre l’ambito locale è ha un valore internazionale.
Al di là della finta ostentazione di sicurezza da parte della SEI, la partita della realizzazione della centrale a carbone a Saline J. è tutt’altro che chiusa. Nonostante le forzature governative e le pressioni sul territorio, emerge l’incapacità della SEI e dei sostenitori della centrale a dare risposte credibili ai ragionevoli dubbi sulla sicurezza e sui pericoli d’inquinamento, sulla reale ricaduta occupazionale. L’operazione della centrale si manifesta per quello che è: il risultato della saldatura tra interessi d’impresa e interessi speculativi di soggetti locali. Mentre emerge chiaramente l’incompatibilità con le scelte di sviluppo sostenibile dell’area.
Siamo pronti a contrastare l’eventuale decisione di dare via libera alla centrale sul terreno legale, amministrativo, politico e sul terreno del movimento. Alla forza di convincimento del denaro contrapponiamo quelle della scienza, dell’ambiente e della salute dei cittadini. Da Porto Tolle è venuto chiaro il segnale che non è possibile calpestare il parere degli enti locali e delle popolazioni o eludere gli scenari alternativi al carbone. Legambiente sarà presente a Coira con una delegazione nazionale e i rappresentanti degli altri siti del carbone in Italia”.
La manifestazione, promossa dall’associazione Zukunft Statt Kohle (Futuro invece di carbone) ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale per bloccare gli investimenti di Repower (socio di maggioranza del progetto SEI) e in particolare il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. L’associazione svizzera non è nuova a queste importanti manifestazioni internazionali, infatti, insieme ad altri 14 soggetti tra partiti ed associazioni, ha già promosso altre iniziative popolari per far conoscere i progetti carboniferi di Repower, di cui il Cantone dei Grigioni possiede il 46% delle azioni.
“La popolazione grigionese - ha spiegato Noemi Evoli del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica per il NO al Carbone - non vuole essere responsabile dei danni al clima e all’ambiente che sarebbero provocati dalla costruzione di una centrale a carbone, perciò ha scelto, a pochi giorni dal dibattito sull’energia del Gran Consiglio Retico previsto per il 30 e 31 agosto, di organizzare questa manifestazione, autorizzata e pacifica, per opporsi fermamente alla costruzione dei due impianti progettati dalla multinazionale svizzera nei territori di Saline Joniche in Italia e di Brunsbüttel in Germania, offrendo, dunque, un aiuto importante e significativo alla battaglia del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica e di tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e di quel territorio”.
“Abbiamo studiato, ci siamo informati, abbiamo condiviso – ha sottolineato Francesca Panuccio del Coordinamento - facendo rete con gli altri movimenti nocoke nazionali e internazionali, acquisendo quelle competenze che oggi ci permettono di ribattere punto su punto alle baggianate della SEI che con fare presuntuoso tenta di scavalcare i pareri contrari degli enti locali. E se la SEI intende imporre dall’alto il suo progetto scellerato sappia che potrà derogare alle norme, ma non alla volontà popolare”.
In rappresentanza della Giunta Provinciale è intervenuto l’Assessore alla Cultura e alla Legalità Edoardo Lamberti Castronuovo, che ha ribadito la ferma contrarietà della nuova amministrazione alla realizzazione della centrale a carbone, sottolineando che nessuna ragione economica può superare le ragioni della sicurezza e della qualità della vita anche di un solo cittadino e impegnandosi ad avviare un serio e concertato progetto di riqualificazione di quel territorio.
Contestualmente è giunta la notizia che il Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti farà presto giungere alla stampa una nota di conferma della posizione di assoluta contrarietà della Regione all’impianto carbonifero.
Sono intervenuti anche Federico Curatola, Sindaco di Bagaladi fortemente impegnato nello sviluppo di progetti con fonti energetiche rinnovabili, a ribadire la posizione del Comitato dei Comuni dell’area interessata; Mimmo Romeo, Presidente della Proloco di Saline J., chiedendo un impegno per uno sviluppo turistico e sostenibile di tutto quel territorio così ricco di potenzialità ancora inespresse, e l’Avv. Pizzi, Presidente dei produttori di bergamotto nonché Commissario del Consorzio, che ha contestato i dati della SEI sulle false ricadute occupazionali a fronte della morte di un settore dell’eccellenze produttive calabresi da difendere strenuamente.
