No al carbone Alto Lazio

7 maggio 2010

Contaminazione radioattiva in Niger: ecco quant'è innocuo il nucleare.

Da Repubblica.it
Niger, il paese radioattivo. L'altra faccia del nucleare.

"Uranio, rapporto di Greenpeace sulle aree minerarie dello Stato africano. Acque contaminate, metalli nocivi, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia, cancro e malattie respiratorie. Qui opera l'Areva, l'azienda francese con cui Berlusconi e Scajola hanno stretto l'accordo per costruire quattro centrali in Italia"
La falda acquifera contaminata per milioni di anni. Livelli di radioattività nelle strade di Akokan, in Niger, 500 volte superiori ai valori normali nell'area. Metalli radioattivi venduti nei mercati locali. E' uno dei costi nascosti del nucleare: il prezzo ambientale pagato dall'Africa all'estrazione dell'uranio. La denuncia è contenuta in un rapporto di Greenpeace. Nel novembre scorso l'associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio del territorio attorno alle città minerarie di Arlit e Akokan, in Niger, per misurare la radioattività di acqua, aria e terra intorno. E' qui che opera Areva, l'azienda francese leader mondiale nel campo dell'energia nucleare, la stessa società con la quale il governo Berlusconi e il ministro Scajola hanno stretto l'accordo per costruire quattro centrali atomiche in Italia.

"In quattro su cinque campioni di acqua che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall'Oms per l'acqua potabile", si legge nel rapporto. "In 40 anni di attività sono stati utilizzati 270 miliardi di litri di acqua contaminando la falda acquifera: saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale". Anche nelle polveri sottili, che entrano in profondità nell'apparato respiratorio, la concentrazione di radioattività risulta aumentata di due o tre volte.

Areva sostiene che nessun materiale contaminato proviene dalle miniere, ma Greenpeace ha trovato diversi bidoni e materiali di risulta di provenienza mineraria al mercato locale a Arlit, con un indice di radioattività fino a 50 volte superiore ai livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case. "Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono quasi 500 volte superiori al fondo naturale", continua lo studio. "Basta passare meno di un'ora al giorno in quel luogo per essere esposti nell'arco dell'anno a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito".

L'esposizione alla radioattività può causare problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro. Nella regione i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Niger. Areva sostiene che nessun caso di cancro sia attribuibile al settore minerario.

Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguita da una completa bonifica e decontaminazione. I controlli devono essere messi in atto per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell'ambiente e delle popolazioni circostanti.

"Nella situazione attuale comprare da Areva il combustibile per le centrali nucleari che il governo vuole costruire significherebbe finanziare i disastri ambientali e sanitari in Niger", commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace.

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San Tupolev, il culto si diffonde. "Polonia: pezzo Tupolev diventa reliquia"

Riprendiamo dalla Gazzetta del Mezzoggiorno, fonte originale: ANSA

"Frammento aereo su cui mori' Kaczynski trafugato da una suora
(ANSA) - VARSAVIA, 30 APR - Un pezzo di ala del Tupolev schiantatosi il 10 aprile a Smolensk sara' una reliquia al Santuario polacco di Jasna Gora, a Czestochowa.
Il frammento, trafugato di nascosto da una suora polacca, sara' incastonato, assieme ad altre pietre preziose, in un nuovo drappo con cui sara' rivestita l'immagine della Madonna Nera.
Contraria la procura militare che indaga sull'incidente nel quale hanno perso la vita il presidente polacco Lech Kaczynski, sua moglie e altre 94 persone." (tra cui molti politici, alcuni ministri, alti gradi dell'esercito, NDR)

San Tupolev, il santino

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Sudafrica: le lobby del carbone vincono i Mondiali

Noi, certo, non cessiamo di dare il buon esempio, e in Sudafrica adottano lo stesso modello. Così poi potremo dire "eh, ma se tanto inquinano anche loro che senso ha smettere noi?"

