No al carbone Alto Lazio

16 ottobre 2010

Civitavecchia 10 / 10 / 2010 ore 9.20, il carbone pulito fa bella mostra di sé


Centrale TVN Torrevaldaliga Nord (enel) a carbone, Civitavecchia

Leggi tutto il post...

"Annullamento elezioni regionali Lazio 2010"

Riceviamo da Rete Dei Cittadini
"Il T.A.R. del Lazio ha fissato la data del dibattimento per l’annullamento delle elezioni regionali LAZIO 2010 per il prossimo 21 ottobre.

Il ricorso è stato presentato da Orazio Fergnani e David Rorro della lista civica RETE DEI CITTADINI, che nello scorso marzo ha presentato – inaspettatamente – la candidatura di Marzia Marzoli alla presidenza della regione Lazio.

L’oscuramento totale attuato da quasi tutti i media ha impedito alla maggior parte degli elettori laziali di esercitare correttamente il proprio diritto di scelta, lasciandoli nell’errata convinzione di poter scegliere tra due sòle antagoniste. I cittadini del Lazio sono stati privati così della possibilità di conoscere l’esistenza di una terza candidata e di uno schieramento davvero innovativo nei concetti e nei programmi.

Dimostrazione della violazione è la condanna inferta alle reti televisive dall’A.G.COM, organo di controllo della par-condicio, che ha multato i direttori dei telegiornali TG1 e TG5 per 100mila euro dopo aver riscontrato “una marginale presenza di altre forze politiche, in particolare delle nuove liste che si sono presentate alle elezioni, in violazione del richiamo già rivolto alle emittenti ad attuare il riequilibrio dell’informazione nei notiziari” (DELIBERA N. 62 /10/CSP) http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=3967.

Su queste basi il giudice, respingendo nel contempo tutti gli altri ricorsi presentati, ha ritenuto fondato quello della RETE DEI CITTADINI.

=========
Gli estremi del ricorso al T.A.R. del LAZIO sono: Anno 2010 nr. 3835 e 3836.

I documenti di approfondimento tra cui il provvedimento A.G.COM e il documento del T.A.R. che fissa l’udienza per il 21 ottobre sono su http://retedeicittadini.it/?page_id=4855.

Leggi tutto il post...

14 ottobre 2010

Google investe 5 miliardi nell'eolico

Da Businessonline
"Google non solo padrone del mondo del web: il più grande motore di ricerca del mondo, dopo essersi imposto come principale strumento di ricerca, dopo aver lanciato l’idea di una propria vettura che sarà in grado di guidarsi da sola, dopo aver dato vita ad sistemi di comunicazione mail e istantanei nuovi e nuovi servizi, ora fa il suo debutto anche nel favoloso mondo delle energie rinnovabili, materia ormai sempre più attuale.

Google, in società con Good Energies e i giapponesi del gruppo Marubeni, ha, infatti, deciso di investire 5 miliardi di dollari per dar vita ad una nuova rete di trasmissione che collegherà le turbine a vento offshore, lungo la costa atlantica dal New Jersey alla Virginia, e l’energia così generata giungerebbe ad alcuni impianti eolici appositamente costruiti.

Il progetto consiste innanzitutto nella collocazione sott’acqua di cavi di alimentazioni per un’estensione di circa 600 chilometri. Lungo tutta la East Coast la nuova rete sottomarina faciliterà il trasporto di corrente con due vantaggi: la riduzione del costo dell'energia eolica e un incentivo a sviluppare le pale eoliche offshore che sono le più gradite perché non deturpano il paesaggio, giacchè possono essere collocate a molte miglia dalle spiagge ed essere, dunque, invisibili dalla terraferma.

La costruzione avrà inizio nel 2013 e il sistema, battezzato Atlantic Wind Connection, comincerà a funzionare dal 2016. Jon Wellinghoff, presidente dell'authority di settore, la Federal Energy Regulatory Commission, ha detto che si tratta di uno dei più interessanti progetti mai visti.

Anche la più grande organizzazione ambientalista americana, il Sierra Club, accoglie con entusiasmo la nuova iniziativa firmata Google: “Sono queste, dice la sua direttrice Melinda Pierce, le idee audaci di cui l'America ha bisogno per fare un balzo nel futuro”.


Autore:

Marianna Quatraro

NB: Google non era nuova a investimenti nelle rinnovabili e per l'efficienza energetica, NdR

Leggi tutto il post...