“La lotta coinvolge tutti coloro che vogliono un futuro diverso dal carbone, basato invece sulle energie rinnovabili, sulla salvaguardia dell’ambiente, delle attività di pesca e agricoltura già esistenti. - ha continuato Franco Meduri del Coordinamento - Non si possono ignorare la vocazione turistica dell’intero territorio, le potenzialità offerte dall’area grecanica, le numerose possibilità di sviluppo legate al turismo responsabile che si sta tentando di avviare nei borghi antichi, grazie anche al sistema dell’ospitalità diffusa.
E’ fondamentale una importante adesione alla manifestazione di Coira. Le associazioni grigionesi daranno un aiuto, ma non possono sostituirsi alle associazioni e ai cittadini di Saline e dei comuni limitrofi, perché saranno queste ultime a subire gli effetti diretti della presenza di una centrale al carbone sul proprio territorio. Per questi motivi, è necessario promuovere la più ampia partecipazione possibile. Si invitano, pertanto, i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, sia locali che nazionali, i gruppi musicali a partecipare all’iniziativa”.
“Per informare e sensibilizzare i cittadini è stato fondamentale il ruolo giocato dal banchetto informativo itinerante che abbiamo organizzato in questi giorni in tutti i paesi dell’area grecanica, e le adesioni e i contributi ricevuti sinora ci danno ragione. - ha concluso Noemi Evoli presentando il programma dell’evento - La manifestazione si aprirà con un corteo che, partendo dalla Piazza della Stazione di Coira, si dirigerà verso la Kornplatz. Qui si terrà un comizio al quale parteciperanno i rappresentanti dei vari movimenti e associazioni. A seguire la festa di chiusura italiana sulla Turnerwiese. Il programma completo è il seguente:
Giovedi 25 Agosto
ore 20.45 - Ritrovo dei partecipanti in Piazza Chiesa a Saline Joniche (RC)
ore 21.30 - Partenza per Coira (Svizzera)
Venerdi 26 Agosto
Arrivo a Coira nel pomeriggio/sera e sistemazione presso le famiglie ospitanti.
Sabato 27 Agosto
ore 14.00 - Ritrovo presso Piazza della Stazione di Coira
ore 14.15 - Corteo verso la Kornplatz e comizio
ore 16.00 - Festa di chiusura sulla Turnerwiese con i Kalafro e il sonu a ballu degli Arghia
ore 22.00 - Partenza da Coira per Saline J. (RC)
Domenica 28 Agosto
Rientro a Saline J. (RC) in tarda serata
Sono ancora disponibili alcuni posti per partecipare gratuitamente alla manifestazione, dunque, tutti coloro che volessero aderire alla manifestazione - dopo avere verificato se il documento in proprio possesso è valido per l'espatrio - possono inviare una mail all’indirizzo info@nocarbonesaline.it “.
Coloro che non potranno essere presenti in Svizzera il 27 agosto, ma desiderano sostenere l’iniziativa potranno dare un piccolo ma importante contributo economico, presso la “Casa del Geosito” nel borgo di Pentedattilo o con una donazione online con qualsiasi carta di credito, direttamente sul sito www.nocarbonesaline.it"
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Aggiungiamo la dichiarazione di Scopelliti, diffusa qualche ora fa: “Ritengo di grande significato promozionale la manifestazione di sabato prossimo in Svizzera per contrastare la realizzazione delle centrali a carbone alla quale hanno aderito il coordinamento delle associazioni dell’Area Grecanica e i movimenti che si battono per la tutela del territorio”. Lo sostiene il presidente Giuseppe Scopelliti, che aggiunge di essere idealmente accanto alla delegazione reggina che si recherà in Svizzera, ribadendo che “per Saline c’è la massima attenzione da parte della Regione”
18 agosto 2011
Saline Joniche si prepara per la Svizzera
Da 'NtaCalabria
(Sul medesimo argomento leggi anche l'articolo di Rubric.it)
Se in questi giorni siete in vacanza nel basso Jonio reggino e la sera partecipate alle immancabili feste di paese e sagre varie, oltre che deliziarvi di leccornie locali e buona musica (meglio se popolare), godere dell’aria pulita e dei panorami mozzafiato offerti dalla natura calabrese, fermatevi un attimo a pensare anche alla preservazione del territorio, e alla sua futura rivalutazione. Basta poco: basta dare uno sguardo a un piccolo banchetto informativo gestito da alcuni ragazzi che indossano una maglietta con una scritta che la dice lunga sul loro pensiero: NO AL CARBONE!