Fonte: Volontariperlosviluppo.it

La partita più importante prima dell'inizio dei mondiali la vinta la Eskom, ottenendo un prestito da 3,75 miliardi dalla Banca Mondiale per la realizzazione della centrale a carbone di Medupi, che prevederà nascita di oltre 40 nuove miniere. Alla faccia del protocollo di Kyoto

"Il prossimo giugno inizieranno i mondiali di calcio 2010 in Sudafrica, ma forse una delle partite più importanti per la Rainbow nation si è già giocata. Il 9 aprile scorso la Banca Mondiale ha approvato un prestito di 3,75 miliardi alla Eskom per la realizzazione della centrale a carbone di Medupi suscitando proteste internazionali soprattutto per le ripercussioni sull'ambiente.
La Eskom produce circa il 95% dell'energia elettrica utilizzata nella Repubblica Sudafricana e circa il 45% delle'energia nel continente e "il prestito - sostiene Paul O'Flaherty Direttore finanziario della società - fa parte di un programma di investimenti pluriennale che fornisce le basi per l'espansione dell'energia elettrica necessaria in Sud Africa". Ma il problema sostanziale del paese africano è che non riesce a soddisfare completamente il rifornimento energetico interno, inoltre, con l'inizio dei mondiali e il conseguente sovra consumo dovuto all'illuminazione degli stadi e all'aumento del turismo in quel periodo il rischio black - out è altissimo.
Pertanto lo sviluppo e l'implementazione dell'industria elettrica è fondamentale per un'economia emergente come quella Sudafricana. Peccato però che l'impatto ambientale conseguente lo sviluppo di centrali a carbone sia altissimo: "l' impianto di Medupi - sostiene la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale (Crbm)- una volta attivo, provocherebbe impatti negativi molto pesanti sui terreni e sulle risorse idriche dell'area interessata, contribuendo inoltre ai cambiamenti climatici tramite l'emissione di 30 milioni di tonnellate di CO2 l'anno". Inoltre il finanziamento da parte della BM sarebbe contrario alle "raccomandazioni" della Extractive Industries Review (EIR), commissione indipendente composta da rappresentanti di diversi settori in tutto il mondo che, nel 2004, presentò un rapporto in seguito ad un'analisi sui prestiti commissionata dalla Banca Mondiale che chiedeva lo stop dei finanziamenti concernenti il carbone.
Ma le raccomandazioni e le proteste delle comunità locali, sebbene ci sia stato anche un reclamo formale da parte di Earthlife Africa e Groud Work all'Inspection Panel di Washington, sono servite a poco: si prevede che per alimentare il nuovo impianto in Sudafrica apriranno oltre 40 miniere di carbone, praticamente un ritorno al passato nel periodo in cui si pensava che l'attenzione verso le fonti rinnovabili e la green economy economie verdi erano sull'agenda della maggior parte degli Stati, delle Organizzazioni Internazionali e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali.
"Invece di usare le proprie risorse finanziarie per aiutare lo sviluppo di progetti energetici a favore dei più poveri, e che facilitino la transizione verso un modello energetico a basse emissioni, la Banca continua a sussidiare lo sfruttamento dei combustibili fossili riconosciuti come estremamente negativi per il clima, l'ambiente e la lotta alla povertà. Agire in questa maniera è un po' come cercare di spegnere un incendio con il petrolio" ha dichiarato Elena Gerebizza della Crbm.
Ma adesso l'attenzione si sposterà sulle partite di calcio, che vinca il migliore! Anche se qualcuno ha già perso qualcosa che vale molto di più di una coppa d'oro.

Ultimo aggiornamento ( 22-04-2010 )

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enel investe 1.500.000.000 euro per portare lo sporco affare del carbone a Rossano Calabro

