ANSA: "Diciassette operai sono morti e uno è rimasto ferito in un'esplosione all'interno di una miniera di carbone nella provincia dell'Hunan nella Cina Centrale. L'incidente, riportato dall'agenzia Nuova Cina, è avvenuto ieri pomeriggio alle 16 ora locale ma è stato reso noto solo oggi. La polizia sta investigando sulle cause dell'esplosione"
31 maggio 2010
Consiglio comunale congiunto Rossano-Corigliano: voto unanime sul "no al carbone"
UN INVITO AI CITTADINI CALABRESI: VEGLIATE ORA, NON ABBASSATE LA GUARDIA, NON FIDATEVI. ANCHE SE IN CONDIZIONI DIVERSE, NELL'ALTO LAZIO SIAMO STATI TRADITI DAGLI STESSI CHE ESPRESSERO UN NETTO "NO" NEL CONSIGLIO CONGIUNTO ROMA-VITERBO del 2007 (CLICCA)
Fonte: Sibarinet.it
"Rossano - Il Consiglio comunale congiunto Rossano-Corigliano riunito ieri sera nella sala consiliare del Comune di Rossano ha ribadito il proprio deciso "no" alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano.
Unanime il voto sull’ordine del giorno che sarà inviato a numerose autorità istituzionali e contenente le osservazioni di contrarietà sostenute anche dalla Provincia di Cosenza e dalla Regione Calabria rappresentate dal Presidente della Giunta provinciale Mario Oliverio e dal Consigliere regionale Giuseppe Caputo. Alla seduta hanno assistito numerosi cittadini e rappresentanti delle associazioni contrarie alla riconversione a carbone della centrale, e dei due comitati, quello del “No” e quello del “Sì” al progetto dell'Enel.
IL TESTO DELL'ORDINE DEL GIORNO APPROVATO ALL'UNANIMITA'
PREMESSO: che il destino del sito industriale Enel di Rossano è al centro
dell’attenzione della Pubblica Opinione e dei poteri locali relativamente alla sua ristrutturazione e conversione; che l’Enel, in modo unilaterale, ha inteso portare avanti un progetto denominato impropriamente “policombustibile”, ma che è fortemente sperequato sul combustibile carbone (95%), dando prova di non ascolto delle aspettative di un intero territorio, già contrario a quella ipotesi; che le Amministrazione Locali, di Rossano, di Corigliano, della Sibaritide e il mondo delle Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, il Comitato territoriale per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide hanno già manifestato totale avversione alla riconversione unilateralmente orientata sul carbone; che l’articolazione progettuale prevede la realizzazione di infrastrutturazioni che implicherebbero ulteriori penalizzazioni ambientali quali: • una banchina di 140 ml posta a mare di fronte alla centrale per l’attracco di imbarcazioni cariche di carbone e un pontile di 140 ml di collegamento della banchina alla centrale; • una boa posta a 3-5 miglia dalla costa in pieno Golfo di Corigliano-Rossano, dove dovrebbero ancorarsi le grandi navi carboniere oceaniche, dalle quali il carbone, mediante due benne, passerebbe su altre imbarcazioni o chiatte, che farebbero la spola con la terra ferma, per condurre circa 2 milioni di tonnellate di polverino di carbone annue, necessarie per il ciclo di alimentazione della mega Centrale e lo smaltimento di diverse migliaia di tonnellate di residui della combustione (250.000 T di ceneri, 90.000 tonnellate di gesso); • una quota di riserva di banchina del Porto di Corigliano, dove accumulare altre migliaia di tonnellate annue di biomasse, previo strasporto via terra (SS106) dal Porto alla centrale, con migliaia di camion da 20 tonnellate ciascuno, alle quali aggiungere altre migliaia di camion per l’approvvigionamento di calcare e di altre biomasse provenienti dalla Regione e da altre Regioni; • che una tale ipotesi rappresenterebbe contemporaneamente un vulnus per: gli interessi della flotta peschereccia di Corigliano, la seconda del Mediterraneo, nonché per la movimentazione di merci e di uomini sia via terra che via mare, quindi anche per il futuro assetto commerciale del Porto di Corigliano; per la qualità dell’ambiente e per il sistema dell’economia territoriale, vocato all’agricoltura d’eccellenza, la pesca, il turismo, l’artigianato, la piccola industria di trasformazione, il commercio che occupano già diverse migliaia di addetti; che a seguito del riavvio del Progetto di riconversione della centrale di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura del V.I.A (valutazione dell’impatto ambientale) ai diversi Ministeri competenti, di cui all’avviso pubblico del 29 aprile 2010, gli Enti Locali, le Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, del commercio, dell’agricoltura, del turismo, della pesca, nonché l’apposito Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide hanno immediatamente avviato una seria consultazione ed un confronto, dai quali è emersa la totale contrarietà alla riconversione a carbone dell’impianto “senza se e senza ma” ; che il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato, con Delibera n. 365 del 14/02/2005, il P.E.A.R. (piano Energetico Ambientale regionale), che subordina l’autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti o il ripotenziamento degli impianti esistenti al ricorso esclusivo di fonti rinnovabili, escludendo quindi il carbone; che i Consigli Comunali di Corigliano e di Rossano, rispettivamente con le Delibere n. 5 del 24/01/2005 e n. 25 del 17/05/2005, si sono espressi, all’unanimità, per il fermo e irrevocabile “No” alla riconversione a carbone della centrale di Rossano; che il Consiglio della Comunità Montana Sila greca, con Delibera n. 6 del 24/05/2005, ha espresso la propria contrarietà all’alimentazione a carbone della centrale Enel di Rossano; che l’Amministrazione Provinciale di Cosenza con Delibera della Giunta Provinciale n. 168 del 20/05/2005, ha espresso parere contrario all’ipotesi di conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, e con Delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 05/05/2009 nell’approvare il P.T.C.P (piano Territoriale di Coordinamento provinciale) della Provincia di Cosenza recepisce il Piano Energetico Regionale; che i Sindaci e le Amministrazioni Comunali dei 57 Comuni della Sibaritide e del Pollino hanno espresso, in vari modi, la loro netta contrarietà all’uso del carbone per la riconversione del sito elettrico Enel di Rossano.