Leonardo Roscioni, l'illuminato carbonofilo

Attacco di G. Pedrini (Fiamma) all'ipocrisia di Roscioni, Ass. all'Ambiente di Civitavecchia

“Non impedire ma regolamentare!”, questo il “metodo” adottato dall’ emerito Assessore all’Ambiente , Sig. Leonardo Roscioni, secondo quanto recentemente riportato sulla stampa locale . Nulla da eccepire su questa metodologia “illuminata” anzi , ci sarebbe da augurarsi che venisse fatta propria anche da tutti gli altri “ augusti” personaggi poggianti il loro sedere e, purtroppo sembra solo quello, sulle poltrone del Pincio.

Benvenuto sia un sistema di lavoro che faccia della “regola” e della conseguente “regolamentazione” il principio ispiratore per la gestione della “cosa pubblica”: in verità se ne avvertiva un grande bisogno e non in senso ironico ma in senso concreto.
Certo che una volta fissata la “regola” occorre che essa divenga oggetto di continui controlli, da parte degli organi responsabili, per quanto ha tratto con i suoi aspetti applicativi concreti : gli ultimi avvenimenti connessi con il settore urbanistico sembrano impartire significativi insegnamenti in tal senso.
Ci sembra di comprendere ,peraltro, che dietro questo efficace metodo di lavoro , propugnato dal meritevole nonché emerito Assessore , si scorga la necessità di un maggiore rispetto verso l’ambiente attraverso il controllo di uno dei fattori inquinanti più moderni e più subdoli , ovvero “l’elettrosmog” e questo depone a favore dell’Assessore in questione o, meglio, della sua serietà e della sua coerenza sociale.
Ciò necessariamente premesso , occorre che ora il citato Assessore ci illustri come intende “regolamentare” l’inquinamento da “amianto” dopo che i suoi predecessori sulla poltrona all’Ambiente “non hanno impedito” il suo verificarsi e non lo hanno nel contempo “regolamentato”: sappiamo tutti che un ‘infinitesima parte di amianto inalata é causa d’insorgenza di una terribile forma tumorale chiamata “meselioma”.
Come sicuramente il solerte Assessore sa , nel comprensorio sono sparse tonnellate di “eternit” , abbandonate all’incuria ed all’azione degradante degli agenti atmosferici e , quindi , libere di diffondere nell’ambiente le loro pericolosissime microfibre.
Peraltro “ l’eternit” costituì nel ventennio 50/70 una delle componenti costruttive utilizzate in maggior quantità in campo edilizio anche e soprattutto nell’edilizia scolastica: sarebbe forse il caso di procedere ad un bel controllo degli edifici scolastici cittadini ,tanto per iniziare , non crede, Sig.Roscioni?
Ma mi tolga una curiosità: Lei é lo stesso Roscioni (FI) che con la giunta De Sio votò per la conversione a carbone della centrale?
In caso affermativo comprendo, ora , il suo tanto propagandato metodo: infatti “non impedì” la realizzazione della conversione , ma , purtroppo , dimenticò di chiederne la “regolamentazione” degli effetti ,ma forse , dimenticò. di leggere con attenzione tanto la “Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale”, Relazione Istruttoria,pag.39,rigo 26 in cui si può leggere “…in seguito alla conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord ci sarà un aumento del 50% delle emissioni di mercurio” quanto il “Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale” in cui é possibile leggere , a pag.18-rigo 16 , che : “..si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 08 microgrammi/Nm3”. Per sua ulteriore informazione Le rendo noto che in un esemplare di sogliola pescato al largo di Civitavecchia si sono riscontrati valori di mercurio in misura 10 volte maggiore del consentito.
A questo punto ci sembra che sia giunto per Lei il momento di “regolamentare” sé stesso: torni a casa, insieme a tutti quelli che con Lei regalarono alla città questa immensa fonte di inquinamento ambientale,così almeno darà un bell’esempio concreto della sua serietà e della sua coerenza politica e sociale!!

Gabriele Pedrini (Segretario Federale Fiamma Civitavecchia-Rm Nord)

Leggi tutto il post...

13 ottobre 2010

Effetti dell'inquinamento sulla salute dei bambini: crescono i tumori in età pediatrica

Da Salus.it Riportiamo l'articolo "Aumentano i tumori dell'infanzia, un sintomo dell' ambiente inquinato" del 11/10/2010

"Al Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, pediatri e medici dell’ambiente si sono confrontati sul binomio ambiente e neoplasie infantili. In Italia si registra un aumento delle neoplasie infantili del 2 per cento ogni anno. L’incremento più consistente riguarda i bambini sotto l’anno di età e alcune forme tumorali: leucemie, tumori del sistema nervoso centrale e linfomi. Da una lato si assiste a un cambiamento radicale dell’ambiente per mano dell’uomo, dall’altro si registra un notevole aumento di tumori dell’infanzia. Quale relazione intercorrere tra questi due scenari?