No, non si tratta del carbone che usiamo per fare le tradizionali scorpacciate di carne arrosto, ma del carbone industriale e dei suoi velenosi derivati che, sembra, potrebbero un domani uccidere la natura ancora per certi versi selvaggia del nostro territorio. Chi non ha mai sentito parlare di Saline Joniche e della sua lotta contro il tempo e contro il bieco arrivismo di alcuni esponenti politici locali e di una multinazionale svizzera, la SEI, per impedire il danno dello scempio ambientale, oltre la beffa di voler sfamare gli affamati (di lavoro) con una centrale che in realtà uccide la vera vocazione del luogo, cioè agricola e turistica?
Da tempo i cittadini più smaliziati hanno capito che il futuro, non solo dell’area reggina ma dell’intero pianeta, si può affidare solo allo sviluppo economico non nocivo per l’ecosistema della zona. Questi cittadini, assieme ad alcune associazioni presenti sul territorio vogliono e pretendono che si possa vivere di lavoro pulito, di progetti onesti e non di specchietti per le allodole, e non ci stanno a far proprio l’ideale del sindaco del comune di Montebello Jonico: “Almeno moriamo con la pancia piena!” La popolazione di Montebello e dintorni preferisce vivere con la pancia piena!
Se avrete la pazienza di fermarvi un attimo a parlare coi ragazzi del NO AL CARBONE, sentirete le loro ragioni, e potrete sostenerli nell’attuazione di un loro importante progetto: un viaggio in Svizzera, a fine agosto, per manifestare pacificamente il loro dissenso sull’uso del carbone a Saline, nel cuore stesso della Svizzera, patria della Repower, azionista di maggioranza della SEI.
L’evento è stato promosso dall’associazione Zukunft Statt Kohle (“Futuro invece di carbone”) del Cantone dei Grigioni, con il preciso scopo di sensibilizzare la popolazione locale sull’importanza di bloccare gli investimenti carboniferi di Repower sui territori di Saline in Italia e di Brunsbüttel, in Germania.
Con questa partecipazione, il Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica vuol concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sul futuro di Saline e del comprensorio; un futuro che la maggioranza dei cittadini vogliono pulito, e se proprio ci dev’essere un colore a simboleggiarlo, che sia il verde dei campi e il blu del mare, e non il nero del carbone e della morte. I cittadini pretendono che i soldi e i fondi per il territorio siano investiti in progetti ecosostenibili e che diano da lavorare alle persone del luogo impegnate in agricoltura, pesca, settore terziario.
Hanno dato il loro contributo alla causa anche personaggi del calibro dell’amato cantante popolare Eugenio Bennato, che ha indossato la maglietta NO AL CARBONE insieme ai suoi musicisti durante il suo magnifico concerto di qualche giorno fa a Bova, ed inoltre gruppi etnici come “Il Parto delle Nuvole Pesanti”, che si sono esibiti a Palizzi, i “Kalafro” sul palco di Lazzaro e gli ”Arturo Fiesta Circo in concerto contro il carbone a Gallico”.
Le magliette si possono acquistare presso il banchetto informativo; il ricavato, insieme alle donazioni libere che si possono fare online dal sito www.nocarbonesaline.it tramite paypal o con una ricarica postepay al tesoriere “Davide Imbalzano n° carta= 4023 6005 9875 4242” , andranno a sostenere i costi del materiale informativo e il viaggio, a cui si può aderire gratuitamente rivolgendosi agli organizzatori scrivendo una al seguente indirizzo info@nocarbonesaline.it .
Ferragosto di morte in miniera
"Una fuga di gas ha innescato una esplosione in una miniera di carbone che ha provocato la morte di 10 operai nella Cina sud occidentale. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Poco prima delle 22 di ieri sera una esplosione è avvenuta nella miniera di carbone Guohekou, nella contea di Panxian, nella provincia del Guizhou. Oltre alle dieci vittime, c'è stato anche un minatore ferito, ricoverato in ospedale. Undici i minatori che si trovavano nel luogo dell'esplosione, ma altri erano nei dintorni, come ha raccontato alla polizia uno di questi che è riuscito a salvarsi, ma con le braccia bruciate per la fiammata. La miniera è privata ed ha una capacità annuale di 150.000 tonnellate di carbone."