TUTTO CI0’ PREMESSO E CONSIDERATO Il Consiglio Comunale
ESPRIME • netta e totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel di contrada Cutura di Rossano; CHIEDE ALL’ENEL • il ritiro immediato del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura di valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) presentati dall’Enel S.p.A ai diversi Ministeri il 29/04/2010,; DA MANDATO Al Sindaco di Rossano, di concerto con quello di Corigliano di attivare un tavolo interistituzionale di confronto con l’Enel ai livelli di direzione centrale, per la individuazione di una soluzione alternativa al progetto di riconversione presentato, che non configga con le vocazioni naturali del territorio;
INVITA • Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, a confermare la delibera regionale n. 365 del 14 febbraio 2005 (P.E.A.R).
INVITA INOLTRE • Il Presidente della Giunta Provinciale di Cosenza, On. Mario Oliverio, a mantenere fermo il sostegno ai Sindaci, alle Amministrazioni Comunali, alle popolazioni del Nord Est della Calabria e il diniego alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano; • La rappresentanza parlamentare calabrese ad attivarsi nei confronti dell’Amministratore delegato dell’Enel per ricercare una soluzione alternativa di riconversione della centrale di Rossano, rispetto al progetto presentato al fine di salvaguardare un territorio fra i più ricchi della Calabria;
La presente delibera verrà inviata: al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi; al Ministeri competenti della Attività produttive, dell’Ambiente e dei beni Culturali; al Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Scopelliti; all’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria; al Presidente del Consiglio Regionale; al Presidente della Commissione Attività Produttive dello stesso Consiglio; al Direttore generale dell’Arpacal; al Presidente della Giunta della Provincia di Cosenza Mario Oliverio; a tutti i Sindaci del Comprensorio; alla Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro; al Direttore generale dell’ASP di Cosenza; all’Amministratore Delegato della società Enel SpA; agli organi di informazione
28 maggio 2010
Undici Associazioni per una Azienda Elettrica Ticinese (AET) senza carbone
"L’iniziativa popolare lanciata dai Verdi raccoglie un nuovo importante sostegno da 11 associazioni.
Si è costituito infatti oggi il comitato apartitico delle associazioni. Ne fanno parte 11
associazioni o gruppi: il WWF Svizzera italiana, Greenpeace Ticino, ACSI, Inter-Agire, Medici per l’Ambiente, l’Associazione Piano di Magadino a misura d’uomo, Bioticino, ConProBio, Pro Natura Ticino, SOS Mendrisiotto Ambiente e l’Associazione di costruzione bioecologica Ticino. Visto il variegato spettro di temi in cui si impegnano le varie associazioni i motivi per appoggiare l’iniziativa sono molteplici: ambientali, socio-umanitari ed economici.
Protezione del clima ed Inquinamento atmosferico
Una seria e lungimirante protezione del clima terrestre passa necessariamente per l’abbandono delle energie fossili ed in particolare – per quanto riguarda la produzione di energia elettrica – dall’uscita dal carbone che contribuisce a ben il 41% delle emissioni globali di gas serra. Alla luce dell’impellente necessità di limitare il surriscaldamento climatico globale di origine antropica al di sotto dei 2 gradi per evitare conseguenze insostenibili per l’umanità e gli ecosistemi (ad esempio quello alpino), un simile investimento è totalmente irresponsabile e interamente a scapito delle generazioni future. Invece di orientare finalmente la politica energetica cantonale verso l’efficienza energetica, magari tentando di
scrollarsi di dosso il triste primato nazionale di riscaldamenti elettrici, un assurdo spreco, oppure investendo nelle energie rinnovabili (ad esempio nel solare o nell’eolico in Svizzera e all’estero) si persevera nell’era fossile ormai totalmente anacronistica. L’aria nella regione dove sarà realizzato l’impianto è già pesantemente inquinata. Nonostante i previsti sistemi di filtraggio delle emissioni sui camini non esistono studi sulla loro effettiva efficacia sul lungo periodo. Alle associazioni che hanno aderito al comitato sembra inoltre assolutamente fuori luogo contribuire come ticinesi a notevoli
emissioni inquinanti in Germania. Inoltre, dal punto di vista dell’efficienza energetica, il rendimento della nuova centrale termoelettrica è miserabile e non raggiunge nemmeno il 45%.
