No al carbone Alto Lazio

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21 dicembre 2010

Alfano forza la strada verso la riconversione di Porto Tolle

La giustizia si può sospendere davanti agli interessi forti.

Fonte: ANSA "Porto Tolle: Alfano, azione disciplinare per Procura Rovigo. ROVIGO, 19 DIC - Il Guardasigilli Angelino Alfano ha deciso di esercitare l'azione disciplinare verso il Procuratore di Rovigo, Dario Curtarello, e la pm Manuela Fasolato, in relazione all'inchiesta sul progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Nel gennaio 2010 il guardasigilli aveva inviato gli ispettori negli uffici giudiziari polesani. L'azione del ministro sarebbe motivata dalle ''interferenze'' che i magistrati avrebbero esercitato sugli organi amministrativi - ministero e commisione Via - che dovevano decidere sulla riconversione."
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Aggiornamento: della vicenda si occupa anche il FattoQuotidiano:

"Manuela Fasolato da tempo si occupa della centrale Enel di Porto Tolle. Ma Luciano Violante, che presiede una associazione fondata dalla stessa Enel non gradisce. E ora il ministro chiede sanzioni.
Nel gennaio di quest'anno il deputato del Pd si lamenta: "Il ministro della Giustizia dovrebbe fare delle ispezioni, e capire se un'autorità giudiziaria può compiere un atto di questo genere". Detto fatto, nel giro di due settimane, Alfano manda gli ispettori, capitanati da Arcibaldo Miller, il cui nome finirà poi nelle carte delle inchieste sulla P3, a controllare l'attività di Manuela Fasolato. Il magistrato da anni indaga sulla centrale Enel costruita sul delta del Po, oggi in attesa di essere riconvertita da olio combustibile a carbone. Studia le correlazioni tra le emissioni in atmosfera e le malattie degli abitanti della zona. Porta in tribunale i vertici della società. Ma per il ministero non dovrebbe lavorare, visto che gode dell'"esonero totale" dall'attività giudiziaria "in quanto componente della commissione esaminatrice nell'ambito del concorso per 350 posti da uditore giudiziario". E ora Alfano chiede alla procura generale presso la Cassazione di indagare su di lei

Qui l'articolo completo: "La pm lavora troppo, Alfano la punisce"
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Dell'interesse speciale che Violante ha per la riconversione a carbone avevamo già scritto:La Procura di Rovigo indaga sulla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle? Violante cerca di bloccare tutto

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12 dicembre 2010

Professor Balle Nucleari

Dal blog di Greenpeace.it, a firma di G. Onufrio

Umberto Veronesi continua a deliziarci con le sue sparate a favore del nucleare. Dice per esempio che potrebbe dormire avendo in camera da letto scorie nucleari: “non esce neanche la minima quantità di radiazioni” (AGI, La Repubblica, 30 novembre). Se un’affermazione di questo tipo la facesse come Presidente dell’Agenzia di sicurezza nucleare in qualche documento ufficiale, Veronesi andrebbe denunciato per falso ideologico. E se continuasse a promuovere il nucleare più che a controllarlo violerebbe nella sostanza la Direttiva UE 71/2009, che separa nettamente le due funzioni.

Anche a beneficio del prof. Veronesi, diamo qualche dato. A seconda del tipo di contenitore, la radioattività delle scorie vetrificate a un metro di distanza è di 40, 100 o 200 microSievert all’ora (World Nuclear Transport Institute, luglio 2006). Supponendo che il professor Veronesi dorma 6 ore a notte (è un tipo iperattivo, pare…), ci passerebbe 2.190 ore all’anno, assumendo quindi da 87 a 438 milliSievert (mSv) all’anno (radiazioni gamma e neutroni). La dose massima consentita per un individuo della popolazione è di 1 mSv all’anno. I lavoratori addetti sono, invece, autorizzati a prenderne 20 all’anno. Altro che sonni tranquilli: Veronesi si beccherebbe una dose di radioattività che, grosso modo, è da 80 a 430 volte oltre quella consentita.

Forse il Prof. spera di diventare fosforescente e risparmiare sull’abat jour? Purtroppo così al massimo si fa le lastre ai raggi gamma…

Se invece il professore preferisse tenere in camera da letto materiali nucleari non irraggiati, allora se la passerebbe molto meglio: in questo caso, infatti, si beccherebbe da 1 a 6 microSv all’ora con una dose annuale tra 2 e 12 mSv: dal doppio a 12 volte la dose massima.
Quali le conseguenze? Se, per assurdo, tutti i cittadini italiani seguissero il prof. Veronesi nell’esperimento in questione, avremmo oltre 250 mila casi di tumore fatali all’anno (le stime si riferiscono al tasso di esposizione di cui sopra: non sono di Greenpeace ma dell’ICRP la Commissione Internazionale per la protezione dalla radiazioni). Dubitiamo che basti il Prof. Veronesi a curarli tutti, e sarebbe meglio se il Prof. si facesse almeno un corso rapido sul tema per evitare di dire castronerie del genere.

Il problema è che queste balle non sono le sole di questo suo “battesimo nucleare”. Un’altra riguarda il deposito delle scorie. Il Prof. ci rassicura: questo problema non esiste perché secondo lui le potremo mandare in Spagna dove “c’è una vera e propria gara” dei comuni per accaparrarsi il deposito temporaneo per le scorie nucleari (alla faccia di quei cattivoni di Scanzano Jonico che proprio non ne vollero sapere). In effetti, sugli 8.000 comuni spagnoli, solo 8 comuni (di 5 regioni) hanno dichiarato la loro disponibilità a ospitare le scorie. La gara va male anche perché tutte e cinque le regioni coinvolte si sono un po’ alterate e i parlamenti regionali si stanno opponendo con forza.

Ma qualcuno ha avvisato il governo spagnolo delle intenzioni del nostro futuro Presidente dell’Agenzia di sicurezza nucleare?

Un’altra notizia bislacca (veronesica, potremmo dire) è che in Svizzera sono state “ordinate” tre nuove centrali. Di sicuro ce ne sono tre che devono chiudere e le aziende elettriche le vorrebbero sostituire. La Camera dei Cantoni su iniziativa del Cantone di Basilea, quello più fortemente antinucleare, ha deciso di continuare la procedura decisionale sulle tre centrali che avrà termine con un referendum nel 2013. Mentre da noi i referendum zoppicano, in Svizzera vanno forte: di recente ce ne sono stati due (a carattere locale) che hanno sancito la fuoriuscita dal nucleare di Berna e St Gallen, che si aggiungono alle decisioni antinucleari già prese dalle città di Zurigo, Basilea e Ginevra.

Conclusione: Veronesi straparla del nucleare e vorrebbe essere quello che ci “proteggerà” dalle centrali di Berlusconi e ENEL. Ma chi proteggerà Veronesi da sé stesso? E chi proteggerà noi dalle balle di Veronesi?


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Leggi anche: http://www.terranews.it/news/2010/12/dietro-lo-scenario-spunta-il-bluff-nucleare

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3 dicembre 2010

Quelli che "il cdr nella centrale a carbone" tornano sempre alla carica

Di Gennaro, Cerrone e Vinaccia (Consiglieri Comunali UDC) si chiedono il perché qualcuno torni a insistere nonostante tutto sulla sciagurata ipotesi di bruciare cdr nella centrale a carbone TVN. Da trcGiornale.it

"Si inasprisce il dibattito politico sull'ipotesi avanzata dal Polo Civico di bruciare cdr a Torrevaldaliga Nord al posto del carbone. L'Udc in una nota ricorda il parere negativo espresso dall'Europa, dal consiglio comunale, dal sindaco e dai medici, ed avanza il sospetto che dietro l'insistenza di questa proposta ci siano pressioni e lobbies. Leggi la nota.

"L'Europa ha detto NO, il Consiglio Comunale ha detto NO, IL Sindaco ha detto NO, i medici hanno detto NO, la città non ne può più di veleni e qualcuno ancora insiste nel voler bruciare CDR a TVN a posto del carbone. La si definisce solo una proposta ma, nonostante sia stata universalmente rifiutata, si continua a riproporla. Con ingiustificabile leggerezza si ipotizzano per chi è contrario al CDR eventuali condizionamenti da parte di " lobby del settore" quando la stessa insistenza della proposta di bruciare CDR a TVN fa nascere il sospetto che proprio dietro di essa ci siano pressioni e lobbies. Quale condizionamento c'è nel supportare la raccolta differenziata? Come può parlare di ipocrisia e di ricerca del consenso elettorale chi è disposto, per soldi, a barattare l'ambiente e la salute dei suoi concittadini? Non è per paura che la gente guarda con sospetto simili proposte, ma per la consapevolezza degli incalcolabili danni che simili proposte hanno già causato e continueranno a causare. Tutti ormai conoscono i tristi primati in tema di malattie che il nostro territorio detiene ed è immorale sostenere iniziative che, in qualsivoglia maniera, possano contribuire ad incrementare questo triste primato come farebbe il bruciare 200.000 tonnellate di CDR a TVN (a tanto corrisponde il "rassicurante "5% di 4 milioni di tonnellate di carbone). Non è vero sviluppo quello che non rispetta l'ambiente e la salute ma qualcuno, dentro e fuori Civitavecchia, non lo ha ancora capito od ha interesse a non capirlo. Dobbiamo, perciò, alzare la soglia dell'attenzione per contrastare qualsiasi ipotesi di ulteriore scempio del nostro territorio e per tale motivo l'UDC si farà promotore di un tavolo di permanente mobilitazione sulle tematiche ambientali e sanitarie con tutte le forze politiche e sociali interessate".

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24 novembre 2010

Terra di Poeti e Coglioni. I sindacati Nazionali primi dipendenti dal carbone

Riportiamo un articolo a firma di V. Rossi, da SavonaePonente 

Tema: Tirreno Power.
Svolgimento: “Il progetto tecnicamente è a posto” (strano, a noi risultava -  come da perizia giurata – che ci fossero  dati  inesatti e che il prospettato miglioramento della qualità ambientale fosse stato basato addirittura su cifre inventate, ndr).
“Abbiamo ricevuto i dati sui monitoraggi” (quali? ndr).
“E’ partito il tavolo ambientale per il controllo pubblico delle emissioni” (ma davvero? Finora ci risulta che se ne sia soltanto parlato, ndr)”.
“Ora spetta alle istituzioni decidere sul futuro dell’ampliamento della centrale vadese. Il cuore della questione è portare avanti la trattativa industriale, tuttavia non posso far a meno di notare che gli enti pubblici ed in primis la Regione sembrano eludere il problema e c’è un continuo rinvio su una scelta che ormai hasolo un significato politico”.
Voto: 3- , almeno per chiunque conosca davvero l’argomento e si renda conto del cumulo di inesattezze riunite in queste poche frasi.
Invece no.  Ben pochi rispondono:  “Ma che stai a di’?”. Tutti gli altri tacciono in religioso silenzio.