Fonte: NuovaCina via ilMessaggero
Nuove indagini sullo 007 coinvolto nella vicenda Porto Tolle
Dal CorriereDelVeneto
Nuova tegola per Ettore Mantovan, lo 007 arrestato lo scorso marzo a Padova per concussione e sospettato di «inusuali» interessamenti alle sorti della centrale Enel di Porto Tolle. Il 57enne di Porto Viro, indagato per aver chiesto mazzette ad Archimede Finotti, titolare della rodigina Finpesca, è ora agli arresti domiciliari. Ma nelle ultime settimane è stato iscritto nel registro degli indagati anche per presunte minacce all'avvocato dello Stato Gianpaolo Schiesaro. Ex magistrato, Schiesaro era stato legale rappresentante del ministero dell'Ambiente costituitosi parte civile nei processi contro le emissioni della vecchia centrale Enel a olio combustibile. Ora scatta un secondo round. Il nuovo fascicolo a carico di Mantovan, con l'ipotesi di accusa di minacce a pubblico ufficiale, riguarda una questione legata al rigassificatore di Porto Viro.
La vicenda risale al 2006. In quel periodo la costruzione dell'impianto subisce uno stop: la procura rodigina dispone il sequestro dell'isolotto artificiale impiegato per i lavori di trivellazione, propedeutici alla costruzione dell'impianto. Qualche tempo dopo la Cassazione annullò quel sequestro ma nel frattempo Mantovan avrebbe usato frasi intimidatorie nei confronti di Schiesaro, consigliandogli di lasciar perdere, di occuparsi di altro. L'avvocato dello Stato infatti portava elementi a sostegno della linea della pericolosità delle trivellazioni, che avrebbero provocato squilibri e fenomeni di abbassamento di parti di terra e laguna. Schiesaro non fece denuncia contro Mantovan, ma ne parlò con il pm Manuela Fasolato, che stava conducendo indagini sia sul rigassificatore che sui progetti di riconversione della centrale Enel.
Qualche tempo dopo arriva al magistrato anche la notizia dell'interessamento di Mantovan alle sorti della centrale Enel e della tormentata riconversione a carbone: presunti «condizionamenti» giunti al pm attraverso un agente di polizia giudiziaria. Il magistrato manda dunque un esposto a Trento, competente per territorio, chiedendo che si indaghi su queste «incursioni» dei servizi segreti. Mantovan non è però indagato: a Trento lo sentono come persona informata sui fatti. Lui nega, viene tutto archiviato. Ora però Schiesaro «rivede» quelle parole di quattro anni fa in modo diverso e manda un esposto alla procura di Padova, che indaga lo 007 per concussione, denunciandolo anche per minacce. E la procura apre un altro fascicolo. Nel frattempo i magistrati padovani stanno esaminando anche alcune intercettazioni dell'indagine sulla P4 della procura di Napoli. Il sospetto è che Mantovan sia collegato con l'intricata matassa di interessi pubblici, nomine e faccendieri che hanno messo nei guai parlamentari, finanzieri e il ministro Tremonti.
14 agosto 2011
Raccolta firme contro il carbone a La Spezia
Da Speziapolis
"Forte delle oltre 1000 firme, raccolte in poco più di tre settimane e in pieno periodo vacanziero, il ComitatoSpeziaViaDalCarbone replica al comunicato stampa dell'assessore Ruocco rilevando:
il perseverare di una logica di comunicazione autoritaria e non trasparente, posto che i partecipanti, come ampiamente denunciato dal Comitato, non erano stati messi nella condizione di poter interloquire sugli argomenti oggetto della riunione considerato che, secondo l’assessore, la “memoria” depositata alla Commissione Tecnica Integrata AIA lo scorso 18 Luglio sarebbe coperta da “segreto istruttorio” e quindi non disponibile;
l’inadeguatezza democratica sia dell’assessore verso i cittadini, sia del presidente della provincia verso i sindaci del territorio spezzino: entrambi
continuano ad usare termini quali condivisione, coinvolgimento, partecipazione, ma si limitano nei fatti ad una informazione tardiva, non spontanea, mai esauriente e mai documentata;
la superficialità del Comune della Spezia che anziché documentare e sostenere la necessità di limiti di emissioni molto più bassi di quelli previsti dalla normativa, in ragione della specificità del sito in cui è ubicata la centrale, propone ad Enel di compensare il proprio inquinamento (da carbone) con la riduzione dell’inquinamento altrui (da metano), legando in tal modo la centrale alla città per un tempo indefinito; superficialità e confusione, posto che il sindaco della Spezia ha sostenuto di non aver richiesto ad Enel consistenti interventi di ammodernamento degli impianti allo scopo di scongiurare il protrarsi della permanenza a Spezia di Enel per i trent’anni o più necessari ad ammortizzarne i costi; così l’assessore: “al fine di ridurre le esposizioni della popolazione agli inquinanti atmosferici e di migliorare la qualità dell’aria è stato proposto di prescrivere alla Società uno studio per produrre energia termica (teleriscaldamento) da fornire alle attività presenti nell’area.”