Condizioni ambientali e di lavoro nei paesi di produzione del carbone
L’estrazione del carbone avviene in miniere a cielo aperto o in miniere sotterranee. Le miniere a cielo aperto sono quelle dall’impatto più devastante. Regioni molto estese vengono infatti private dei loro ecosistemi di superficie e le zone adiacenti diventano inabitabili per l’inquinamento. In molti paesi occidentali come la Germania, l’estrazione del carbone è diventata troppo costosa sia in termini di manodopera sia ambientali. Gran parte del carbone proviene quindi da paesi in via di sviluppo, dove
le condizioni di lavoro sono disastrose. Ad esempio a Jharia, in India, nei pressi di una delle più importanti miniere indiane, migliaia di persone vivono in condizioni terribili attorno a una miniera di carbone a cielo aperto che spesso è soggetta a processi di autocombustione. Prima della miniera, c’era una meravigliosa foresta abitata da alcune tribù indigene. La miniera colombiana di Cerrejón Zona Norte (la Colombia è il quarto esportatore mondiale di carbone) nella penisola di Guajira è la più grande miniera di carbone a cielo aperto, famosa per la ripetuta violazione dei diritti delle popolazioni
indigene e afro-colombiane. Centinaia di famiglie sono state spostate con la forza e senza compensi, distruggendo spesso sia i legami familiari che quelli collettivi.
Il fiasco economico dietro l’angolo
L’investimento nel carbone ha una redditività dimostrata solo e soltanto a cortissimo termine. In futuro la centrale potrebbe dover pagare delle tasse per le sue ingenti immissioni di CO2. In tempi di crisi economica le preziose risorse finanziarie destinate al carbone dovrebbero essere investite in Ticino
(nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica finora in gran parte dimenticate dall’AET).
Il comitato apartitico delle 11 associazioni appena costituito (formato da WWF Svizzera italiana, Greenpeace Ticino, ACSI, Inter-Agire, Medici per l’Ambiente, l’Associazione Piano di Magadino a misura d’uomo, Bioticino, ConProBio, Pro Natura Ticino, SOS Mendrisiotto Ambiente e Associazione di costruzione bioecologica Ticino) invita tutti i cittadini ticinesi a firmare e far firmare l’iniziativa scaricabile dal sito www.noalcarbone.ch.
27 maggio 2010
COMPLETATO IL PRIMO MONITORAGGIO AUTONOMO DELL’ARIA, UNA VITTORIA PER LE POPOLAZIONI
Comunicato Stampa
Il Comitato dei Cittadini Liberi, il Mondo Agricolo Unito e gli Enti che hanno promosso la raccolta fondi “FAI LA TUA PARTE DIVENTA PROTAGONISTA DEL TUO FUTURO" informano la cittadinanza che è stato completato il primo monitoraggio autonomo della qualità dell'aria nel territorio colpito dai fumi delle centrali termoelettriche di Civitavecchia e Montalto di Castro. Da alcuni giorni sono state giurate e depositate le perizie redatte dagli esperti incaricati dal Comitato, basate su due campagne di rilevamento, condotte a dicembre 2008 e a luglio 2009 e corrispondenti a due fasi distinte della riconversione di TVN: una ha preceduto l'accensione del primo gruppo a carbone e l'altra la messa a regime del secondo. A breve i risultati saranno presentati in un incontro pubblico. Il monitoraggio autonomo è una vittoria per le popolazioni che hanno atteso invano che altri se ne occupassero. Marrazzo avrebbe dovuto far rilevare la qualità dell'aria che respiriamo prima dell'accensione di TVN, ma non l'ha fatto. Analogamente l’Osservatorio Ambientale, istituito a Civitavecchia nel 2004, è stato capace di bruciare un milione di euro all'anno senza produrre un solo studio epidemiologico o di accertamento della qualità dell'aria prima dell'accensione di TVN. Solo grazie alle denunce dei comitati e all'azione della Magistratura il Ministero dell'Ambiente e la Regione Lazio hanno ripristinato la legalità dell'Osservatorio prescritto dalla VIA, scartando quello dei sindaci finanziato dall'inquinatore. Il nuovo funzionerà con fondi pubblici. Ma non ci fidiamo lo stesso. Troppe scelte delle istituzioni sono state orientate a “collaborare” con l'inquinatore più che a tutelare le popolazioni. In alcuni casi spostando l'attenzione altrove, come avvenuto con il piano regionale di risanamento dell'aria, che trascura il polo energetico Civitavecchia-Montalto di Castro responsabile della maggior parte degli inquinanti regionali di provenienza industriale, o come la scelta di A.R.P.A. Lazio di non collocare una sola centralina a controllo diretto a Tarquinia, che invece i fumi del carbone colpiranno gravemente a causa dei venti dominanti. Il primo monitoraggio autonomo è stato l'inizio di un percorso, continueremo a fare in proprio per difenderci. Chi fa da sé fa per te (e per tre!).
Comitato dei Cittadini Liberi
Marea nera nel Golfo del Messico: per capire come agisce una multinazionale (profitto come unico obiettivo)
Il Governo Obama continua a lasciare che la compagnia petrolifera BP si occupi della risoluzione del disastro ambientale provocato dalla tristemente celebre falla della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Eppure si tratta del più grave disastro ambientale nella storia americana, e il comportamento di BP finora è stato vergognoso. Per capire meglio:
"Feroci polemiche da tutto il mondo della scienza contro il tentativo dei petrolieri di occultare le vere dimensioni della chiazza. Fino all'ultimo scandalo, la scoperta agghiacciante fatta dall'Environmental Protection Agency (Epa): i 650.000 galloni di detergente liquido sparsi in mare dalla Bp per dissolvere la chiazza sono "un prodotto inquinante, pericoloso, altamente tossico". Scatta il divieto immediato di utilizzarlo. Intanto si è scoperto che la vera funzione di quel detergente non era di eliminare il greggio, bensì ridurlo in particelle così piccole da impedire la rilevazione delle vere dimensioni della marea nera. Perché da quella misura può dipendere il conto finale che i tribunali imporranno alla Bp. Sono in gioco miliardi, l'unica cosa che sembra contare per il business del Big Oil."