Ipse dixit.
E chi è che dixit?  Francesco Rossello, segretario provinciale della CGIL.
Quella stessa CGIL  che in tempi non lontani fece clamorose battaglie per difendere i lavoratori dell’ACNA, che si ammalavano e morivano proprio come oggi si ammalano e muoiono gli abitanti di Vado Ligure, di Savona, di Spotorno, di Noli (e gli stessi lavoratori della Tirreno Power: siamo a conoscenza di almeno tre casi).
Ma come si fa ad ignorare l’impatto sulla salute che ha già OGGI questa centrale a carbone di città, impatto provato da decine, per non dire centinaia di studi scientifici?
Come si fa a dire “abbiamo ricevuto i dati sui monitoraggi“, quando non esistono altri monitoraggi se non quelli eseguiti dalla stessa Tirreno Power?
Come si fa a pensare che le amministrazioni “continuino a rinviare una scelta che è solo un fatto politico“, quando è palese che le amministrazioni, pur prese per il collo dalle pressioni economico-politiche, sembrano mostrare ancora  quel barlume di intelligenza sufficiente a  capire che pensando solo al fatto politico sarebbero responsabili di decine di ULTERIORI morti?
Certo, il signor  Rossello può pensare che sia “solo un fatto politico” (ma poi, in che senso? TUTTO è politico: anche prendersi cura della salute):  perché nessuno ricorda di aver visto il signor Rossello ad alcuna conferenza tenuta da medici che spiegavano il motivo per cui la centrale a carbone di Vado è già ritenuta una bomba innescata, mentre  il suo ampliamento equivarrebbe ad un’esplosione.
Nessuno ha mai visto ad alcun dibattito aperto (leggi: dotato di quel contraddittorio che sempre si invoca quando non serve a  un accidenti, ma MAI quando sarebbe davvero necessario) né il signor Rossello, né la signora Meneghini della CISL, né  nessuno degli altri sindacalisti che oggi sbavano dal desiderio di offrire ai savonesi questa trentina, o cinquantina che sia, di posti di lavoro, in cambio di venti morti all’anno e di un costo sociale di oltre 100 milioni di euro annui (come risulta dall’elaborazione dei dati Externe dell’Unione Europea).
E’ possibile che il signor Rossello & C. ignorino questi dati di fatto?
SI’.
E’ possibilissimo, anche se le relazioni dei medici sono state inviate praticamente a tutto il mondo: perché pochissime persone le hanno lette.
Leggere, studiare, capire è fatica: è molto più facile bollare i medici ambientalisti come “fanatici” ed evitare di prenderli in considerazione,  tanto si trova sempre qualche mediconzolo servo del potere disposto a dire qualche bel “ma vaaaaa ma va laaaaaaa”, ovviamente non motivato né supportato da alcuno studio scientifico (perché NON NE ESISTONO a favore del carbone), ma sufficiente a mettere a tacere le coscienze.
Quelle sporche, ovviamente.
Si dirà:  i rapporti medici sono difficili da capire, il linguaggio scientifico non è alla portata di tutti, magari hanno letto ma non hanno capito bene.
La scusa, però, è deboluccia: perché gli stessi dati sono stati riportati su  decine di siti, blog, giornali  (almeno quelli online), in forme comprensibili anche da un bambino di dieci anni. Senza contare che ci sono molte altre cose che un amministratore o un sindacalista può “non capire”, anche perché nessuno è  tenuto a capire tutto: la laurea in tuttologia non è poi così diffusa, ed è per questo che in mille campi diversi il politico – o il sindacalista – di turno  si affida ad esperti esterni,  li ascolta con il massimo interesse e prende per buone le sue parole.
Succede sicuramente nel campo dell’edilizia, per esempio: e gli esperti  che bazzicano Savona forse non sono poi così in gamba, visti i risultati… ma le loro parole vengono prese comunque per oro colato, tanto che a volte serve l’insurrezione popolare per evitare che si sprechino miliardi in mostruosità architettoniche. E altre volte non basta neanche quella, perché  sprechi e mostri vanno avanti ugualmente.

Sta di fatto che gli esperti vengono convocati, pagati, ascoltati e seguiti.

Invece, quando si parla di salute, gli esperti (che sono ovviamente i medici) vengono tenuti a distanza.
All’ormai celeberrimo (anzi, famigerato)  studio IST-ARPAL che avrebbe dovuto valutare l’impatto dell’inquinamento sulla salute dei cittadini (e che non l’ha fatto, anche se hanno cercato di farci credere di sì) NON HA PARTECIPATO NEPPURE UN MEDICO. C’erano matematici, biologici, statistici, perfino un architetto. Medici, ZERO.
Allora i medici, poveracci, si fanno avanti in proprio: d’altronde hanno giurato “di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo”. Hanno un codice etico e deontologico che li obbliga ad occuparsi della salute pubblica:  se non lo facessero, non sarebbero medici degni di tale nome.
Per questo si fanno avanti e cercano di spiegare, di far capire.
Invece di essere pagati, come dovrebbero esserlo tutti i consulenti tecnici, PAGANO DI TASCA LORO, perlomeno in  termini di tempo ed energie che impiegano a scrivere relazioni, a farle avere a tutti gli interessati, a cercare, insomma,  di informare chi di dovere su quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere.
Risultato? Zero.
Nessun amministratore e nessun sindacalista noto sembra essere a conoscenza del contenuto di quegli studi, di quelle ricerche, di quelle relazioni.
Qualche sindacalista molto meno noto, in realtà,  dimostra di aver capito  (forse perché lui a qualche convegnoc’è andato)… ma quando gli si chiede di prendere pubblicamente posizione allarga le braccia: “Non posso farlo, per motivi politici”.
Gli stessi motivi che trattengono tante persone per bene, rappresentanti di questo o quel partito, che sarebbero anche convintissime delle ragioni ambientaliste ma che non possono sposarle (almeno non pubblicamente) perché sanno che il giorno dopo sarebbero tagliate fuori dai partiti, da ogni possibilità di raggiungere uno straccio di cadreghino ma anche, magari, da ogni possibilità di portare avanti altre battaglie a cui  tengono davvero e che non vogliono mollare.
Purtroppo di persone per bene di questo tipo ce ne sono a destra come a sinistra (come è logico che sia, perché la salute non può avere colore politico): ma non mettono fuori il naso, perché i pochi (pochissimi, a dire il vero) che ci hanno provato, il naso se lo son visti tagliare via.
Attenzione: noi siamo convinti che la battaglia in difesa della salute valga più di ogni altra, perché senza salute non può esserci istruzione, né lavoro, né pari opportunità, né null’altro. La  battaglia per la salute è come quella per l’acqua: la difesa di un bene primario, anzi “del” bene primario in assoluto.
Però possiamo capire che ognuno abbia le sue priorità; e possiamo capire che a qualcuno scocci sposare una battaglia che porta grande impopolarità. Abbiamo visto tutti chiaramente come in questa Provincia dichiararsi “ambientalisti ” significhi bruciarsi politicamente, perché i  grandi business di questa provincia sono carbone e cemento.
Chi non li vuole, automaticamente non viene più  “voluto”.
Purtroppo, se il cemento fa danni di altro tipo,  il carbone uccide.
Fa fuori una ventina di persone all’anno  (sono sempre dati scientifici, non “allarmismi fanatici”) e ne fa ammalare un quantitativo non ancora definito, ma sicuramente molto più elevato.
E allora, pur capendo chi ha paure di vario genere, continuiamo a sostenere che – business o non business -  il carbone vada assolutamente combattuto: anche perché le alternative ESISTONO.
Nessuno vuole mettere dei lavoratori in mezzo alla strada: si vorrebbero solo trovare soluzioni che permettano loro di lavorare senza rischiare la pelle e senza farla rischiare a chiunque abiti nel raggio di 50 chilometri.
Ma a fronte di tutto questo, chi parla di salute viene bellamente ignorato. Anzi, peggio:  un dirigente sindacale si permette di trattare l’argomento con  orripilante superficialità.
Il dirigente di  un sindacato, dannazione! Ovvero chi per primo,  forse prima ancora delle amministrazioni, la salute dei lavoratori dovrebbe tutelarla.
Uno di quegli stessi personaggi che poi sbraitano nei megafoni che vogliono “sicurezza sul lavoro”: ma le  morti sul lavoro non sono soltanto quelle dell’operaio schiacciato dalla pressa. Sono anche quelle dell’operaio che respira veleno ogni santo giorno.
Ai tempi dell’ACNA la CGIL (almeno lei) lo sapeva. Ora l’ha dimenticato.
O quantomeno l’ha dimenticato Rossello.
Cosa si può dire, di fronte ad atteggiamenti ottusi come questi?
Ci si pone sempre la stessa domanda che ci eravamo già posti in precedenza: c’è sotto della clamorosa malafede, o davvero questi signori non hanno ancora capito che stanno giocando con la pelle  dei lavoratori, oltre che con quella  dei cittadini?
Ma oltre a questo non si sa davvero cosa dire. Non ci sono  parole.
O meglio, ce ne sarebbe una: quella che un signore di una certa notorietà politica ha rivolto “agli italiani che voterebbero contro il proprio interesse” (nel caso non ve ne ricordaste, qui sotto trovate un  breve video-memorandum”).

“Coglioni”, già.
Termine che ormai è sicuramente divenuto di libero utilizzo (un po’ come “orcodio”), visto che nessuno ha denunciato il signore che l’ha affibbiato a metà del popolo italiano. Quindi  presumo che potremmo dirla anche noi, senza rischiare nessuna querela:  ma porca miseria, non  ci basta.
Rende, sì,  l’idea del misto di ignoranza, menefreghismo e superficialità dimostrata dai nostri sindacalisti nel caso Tirreno Power: ma non soddisfa del tutto… anche perché  proprio il fatto che l’abbia pronunciata il signore di cui sopra (uno che la sua ex moglie ha definito “uno che non sta bene”), la fa somigliare un po’ troppo al classico insulto che scappa di bocca a qualcuno che non ci sta più con la testa.
Invece i  difensori della salute, con la testa, ci stanno ancora.
Ma a volte hanno l’impressione di essere gli unici ad esserci… e anche questo, in fondo,  è un po’ tipico dei matti.
Dunque, vedete come è difficile?
Vedete come diventa arduo, quando si sa di avere ragione e di essere qui a lottare anche per la pellaccia altrui, trovare le parole giuste per rispondere a  quelli che invece vogliono fare business sulla nostra pelle, o  a quelli incapaci di capire cosa sta succedendo,  quelli che sbavano dietro a qualche posto di lavoro senza capirne il costo reale?
Se cerchi di spiegare civilmente le tue ragioni, vieni snobbato.
Se  insulti, passi da fanatico isterico.
Se urli, passi da matto.
E infatti così ci trattano quelli che rifiutano di ascoltare i comitati; quelli che i medici li convocano “giusto per”  (e cioé: perché  l’Ordine dei Medici è una figura di una certa rilevanza politica, che quindi non si può ignorare del tutto come si fa con dei semplici rappresentanti dei cittadini), ma non si scomodano neppure a riceverli personamente, e ad ascoltarli ci mandano una giovane signora che palesemente non sa di cosa si stia parlando; infine, ci trattano come matti quelli che, un tempo, erano tra le espressioni più forti e più incisive della volontà (oltre che dei diritti) dei lavoratori, degli operai, del popolo…e  che adesso non si sa più bene cosa siano:  se  ingranaggi di questo sistema marcio che sta portando alla rovina il Paese, o semplicemente portatori sani di ignoranza galattica.
Cosa rimane?
Rimane la gran voglia di urlare “COGLIONI! Come potete non capire quello che state facendo a tutti noi, compresi i vostri stessi figli?“; ma non per insultare, come fanno gli anziani signori fuori di testa. Solo per attirare l’attenzione.
Perché sentiamo la necessità, l’urgenza di  informare, di aprire gli occhi, di far capire la reale gravità di un problema che viene regolarmente sottostimato.
Noi continuiamo a provarci: ma ci rendiamo conto che spesso parliamo al vento. Che continuiamo ad urtare contro un muro di gomma fatto di una democrazia ridotta a burletta, di interessi di pochi che travalicano l’interesse di tutti, di poteri che corrompono e/o  minacciano, di media asserviti, di politici imbavagliati o silurati.
Così  succede che, alla fine, da coglioni passiamo noi.

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10 novembre 2010

I sonetti di Giancarlo Peris. "Le Cavie"

Veronesi "cancronesi", notoriamente (?) sponsorizzato dai costruttori di inceneritori e da poco sdoganatore ufficiale del ritorno nucleare in Italia, faccia da greenwashing (per chi sa cos'è, non è un complimento), uno sconcertante esempio della deriva culturale italiana. Qualche anno fa, per un periodo limitato di tempo, circolò voce di una sua possibile candidatura a presidente di quell' "Osservatorio ambientale" malamente concepito e tuttora in condizione di non essere operativo (nonostante abbia assorbito, indagine della Procura in corso, milioni di euro dei contribuenti per le sue attività fantasma.)

"Le Cavie"

Er fatto che qui mo vie’ Veronesi,
Uno dei granni oncologhi viventi,
A sorveja’ malati e inquinamenti,
Ce fa gioi’ pe’ quanto so’ cortesi


Er sindaco e la giunta, oggi protesi
A proteggice tutti da l’eventi
Che accaderanno, essenno adesso spenti,
Quanno i fornelli risaranno accesi.