Fonte: IlSole24Ore.com

"Con un investimento da quasi 1,5 miliardi l'Enel costruirà una nuova centrale elettrica a carbone, il combustibile a basso costo. Nascerà a Rossano Calabro, sulla costa cosentina. Dove c'è già una centrale elettrica, una centralona a olio combustibile che ha compiuto più di trent'anni. In altre parole, l'Enel allarga al Mezzogiorno il programma sul carbone pulito (hanno dimenticato le virgolette, NDR), lo stesso che ha portato alla ricostruzione del grande impianto di Civitavecchia e che sta trasformando quello di Porto Tolle, sul delta del Po.
Viene chiamato carbone pulito: i vecchi impianti di partenza avevano rendimenti contenuti e dalle loro ciminiere uscivano emissioni impegnative. Non a caso nei pochissimi giorni in cui Porto Tolle è in piena marcia sopra il delta del Po il cielo assume la tonalità rosata conferita dagli ossidi di zolfo contenuti nei fumi. Ma l'impianto del Polesine sta spento quasi tutto l'anno, e quando sarà ristrutturato avrà sistemi modernissimi e di alta efficienza per abbattere i fumi ed evitare la dispersione di anidride carbonica nell'aria.
Così avverrà anche per Rossano Calabro. Da più di un anno e mezzo l'impianto è fermo e lavora solamente poche ore l'anno. Con i sistemi di abbattimento delle emissioni, scomparirà l'inquinamento tipico del vecchio impianto. Ma in aggiunta la centrale non sarà solamente un impianto moderno a carbone. Sarà alimentata anche con energie rinnovabili: una centrale solare termodinamica e un impianto a biomasse, cioè a combustibile vegetale (un altro modo per dire che si brucierà immondizia nella centrale, anche perché dove prenderebbero il combustibile vegetale in una zona di aranci e ulivi? NDR).
Nei giorni scorsi l'Enel ha presentato al ministero dell'Ambiente il cosiddetto Sia, cioè lo studio di impatto ambientale, per il nuovo progetto dell'impianto calabrese. Il Sia è stato sufficiente (a posto della più complessa Via, valutazione di impatto ambientale) perché la società ha ritoccato un progetto precedente. In origine aveva pensato a due gruppi a carbone da 660 megawatt l'uno. In tutto, 1.320 megawatt. Ora ha cambiato progetto: un solo gruppo a carbone, ma più voluminoso. Invece di 1.320 si passa a 800 megawatt. La differenza sarà fatta con le tecnologie verdi. E in tutto la futura centrale avrà la capacità di 1.260 megawatt tra l'impianto a carbone, un gruppo che userà metano (serve anche come "motore d'avviamento" per accendere l'impianto a carbone quando deve riprendere la marcia), una caldaia a combustibile vegetale e una parte con la nuova frontiera tecnologia del solare.
La centrale a concentrazione è diversa dal fotovoltaico che va ora di moda. L'energia fotovoltaica è prodotta dal silicio che, colpito dai raggi del sole, produce un flusso di corrente, mentre quella a concentrazione ha rendimenti assai più alti. Tramite specchi, il calore del sole viene concentrato in modo da arrivare alle temperature cui l'acqua bolle e produce il vapore necessario a far girare una turbina e una "dinamo".
L'impianto solare sorgerà dove oggi ci sono i serbatoi dell'olio combustibile e avrà bisogno di sette ettari e mezzo di specchi.
È il principio degli specchi ustori dello scienziato siracusano Archimede, che nel 212 avanti Cristo riusciva con gli specchi montati sulle mura di Siracusa a bruciare le navi romane del console Marcello che assediavano la città. Non a caso alle porte di Siracusa l'Enel ha ribattezzato Archimede l'impianto solare a concentrazione che è in via di completamento.
Inoltre sarà costruito un lungo pontile in modo che le navi carboniere scarichino il combustibile al largo, per evitare di impolverare di nero la zona. Ovviamente il carbone sarà trasportato alla centrale con strumenti che impediscono di disperdere la polvere nell'aria. ("Ovviamente", certo. Come a Brindisi, dove la polvere del carbone se la trovano anche sotto le unghie. NDR)

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5 maggio 2010

enel multata per 11,7 milioni di euro

Fonte: MDC.it
Il Movimento Difesa del Cittadino (MDC) esulta per la decisione del Consiglio di Stato che, ribaltando una sentenza del TAR Lombardia (sentenza n. 02507 /2010), ha confermato la storica sanzione di 11 milioni e 700mila euro nei confronti di Enel Distribuzione.

La sesta sezione di Palazzo Spada ha accolto l’appello dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas circa la correttezza del provvedimento assunto per la violazione del combinato disposto dalle delibere n. 299 e n. 55 del 2000, confermando la validità della multa irrogata dall’Autorità (delibera 66/07), dopo un esposto del Movimento Difesa del Cittadino, per la mancata indicazione nelle fatture della possibilità di pagarle senza oneri presso sportelli bancari convenzionati dal luglio 2000 al febbraio 2006.