Fonte
26 maggio 2010
Consiglio congiunto Corigliano - Rossano: totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel
Da Sibarinet.it
"Bozza del documento che sarà messo a votazione presso il Consiglio comunale congiunto Corigliano - Rossano:
Rossano - E' stato convocato per domani pomeriggio alle 18 il Consiglio comunale congiunto Rossano-Corigliano che si terrà nella sala consiliare del Comune di Rossano al fine di trattare la scottante questione relativa al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano.
Al termine della seduta sarà posto in votazione un documento la cui bozza preliminare è stata diffusa poco fa da parte del Comune di Rossano. Eccone il testo integrale:
PREMESSO: che il destino del sito industriale Enel di Rossano è al centro dell’attenzione della Pubblica Opinione e dei poteri locali relativamente alla sua ristrutturazione e conversione; che l’ Enel, in modo unilaterale, ha inteso portare avanti un progetto denominato impropriamente “policombustibile”, ma che è fortemente sperequato sul combustibile carbone (95%), dando prova di non ascolto delle aspettative di un intero territorio, già contrario a quella ipotesi; che le Amministrazione Locali, di Rossano, di Corigliano, della Sibaritide e il mondo delle Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, il Comitato territoriale per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide hanno già manifestato totale avversione alla riconversione unilateralmente orientata sul carbone; che l’articolazione progettuale prevede la realizzazione di infrastrutturazioni che implicherebbero ulteriori penalizzazioni ambientali quali: • una banchina di 140 ml posta a mare di fronte alla centrale per l’attracco di imbarcazioni cariche di carbone e un pontile di 140 ml di collegamento della banchina alla centrale; • una boa posta a 3-5 miglia dalla costa in pieno Golfo di Corigliano-Rossano, dove dovrebbero ancorarsi le grandi navi carboniere oceaniche, dalle quali il carbone, mediante due benne, passerebbe su altre imbarcazioni o chiatte, che farebbero la spola con la terra ferma, per condurre circa 2 milioni di tonnellate di polverino di carbone annue, necessarie per il ciclo di alimentazione della mega Centrale e lo smaltimento di diverse migliaia di tonnellate di residui della combustione (250.000 T di ceneri, 90.000 tonnellate di gesso), da trasportare, via mare chissà dove; • una quota di riserva di banchina del Porto di Corigliano, dove accumulare altre migliaia di tonnellate annue di biomasse, previo strasporto via terra (SS106) dal Porto alla centrale, con migliaia di camion da 20 tonnellate ciascuno, alle quali aggiungere altre migliaia di camion per l’approvvigionamento di calcare e di altre biomasse provenienti dalla Regione e da altre Regioni; • l’emissione in atmosfera di migliaia di tonnellate gas altamente tossici e di polveri ultrafini, con un impatto ambientale, sulla salute delle popolazioni e sull’economia territoriale devastante; • che una tale ipotesi rappresenterebbe contemporaneamente un vulnus per: gli interessi della flotta peschereccia di Corigliano, la seconda del Mediterraneo, nonché per la movimentazione di merci e di uomini sia via terra che via mare, quindi anche per il futuro assetto commerciale del Porto di Corigliano; per la qualità dell’ambiente e per il sistema dell’economia territoriale, che si base sull’agricoltura d’eccellenza, la pesca, il turismo, l’artigianato, la piccola industria di trasformazione, il commercio che occupano già diverse migliaia di addetti; che a seguito del riavvio del Progetto di riconversione della centrale di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura del V.I.A (valutazione dell’impatto ambientale) ai diversi Ministeri competenti, di cui all’avviso pubblico del 29 aprile 2010, gli Enti Locali, le Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, del commercio, dell’agricoltura, del turismo, della pesca, nonché l’apposito Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide hanno immediatamente avviato una seria consultazione ed un confronto, dai quali è emersa la totale contrarietà alla riconversione a carbone dell’impianto “senza se e senza ma” ; che il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato, con Delibera n. 365 del 14/02/2005, il P.E.A.R. (piano Energetico Ambientale regionale), che subordina l’autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti o il ripotenziamento degli impianti esistenti al ricorso esclusivo di fonti rinnovabili, escludendo quindi il carbone; che i Consigli Comunali di Corigliano e di Rossano, rispettivamente con le Delibere n. 5 del 24/01/2005 e n. 25 del 17/05/2005, si sono espressi, all’unanimità, per il fermo e irrevocabile “No” alla riconversione a carbone della centrale di Rossano; che il Consiglio della Comunità Montana Sila greca, con Delibera n. 6 del 24/05/2005, ha espresso la propria contrarietà all’alimentazione a carbone della centrale Enel di Rossano; che l’Amministrazione Provinciale di Cosenza con Delibera della Giunta Provinciale n. 168 del 20/05/2005, ha espresso parere contrario all’ipotesi di conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, e con Delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 05/05/2009 nell’approvare il P.T.C.P (piano Territoriale di Coordinamento provinciale) della Provincia di Cosenza recepisce il Piano Energetico Regionale; che i Sindaci e le Amministrazioni Comunali dei 57 Comuni della Sibaritide e del Pollino hanno espresso, in vari modi, la loro netta contrarietà all’uso del carbone per la riconversione del sito elettrico Enel di Rossano.