Questo, dopo l’idea de un ospedale
Più grosso, pe’ attuticce er fumo nero,
È un passo, pe’ ‘sto popolo, epocale;


Er terzo, ortre a Pantano a accenne un cero,
Sarà de fa’, a le Terme o a l’Ideale,
Un novo, più spazioso, cimitero.

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3 novembre 2010

I colossi dell'energia sporca provano a distruggere un fotovoltaico ormai pericoloso per i loro business

Da crisis.blogosfere.it "Avvelenati dal sole? Parte una nuova crociata contro il fotovoltaico"
E' in atto una vera e propria campagna di diffamazione contro le energie rinnovabili in genere e contro il fotovoltaico e l'eolico in particolare.
Ugo (Bardi) ne ha appena parlato, molto meglio di me, qui. Ma aveva già affrontato l'argomento qui. Analogamente l'argomento è stato affrontato anche sul blog Nuove Tecnologie Energetiche qui, qui e qui.
Il fotovoltaico sta per affrontare la prima, vera rivoluzione tecnica, con la transizione dal Silicio al Cd-Te, necessitata dai costi contenuti, le ottime rese e l'ottimo rapporto tra energia spesa per realizzare i pannelli ed energia prodotta dai medesimi. Il tutto in una prospettiva di rapido crollo dei prezzi e di raggiungimento della "grid parity" ovvero del pareggio di costo del kWh fotovoltaico e prodotto dal mix energetico tradizionale (anf...respirone).
Gli attuali pannelli in Cd-Te hanno un costo industriale di circa 500 $/kWp. La prospettiva, sulla base di tecnologie già collaudate e di prossima implementazione industriale, è di una discesa a 200 $ per kWp.
Vi sono poi in vista clamorosi sviluppi anche nel settore del fotovoltaico a "microconcentrazione", del film sottile di silicio e di altri ulteriori tecnologie, senza contare ovviamente il megaprogetto desertec dove si sperimenterà, in una scala mai tentata prima, il solare a concentrazione di Rubbia.
Il raggiungimento di una convenienza NETTA, per semplice confronto kWh/kWh del fotovoltaico rispetto alle fonti fossili è un vero incubo per i produttori di energia elettrica. Se è vero che il singolo piccolo utente non usufruisce, ovviamente, dei risparmi di scala dei grandi e medi impianti fotovoltaici è anche vero che il costo REALE del kWh, ottenuto dividendo, molto semplicemente, l'importo bimestrale della bolletta elettrica può riservarvi delle "belle" sorprese.
Provate e, specialmente se avete consumi contenuti, potrete constatare con stupore che già oggi il costo medio onnicomprensivo di tutti i costi fissi, imposte, addizionali etc etc del vostro kWh sta intorno o oltre i 30 centesimi. Orbene il costo ATTUALE, chiavi in mano, di un kWh fotovoltaico, per un piccolo impianto, sta intorno a questa cifra, 30 centesimi /kWh ipotizzando una durata semplicemente quindicennale.
Vedete quindi che già oggi il conteggio economico anche senza conto energia, di un impianto stand-alone potrebbe essere, paradossalmente (esiste la complicazione dello stoccaggio) attraente. Per lo scambio sul posto la situazione è complicata dal sistema normativo/tariffario che purtroppo prezza in modo diverso il kWh in ingresso ed uscita.
Dal punto di vista dei fornitori di energia elettrica la situazione è grave: non solo rischiano quote di utenza crescenti ma le rischiano in modo irreversibile, dato che si tratta di impianti dalla durata pluridecennale. Quindi si muovono tutte le leve a disposizione, da un lato cercando di attirare la maggior parte delle risorse possibili sui grandi impianti centralizzati piuttosto che sugli impianti domestici dall'altro, semplicemente, diffondendo "memi" che screditano il fotovoltaico e le energie rinnovabili in tutti i modi.
Dopo la bufala della "occupazione del suolo" da parte degli impianti fotovoltaici (conti alla mano le rotonde alla francese si sono mangiati negli ultimi anni quote di territorio maggiori) e le lamentele sul loro costo per la collettività ( allo stato l'85% dei fondi a disposizione grazie alla componente A3 della bolletta va ad inceneritori ed altri impianti che di rinnovabile, sostenibile o auspicabile non hanno niente, gli attuali impianti possono essere quintuplicati senza costi aggiuntivi per la collettività, semplicemente smettendo di incentivare quello che di rinnovabile non ha niente) dopo questa prima e ben orchestrata campagna di disinformazione, dicevo partirà presto quella contro le nuove tecnologie prima accennate.
Prima fra tutte il film sottile.
Il Cd-Te, questa la facile tesi, contiene il mefitico, mefistofelico, cancerogeno e spaventoso Cadmio e quindi è o dovrebe essere una tacca al di sotto di un bell'inceneritore, nel grado di sopportazione da parte della popolazione.
Le cose non stanno cosi, ne abbiamo già parlato su Crisis ed ulteriori conferme arrivano dai grafici che vedete qui sotto, presi da questo documento certo di parte ma che fa riferimento a studi indipendenti.


Come vedete, a parità di energia produttiva, non c'e' storia: il Cd-Te ha un eroei (ed un livello di emissioni di gas serra nel ciclo produttivo) ALMENO doppio rispetto al silicio. Il motivo è legato al processo produttivo, altamente energivoro di quest'ultimo.

In questo secondo grafico si vede che i pannelli in film sottile rilasciano molto meno Cadmio nell'ambiente del petrolio, a parità di energia prodotta ed addirittura, paradossalmente, meno dei pannelli tradizionali.
Infine in questo grafico si vede il livello di rilascio di altri metalli pesanti nel ciclo di vita di vari tipologie di impianti ( cosi portandosi un poco avanti con il lavoro). Anche in questo caso il Cd-Te è nettamente in vantaggio. Il motivo?
Semplice: quella che è una sua apparente debolezza, giustappunto la presenza di Cadmio, diventa un punto di forza: Impone, infatti, un ciclo altamente controllato di produzione e inoltre l'impegno al ritiro e recupero (quasi totale) dei pannelli. In pratica un ciclo chiuso, come tale vicino a quelli che dovremo concepire, in un futuro non lontano, per ogni genere merceologico non alimentare e/o biologico.
I dati oscillano un poco ma la letteratura sembra ragionevolmente sicura su un punto: i pannelli in Cd-Te sono non solo sicuri ma altamente produttivi, affidabili ed economici. In pratica: il futuro del settore. Mentre da noi siamo agli inizi, tanto che i nostri due di Caprese e Sansepolcro sono i primi impianti a film sottile di questa dimensione installati in Toscana, la First Solar, il principale produttore per questa tecnologia, si avvia a diventare la più grande azienda fotovoltaica mondiale, superando le altre big dopo una rincorsa di pochissimi anni.
Per ora è terza, dietro a due produttori cinesi, che sono competitivi grazie all'energia a basso costo delle inquinanti centrali a carbone tipiche del mix energetico di quel paese ed ovviamente agli altri costi di produzione, ugualmente bassi.
E' ovvio che, con l'aumentare dell'installato i problemi aumenteranno, qui un recentissimo articolo, ma è anche ovvio che il genere di problemi che nasceranno saranno sempre di gran lunga preferibili di quelli a cui andremo incontro se rinunceremo a perseguire con la necessaria decisione ed urgenza l'obbiettivo del 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro la finestra temporale a nostra disposizione.
Probabilmente abbiamo a disposizione non più di due-tre di decenni per giungere a quell'obbiettivo e forse dieci anni per arrivare al raddoppio dell'attuale % di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Un compito difficile ma non impossibile, specialmente se non distoglieremo risorse per dedicarle alla progettazione di fantomatiche centrali nucleari che non vedranno mai nemmeno l'inizio dei lavori.

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I manager della miniera di carbone sparano sui minatori africani

Da PeaceReporter.it riportiamo l'articolo "Zambia: partner o vassalli di Pechino?"

"Il presidente dello Zambia, Rupiah Banda, sta imparando a sue spese che la Cina nel suo Paese ha portato capitali, tecnologia e anche molte grane. L'ultima gli è scoppiata tra le mani una decina di giorni fa e adesso rischia di avere gravi conseguenze politiche.

Fuoco sui minatori. Venerdì 15 ottobre, una rappresentanza di minatori dell'impianto carbonifero gestito dalla Collum Coal Mine Ltd, a capitale cinese, ha affrontato il management della compagnia chiedendo un aumento dei salari. La tensione è salita rapidamente alle stelle, anche a causa delle barriere linguistiche, dal momento che la direzione della società non parlava bene l'inglese. E in pochi istanti si è consumata la follia: i manager hanno fatto fuoco contro la quindicina di operai che li stava incalzando, con pistole di piccolo calibro che hanno mandato in ospedale 11 minatori, due dei quali in gravi condizioni, con ferite alla testa e all'addome. La reazione eccessiva ha innescato poi una sorta di assalto alla sede della Collum, con relativi atti di vandalismo e tentativi di saccheggio, in parte sventati dall'arrivo in forze dei reparti antisommossa che hanno sparato lacrimogeni e disperso i minatori esasperati. La fredda cronaca della vicenda dovrebbe infine registrare l'arresto, tre giorni dopo, di due dirigenti, Xiao Lishan e Wu Jiuhua, trasferiti alla prigione centrale di Choma, con l'accusa di tentato omicidio, la fuga in Cina degli altri manager, "inseguiti" dalla polizia, la visita al sito e le scuse ufficiali portate dal presidente Hu Jintao. Opportune e dovute ma insufficienti per placare gli animi e disinnescare un incidente diplomatico che più che alla Cina e alla sua reputazione sta provocando danni al sistema di potere del presidente Banda e del suo inner circle.

Conseguenze politiche. Le ricadute sul piano della politica interna, infatti, sono decisamente più rilevanti che quelle sulle relazioni Zambia-Cina e, più in generale, tra il Paese e il capitale straniero. E' inedito e molto agguerrito il fronte che si è creato contro Banda: mette insieme i sindacati, la società civile, i nazionalisti, la chiesa e organizzazioni giovanili. Il messaggio è chiaro: il presidente ha svenduto il Paese, la sua dignità e la manodopera. E di questa tensione, chi davvero può approfittarsene è Michael Sata, detto "re Cobra", il populista leader del Patriotic Front, il principale partito d'opposizione. Il suo messaggio è chiaro e arriva dritto allo stomaco: "Ormai è chiaro che questo governo non ci protegge perché èstato pesantemente corrotto dai cinesi in vista delle elezioni del 2011". Tre ottobre 2011, è questa la data che spaventa Banda e i suoi, preoccupati dal calo di popolarità e dall'uso che l'opposizione potrebbe fare dell'incidente alla Collum Coal Mine. E la folla riunita martedì 19 davanti all'ambasciata cinese di Lusaka per chiedere le scuse non lasciava intuire nulla di buono. All'esecutivo viene contestata la lentezza della reazione, tale da aver consentito alla maggior parte degli executive cinesi di lasciare il Paese, le risposte balbettanti date all'opinione pubblica, la debolezza mostrata nei confronti di Pechino.