Il Comitato allegato inoltre una puntuale serie di osservazioni alla parte del comunicato in cui il Comune della Spezia sintetizza la piattaforma proposta per l'AIA ad Enel; leggi il comunicato integrale del Comitato qui.
"Come frullatori di pesce": centrali a carbone fanno strage di fauna ittica
Fonte: greenreport
Il nuovo rapporto "Giant Fish Blenders: How Power Plants Kill Fish & Damage Our Waterways (And What Can Be Done to Stop Them)" di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista americana, denuncia che «miliardi di pesci ed altri organismi acquatici vengono uccisi ogni anno dai sistemi delle prese d'acqua delle centrali elettriche obsolete, tra le quali le centrali elettriche a carbone». Il rapporto, molto dettagliato, prende in esame gli impianti di raffreddamento delle centrali elettriche presenti nel Golfo del Messico, lungo i fiumi Mississippi ed Hudson, nella baia di New York e a Long Island Sound, sulla costa della California, nei Grandi Laghi ed a Chesapeake Bay.
La Environmental protection agency (Epa) federale degli Usa ha proposto nuovi standard per i sistemi di raffreddamento delle centrali elettriche, e attualmente sta raccogliendo le osservazioni pubbliche su questo progetto di standard: la scadenza è il 18 agosto. Ma secondo Sierra Club le proposte dell'Epa «purtroppo sono ben lontane da quel che è necessario per proteggere la pesca ed i corsi d'acqua».
Le coste ed i fiumi degli Stati Uniti sono punteggiati da impianti antiquati che utilizzano sistemi di aspirazione dell'acqua per raffreddare le centrali elettriche a carbone e nucleari, impianti che Sierra Club ha ribattezzato "Giant fish blender", frullatori giganti di pesce. Per illustrare i risultati di questo procedimento Sierra Club ha anche realizzato un cartoon con il fumettista premio Pulitzer Mark Fiore, e sottolinea che «l'Epa ha il compito di applicare la Section 316 (b) del Clean Water Act, che richiede l'utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per minimizzare il danno ambientale delle centrali. La Closed-cycle cooling" è la migliore tecnologia disponibile per ridurre le minacce dei sistemi di raffreddamento ad acqua, ed è sia conveniente che già in uso in tutto il Paese.
Il raffreddamento a ciclo chiuso riduce le prese d'acqua di circa il 95%, riducendo drasticamente la quantità di acqua necessaria per le operazioni in una centrale elettrica e con la conseguente corrispondente riduzione dei danni per i pesci e all'ecosistema circostante. Tuttavia, l'Epa ha proposto nuovi federal cooling water standards che non richiedono alle utilities di utilizzare questi sistemi aggiornati.
Le centrali elettriche utilizzano più acqua di qualsiasi altro settore negli Stati Uniti: il 49% dell'acqua dolce, più dell'agricoltura e dell'utilizzo potabile messi insieme, con un prelievo di oltre 200 miliardi di galloni di acqua ogni giorno. Quasi tutta quest'acqua viene utilizzata per lo "once-through cooling", un antiquato sistema di raffreddamento che prevede l'aspirazione di acqua, succhiando milioni di litri da fiumi, laghi e mari per il raffreddamento e trasformando ogni centrale in un gigantesco trituratore di pesci, crostacei, anfibi ed altri animali, compresi i mammiferi marini.
Sierra Club è convinta che l'Epa, «sotto le forti pressioni degli interessi della potente industria, ha scelto di non richiedere requisiti tecnologici significativi, che avrebbero protetto gli ecosistemi. Invece, la proposta dell'Epa offre pochi o nessun miglioramento per le tecnologie necessarie per proteggere i pesci e la fauna selvatica, lasciando le decisioni a organismi statali già sovraccarichi».