TUTTO CI0’ PREMESSO E CONSIDERATO Il Consiglio comunale
ESPRIME • netta e totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel di contrada Cutura di Rossano; CHIEDE • il ritiro immediato del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura di valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) presentati dall’Enel S.p.A ai diversi Ministeri il 29/04/2010, l’apertura di un tavolo interistituzionale esteso, teso a costruire un orientamento unitario e condiviso sul futuro del sito elettrico nel rispetto degli orientamenti espressi in documenti ufficiali da Regione Calabria, Provincia di Cosenza, dai due Consigli Comunali di Rossano e di Corigliano, dagli altri 55 Comuni della Sibaritide e del Pollino, dalle associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, dalla società civile del territorio. IMPEGNA • il Sindaco a porre in essere ogni utile provvedimento per contrastare l’ipotesi di riconversione presentata dall’ Enel il 29 aprile 2010; • Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, a salvaguardare la delibera regionale n. 365 del 14 febbraio 2005 (P.E.A.R) e di essere solidale con i Sindaci, le Amministrazioni Comunali e le popolazioni del Nord Est della Calabria impegnati ad opporre un netto rifiuto alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano; • I Presidenti dei Gruppi Consiliari e i Consiglieri della Regione Calabria a salvaguardare detta delibera da eventuali tentativi di stravolgere le finalità della stessa, tesa a impedire l’uso del carbone e a imporre l’utilizzo di energie rinnovabili nella riconversione di centrali termoelettriche nella Regione; • Il Presidente della Giunta Provinciale di Cosenza, On. Mario Oliverio, a mantenere fermo il sostegno ai Sindaci, alle Amministrazioni Comunali, alle popolazioni del Nord Est della Calabria e il diniego alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano; • La rappresentanza parlamentare calabrese ad attivarsi per contrastare il disegno neocolonialista dell’Enel S.p.A. di desertificare il territorio del Nord Est della Calabria uno dei più ricchi del Sud per storia e sviluppo economico sostenibile, minacciato dalla pretesa inaccettabile dell’Enel S.p.A. di convertire a carbone il sito elettrico di Rossano.
La presente delibera verrà inviata: al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi; al Ministeri competenti della Attività produttive, dell’Ambiente e dei beni Culturali; al Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Scopelliti; all’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria; al Presidente del Consiglio Regionale; al Presidente della Commissione Attività Produttive dello stesso Consiglio; al Direttore generale dell’Arpacal; al Presidente della Giunta della Provincia di Cosenza Mario Oliverio; a tutti i Sindaci del Comprensorio; alla Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro; al Direttore generale dell’ASP di Cosenza; all’Amministratore Delegato della società Enel SpA; agli organi di informazione".
I presidenti dei consigli comunali di Corigliano e Rossano, Antonio Loria e Pasquale Pellegrino - I sindaci Franco Filareto e Pasqualina Straface
Terranova da Sibari contro la riconversione a carbone di Rossano
Fonte: Dirittodicronaca.it
"Il Movimento Civico Popolare scende in campo contro la riconversione al carbone della centrale di Rossano
«La paventata possibilità di convertire a carbone la centrale Enel di Rossano è una questione che riguarda tutti i paesi e le comunità che ricadono nella grande area della Piana di Sibari e non solo». Ad affermarlo sono i consiglieri comunali del Movimento Civico Popolare di Terranova da Sibari, Luigi Lirangi, Antonio Quintieri ed Eugenio Pugliese, i quali offrono il proprio “sostegno” alle battaglie intraprese dalle città di Rossano e Corigliano “per affrontare un situazione estremamente grave”.
«Se la centrale dovesse essere riconvertita- scrivono- i danni in termini di salute per i cittadini, per l’agricoltura che ancora oggi rappresenta il motore economico di questa parte di Calabria, per la pesca e quant’altro, sarebbero inimmaginabili».
E nel ricordare il “disagio finanziario estremamente allarmante” del territorio, quelli del Mcp fanno notare: «In Italia abbiamo diversi esempi di centrali a carbone e le conseguenze determinate dalla combustione di tale “materia prima” sono state profondamente deleterie per i territori interessati e per i cittadini che lì vivono. È importante, inoltre, ricordare come la centrale Enel in questione si trova in un’area a forte vocazione turistica che verrebbe inevitabilmente danneggiata dalla conversione a carbone».
L'invito ai politici è quello di “essere compatti nel mobilitarsi affinché non venga perpetrato un atto che rappresenterebbe un vero e proprio scempio”.
«Il Movimento Civico Popolare di Terranova di Sibari -aggiungono- è pronto a sostenere con forza, attraverso iniziative popolari e politiche, le ragioni del Comitato per il No al carbone, dei Sindaci Straface e Filareto, della Provincia di Cosenza e di tutti coloro che hanno realmente a cuore l’interesse della propria gente e della propria terra».
In quest'ottica gli stessi hanno proposto all’Amministrazione comunale di Terranova guidata dal sindaco Eugenio Veltri di convocare un “Consiglio comunale ad hoc, esteso anche ai Comuni limitrofi (Spezzano Albanese, Tarsia e San Lorenzo del Vallo), per discutere della questione, così da produrre un documento unico di ferma condanna all’ipotesi di conversione della centrale”.
2035: boom dei gas serra
Fonte: Reuters
Le emissioni globali dalla combustione di carbone, petrolio e gas naturali dovrebbero aumentare del 43% entro il 2035, ostacolando gli accordi internazionali per la riduzione dei gas serra, ha detto oggi la Energy Information Administration (Eia) americana.