I precedenti. Quelli che accusano il governo di aver svenduto terra e manodopera alla Cina hanno molti argomenti dalla loro parte. I minatori della Collum sono ancora privi di contratto, ormai da nove anni, da quando la società ha aperto la miniera. Lavorano per un salario da fame, che va dai 31 ai 100 dollari al mese, senza sistemi di protezione adeguati, in condizioni precarie e senza diritti. Una situazione insostenibile che i lavoratori denunciano da anni, tanto che l'impianto era stato chiuso d'ufficio per alcuni giorni già nel 2006, dopo la denuncia in televisione da parte di un ministro, Alice Simango, che aveva accusato il management di "trattare i propri dipendenti come schiavi". Se non è nuova la questione, non lo sono nemmeno incidenti come quello accaduti alla Collum. Un episodio simile si era verificato nell'impianto di Chambishi, nel luglio 2005, dove la dirgenza aveva fatto fuoco su sei minatori, appena tre mesi dopo che 46 operai erano morti in una fabbrica di esplosivi della Nfc Mining Africa, società cinese come quella che gestiva la miniera di Chambishi, con palesi violazioni delle norme sulla sicurezza dei lavoratori. La Cina continua però a investire, attirata dal ricco sottosuolo del Paese africano. Nel solo 2010, tre delegazioni di alto profilo sono atterrate a Lusaka a caccia di contratti: rame, ferro, carbone e nichel le risorse più ambite. Nella citta di Chambishi, Pechino ha sponsorizzato un piano di sviluppo da 900 milioni di dollari, altri 300 ne ha investiti nell'impianto di Mulianshi, confermandosi così il più importante investitore in Zambia, per un totale di oltre due miliardi di dollari, spesi nel solo settore minerario. Questo ha portato posti di lavoro, iniezioni di valuta estera e ha fatto da propulsore allo sviluppo economico. Ma Banda ha capito che anche questo frutto ha una dose di veleno. Se grande o piccola, lo scoprirà con le prossime elezioni. Un primo test comunque arriverà dalle municipali di Chilanga e Mpulungu. L'opposizione affila le armi e si prepara ad attaccare il presidente che ha svenduto il Paese alla Cina.

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26 ottobre 2010

Enel criticata toglie la pubblicità da "Il Fatto Quotidiano"

A seguito di un articolo critico nei confronti di enel, la società reagisce così

Fonte: IlFatto Quotidiano
"Qualche critica su Green Power e l’Enel ci cancella la pubblicità

Il momento è delicato per Enel, su due fronti: il nucleare e le energie rinnovabili. Da un lato c’è lo stallo che dura dall’uscita di scena di Claudio Scajola, che da ministro dello Sviluppo era l’unico con il peso politico necessario a dare garanzie al gruppo energetico che sull’atomo sta puntando moltissimo. Dall’altro la quotazione del ramo energie rinnovabili, Enel Green Power, l’operazione più rilevante a Piazza Affari in questi anni di crisi. Un collocamento che può portare nelle casse dell’Enel 3 miliardi di euro, in cambio di un terzo delle azioni di Green Power.

Da un punto di vista di immagine, è difficile conciliare una poderosa campagna di lobbying a favore del nucleare con la necessità di presentarsi come azienda verde che chiede ai risparmiatori di scommettere su eolico e geotermico. Enel commissiona ricerche per dimostrare l’efficienza dell’atomo e la sua necessità per rispondere alla domanda energetica degli italiani, ma sostiene anche che il futuro (ambientale ed economico, almeno per gli azionisti) è nelle rinnovabili. Si capisce quindi perché i vertici della società controllata dal Tesoro siano molto sensibili al modo in cui la quotazione di Green Power viene presentata dai giornali. La maggior parte dei titoli (e degli articoli) dedicati all’evento sulla stampa – da lunedì scorso si possono comprare le azioni – sono entusiastici o anodini. Si contano a decine le interviste, tutte all’insegna di slogan come “Così prepariamo la via di fuga alternativa” o “Gnudi tenta il popolo dei Bot”, a suggerire che l’investimento azionario sia sicuro quanto quello nei titoli di Stato.

Per questo Enel non ha gradito l’articolo in cui il Fatto Quotidiano ha raccontato l’operazione. Per l’azienda si è trattato di una feroce stroncatura e quindi ha comunicato di non voler continuare a mettere la sua pubblicità sul giornale, visto che i giudizi sulle operazioni societarie erano così critici. In realtà, l’articolo pubblicato sul numero di domenica scorsa, a firma di Giorgio Meletti, si limitava a inserire la quotazione di Green Power nel contesto. Il Fatto ha ricordato che il grosso del business di Green Power è nei settori meno avanzati delle rinnovabili, l’idroelettrico e il geotermico, mentre Enel dice di voler puntare sull’eolico, che è dove al momento si concentrano gli incentivi pubblici (al centro di numerose inchieste giudiziarie, inclusa quella sulla P3). L’andamento futuro dell’azienda, quindi, non dipenderà solo dall’abilità dei manager, ma anche e soprattutto dalla disponibilità di incentivi pubblici. Altro dettaglio non gradito: mentre le azioni di Enel valgono 7 volte i profitti, quelle di Green Power vengono offerte con un multiplo di 15 rispetto all’utile netto. Una stima che denota fiducia, ma che può anche spingere alla diffidenza visti i precedenti. Da quando l’Enel è stata quotata in Borsa nel 1999, il suo valore si è dimezzato.

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21 ottobre 2010

Le lobbies energetiche che ostacolano le riforme di Obama

Da greenreport:
"Ecco come Big Oil e Big Carbon finanziano i candidati repubblicani perché fermino le politiche ambientali di Obama"

Forse Obama è un presidente troppo timido nell'imporre i suoi buoni propositi ambientali, forse è troppo condizionato dal business e da un Partito democratico invischiato in mille traffici e bisognoso dei finanziamenti delle multinazionali, ma a leggere il rapporto "Big polluters big ad Spending" del Center for american progress action fund si capiscono molti perché ed anche quali siano i reali "padroni" della possibile alternativa repubblicana ad Obama. Roba da far rimpiangere Gerge W. Bush ed i suoi falchi neocon.

Ecco i finanziamenti elettorali-pubblicitari dei gruppi di interesse conservatori Stato per Stato rivelati dal rapporto:

American Action Network: negli ultimi 3 mesi ha speso 19.690 $ nel New Hampshire e in Florida e 172.710 $ in tutto il 2010. Questo "shadow Gop group" (gruppo fantasma del Partito repubblicano) ha legami di lunga data con Wall Street, ed ha previsto di spendere 25 milioni di $. E' specializzato in spot contro il clean energy bill di Obama, accusato di produrre un drammatico aumento dei costi dell'energia e di eliminare milioni di posti di lavoro.

American Coalition for Clean Coal Electricity ha speso più di 16,3 milioni di $ nel 2010, di cui 2 milioni e 960,09 dollari per spot nazionali diffusi in Washington, DC, Montana e Texas, negli ultimi tre mesi. Il gruppo ha stanziato 20 milioni $ per campagne online. Questo Big Coal front group è famoso per i suoi documenti falsi inviati ai membri del Congresso che si oppongono alle energie pulite ed alla legislazione sul clima che hanno portato addirittura ad un'indagine del Congresso.

American Crossroads GPS ha speso $ 519.510 negli ultimi tre mesi per spot in Florida e New Hampshire. Il gruppo è una propaggine di American Crossroads, uno scado group che si autodefinisce 527 group (secondo il codice fiscale federale), istituito da Karl Rove ed Ed Gillespie come «Parte di una più ampia network Gop, messo insieme negli ultimi mesi per aiutare a realizzare il brand repubblicano. E' organizzato in base al comma c 4 del 501, permettendo così di aumentare le sue spese senza limiti e senza rivelare l'identità nessuno dei suoi donatori.

The American Future Fund da agosto ha speso $ 736.410 in spot in Alabama, Iowa, Kentucky, Michigan, e Washington. Il gruppo ha speso più di $ 834.000 per spot nel 2010 e prevede di spendere fino a $ 25 milioni senza fornire informazioni sui donatori.

American Petroleum Institute nel 2010 ha speso quasi $ 2 milioni in spot nazionali a Washington DC, Michigan, Missouri per opporsi a nuove tasse sull'energia. L'Api, che è l'associazione di categoria e il braccio per la lobbying dei più grandi produttori di petrolio e gas Usa, quest'anno ha speso più di 39,2 milioni di dollari in spot. Da due anni organizza gli Energy Citizens rallies per denunciare i pericoli delle ppolitiche dei democratici per l'energia pulita e il clima

Americans for Job Security con annunci pubblicati in North Carolina, New Mexico, Indiana, Virginia, costati $ 579.510 da agosto, sostiene che le politiche energetiche pulite fanno male all'economia e porteranno a perdite di posti di lavoro, accusano i democratici di voler letteralmente uccidere i lavoratori del carbone in Virginia.

Americans for Prosperity nel 2010 ha speso più di 1 milione di $ in spot in Colorado, Florida, Kansas, Missouri, Washington, Wisconsin. Si tratta di un front group fondato e finanziato da David Koch delle Koch Industries (accusate da Greenpeace di essere il finanziatore del negazionismo climatico) e ha organizzato manifestazioni del Tea Party in favore della Proposition 23 per annullare la legge sul global warming della California. Ha inoltre organizzato il "Regulation Reality Tour" per bloccare la direttiva dell'Environmental protection agency che limita le emissioni di gas serra attraverso il Clean Air Act.

Club for Growth Action è stata fondata da Steve Moore e Ed Crane, il presidente del Libertarian Cato Institute, fondato dai terribili Koch-Brothers. Il club quest'anno è stato "molto influente", ha sostenuto c i candidati vincenti pro-industrie alle primarie repubblicane che hanno difeso la Bp dopo il disastro golfo. E' anche finanziato dalla JP Morgan, il più grande investitore nella Bp. Il gruppo ha speso $ 989.250 in spot in Pennsylvania e Wisconsin a partire dalla fine di agosto e metà settembre, per un totale di più di 1 milione di $ nel 2010.

Committee for Truth in Politics il 16 agosto 2010ha speso 698.310 $ per uno spot in Ohio. Il gruppo, che si rifiuta di rilasciare informazioni sui soci e donatori, è descritto da CQ Politics come «A shadowy Republican-Leaning 501(c)4» ed ha citato in giudizio la Federal Election Commission perché sostiene che «Le regole per la comunicazione nella pubblicità politica sono un ostacolo incostituzionale alla libertà di parola».

National Association of Manufacturers da agosto ha speso più di 1,1 milioni di $ in annunci pubblicati in Arkansas, Indiana, Missouri, Ohio, Wisconsin, West Virginia Il gruppo è famoso per le sue ipotesi strampalate e i dati scelti a convenienza sulle politiche energetiche che i suoi spot presentano sempre come anticrescita e anti-occupazione.

The National Taxpayers Union da agosto ha speso quasi 2,1 milioni di $ in spot nazionali in Arkansas, Iowa, Nebraska, Virginia, Washington, Wisconsin,. Anche questo è un gruppo finanziato dai Koch che nega l'evidenza scientifica del global warming e si oppone a energia pulita e alla legislazione sul clima.

The U.S. Chamber of Commerce (la Camera di Commercio statunitense) negli ultimi 3 mesi ha speso più di 3,5 milioni di dollari in spot sul consumo energetico in Missouri, New Hampshire, Pennsylvania, Colorado, Nevada, Pennsylvania. Nel 2010 l Foreign-funded chamber ha speso circa 3,8 milioni di dollari in annunci riguardanti il consumo come parte anti-science ed anti-climate legislation lobbying che non rappresenta l'opinione delle imprese statunitensi. La spesa della Camera di Commercio è solo una piccola parte dei 75 milioni di dollari che si è impegnata ad investire. La campagna "Yes on 23" delle Big Oil è partita con I primi spot il 28 settembre e fib no ad ora è costata più di 1 milione di dollari. Gli spot puntano a confondere I californiani sugli effetti delle leggi si clima ed energia che la campagna sta cercando di bloccare con la Proposition 23 per aumentare la quota destinata alle energie fossili.

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23 settembre 2010

L'Italia premia chi la avvelena

Riportiamo da TerraNews.it

IL CASO. L’Unione europea da tempo chiede agli Stati membri di adoperarsi per la tutela dei cittadini dalle emissioni inquinanti. Ma il nostro governo approva un decreto che rimanda i limiti e depotenzia le sanzioni.

Altro che qualità dell’aria, vivibilità e salute. Il governo, con il provvedimento sulla qualità dell’aria in sede di conversione di una direttiva europea, approvato il 13 agosto, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre scorso, ha certificato ancora una volta da che parte sta: quella della logica economica a discapito del diritto alla salute. Ma vediamo come questa deregulation ecologica, grazie alla quale si potrà derogare dai limiti di emissioni di pericolose sostanze inquinanti, ha preso forma. Gli obiettivi della politica comunitaria sono fissati nell’art. 174 del Trattato sull’Unione (Trattato di Amsterdam) e riguardano difesa, tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, protezione della salute umana, l’utilizzazione razionale delle risorse naturali.