Sabato scorso, alla sessione conclusiva del XXII congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Palermo, 7-9 ottobre), è intervenuto sul tema “cancerogenesi ambientale e neoplasie infantili” Ernesto Burgio, Pediatra, Coordinatore nazionale del Comitato Scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment).

In Europa negli ultimi 20 anni si è registrato un incremento medio annuo dell’1,2 % di neoplasie infantili e del 2% di neoplasie adolescenziali. In Italia la situazione è ancora più preoccupante: tra il 1988 e il 2002 si è osservato un aumento della frequenza annua del 2% e il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici è stato più alto di quello rilevato negli Stati Uniti e nel resto d’Europa. Inoltre, l’incremento più consistente ha riguardato i bambini sotto l’anno di età (+ 3,2%) e alcune forme tumorali (linfomi: + 4,6% annuo; tumori del sistema nervoso centrale: + 2,0% annuo) che hanno registrato in Italia un incremento senza precedenti.

“È urgente e necessaria una riflessione approfondita su questi dati: l’incremento delle neoplasie infantili rappresenta un dato significativo e inquietante, che mette in discussione gli attuali modelli di cancerogenesi, che definiscono il cancro come una malattia genetica, conseguente a mutazioni essenzialmente casuali (stocastiche) e selezionate in quanto vantaggiose”, afferma Burgio al Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri.

Come possiamo spiegare questo aumento dei tumori già in età pediatrica? La risposta andrebbe ricercata, secondo Burgio, nell’ambiente: “L’incremento dei tumori in genere sembra poter essere un segno-sintomo dell’attuale modello di sviluppo e della conseguente trasformazione molecolare di tutte le matrici dell’ecosfera. Se il cancro fosse una conseguenza di mutazioni essenzialmente casuali, non si spiegherebbe l’aumento di frequenza registrato in pochi decenni, in particolare tra i bambini. Secondo la teoria dell’origine epigenetica delle malattie dell'adulto è probabile che anche i tumori (al pari di molte patologie croniche, infiammatorie e degenerative, tutte del resto in notevole aumento: obesità, diabete di tipo 2, allergie, malattie immunomediate e neurodegenerative) siano il risultato di un processo che inizia in utero (o addirittura nelle cellule germinali) e che induce una riprogrammazione forzata di vari organi e tessuti (programming fetale). Per meglio inquadrare il problema bisogna rifarsi ai modelli molecolari più recenti, secondo i quali il genoma sarebbe un’entità al contempo unitaria e dinamica: una sorta di network molecolare complesso la cui componente più fluida (l’epi-genoma) sarebbe in grado di auto-modificarsi, per adattarsi alle continue modificazioni dell’ambiente. L’esposizione crescente a piccole quantità di agenti potenzialmente genotossici presenti in ambiente favorirebbero queste trasformazioni e, nel lungo periodo, l’insorgenza di mutazioni.”

“In questo senso il cancro dovrebbe essere considerato – spiega ancora Ernesto Burgio - una malattia al contempo genetica ed epi-genetica: (la conseguenza di) un processo evolutivo distorto che ha le sue prime radici in utero o addirittura nei gameti ed è favorita dall’inquinamento, cioè dalla suddetta trasformazione molecolare dell’ambiente. L’incipit del processo può avvenire già nei gameti dei futuri genitori, o nelle cellule dell’embrione o del feto, che sono particolarmente plastiche (poco differenziate) e in continua proliferazione.”

Nella lista delle sostanze che minano la stabilità del genoma trovano posto molecole chimiche (benzene, diossine, idrocarburi poliaromatici, pesticidi), metalli pesanti, campi elettromagnetici. “Tutti questi agenti che l’attuale modello di sviluppo ha moltiplicato e diffuso nell’ambiente possono agire sinergicamente sulle nostre cellule e, in particolare, sul genoma dell’embrione e del feto, rendendolo instabile e aprendo la strada alle mutazioni e, in particolare, alle traslocazioni tipiche di molti tumori infantili”, conclude Burgio.

L’IMPEGNO DELL’ACP
Il tema del rapporto fra ambiente e salute del bambino non poteva mancare all’appuntamento annuale dell’ACP, attivamente impegnata per la tutela della salute del bambino e dell'adolescente nei confronti dell'inquinamento ambientali. Al suo interno è stato istituito un gruppo ad hoc “Pediatri per un mondo possibile” (gruppo PUMP).