Secondo l'agenzia americana, le emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili dovrebbero aumentare da 29,7 miliardi di tonnellate nel 2007 a 42,4 miliardi di tonnellate nel 2035.
L'aumento delle emissioni si realizzerà per lo più nei paesi ad alto tasso di crescita come Cina e India, dove la domanda di elettricità dovrebbe aumentare.
In assenza di politiche nazionali sulle emissioni e di accordi internazionali vincolanti per contrastare il cambiamento climatico, il consumo globale di carbone dovrebbe aumentare secondo la Eia del 56%, raggiungendo 206 quadrillioni di Btu nel 2035.
Le nazioni industrializzate e i paesi in via di sviluppo hanno avuto problemi a raggiungere un accordo che possa tagliare le emissioni di gas serra e limitare il riscaldamento globale, la siccità, le ondate di caldo e le alluvioni.
La proposta di legge americana sul clima, ancora in stallo, potrebbe contribuire a trovare un punto d'accordo all'interno della comunità internazionale se dovesse passare nonostante l'opposizione dei produttori di carbone e di petrolio. Gli Usa emettono una quantità di gas serra seconda soltanto a quella della Cina.
24 maggio 2010
Tutti gli schieramenti politici fanno muro contro il carbone a Rossano. O almeno così pare
Riportiamo l'articolo
"PD e PDL uniti per il no alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano?" di cui condividiamo sicuramente il punto interrogativo, alla luce dei tradimenti plurimi subìti dal nostro territorio dell'Alto Lazio.
Da infooggi.it
CORIGLIANO (CS) - Si è svolto venerdì al Centro Vacanze il Salice in Corigliano, l’incontro – dibattito sul tema “Centrale ENEL Rossano: dopo 40 anni di olio combustibile, altri 40 anni di carbone? FACCIAMO PREVALERE IL CORAGGIO DELLE SCELTE. NO AL CARBONE, SI ALLA CONURBAZIONE” che ha visto la partecipazione di un foltissimo pubblico rappresentato da privati cittadini, associazioni civiche e di difesa dell’ambiente e del territorio, sindacati, associazioni di categoria del comparto agricoltura, commercio, turismo e industria intervenuti all’assemblea organizzata dal COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE, ormai impegnato in una capillare campagna di sensibilizzazione e contro il progetto di riconversione a carbone della centrale ENEL di Rossano.
“Questa sera siamo qui per ascoltare pubblicamente le posizioni delle forze politiche e dei rappresentati istituzionali che sono stati chiamati a relazionare sul tema della riconversione a carbone”, così l’Avvocato Amerigo Minnicelli, moderatore dell’incontro, ha aperto i lavori dell’assemblea, alla quale sono intervenuti il sindaco di Rossano Franco Filareto e quello di Corigliano Pasqualina Straface, i neo eletti consiglieri regionali Giuseppe Caputo, Gianpaolo Chiappetta e Mario Franchino, gli Assessori provinciali Pietro Lecce (Ass.to al Turismo), Leonardo Trento (Ass.to all’Urbanistica e Territorio) e Giovanni Forciniti (Ass.to ai Trasporti ); oltre all’On. Giovanni Dima - Camera de Deputati, Renzo Caligiuri, Presidente del Distretto Agro-alimentare di Sibari e Franco Pacenza – Segreteria Regionale Partito Democratico. Assenti all’appuntamento poichè impegnati in altri incontri, l’On. Marini – Camera dei Deputati, il Sindaco di Cassano allo Ionio Gialuca Gallo e il Presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio che hanno inviato messaggi di solidarietà all’iniziativa.
La tutela della Sibaritide in termini di salute pubblica, di salvaguardia ambientale e di attuale modello di sviluppo economico fondato su un’agricoltura di eccellenza, su un settore ittico in espansione e su un turismo in crescita, sono elementi di per sé in assoluta contraddizione con qualsiasi riconversione non eco sostenibile dell’impianto ENEL di Rossano. Tale tesi è stata ribadita più volte negli interventi dei rappresentanti istituzionali e delle forze politiche intervenute all’incontro, che convergono quindi per il NO all’introduzione del carbone. I Sindaci di Corigliano e Rossano hanno convenuto per l’indizione, il 27 maggio prossimo a Rossano, di un Consiglio Comunale congiunto per deliberare per il NO alla riconversione a carbone, mentre anche altri Sindaci del territorio intervenuti all’assemblea hanno espresso l’intenzione di riunire i propri Consigli Comunali per allinearsi a tale posizione.
La Provincia di Cosenza, attraverso il proprio Presidente Mario Oliverio, si era già espressa negativamente nei confronti del piano ENEL e ieri ha ribadito il pieno appoggio al COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE dichiarandosi anche pronta a farne parte. Il neo consigliere regionale PDL Caputo ha assicurato che “Enel non attuerà mai un progetto di riconversione che sia ostacolato e non voluto dalla popolazione locale”, parimenti l’On. Dima ha assicurato che da contatti avuti col Governatore della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, egli non favorirebbe mai un progetto di riconversione contro il quale gli enti locali abbiano espresso parere negativo.