Una posizione centrale nel Trattato è occupata dai Principi dell’azione preventiva e da quello di precauzione. Il primo impone che un’efficace azione di tutela ambientale consista nell’evitare di creare inquinamento, piuttosto che cercare di contenerne o rimuoverne gli effetti dopo. Il principio di precauzione, poi, consiste nell’intervenire anche in assenza di una piena certezza scientifica, e di prove atte a dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra emissioni e degrado ambientale. Il corollario del Principio di Precauzione è il Principio A.L.A.R.A. (As Low As Reasonable Achievable), secondo cui l’esposizione agli effetti potenzialmente nocivi deve rimanere al livello più basso ragionevolmente ottenibile. Nel caso del nostro governo, sono stati elusi tutti e due.

Gli strumenti operativi per raggiungere le finalità fissate dal Trattato sono dati da: la Valutazione d’Impatto Ambientale (sui progetti), la Valutazione Ambientale Strategica (su Piani e Programmi), l’Autorizzazione Integrata Ambientale (sul processo industriale), i Piani di tutela e risanamento della qualità dell’aria e dell’acqua. L’Unione Europea, con la direttiva 50 del 2008 ha voluto fortemente garantire una migliore qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. Il governo italiano ha recepito la direttiva attraverso il decreto legislativo 155 del 13 agosto 2010, che definisce come valore obiettivo per alcuni inquinanti quel «livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, da conseguire, ove possibile, entro una data prestabilita».

Gli inquinanti considerati sono quelli che ogni giorno avvelenano le nostre città e, in misura minore, le nostre campagne: il biossido di zolfo (circa l’85% deriva da processi di combustione nelle centrali termoelettriche e negli impianti industriali), gli ossidi di azoto (prodotti per il 50% da autoveicoli e per il 40% da processi di combustione nelle centrali e negli impianti industriali). E ancora benzene, monossido di carbonio (prodotto in tutte le combustioni), piombo (impianti di incenerimento, centrali a carbone o ad olio combustibile), polveri sottili (pm 10 e pm 2,5), arsenico, cadmio, nichel e benzoapirene (che è cancerogeno). Tutte queste sostanze possono derogare dai limiti ai sensi dell’art 9 del decreto 155 se gli interventi di riduzione comportano «costi sproporzionati». E qui scatta la “trappola”: la generica formuletta «costi sproporzionati» comporterà, di fatto, l’inapplicazione dei limiti di emissione.

Gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale e che non rientrano nei limiti di emissione anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili (applicate, naturalmente, se i costi non sono sproporzionati) possono legalmente continuare nelle emissioni di inquinanti. Le norme a tutela dell’aria dall’inquinamento e quindi della salute risalgono al Dpr 203/1988 ed emanate 22 anni dopo la prima legge cosiddetta antismog (615/1966). Eppure, il corpus normativo è ampio e specifico: sono infatti intervenute varie direttive europee tra le quali la 62 del 1996, la 30 del 1999 (su ossidi di azoto, di zolfo, piombo e pm10), la 69 del 2000 (sul benzene) e la 107 (arsenico, cadmio, mercurio, nichel e idrocarburi policiclici aromatici, Ipa).

E' sufficiente una comparazione con il dato dell’Europa a 15 di alcuni pericolosi inquinanti, tra il 1990 e il 2007, (fonte: European Community emission inventary report 1990-2007) per valutare l’inesistente azione del legislatore italiano nell’azione di tutela dell’aria dall’inquinamento e quindi della tutela della salute. Diminuiscono in Europa le emissioni di cadmio (32%), mercurio (26%), arsenico (13%), Ipa (22%), diossine (60%). In Italia il cadmio diminuisce del 5% e aumentano mercurio (4%), arsenico (70%), cromo (37%), Ipa (26%) mentre le diossine diminuiscono del 25%. Ed ora sarà festa per chi avvelena il Belpaese.

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18 settembre 2010

L'autorizzazione a un sito energetico si decide tra poteri forti

Fonte: "Tatò al processo: “Berlusconi promise a Blair via libera al rigassificatore”" via No al carbone Brindisi

"BRINDISI – Il primo ministro inglese Blair voleva che si facesse il rigassificatore a Brindisi e il presidente del consiglio Berlusconi si era impegnato personalmente a che la richiesta del collega inglese andasse a buon fine. L’ha detto nella tarda mattinata odierna Francesco Tatò, amministratore delegato dell’Enel (voluto da Romano Prodi) dal 1996 al 2002, deponendo in qualità di testimone nel processo per le mazzette pagate dalla British Gas per realizzare in fretta e furia, senza la Valutazione di impatto ambientale, il rigassificatore a Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.

Tatò ha fatto queste affermazioni rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, pubblica accusa nel processo che si sta svolgendo dinanzi al collegio presieduto da Giuseppe Licci. A Fare queste rivelazioni a Tatò fu l’allora ambasciatore inglese in Italia. Tatò ha ricordato che, stando a quanto gli aveva riferito l’ambasciatore, Berlusconi aveva garantito che non ci sarebbero stati ostacoli nel realizzare a Brindisi l’impianto. “Era un pensiero strettamente personale – ha commentato Tatò –: io ritenevo che fare il rigassificatore a Brindisi fosse un’assurdità perché nel territorio c’erano già due centrali a carbone e un petrolchimico”.

L’interrogatorio è proseguito sui contatti tra Enel e British Gas, unite poi nella costituzione e nella partnership in Brindisi Lng. “Durante la mia presidenza all’Enel – ha ricordato – fu avviato solo un primo contatto. Dissi ai vertici di British Gas che Enel sarebbe stata disponibile a rinunciare al progetto di rigassificatore da realizzare a Taranto a patto che la Bg avesse favorito l’Enel nella distribuzione del gas in Inghilterra”. Ma su questo fronte, stando a quanto riferito da Tatò, la British Gas nicchiò, quasi non volesse prendere impegni.

L’onere economico dell’Enel per l’operazione rigassificatore a Brindisi fu enorme. Non ha fatto cifre. Ha detto: “Dovete pensare che il costo fu pari ai costi per la progettazione dei rigassificatori a Taranto, Trieste e Savona”. Nulla, invece, ha potuto dire Tatò sui motivi che hanno successivamente portato l’Enel a scendere dalla barca del rigassificatore a Brindisi.

Subito dopo Tatò è stato sentito Lorenzo Bronzi, amministratore delegato di Enel Ftl e direttore generale di Enel Trade. Lui sottoscrisse l’accordo con la multinazionale inglese. Al tribunale, rispondendo alla domanda del pm, ha detto: “L’Enel valutò i pro ed i contro. I contro di questa iniziativa erano il rischio che l’arrivo del metano in prossimità della centrale di Cerano costringesse l’Enel ad approvvigionarsi con questo combustibile, aggravando i costi per l’azienda avendo la necessità di procedere alle modifiche del ciclo produttivo. Ritenevamo che i brindisini ci avrebbero chiesto l’utilizzo del metano al posto del carbone. Io lo evidenziai assieme ad altri di cui non ricordo i nomi”. Nel 2004 l’Enel abbandonò il progetto. Come mai? ha chiesto De Nozza. “Non lo so – ha risposto -, ma posso immaginare che sia accaduto a seguito delle grane che si sono sviluppate a livello locale”.

Ennio Fano, responsabile delle Politiche ambientali dell’Enel, in proposito a spiegato: “L’interesse venne meno nell’inverno del 2002. Rammento che in quei mesi sollecitai altri incontri, conferenze di servizio, interventi necessari all’iter, interloquendo con Gilberto Dialuce del ministero delle Attività produttive. Ricevetti solo rinvii perché sosteneva che la Regione Puglia non dava la disponibilità ad una data per gli incontri”.

Massimo Romano, altro dirigente Enel, ha spiegato il motivo per cui la sua azienda, che aveva in progetto la realizzazione di un rigassificatore a Taranto, si spostò su Brindisi. “In particolare la Regione Puglia ebbe a rappresentarci che c’era una preferenza per Brindisi. Credo per motivi tecnici ma anche per volere delle istituzioni locali”. Ed a proposito della Regione Puglia ha detto: “L’interesse a farlo a Brindisi era del presidente della Regione, Raffaele Fitto”. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre.Oltre ad Antonino sono imputati Franco Fassio, ex consigliere e amministratore delegato della Bg, Luca Scagliarini (all’epoca uomo ombra di Antonino, poi hanno litigato e le strade si sono divise), Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo Henriques, Giorgio Battistini, Stephen John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.

Già chiusa per prescrizione, invece, la posizione di Yvonne Barton, nativa di Manchester, tra il 1998 e il 2003 a capo della British Gas poi diventata Brindisi Lng, principale imputato in questo processo in quanto sarebbe stata lei a pagare la maggior parte delle mazzette ad Antonino. La posizione della Barton per un difetto procedurale, era stata stralciate e non è mai arrivata dinanzi al collegio. Il gup Valerio Fracassi dichiarò prescritti i reati contestati poiché arrivavano al 2002, per cui i sette anni e mezzo per la prescrizione erano già maturati. Parti civili sono costituiti il Comune di Brindisi, la Provincia, la Regione Puglia, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e l’Autorità portuale.

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7 settembre 2010

In memoria di Angelo Vassallo

Ecco uno dei fronti su cui era impegnato il Sindaco di Pollica (SA) Angelo Vassallo, trucidato recentemente dalla camorra: http://www.cilentoediano.it/adr/index.html
 
Alcuni articoli dedicati alla sua uccisione:

Riportiamo da  "Ammazzateci tutti" (di Marco Boschini, Coordinatore Comuni Virtuosi)

"...Non può essere allora un caso che solo poche settimane fa un altro comune virtuoso, Camigliano, è stato punito dallo Stato vero per essere troppo virtuoso. Non con la vita, ma con lo scioglimento del consiglio comunale e la destituzione del sindaco Vincenzo Cenname. (Guarda il video del Fatto)
Queste esperienze, sempre più radicate e concrete e sempre più visibili fanno paura, danno fastidio, vanno fermate.
Ma non ci riusciranno, perché il vento sta cambiando direzione e sarebbe il caso che lo Stato, quello vero, decidesse una volta per tutte da che parte stare, da chi farsi contaminare…
L’Associazione Comuni Virtuosi sta con Pollica, e stringendosi ai famigliari della vittima, lancia forte il suo grido di dolore e speranza: non potrete ammazzarci tutti!"