Da anni il gruppo PUMP collabora con l’Associazione medici per l’Ambiente ISDE per:
• sensibilizzare e informare correttamente le istituzioni locali e nazionali, i genitori e gli insegnanti sui rischi ambientali e su cosa può essere fatto per proteggere i propri figli;
• formare pediatri e medici di medicina generale sulle patologie legate al rischio ambientale e le loro modalità di prevenzione;
• intervenire con dei progetti locali per un ambiente salutare.

Il Congresso non ha chiesto sponsor dall’industria farmaceutica e dalle aziende produttrici di latte per l’infanzia, in linea con il codice etico di autoregolamentazione sottoscritto dell’ACP a garanzia dell’indipendenza e della trasparenza della propria attività sociale a protezione della salute del bambino.

Palermo 9 ottobre 2010

Fonte e maggiori info:
Ufficio stampa ACP
www.acp.it

Vedi anche QUI

Leggi tutto il post...

La destra reggina oppone un fermo rifiuto al carbone a Saline Joniche

Fonte
“Si ritorna a parlare di centrale a carbone a Saline. La società SEI non demorde e ciò malgrado le reazioni che a vari livelli sono scaturite da settori politici e culturali a difesa dell’ambiente; bene che, una volta compromesso, non può più essere recuperato.” E’ quanto afferma in una nota L’onorevole Natino Aloi. “Qualche anno fa manifestai nel corso di un incontro popolare in piazza a Saline la mia più decisa opposizione nei confronti di un progetto che ritenevo letale per la salvaguardia del valore del territorio la cui vocazione non si concilia certo con la presenza del carbone. D'altronde la storia, e di ciò ne sono stato testimone, insegna che certi errori come il centro siderurgico, la centrale a carbone di Gioia Tauro, fortunatamente mai realizzati, pesano sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio, e per restare a Saline la vicenda della Liquichimica, salutata con molto entisuaismo dai politici di allora –posegue Aloi - vide oppositori il sottoscritto, il senatore Franco, l’onorevole Tripodi e l’onorevole Valenzise, che come parlamentari dell’Msi non accettammo l’assurda scelta operata dal governo di quel tempo. Ed i fatti ci dettero ragione. Oggi si vuole riproporre con ambiguità ed alchimie politiche il tema del carbone come fonte d’energia, quando, come risaputo, la nostra regione non solo produce per sé energia ma abbondantemente ne esporta. Ecco le ragioni di un no deciso – conclude l’Onorevole Aloi - che segni la fine di ogni ambiguità e compromesso senza ovviamente rinunciare a progetti alternativi idonei alla vocazione del territorio."

Leggi tutto il post...

12 ottobre 2010

I sonetti di giancarlo Peris: "Piove sul bagnato"


Terzo appuntamento con la rubrica dedicata ai Sonetti di Giancarlo Peris. Di questo non conosciamo la data esatta di creazione, ma si tratta di un componimento recente.
Buona lettura

Piove sul bagnato

Mo tutti a lamentasse che er comune
Ce vole fa’ brucia’ pure monnezza,
Ortre ar carbone ché qui ognuno è immune
Pe’ quanto amo assorbito de sconcezza.


‘Ndo’ la voi mette, in Friuli, in Trentino
‘Ndo’ l’abitanti nun abituati,
La donna er vecchio, l’omo, er regazzino
Potrebbero rischia’ d’esse inquinati?


Voi rovina’ li siti più puliti
‘Ndo l’aria è pura, fresca, dorce e fina,
‘Ndo’ l’erba è rigogliosa, i cieli miti
E l’acqua de la fonte è cristallina?


Coraggio, Moscheri’, daje er permesso
Ché Citavecchia intanto adè già un cesso.

Leggi tutto il post...

Quel "fare" che non si declina mai come "far bene", che non riguarda mai il bene comune

Nel video: la Maremma nelle parole di Nicola Caracciolo

Comunicato del Comitato dei Cittadini liberi - Tarquinia (via UnoNotizie)

"Nell'Italia Centrale, a nord di Roma, vi è un luogo che può emblematicamente rappresentare l'Italia dei Berlusconi, delle "cricche", dei finti comunisti e dei chierici mancati.

Si chiama Tarquinia.

E' una terra che sembrava salva dalle grinfie degli speculatori anni '70. All'epoca il Partito Comunista stampava un adesivo con una grande conchiglia e la scritta "SALVIAMO SAN GIORGIO DAL CEMENTO" invitando a sottrarre 2 chilometri quadrati delle nostre migliori terre alla speculazione edilizia.