“La decisione del Consiglio di Stato – dichiara Francesco Luongo, responsabile Nuove Tecnologie e Servizi a Rete di MDC - rende finalmente giustizia a milioni di utenti del mercato vincolato elettrico, cui è stata di fatto preclusa la possibilità di pagare le bollette senza spese aggiuntive presso gli sportelli convenzionati dell’azienda. Condividiamo pienamente – conclude Luongo – le motivazioni del collegio secondo cui si tratta di un illecito caratterizzato da particolare gravità in ragione della posizione di monopolio tenuta da Enel Distribuzione a danno di soggetti più deboli nel rapporto di fornitura di un servizio essenziale quale quello dell’energia elettrica. L’importo della sanzione, ormai definitivo, servirà nei prossimi anni a finanziare iniziative in favore dei consumatori”.

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Centrale a carbone TVN, incidente Capitani, chiesto l'incidente probatorio

Da trcgiornale.it
La procura della Repubblica di Civitavecchia ha avanzato una richiesta di incidente probatorio al giudice per le indagini preliminari del tribunale di via Terme di Traiano, sul caso della morte alla centrale Enel di Torre Valdaliga Nord dell'operaio della ditta Guerrucci Sergio Capitani.
Una richiesta che è stata ufficializzata alcuni giorni fa dal sostituto procuratore Edmondo De Gregorio, titolare dell'indagine dove sono indagate 13 persone per omicidio colposo. Il magistrato inquirente ha giustificato questa sua richiesta, facendo leva soprattutto sullo stato dei luoghi dove è avvenuto l'incidente il 3 aprile scorso. Essendo l'area stata posta sotto sequestro subito dopo l'accaduto, va da se che tutto è rimasto come allora. Il pm infatti, vuole verificare soprattutto lo stato dei tubi da dove è fuoriuscito il getto di acqua ed ammoniaca che ha sbalzato via il povero Capitani.

Una verifica che chiaramente potrà chiarire l'aspetto della pressione o meno all'interno del tubo, ed il magistrato vuole eseguire questa perizia alla presenza di tutte le parti, in modo che poi il risultato possa essere inserito all'interno degli atti del processo che ne deriverà una volta chiuse le indagini. A questo punto si attende la risposta del gip e, a seconda se sarà positiva o meno, la fissazione dell'esame tecnico irripetibile.

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Inceneritori e discariche: UE scioccata dalla visita in Campania

La Delegazione UE: «Manca un ciclo integrato, non viene rispettata la gerarchia dei rifiuti»




Articolo originale: Agenzia AMI

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Miniere di carbone: disastro ambientale annunciato in Ucraina

"Ucraina: la bomba a tempo inquinante delle miniere di carbone ha il timer impazzito", da Greenreport.it

Secondo quanto emerge dalla relazione finale della missione congiunta di esperti dell'Onu e dell'Unione europea a Kalush, nella regione di Ivano-Frankivs'ka, in 'Ucraina, «E' necessaria un'azione immediata per evitare un disastro ambientale in Ucraina occidentale, dove i materiali tossici potrebbero diffondersi dalle ex miniere nell'area e minacciano la salute delle comunità locali». I nove membri del team della missione, che includevano esperti in gestione delle emergenze, problematiche ambientali, riduzione dei rischi, in idrogeologia e dighe di contenimento, è stato formato dal Disaster Assessment and Coordination dell'Onu (Undac) Monitoring and Information Centre della Commissione europea.

Un comunicato congiunto del Coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha) e del Programma Onu per l'ambiente (Unep) definisce "critica" la situazione di Kalush e, citando i risultati della missione, spiega che «Esiste una finestra di opportunità per evitare che la situazione esistente si deteriori in un disastro. In tal senso, occorre un'azione immediata per affrontare e risolvere i problemi individuati».