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24 giugno 2010

"Banca mondiale del Carbone"

Riportiamo da Il Manifesto.it:
"Altro che nuova paladina del clima. Altro che istituzione chiamata a gestire in maniera oculata i fondi internazionali per combattere i cambiamenti climatici. Mai come negli ultimi mesi la Banca mondiale ha sostenuto il settore estrattivo, stando ai dati di una storica organizzazione non governativa statunitense, il Bank Information Center, che si basa su informazioni rese note dagli stessi banchieri di Washington: i quali ci raccontano come alla metà del 2010, con prestiti per 4,7 miliardi di dollari, la Banca mondiale abbia già superato di un bel po' il precedente record fissato nel 2008 con 3,1 miliardi. A portare su la cifra sono soprattutto degli oltre tre miliardi garantiti alla mega centrale a carbone di Medupi, in Sud Africa, la quarta più grande al mondo, ma anche altre opere in fase di realizzazione in paesi «a medio reddito». D'altronde proprio i progetti per il carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, sono in netta ascesa nella lista dei beneficiari della Banca, visto che dal 2007 hanno ricevuto aiuti per oltre 6,5 miliardi di dollari. Più o meno lo stesso ammontare del «Climate Investment Fund», uno dei presunti fondi ambientali messi in piedi dalla Banca con sede a Washington, usato per lo più per giustificare proprio gli investimenti nel carbone, con programmi di efficienza energetica o cattura delle emissioni di CO2. Le alte sfere dell'istituzione difendono le loro scelte con la scusa della crisi globale, che avrebbe «minato la capacità dei Paesi africani di finanziare i loro programmi ordinari di sviluppo energetico». Insomma, in tempi difficili bando alle rinnovabili e avanti tutta con carbone e affini.
Peccato che la stessa Banca mondiale solo pochi mesi fa abbia negato che la crisi potesse costituire un problema per l'innalzamento degli standard socio-ambientali legati a progetti energetici nei paesi più poveri. Evidentemente tali criteri non sono stati applicati alla centrale di Medupi, molto contestata per i suoi impatti «ad ampio spettro». Del resto, a maggio la responsabile del team sui cambiamenti climatici istituito dalla Banca, Kseniya Lvovsky, ha ribadito che «ancora per un po' di tempo i combustibili fossili rimarranno una parte importante del mix energetico sia dei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo». L'impressione è che dalle parti di Washington non abbiano tanta voglia di dedicarsi alle fonti rinnovabili, peraltro intese in maniera non sempre ortodossa e corretta, se è vero che in quell'ambito la Banca fa rientrare anche gli impianti idroelettrici e quelli estrattivi «a basso impatto di CO2». Non è un caso allora che al recente summit delle Nazioni Unite sull'ambiente tenutosi a Bonn, in Germania, quasi 300 organizzazioni non governative e gruppi di oltre 50 paesi abbiano chiesto alla presidenza Obama di fare di tutto per escludere la Banca mondiale dalla gestione della finanza per il clima. Oltre all'attuale realtà dei fatti, ci sono fin troppi precedenti a parlare a sfavore dell'istituzione. Nei giorni scorsi, per esempio, cadeva il decimo anniversario dell'inizio dei lavori dell'oleodotto Ciad-Camerun. Quello che doveva essere «il progetto modello», l'esempio da copiare, da seguire e imitare per tutti i grandi impianti estrattivi da realizzarsi in Africa, si è invece rivelato un terribile fallimento. Troppi gli impatti socio-ambientali e le violazioni dei diritti umani. Troppi i dubbi sul reale impiego dei fondi derivanti dallo sfruttamento petrolifero, che invece di contribuire alla lotta alla povertà sono spesso stati destinati all'acquisto di armi e chissà quant'altro. Una dura lezione, che rischia di rimanere ignorata.

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15 giugno 2010

"La colata di cemento che distrugge l'Italia"

Riportiamo dal blog di Beppe Grillo

"L'Italia è come l'Amazzonia, sta scomparendo. Ogni settimana ettari di verde si trasformano in ettari di cemento. Un prato non è più un prato, ma un business. Ogni giorno appaiono gru, seconde e terze case, immobili mai abitati. Interi quartieri edificati senza necessità, senza inquilini. Il cemento uccide il turismo, toglie posti di lavoro, non li dà. Il cemento è riciclaggio di danaro sporco delle mafie nazionali che investono nel mattone. A Milano sorgono nuovi grattacieli quando un terzo della città è in vendita o alla ricerca di un inquilino in affitto. L'Expo 2015 è solo cemento. Il cemento non si mangia, ma sul cemento mangiano i politici, le amministrazioni locali e la criminalità organizzata. L'Italia che scompare sotto una colata, come Pompei seppellita dalla lava, fa compassione e rabbia. I comuni dovrebbero vietare la costruzione di ogni immobile non necessario e, nel caso, verificare l'esistenza di un immobile già esistente da ristrutturare. Bisogna lanciare una nuova industria, quella della decostruzione di immobili e capannoni disabitati. Con i soldi pubblici i nostri sindaci non devono più costruire un solo vano se non destinato a uso sociale. Cementificatori e riciclatori che leggete, ascoltatemi, costruire non è più un affare, investite in energie rinnovabili e nel turismo.

Intervista a Ferruccio Sansa e Marco Preve:

F. Sansa: "Sono Ferruccio Sansa, giornalista de Il Fatto Quotidiano. Con Marco Preve, de La Repubblica, abbiamo scritto insieme con altri colleghi - Andrea Garibaldi de Il Corriere della sera, Antonio Massari de Il Fatto, Giuseppe Salvagiulo de La Stampa - abbiamo scritto un libro che si intitola “La colata”, è un libro che vuole raccontare il rischio enorme che l’Italia sta correndo in questo momento di essere rovinata per sempre dal cemento. È un libro che ci è costato un anno di lavoro. Siamo in 5, è stato un lavoro veramente lungo e pesante, pensiamo che fosse solamente adesso questo il momento di scrivere un libro sul cemento in Italia, perché le conseguenze di quello che si sta decidendo, di quello che si sta facendo poi le pagheremo per sempre. Bisogna adesso, in questo momento preciso, decidere da quale parte stare, se vogliamo essere pro o contro il cemento. Qui non è soltanto una scelta per ambientalisti e radical chic. Anzi, non c’entra proprio niente. Questo è un alibi di chi vuole costruire, è una scelta che incide profondamente sulla qualità della nostra vita, la nostra e quella dei nostri figli, sul nostro presente e sul nostro futuro, qualità della vita vuole dire come viviamo se viviamo bene o male, l’Italia ha deciso, purtroppo di puntare sul cemento e sull’asfalto e questo avrà conseguenze pesantissime: perché è una scelta come noi dimostriamo in questo libro, dati alla mano, assolutamente antieconomica, crea dei danni irreversibili alla principale industria del nostro paese che è una delle principali che è il turismo, crea dei posti di lavoro che durano poco tempo e crea dei posti di lavoro poco qualificati, per cui economicamente non lasciatevi ingannare è una cosa poco vantaggiosa.
Inoltre è un animale che mangia sé stesso, perché l’Italia ha la sua principale ricchezza nella bellezza, se noi roviniamo la bellezza, perderemmo posti di lavoro nel turismo, perderemmo posti di lavoro in tantissimi ambiti della nostra economia che campano grazie proprio alla bellezza dell’Italia.

Le bugie dei costruttori
Non lasciatevi neanche ingannare quando vi diranno che si costruisce per le persone che hanno bisogno: non è vero. Lo sviluppo edilizio dell’Italia di questi anni va a beneficio soltanto dei potenti, dell’economia, della finanza e alcune parti della politica, perché intorno al mattone si consuma quell’intreccio perverso tra la politica e la finanza, centro-sinistra e centro-destra senza alcuna distinzione. In Italia, per farvi un esempio concreto - basiamoci sui dati, non sui discorsi - in Italia soltanto il 4% delle case costruite vengono destinate al social housing, alle case popolari, in Inghilterra si supera il 20%, non sono case per la gente che ha bisogno, sono case soltanto per arricchire gli impresari che fanno il loro mestiere e per dare delle case quando non c’è bisogno, perché andate a vedere quello che è successo in Veneto, negli ultimi anni il Ministro che si occupa tra l’altro di agricoltura, Galan, quando era presente della Regione Veneto è stato il più grande cementificatore degli ultimi decenni, ha costruito case per più di 700 mila persone quando nel Veneto la popolazione è aumentata soltanto di 288 mila persone, questo è una follia!
Ma soprattutto costruire in un modo così folle come si sta facendo in Italia adesso, con il Piano casa, adesso si parla del condono, si parlava della sanatoria degli immobili fantasma che neanche si capisce cosa voglia dire un giorno un Ministro dice una cosa e un giorno dice l’altro, questo è anche pericoloso per la nostra incolumità, andiamo a vedere ancora i dati, negli ultimi 50 anni in Italia ci sono state 430 mila frane, ci sono stati 3500 morti, è una vergogna che se ne parli soltanto quando ci sono i morti e poi ce ne dimentichiamo, 3500 morti, ognuno di questi secondo me è come un insulto in faccia a queste persone continuare a costruire in un modo così totalmente disordinato, privo di pianificazioni e premiando chi non rispetta la legge e non chiede i permessi, costruire negli alvei dei fiumi, noi abbiamo raccontato per esempio quello che è successo in Toscana, dove nell’alveo del fiume Arno, dove nel lago di Massaciuccoli si sta costruendo e si è costruito per centinaia di migliaia di persone.

Cronaca di un degrado civile e politico

Partendo di queste considerazioni generali abbiamo fatto un viaggio in tutta l’Italia, un viaggio che racconta queste storie purtroppo di degrado che sono di degrado ambientale, ma prima di tutto sono degrado civile e politico, perché il decreto ambientale è la conseguenza del degrado civile e politico e sono però, nella nostra speranza, anche delle storie di perché invece straordinarie che si stanno battendo per la loro terra è un libro che credo non vuole essere un libro pessimista, ma un libro che dà speranza perché racconta le storie di queste persone, parte dalle storie di queste persone, noi abbiamo raccontato l’Italia regione per regione. Siamo partiti dal Veneto che purtroppo ha il primato di questa devastazione grazie a quello che ha fatto anche la Giunta Galan nella riviera del Brenta, adesso c’è la città della moda, c’è l’autodromo di motor city, un autodromo di cui si è occupato molto anche Beppe Grillo, un miliardo di Euro per costruire un autodromo con ovviamente annesso centro commerciale nel momento in cui gli autodromi in Italia sono in crisi nera!
Questo in una delle zone più belle dell’agricoltura italiana che è la zona di Verona e di Mantova, ci sono centri commerciali ovunque, ci sono nella zona di Mira e di Dolo, sono zone meravigliose di cui ha parlato anche tanto Marco Paolini, ha parlato Gianantonio Stella, sono zone di cui scrivevano Meneghello, che sono state dipinte dei quadri di Tiziano, li stiamo devastando per sempre.
Abbiamo parlato della Lombardia, quest’ultima che ogni giorno perde 10/20 ettari di campagna, che si sta mangiando tanta campagna che aveva ancora, soprattutto nella parte sud della Lombardia, Milano ormai si è votata completamente ai grattacieli, city life, tutti gli altri progetti sembra che Milano si creda New York, Milano non è New York, Milano era una città stupenda quando c’erano ancora i Navigli, è stata una città molto bella nonostante le devastazioni della guerra, adesso si sta votando a questi grattacieli che sembrano quasi dei simboli fallici per dimostrare che Milano è una città, il celodurismo della Lega. Ma soprattutto Milano adesso ha il grandissimo rischio del parco sud, il parco sud è il vero polmone di Milano è quella macchia verde che vediamo sulle cartine geografiche che finora era stato risparmiato, invece adesso anche grazie al lavoro che si sta facendo in comune nelle a questo nuovo piano che prevede addirittura che possano eventualmente essere scambiate le zone agricole con quelle dove si può costruire, c'è chi ha messo gli occhi sul parco sud e questa è una storia incredibile perché uno dei più grandi proprietari di terreni agricoli a Milano sapete chi è? È Salvatore Ligresti quello che a Milano non è neanche più un nome ma è quasi un sostantivo, se Ligresti è il prototipo di chi costruisce e ha cementificato mezza Lombardia e mezza Italia, Ligresti che in molte società vede la famiglia La Russa presente, Ligresti adesso è il proprietario di decine e centinaia di appezzamenti di terreno e di cascine agricole, vuole diventare agricoltore? Difficile da credere, probabilmente vuole anche cementificare il parco sud di Milano.
La Lombardia dove si vogliono costruire 400 chilometri di nuove autostrade invece di puntare sulle ferrovie, sul trasporto pulito si punta ancora sull’asfalto, come se non bastasse quello che c’è, come se non bastasse l’inquinamento da record della Pianura Padana intorno a Milano che è peggio di Los Angeles per certi aspetti, dove il Pm10 ha dei livelli assurdi. Abbiamo parlato del Piemonte dove per esempio nelle Alpi si è costruita questa follia dove ci sono paesi desertificati dal cemento, dove fino a 8, 9 case su 10 in alcuni paesi sono seconde case, i pochi abitanti veri vivono in un paese fantasma, vuoto e deserto, questo è tutto l’arco alpino, soprattutto in Piemonte ma anche in Lombardia, Veneto, anche in località bellissime.
Abbiamo parlato della Liguria anche qui dove crescono dei grattacieli e le occasioni di recuperare città come La Spezia invece sono state utilizzate per costruire dei nuovi grattacieli, poi abbiamo raccontato il caso paradigmatico della Sardegna, dove Renato Soru era riuscito veramente a imporre delle regole nuove che avevano proposto un modello nuovo di sviluppo, ma era sviluppo perché si parlava di investire 500 milioni di Euro nei comuni nel recupero dei comuni dell’entroterra sardo, invece cos’è successo? Che il centro-destra che riunisce gli imprenditori del mattone ma anche dei giornali della Sardegna perché qui c’è anche un altro intreccio perverso tra la stampa e il mattone perché chi costruisce ha bisogno dei giornali non per arricchirsi, ma per pubblicizzare e per falsare l’informazione a favore del cemento.
Soru è stato battuto da queste persone e è stato tradito dal suo centro-sinistra perché se Soru fosse stato sostenuto dai suoi alleati, avrebbe probabilmente vinto di nuovo, invece Soru è stato abbandonato da una parte del centro-sinistra che si era alleato con il centro-destra per costruire.