Durante l’incontro, oltre alla questione della paventata riconversione a carbone, è emerso il problema che la centrale ENEL di Rossano dovrebbe essere risolto ormai una volta per tutte, avviando una fase nuova per l’impianto che deve andare in una direzione chiara e precisa, evitando di far sopravvivere un sito ormai obsoleto e sotto utilizzato, che da tempo giace in stato di semi abbandono. Si dovrebbe quindi profilare l’ipotesi o di un rilancio dell’impianto, che sia compatibile con il territorio circostante e con le esigenze produttive di ENEL e più in generale del piano energetico nazionale, oppure si dovrebbe definitivamente optare per la chiusura e lo smantellamento della struttura, scenario che porterebbe con sé nuove problematiche derivanti dall’onere organizzativo ed economico legato alla eventuale dismissione e alla bonifica del sito.
Nel corso dell’Assemblea, è stato presentato anche alla platea coriglianese il documento “OSSERVAZIONI AL PROGETTO DI TRASFORMAIONE DELLA CENTRALE ENEL DI ROSSANO (CS) D/DA CUTURA DI CUI ALLA PUBBLICAZIONE EFFETTUATA DALL’ENEL PRODUZIONE SPA SUL QUOTIDIANO LA GAZZETTA DEL SUD DEL 30 APRILE 2010” preparato dal COMITATO per sostenere le ragioni del NO al CARBONE, che verrà presentato ai Ministeri competenti e alla Regione Calabria entro il 30 maggio prossimo, corredato dalle firme di associazioni, istituzioni e privati cittadini.
"Gli interessi politici di Claudio Scajola a Civitavecchia"
Da LIBERAZIONE "L’acqua marcia che piace a Scajola - Gli interessi politici di Claudio Scajola a Civitavecchia", di D. Nalbone
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Così scrisse Seneca nelle Lettere a Lucilio.
Così è riportato sul sito del Porto di Imperia.
Di certo, il marinaio Claudio Scajola sa bene da che porto salpare e in quale approdare. Da Imperia, sua cittadina natale, a Civitavecchia.
Con lui, compagna di viaggio inseparabile, Beatrice Parodi Cozzi, figlia di Piergiorgio Parodi, il più importante costruttore di Imperia, e vedova dell’onorevole Gianni Cozzi.
Insieme, hanno portato gli interessi della famiglia Parodi dal porto ligure a quello dell’Alto Lazio.
Il percorso inverso, invece, lo ha compiuto Francesco Bellavista Caltagirone e la sua Acqua Marcia Spa. Gli interessi politici di Claudio Scajola nel comune di Civitavecchia, infatti, non si limitano solamente allo studio del notaio Gianluca Napoleone, dove è stato registrato l’atto per l’acquisto scontato della sua casa vista Colosseo, ma si spingono fino alle banchine del porto storico dove la società Porto del Tirreno srl, di cui è amministratrice la signora Beatrice Parodi, al 57,5% di proprietà della Giacofin
(azienda di famiglia Cozzi) e al 42,5% dell’Acqua Marcia Spa, mira a realizzare una marina yachting, da
sommare a più di 30mila metri cubi di edificazioni tra appartamenti (un centinaio), un hotel di lusso e
un’area commerciale.
Che la famiglia Scajola, il più importante casato politico di Imperia, che annovera tra le sue fila ben tre ex sindaci, l’ex ministro Claudio, suo padre Ferdinando e suo fratello Alessandro, e la famiglia Parodi, ricca dinastia imprenditoriale, siano molto vicine è cosa risaputa. La novità, dal 2005, è l’ingresso
nel redditizio settore turistico-portuale della società Acqua Marcia e della famiglia romana dei Caltagirone, nella persona di Francesco Bellavista, che entra nel settore con la realizzazione delle opere di terra del nuovo approdo di San Lorenzo a Mare, centro turistico a 25 chilometri da Imperia. Nello stesso anno, attraverso una società controllata, la Acqua Mare, il gruppo Acqua
Marcia acquisisce il 33% delleazioni della Porto di Imperia Spa, società impegnata nella costruzione
del “vecchio pallino” di Claudio Scajola, il nuovo porto turistico di Imperia, di cui fu a capo della commissione incaricata dei collaudi per le nuove banchine uno dei vertici della “cricca”, Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Ebbene, in quel di Imperia il “trio” Scajola – Parodi – Caltagirone sta portando a termine uno dei più grandi scali turistici del Mediterraneo, che sorgerà suuno specchio acqueo di 268 mila mq e comprenderà, oltre a 1300 posti barca, 6200 mq di costruzioni tra appartamenti (ben 117) e spazi commerciali ai quali bisogna aggiungere 3500 mq localizzati in diverse sedi distribuite nell’arco portuale e un parcheggio interrato di 1786 posti auto e 96 box. Un bel business, non c’è che dire.
Ma torniamo a Civitavecchia.
Le prima traccia ufficiale “di cricca” nell’Alto Lazio è risalente all’ottobre del 2009 quando, durante
una cena in cui si discusse dei tanti progetti in ballo nella zona, il sindaco di Civitavecchia, Giovanni
Moscherini, incontrò quelli che lui stesso ha chiamato «gli amici del Salaria Sport Village».
Motivo dell’incontro, un project financing per la cittadella dello sport. Altre tracce significative “di cricca” si ritrovano anche poco lontano da Civitavecchia, nella zona tra Tarquinia e Montalto di Castro. Passando, però,per il Lussemburgo. Precisamente presso l’Unicredit Luxembourg Sa, l’istituto di credito dove, “casualmente”,si trovavano anche i conti di cui erano beneficiari Angelo Balducci e Claudio Rinaldi, accomunati, oltre che da somme sparse in giro per paradisi fiscali, anche per essere stati entrambi commissari straordinari di bertolasiana nomina per i Mondiali di Nuoto di Roma 2009.