La missione, svoltasi a marzo su richiesta delle autorità ucraine, ha individuato un'alta probabilità che le scorie di una miniera a cielo aperto possano tracimare nel fiume Sivka a causa del collasso delle dighe di contenimento delle vecchie miniere e quindi diffondere nell'ambiente un pericoloso inquinante organico persistente, l'esaclorobenzene o perclorobenzene (Hbc), la cui produzione è stata proibita dalla Convenzione di Stoccolma, una sostanza cancerogena che con brevi esposizioni può causare irritazione a occhi, pelle e vie respiratorie, mentre la presenza nell'ambiente causa malattie epatiche e lesioni cutanee. E' soprattutto pericoloso per i neonati: infatti è in grado di attraversare la placenta e si accumula nel tessuto fetale e nel latte materno.

Una mappa allegata alla documentazione della missione Onu-Ue (Nella foto) illustra i possibili punti di collasso dei bacini minerari a Kropyvnyk, Sivka-kaluska and Kalush e gli esperti spiegano che «Si tratta solo di dati "charter" per fornire una rapida panoramica del territorio a supporto dell'team dell'United Nations Disaster Assessment and Coordination (Undac)».

La situazione sul terreno è molto peggio di quella già pessima che si intravede dalle foto satellitari di Unosat: il selvaggio sfruttamento minerario della zona Kalush ha lasciato in eredità un territorio instabile e soggetto a subsidenza, con le dighe vetuste e non mantenute che contengono i bacini minerari a rischio per lo scioglimento della neve e per le inondazioni primaverili e con le acque superficiali ormai salinizzate e fortemente contaminate.

La missione Onu-Ue, accompagnata da esperti ucraini, ha valutato la precaria stabilità delle dighe e i rischi di cedimento delle strutture, facendo anche prelievi in un vicino sito di stoccaggio di rifiuti pericolosi per individuare potenziali minacce per le comunità locali. Inoltre ha valutato la gestione delle organizzazioni di emergenza nella regione, per individuare le misure di riduzione del rischio e altre iniziative per ridurre al minimo l'impatto di qualsiasi disastro ambientale sulla popolazione. E' risultato che le miniere di carbone abbandonate dell'Ucraina sono una vera e propria bomba inquinante a tempo con il timer impazzito, pronta ad esplodere.

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4 maggio 2010

OT: In Europa le catene fast food contro la patata ogm

Gli OGM sono un salto nel buio, e portano qualcosa di positivo solo nelle tasche dei produttori.
Da Repubblica.it:

"In Germania e nel resto dell'Ue anche i giganti dei pasti veloci si oppongono al tubero transgenico. Temono la reazione dei clienti e l'aumento dei costi. Per questo sperano che la Commissione rinunci ad autorizzare le colture.

Non sempre le potentissime lobbies del cibo transgenico hanno la vittoria garantita. A sorpresa hanno appena subito una cocente sconfitta sui loro piani di introdurre nuovi tipi di patate ogm. E per ironia della sorte, questa sconfitta è annunciata proprio dai media della Germania, il paese in cui la patata
è da secoli, per tradizione storica, l'alimento-base più diffuso.

La storia la racconta il settimanale di Amburgo Der Spiegel nel suo ultimo numero. La rivolta contro le patate transgeniche è guidata dai big delle catene fast food in Germania e nel resto dell'Unione europea. Tanto per farsi ascoltare da tutti, i colossi come Burger King, McDonald's, Lorenz Snack-World e Nordsee hanno lanciato il loro messaggio rispondendo a un sondaggio di Greenpeace, una delle più autorevoli organizzazioni mondiali per la difesa della natura e dell'ambiente.

La patata transgenica non la vogliamo, dicono i giganti del cibo corri-mangia-e-getta. Aggiungono di non voler usare patate ogm nella preparazione dei loro pur semplici e immediati menu per il fast food su scala planetaria. Almeno non in Germania e nel resto d'Europa, e per questo si augurano che la Commissione europea rinunci a ogni piano di legalizzazione di colture di patate transgeniche.