Un Paese che non rispetta se stesso
Ma vi rendete conto che in Sardegna vicino a Cagliari la più grande necropoli fenicia, volevano costruirci intorno dei condomini? Adesso la battaglia è ancora in corso. Una cosa che in tutto il mondo sarebbe meta di centinaia di migliaia di viaggiatori ogni anno in Italia, neanche sappiamo che ce l’abbiamo? Abbiamo un capolavoro straordinario e cosa facciamo? Anche per rispetto delle persone che sono lì sepolte, nella necropoli fenicia intorno ci costruiamo i condomini, questo è il segno di un paese obiettivamente che non rispetta neanche sé stesso.
Così come a Capo Malfattano c’è un promontorio che è degno di essere tra i luoghi di mare più belli del mondo e qui si vogliono costruire degli alberghi, Benetton, Marcegaglia, così come la stessa Marcegaglia finirà per avere in gestione probabilmente quello che è stato fatto alla Maddalena, Soru aveva cercato di battersi contro queste cose e ha perso, ci chiediamo: ma in Italia chi si batte per l’ambiente perde? La popolazione con chi sta? Perché qui non bisogna soltanto puntare il dito contro i politici e i finanziari molto pregiudicati, bisogna chiederci: noi con chi stiamo, stiamo con o contro il cemento? "

Tutti i nomi dei responsabili
M. Preve: "Sono Marco Preve, Sono un giornalista di Repubblica e sono uno dei coautori de “La colata” in questo libro non c’è soltanto un racconto geografico dettagliatissimo regione per regione di quella che è la situazione del consumo del nostro territorio, dello sperpero anche di quello che è un bene pubblico, abbiamo affrontato l’argomento anche attraverso dei temi, soprattutto ci sono i nomi perché ricordate che quando si parla di speculazione edilizia, di bruttura del paesaggio, di ecomostri ci si limita a raccontare il posto e di cosa si tratta, quello che abbiamo fatto è andare a cercare chi c’è dietro, i nomi, le persone, chi ha preso le decisioni, chi ha dato le autorizzazioni.
Perché qua è fondamentale capire una cosa, che dietro a ogni piccolo o grande intervento in Italia, c’è quasi sempre l’imprenditoria, ma c’è soprattutto la grande finanza, ci sono le banche, quindi i grandi temi, troverete anche nel libro un lungo capitolo dedicato alla curia, perché la curia è diventata uno dei soggetti degli immobiliaristi più importanti in Italia, abbiamo provato anche a dare quale secondo noi è stato un momento di svolta, la presenza del Cardinale Bertone oggi segretario di Stato del Vaticano e un gruppo di imprenditori a lui vicini, quindi troverete anche qui un filo che lega comunque anche la Curia a importanti soggetti dell’imprenditoria e del mattone in particolare.
Poi naturalmente non potevamo lasciare fuori, perché è un capitolo fondamentale, la nascita del cemento, quello che rappresenta per le regioni meridionali e quindi per le regioni controllate dalla mafia e raccontiamo come la criminalità organizzata, sia assolutamente dentro la filiera del cemento, specie nelle sue prime fasi, specie quando parliamo del cemento vero e proprio, la materia prima e quindi con atti in questo caso giudiziari, soprattutto troverete un lungo racconto di come il cemento sia loro delle mafie. Però soprattutto siamo andati anche a cercare alcune situazioni particolari che dimostrano l’estremo spregio con cui vengono tenuti in conto determinate realtà, pensate Siena, la Toscana che viene sbandierata in tutto il mondo come eccellenza italiana, ambientale, culturale, scoprirete nel capitolo a essa dedicata, il tipo di intervento che viene fatto con la fortissima presenza anche in questo caso di alcuni progetti per un aeroporto, per un borgo, per superricchi che si chiama Lavagniaia, del Monte dei Paschi di Siena, il ruolo fondamentale delle banche nelle grandi operazioni.
Naturalmente poi raccontiamo anche delle grandi città, c’è un lungo capitolo dedicato a Roma, chi sono i veri re di Roma? Sono i costruttori, i sindaci per quanto si siano dati da fare sono delle comparse, i sindaci passano ma i costruttori restano, i Caltagirone, i Toti, mezza Roma, potete vedere nel susseguirsi degli anni di come abbiano dettato le linee anche politiche poi alla fine delle politiche urbanistiche, ma quindi delle politiche sociali, della vita di una città e poi però abbiamo scoperto anche delle cose incredibili, una vicenda cui anche Beppe Grillo, il suo blog, i Meet up hanno dedicato spazio, quella zona di provincia italiana dove si pensa non succeda mai niente, a Ivrea ai piedi della Serra Morenica che è una delle zone naturalistiche più importanti d’Italia, dove si portano i ragazzini a fare le gite, nella Serra Morenica esiste un progetto che si chiama “Mediapolis” che è un progetto per 600 mila metri quadrati, la storia che vi racconteranno è quella che deve essere un parco a tema legato ai temi della comunicazione, in realtà è un grandissimo centro commerciale, un enorme centro commerciale, dove si vogliono vendere delle merci, raccontiamo nel dettaglio chi sono coloro che vogliono fare questo progetto e troverete anche delle sorprese, ma soprattutto abbiamo rilevato quella che secondo noi è una sorta di contraddizione, perché vedrete che contro questo megaprogetto “Mediapolis” questo monster park l’abbiamo chiamato, il Fai (Fondo Ambiente Italiano) associazione assolutamente autorevole e molto severa ha fatto una battaglia durissima e scoprirete come il Fai in realtà abbia tantissime attività con soggetti importanti come Unicredit, Intesa San Paolo, Telecom che sponsorizzano delle sue attività che però guarda caso sono gli stessi soggetti a cui si appoggia il progetto Mediapolis per i finanziamenti.
La domanda che nasce spontanea è: come si possono conciliare queste due cose? Da un lato si attacca un progetto con parole durissime, ma dall’altro si collabora in tanti piccoli progetti a sostegno di eventi culturali e ambientali. Non vorremmo che poi alla fine le grandi imprese, banche si lavassero la coscienza destinando importanti finanziamenti che però magari per loro sono briciole a attività culturali e ambientali e noi in questo viaggio in Italia, lungo le strade, le piste del cemento siamo stati aiutati da tantissimi comitati, è un fenomeno che ha sempre meno dell’antipolitica e sempre più del radicamento sul territorio del legarsi ai valori propri alle origini e non è assolutamente un atteggiamento leghista, è un atteggiamento di consapevolezza anche di chi magari è anche disposto a rinunciare a dei benefici mediati, speculativi, in cambio però di poter mantenere la sua qualità della vita perché poi è di quello che stiamo parlando, naturalmente tutti sappiamo oggi il ruolo dei comitati in alcune grandi battaglie, a Milano per l'Expo 2015, ma a Genova per esempio per l'enorme tema della gronda, la gronda che poi sarebbe una bretella autostradale che dovrebbe oltrepassare nelle parsi periferiche di Genova e ha suscitato naturalmente un dibattito fortissimo con un movimento di contrari.
Noi crediamo che sia importante per provare a fare qualcosa contro questa devastazione del territorio, acquisire qualsiasi cittadino dal primo all’ultimo, una mentalità e una consapevolezza. "

F. Sansa: "C’è una frase che credo riassuma lo spirito con cui abbiamo scritto questo libro, l’ha scritta Luca Mercalli che è infatti una persona che da anni si batte per l’ambiente e dice Luca: “Indignatevi rapidamente non lasciate che deturpino il vostro bene più prezioso, il territorio, chiamate a raccolta tutti!” è il momento di chiamarci tutti a raccolta quelli che sono contro il cemento in Italia, perché poi sarà troppo tardi!"

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24 maggio 2010

"Gli interessi politici di Claudio Scajola a Civitavecchia"

Da LIBERAZIONE "L’acqua marcia che piace a Scajola - Gli interessi politici di Claudio Scajola a Civitavecchia", di D. Nalbone