Ebbene, le autorità bancarie del Lussemburgo hanno comunicato, in risposta a una rogatoria proveniente dai pm perugini, che Balducci e Rinaldi hanno chiuso due conti, grazie allo Scudo Fiscale, presso l’Unicredit Luxembourg Sa, mentre risultano ancora in funzione due conti anonimi di cui sono però beneficiari Balducci e Rinaldi, aperti a nome Cordusio Spa, società fiduciaria per azioni facente capo direttamente ad Unicredit: il numero 507600 contenente 3milioni e 97mila euro, e il 507601 contenenti 2milioni e 14mila euro.
Ed è proprio la Cordusio Spa la traccia “di cricca” tra Tarquinia e Montalto di Castro. Al comune
di Tarquinia, infatti, in data 10 agosto 2007 è stata presentata una richiesta per la costruzione di un cementificio, business in crescita costante, da parte di Iniziative Industriali srl, società con sede a Rimini.
Questa società è stata creata con un capitale di appena 10mila euro, 9.999 dei quali versati proprio dalla Cordusio Spa mentre 1 euro è bastato a tal Roberto Bandini, riminese, per essere nominato amministratore unico della Iniziative Industriali srl.
Ma gli strani collegamenti non finiscono qui. Il progetto, infatti, è la fotocopia di quello relativo al cementificio di Montalto di Castro di proprietà della Cal.Me. Spa, società della famiglia Speziali di Catanzaro,al cui vertice troviamo il senatore Vincenzo Speziali (Pdl), componente dell’ufficio di presidenza dei Circoli del Buon Governo di Marcello Dell’Utri.
Per capire come il progetto presentato dalla Iniziative Industriali srl sia esattamente quello del cementificio di Montalto di Castro basta leggere le carte dello studio ambientale redatto il 6 agosto 2007
e rivisto il 16 giugno 2008, a pochi giorni dalla presentazione del progetto presso il Comune di Tarquinia.
Ebbene, nel valutare i venti che influiranno sulla dispersione dei “veleni” del cementificio, è stata riportata
la valutazione effettuata dalla stazione di rilevamento presso la centrale termoelettrica Enel di Montalto
di Castro.
Non solo: a pagina 22 dello studio ambientale, nella valutazione dell’impatto previsto, che si basa proprio sullo studio dei venti, viene letteralmente riportato come “l’abitato di Montalto di Castro,
che si trova a circa 3 km in direzione sud-est rispetto all’impianto, si trova sopravento”. Peccato, però,
che Montalto di Castro disti dal cementificio della Iniziativa Industriali srl oltre 25 km. Ma precisamente
3 km dal cementificio della Cal.Me.Spa.
Senza considerare che nel prospetto del cementificio di Tarquinia si segnala la presenza di corsi d’acqua che in realtà sono inesistenti su quel territorio e che si parla di rispetto delle distanze dai corsi del Tafone, Tafoncino e AcquaBianca che in realtà si trovano a ben 25 km di distanza. Ma a poco più di
150 metri dal cementificio di Montalto di Castro.
Che sia proprio quello tra Civitavecchia, Tarquinia e Montalto, passando per il Lussemburgo e giù fino a Catanzaro, un chiaro esempio di “circolo del buon governo”?
22 maggio 2010
"La Calabria non vuole il carbone"
Terra news si occupa del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano Calabro, vicino Cosenza:
"La Sibaritide si difende dal carbone di Enel. Per contrastare il progetto di riconversione della centrale di Rossano Calabro, in provincia di Cosenza, oggi alimentata a olio combustibile e gas naturale, da cittadini e associazioni territoriali nasce il comitato per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide.
«Un territorio che, in seguito alla mancata industrializzazione - spiegano dal comitato - ha maturato una vocazione agricola di qualità e turistica». Con un finanziamento di circa 1,5 miliardi di euro, Enel ha presentato un progetto di modifica dell’impianto esistente, per cui è stato sufficiente lo Studio di Impatto Ambientale al posto della più complessa Valutazione di impatto ambientale, che prevede la sostituzione delle quattro caldaie esistenti con una nuova da 800megawatt alimentata a carbone e a biomassa, a cui aggiungere quattro gruppi a turbogas da 115 megawatt e 7 ettari di solare termodinamico.
Oltre al nuovo camino alto 150 m e largo 6, verrà costruita una banchina lunga 140 m, 60 sul mare e 80 sulla terra, a cui attraccheranno all’anno, a 5 km dalla costa, circa 20 navi oceaniche da 100mila t di carbone l’una che dovrà essere trasportato, con ulteriore dispersione di polveri inquinanti, fino alla centrale. A questo si aggiungono le circa 50 navi annue per lo smaltimento delle ceneri residue, i 1800 camion per il trasporto di calcare e quelli per lo smaltimento del gesso, le navi e i camion per il trasporto delle biomasse, che al 50 per cento arriveranno via mare.
Tutto inquinamento sommato alle polveri della centrale. «Dal momento che il carbone pulito - come lo definisce Enel - non esiste, questa riconversione comprometterà per almeno trent’anni la realtà turistica, agricola e ittica dell’area, attività che impegnano numerosi posti di lavoro, molti di più rispetto a quelli promessi da Enel con la riconversione. Stiamo evidenziando i rischi e le criticità del progetto in un unico documento - spiegano dal comitato - che presenteremo ai ministri competenti e alla Regione Calabria».