Perché mai tanta improvvisa sensibilità da parte di multinazionali di solito orientate prima di tutto alla caccia ai guadagni e ai profitti? La risposta è semplicissima, spiega Der Spiegel: hanno paura di un danno d'immagine per i loro prodotti alimentari a base di patate, temono che la clientela sia presa dall'angoscia, e tremano anche di fronte al rischio di un aumento dei costi delle forniture della materia prima. E prima di tutto, la spiegazione sta nelle dichiarazioni della Bogk, la potente associazione tedesca delle industrie alimentari attive nel ramo della lavorazione di prodotti a base di patate. La Bogk sottolinea di non ritenere assolutamente necessaria l'autorizzazione a coltivare patate transgeniche, perché "i consumatori non sono disposti ad accettare cibi transgenici nella catena alimentare".

Insomma, quando i consumatori fanno sentire la loro voce, possono piegare anche interessi molto potenti. Tanto potenti che, con il loro attivo lobbismo, i grandi mondiali del cibo transgenico avevano già convinto la Commissione europea ad autorizzare, all'inizio di marzo, la coltivazione 1 della discussa patata transgenica tipo Amflora, destinata solo a lavorazioni industriali. La novità è che il colosso chimico tedesco BASF ha annunciato di voler chiedere entro l'anno alla Commissione l'autorizzazione a coltivare altri due tipi di patate transgeniche, una delle quali, chiamata Fortuna, sarebbe destinata anche alla preparazione di patate fritte o altri cibi da fast food o da ristorante a base di patate. Niente da fare: i big della distribuzione, preoccupati della reazione dei consumatori che sono la fonte del loro guadagno, sono contrari.

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3 maggio 2010

I ticinesi la vogliono rinnovabile: no al carbone, no al nucleare

Riportiamo l'articolo da Ticinonews.it

"Un sondaggio DemoScope promuove l’iniziativa dei Verdi. No anche al nucleare. I ticinesi voglio energia "pulita"

Se si dovesse andare a votare oggi la partecipazione dell’Azienda elettrica ticinese (AET) nella centrale a carbone di Lünen, in Germania, sarebbe bocciata senza appello. A stragrande maggioranza. A rivelarlo è un sondaggio DemoScope pubblicato oggi dal Caffé.

Gli indecisi sono ancora tanti: il 27% degli intervistati non saprebbe infatti cosa votare. Comunque, una volta raccolte le 7000 mila firme dell’iniziativa promossa dai Verdi - e sostenuta, con motivazioni diverse, da Lega e PS - stando al trend segnalato per ora da questo campione di cittadini con diritto al voto, per Lünen si staccherebbe sicuramente la spina.

In testa ai contrari all’investimento ci sono coloro che si sentono più o meno vicini alla Lega, seguono appaiati i socialisti e i Verdi. Ma a dire no a Lünen c’è pure una larga fetta di cittadini che si riconoscono nel PLR e nel PPD, partiti che in Parlamento hanno approvato il finanziamento della centrale a carbone. Dunque, un no trasversale e deciso.

E ai ticinesi non piace nemmeno un eventuale ritorno del nucleare. Sole, acqua e vento, ecco le fonti di energia - rinnovabile ed ecologica - che, secondo il sondaggio il Ticino dovrebbe privilegiare in futuro. E, pur di avere energia “pulita” il 75% dei 501 intervistati sarebbe disposto a pagare qualcosa in più.

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2 maggio 2010

Incentivi sul fotovoltaico a Civitavecchia

Da "E' l'ora dei tetti fotovoltaici" da Centumcellae.it

"Presentato ieri all'aula Pucci il progetto promosso da Sea Tuscia e Comune: incentivi ai cittadini per l'installazione di pannelli solari su tetti piani, tettoie e pensiline. Domande possibili fino al 15 giugno.

Si è svolta ieri pomeriggio presso l’Aula Consiliare “Pucci” la conferenza “Sicurezza – Energia - Ambiente”, promossa dal consigliere comunale Riccardo Sbrozzi, Presidente della commissione Ambiente del Comune, con il supporto tecnico scientifico della Sea Tuscia, per presentare il progetto “Tetti in comune”.
Si tratta di un bando per la creazione a Civitavecchia di mille impianti funzionanti ad energia alternativa, con incentivi previsti dal Gse a copertura dei costi di istallazione per la conversione al fotovoltaico.
L'articolo prosegue QUI

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