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Così scrisse Seneca nelle Lettere a Lucilio.
Così è riportato sul sito del Porto di Imperia.
Di certo, il marinaio Claudio Scajola sa bene da che porto salpare e in quale approdare. Da Imperia, sua cittadina natale, a Civitavecchia.
Con lui, compagna di viaggio inseparabile, Beatrice Parodi Cozzi, figlia di Piergiorgio Parodi, il più importante costruttore di Imperia, e vedova dell’onorevole Gianni Cozzi.
Insieme, hanno portato gli interessi della famiglia Parodi dal porto ligure a quello dell’Alto Lazio.
Il percorso inverso, invece, lo ha compiuto Francesco Bellavista Caltagirone e la sua Acqua Marcia Spa. Gli interessi politici di Claudio Scajola nel comune di Civitavecchia, infatti, non si limitano solamente allo studio del notaio Gianluca Napoleone, dove è stato registrato l’atto per l’acquisto scontato della sua casa vista Colosseo, ma si spingono fino alle banchine del porto storico dove la società Porto del Tirreno srl, di cui è amministratrice la signora Beatrice Parodi, al 57,5% di proprietà della Giacofin
(azienda di famiglia Cozzi) e al 42,5% dell’Acqua Marcia Spa, mira a realizzare una marina yachting, da
sommare a più di 30mila metri cubi di edificazioni tra appartamenti (un centinaio), un hotel di lusso e
un’area commerciale.
Che la famiglia Scajola, il più importante casato politico di Imperia, che annovera tra le sue fila ben tre ex sindaci, l’ex ministro Claudio, suo padre Ferdinando e suo fratello Alessandro, e la famiglia Parodi, ricca dinastia imprenditoriale, siano molto vicine è cosa risaputa. La novità, dal 2005, è l’ingresso
nel redditizio settore turistico-portuale della società Acqua Marcia e della famiglia romana dei Caltagirone, nella persona di Francesco Bellavista, che entra nel settore con la realizzazione delle opere di terra del nuovo approdo di San Lorenzo a Mare, centro turistico a 25 chilometri da Imperia. Nello stesso anno, attraverso una società controllata, la Acqua Mare, il gruppo Acqua
Marcia acquisisce il 33% delleazioni della Porto di Imperia Spa, società impegnata nella costruzione
del “vecchio pallino” di Claudio Scajola, il nuovo porto turistico di Imperia, di cui fu a capo della commissione incaricata dei collaudi per le nuove banchine uno dei vertici della “cricca”, Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ebbene, in quel di Imperia il “trio” Scajola – Parodi – Caltagirone sta portando a termine uno dei più grandi scali turistici del Mediterraneo, che sorgerà suuno specchio acqueo di 268 mila mq e comprenderà, oltre a 1300 posti barca, 6200 mq di costruzioni tra appartamenti (ben 117) e spazi commerciali ai quali bisogna aggiungere 3500 mq localizzati in diverse sedi distribuite nell’arco portuale e un parcheggio interrato di 1786 posti auto e 96 box. Un bel business, non c’è che dire.
Ma torniamo a Civitavecchia.
Le prima traccia ufficiale “di cricca” nell’Alto Lazio è risalente all’ottobre del 2009 quando, durante
una cena in cui si discusse dei tanti progetti in ballo nella zona, il sindaco di Civitavecchia, Giovanni
Moscherini, incontrò quelli che lui stesso ha chiamato «gli amici del Salaria Sport Village».
Motivo dell’incontro, un project financing per la cittadella dello sport. Altre tracce significative “di cricca” si ritrovano anche poco lontano da Civitavecchia, nella zona tra Tarquinia e Montalto di Castro. Passando, però,per il Lussemburgo. Precisamente presso l’Unicredit Luxembourg Sa, l’istituto di credito dove, “casualmente”,si trovavano anche i conti di cui erano beneficiari Angelo Balducci e Claudio Rinaldi, accomunati, oltre che da somme sparse in giro per paradisi fiscali, anche per essere stati entrambi commissari straordinari di bertolasiana nomina per i Mondiali di Nuoto di Roma 2009.
Ebbene, le autorità bancarie del Lussemburgo hanno comunicato, in risposta a una rogatoria proveniente dai pm perugini, che Balducci e Rinaldi hanno chiuso due conti, grazie allo Scudo Fiscale, presso l’Unicredit Luxembourg Sa, mentre risultano ancora in funzione due conti anonimi di cui sono però beneficiari Balducci e Rinaldi, aperti a nome Cordusio Spa, società fiduciaria per azioni facente capo direttamente ad Unicredit: il numero 507600 contenente 3milioni e 97mila euro, e il 507601 contenenti 2milioni e 14mila euro.
Ed è proprio la Cordusio Spa la traccia “di cricca” tra Tarquinia e Montalto di Castro. Al comune
di Tarquinia, infatti, in data 10 agosto 2007 è stata presentata una richiesta per la costruzione di un cementificio, business in crescita costante, da parte di Iniziative Industriali srl, società con sede a Rimini.
Questa società è stata creata con un capitale di appena 10mila euro, 9.999 dei quali versati proprio dalla Cordusio Spa mentre 1 euro è bastato a tal Roberto Bandini, riminese, per essere nominato amministratore unico della Iniziative Industriali srl.
Ma gli strani collegamenti non finiscono qui. Il progetto, infatti, è la fotocopia di quello relativo al cementificio di Montalto di Castro di proprietà della Cal.Me. Spa, società della famiglia Speziali di Catanzaro,al cui vertice troviamo il senatore Vincenzo Speziali (Pdl), componente dell’ufficio di presidenza dei Circoli del Buon Governo di Marcello Dell’Utri.
Per capire come il progetto presentato dalla Iniziative Industriali srl sia esattamente quello del cementificio di Montalto di Castro basta leggere le carte dello studio ambientale redatto il 6 agosto 2007
e rivisto il 16 giugno 2008, a pochi giorni dalla presentazione del progetto presso il Comune di Tarquinia.
Ebbene, nel valutare i venti che influiranno sulla dispersione dei “veleni” del cementificio, è stata riportata
la valutazione effettuata dalla stazione di rilevamento presso la centrale termoelettrica Enel di Montalto
di Castro.
Non solo: a pagina 22 dello studio ambientale, nella valutazione dell’impatto previsto, che si basa proprio sullo studio dei venti, viene letteralmente riportato come “l’abitato di Montalto di Castro,
che si trova a circa 3 km in direzione sud-est rispetto all’impianto, si trova sopravento”. Peccato, però,
che Montalto di Castro disti dal cementificio della Iniziativa Industriali srl oltre 25 km. Ma precisamente
3 km dal cementificio della Cal.Me.Spa.
Senza considerare che nel prospetto del cementificio di Tarquinia si segnala la presenza di corsi d’acqua che in realtà sono inesistenti su quel territorio e che si parla di rispetto delle distanze dai corsi del Tafone, Tafoncino e AcquaBianca che in realtà si trovano a ben 25 km di distanza. Ma a poco più di
150 metri dal cementificio di Montalto di Castro.
Che sia proprio quello tra Civitavecchia, Tarquinia e Montalto, passando per il Lussemburgo e giù fino a Catanzaro, un chiaro esempio di “circolo del buon governo”?

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14 maggio 2010

Chicco Testa, il "Pimby col culo degli altri" minaccia chi lo contraddice

Chicco Testa, lo sporco lobbista, Pimby col culo degli altri, si svela per quello che è. Rivolto a Tozzi che gli parla del problema dello stoccaggio delle scorie nucleari: "IO TI SPACCO LA FACCIA"



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12 maggio 2010

Potere politico e controllo del "rubinetto" dei soldi

Eccolo uno dei motivi per cui esistono idiozie come i "Pimby", oppure organismi come "Italia decide". La politica guadagna potere controllando il flusso di denaro delle grandi opere, che quindi sono sempre benvenute a prescindere. Ma lo fa con soldi che non ci sono, e quindi ci indebita. Ecco un esempio di "grande opera" che dimostra quanto appena detto.

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7 maggio 2010

Sudafrica: le lobby del carbone vincono i Mondiali

Noi, certo, non cessiamo di dare il buon esempio, e in Sudafrica adottano lo stesso modello. Così poi potremo dire "eh, ma se tanto inquinano anche loro che senso ha smettere noi?"

Fonte: Volontariperlosviluppo.it

La partita più importante prima dell'inizio dei mondiali la vinta la Eskom, ottenendo un prestito da 3,75 miliardi dalla Banca Mondiale per la realizzazione della centrale a carbone di Medupi, che prevederà nascita di oltre 40 nuove miniere. Alla faccia del protocollo di Kyoto

"Il prossimo giugno inizieranno i mondiali di calcio 2010 in Sudafrica, ma forse una delle partite più importanti per la Rainbow nation si è già giocata. Il 9 aprile scorso la Banca Mondiale ha approvato un prestito di 3,75 miliardi alla Eskom per la realizzazione della centrale a carbone di Medupi suscitando proteste internazionali soprattutto per le ripercussioni sull'ambiente.
La Eskom produce circa il 95% dell'energia elettrica utilizzata nella Repubblica Sudafricana e circa il 45% delle'energia nel continente e "il prestito - sostiene Paul O'Flaherty Direttore finanziario della società - fa parte di un programma di investimenti pluriennale che fornisce le basi per l'espansione dell'energia elettrica necessaria in Sud Africa". Ma il problema sostanziale del paese africano è che non riesce a soddisfare completamente il rifornimento energetico interno, inoltre, con l'inizio dei mondiali e il conseguente sovra consumo dovuto all'illuminazione degli stadi e all'aumento del turismo in quel periodo il rischio black - out è altissimo.
Pertanto lo sviluppo e l'implementazione dell'industria elettrica è fondamentale per un'economia emergente come quella Sudafricana. Peccato però che l'impatto ambientale conseguente lo sviluppo di centrali a carbone sia altissimo: "l' impianto di Medupi - sostiene la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (Crbm)- una volta attivo, provocherebbe impatti negativi molto pesanti sui terreni e sulle risorse idriche dell'area interessata, contribuendo inoltre ai cambiamenti climatici tramite l'emissione di 30 milioni di tonnellate di CO2 l'anno". Inoltre il finanziamento da parte della BM sarebbe contrario alle "raccomandazioni" della Extractive Industries Review (EIR), commissione indipendente composta da rappresentanti di diversi settori in tutto il mondo che, nel 2004, presentò un rapporto in seguito ad un'analisi sui prestiti commissionata dalla Banca Mondiale che chiedeva lo stop dei finanziamenti concernenti il carbone.
Ma le raccomandazioni e le proteste delle comunità locali, sebbene ci sia stato anche un reclamo formale da parte di Earthlife Africa e Groud Work all'Inspection Panel di Washington, sono servite a poco: si prevede che per alimentare il nuovo impianto in Sudafrica apriranno oltre 40 miniere di carbone, praticamente un ritorno al passato nel periodo in cui si pensava che l'attenzione verso le fonti rinnovabili e la green economy economie verdi erano sull'agenda della maggior parte degli Stati, delle Organizzazioni Internazionali e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali.
"Invece di usare le proprie risorse finanziarie per aiutare lo sviluppo di progetti energetici a favore dei più poveri, e che facilitino la transizione verso un modello energetico a basse emissioni, la Banca continua a sussidiare lo sfruttamento dei combustibili fossili riconosciuti come estremamente negativi per il clima, l'ambiente e la lotta alla povertà. Agire in questa maniera è un po' come cercare di spegnere un incendio con il petrolio" ha dichiarato Elena Gerebizza della Crbm.
Ma adesso l'attenzione si sposterà sulle partite di calcio, che vinca il migliore! Anche se qualcuno ha già perso qualcosa che vale molto di più di una coppa d'oro.

Ultimo aggiornamento ( 22-04-2010 )

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2 maggio 2010

enel manipola i dati della qualità dell'aria? Arpal (Liguria) sotto inchiesta per corruzione

Riportiamo da Il Secolo XIX un articolo di G. Cetrara

"Centrale Enel, controlli sospetti e verifiche "pilotate" nei siti industriali. chi sono gli otto indagati. La regione: «interverremo se necessario». Arpal sotto inchiesta anche per corruzione. Nel mirino i casi Iplom, Spinelli e Lerca

IL CONTROLLATO era anche il controllore alla centrale Enel quando c'era da analizzare la qualità (e la percentuale di veleni) delle emissioni in atmosfera. L'azienda aveva in gestione le centraline collegate al centro provinciale di elaborazione dei dati. E l'Arpal si limitava a mettere un timbro alle comunicazioni e a prendere atto. Avrebbe potuto, magari dovuto fare di più, secondo le accuse che stanno prendendo forma in queste ore. È forse il caso simbolo dell'inchiesta sull'Agenzia regionale di protezione dell'ambiente ligure, nella bufera da giovedì quando i carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) hanno perquisito la sede Arpal della Fiumara e i dipartimenti di Imperia, Savona e Spezia. Otto le persone indagate a vario titolo per falso, abuso d'ufficio, corruzione e turbativa d'asta. Sono i rappresentanti di due aziende: la genovese Sige impianti industriali e la Sincortone di Trieste. E quattro dirigenti pubblici dell'agenzia: Bruno Soracco, direttore generale, Riccardo Sartori, direttore del settore territorio del Dipartimento di Genova, Gino Vestri il suo predecessore, oggi responsabile dei quattro dipartimenti liguri e Stefano Maggiolo, titolare di quello del capoluogo. L'ipotesi, che lega 23 spunti investigativi frutto di sei mesi di indagini, è che le verifiche ambientali fossero falsate o omesse a vantaggio di aziende pubbliche o private a rischio inquinamento. Di più. Nell'organizzazione dell'agenzia servizi essenziali, come la rete informatica o i corsi di formazione sulla sicurezza dei dipendenti di Arpal, ma anche altre forniture fondamentali, sarebbero stati affidati ad aziende "pilotando" gare pubbliche a vantaggio di soggetti ben precisi e consapevoli dei benefici promessi. Il sospetto è che siano circolate mazzette. Anche se le intercettazioni che hanno dato impulso a questa prima fase di inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Paola Calleri, ancora non hanno dato prova di singoli episodi di corruzione.
Il decreto di perquisizione che ha guidato l'azione dei carabinieri passa in rassegna tutti i casi sospetti sui quali sono stati raccolti quintali di carta e memorie informatiche. I casi principali, che in questi anni hanno calamitato l'attenzione non solo degli ambientalisti, sono (oltre alla già citata questione della centrale Enel) quelli della Stoppani di Cogoleto (da cui ha continuato a fluire veleno al cromo nonostante la bonifica fosse in corso); la bonifica dell'area ex Ilva e la destinazione dei terreni a rischio in aree di nuova edificazione come i riempimenti per il nuovo campo da golf di Lerca, sulle alture di Cogoleto; la discarica di Scarpino (si veda l'articolo a fianco, ndr); i controlli di sicurezza in seguito a puntuali episodi di allarme alla Iplom di Busalla, alle aree della società di Spinelli; e le verifiche di sicurezza in ospedali e strutture sanitarie genovesi.
Il presidente della Regione Claudio Burlando: «Ho dato incarico ai miei uffici di approfondire la questione, anche al di là della verità processuale, per la quale - come è noto- bisogna attendere molto. Se necessario interverremo per tutelarci, anche con sospensioni o rimozioni»."

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