Oggi gli stampatori sono scomparsi. Hanno altro a cui pensare.

Oggi esistono "quelli del fare". Gli interessi delle ghenghe naturalmente, che non coincidono mai con quelli della comunità che dovrebbero servire e dove vivono. E come se la intendono con eredi e pupilli della melma che diede a Tarquinia il lustro dei primi politici in galera, precorrendo "Mani Pulite".

Quando entrano in azione "quelli del fare" hanno in genere bisogno di due cose: una maggioranza che non vede, non sente e non parla e una minoranza che puo' solo fare finta d'opporsi, perché molti affari riguardano anche gente vicina a loro.

Probabilmente la storia del cementificio a Pian dei Cipressi, quello delle carte fasulle, è roba di questo tipo. "Quelli del fare" in genere usano molto la parola "sviluppo" mentre bruciano la terra dove i loro figli forse non vorranno vivere.

I loro padroni di oggi sono le compagnie elettriche, i cementieri, i novelli palazzinari di San Giorgio, le combriccole di un'autostrada inutile: lo ha detto il Ministro Matteoli poco tempo fa, che la messa in sicurezza dell'Aurelia avrebbe reso inutile la A12 e possiamo credergli; una decisione balorda quella di realizzarla comunque, un "porcellum", come la legge elettorale di Calderoli, e per Tarquinia un'autostrada tra le case.

L'assalto ai nostri beni comuni prosegue, per depredare quel po' che è rimasto: chi insozza l'aria che respiriamo, chi deturpa il paesaggio costiero, chi fa carte false per costruire il cementificio, chi ha distrutto la foce del Marta con argini inutili che l'hanno trasformata da eccezionale micro-habitat in canale di servizio di un porto che non potrà funzionare, se non a prezzo di rendere il nostro mare ancora più lurido, dando il colpo finale all'economia balneare.

Gli argini si potevano evitare, ma senza argini sarebbe più difficile far approvare il porto.

Per non restare nel vago la messa in sicurezza degli abitati e anche dell'agricoltura si sarebbe ottenuta realizzando prima quello che è stato fatto poi, cioè il ripristino delle sezioni fluviali del 1965, abbinate a una cassa d'espansione in linea senza sbarramento in alveo, per moderare le piene ma questa roba qui ai servitori dei nuovi padroni non serve.

Ernesto Cesarini

Coordinatore del Comitato dei Cittadini Liberi"

Leggi tutto il post...

8 ottobre 2010

Nuccio Barillà: in Calabria si chiuda per sempre il capitolo carbone

Da teleReggioCalabria
“Incontri ravvicinati di quarto tipo”: così Nuccio Barillà, del direttivo nazionale di Legambiente, etichetta, ironicamente, le riunioni “off-media” che i sindaci di Montebello, Melito e di qualche altro comune di Capo Sud stanno tenendo a ritmo intensificato con la SEI, la società che continua a perseguire l’insano progetto di costruzione di una Centrale a Carbone a Saline. “E’ dello studioso di Ufo, Jacques Fabrice Vallèe – spiaga l’ambientalista- la definizione di questo particolare tipo di “incontri” come quelli “nel corso del quale i testimoni provino una sensazione di alterazione del loro senso della realtà", nonché rapimenti di natura
allucinatoria”. Il senso della “realtà reale” avrebbe richiesto che le Amministrazioni, a partire da quella di Montebello, esprimessero a “muso duro”, in molti casi riconfermandolo, un no netto al progetto di cui è capofila la società svizzera. Ciò nell’interesse del territorio, delle popolazioni e sulla base di già acquisite valutazioni sia di carattere tecnico-scientifico( vedi controdeduzioni VIA) sia riferite a scenari i(nconciliabili) di sviluppo dell’area interessata. Invece, nel “dietro le quinte”, seppure non chiaramente espressa, sembra si sia preferito avviare una trattativa spicciola sul tipo di opere integrative e sull’entità di ritorni finanziari e occupazionali, da “portare a casa”. In sostanza – ipotizza Barillà - si starebbe alzando il prezzo sulle contropartite da ottenere per far ingoiare la polpetta avvelenata ai cittadini e garantire l’assenso a livello territoriale alla Centrale. In questo contesto, l’istituzione dell’ennesima Commissione, decisa dai Sindaci, per l’esponente ambientalista “è solo la “coperta” o forse più semplicemente la “foglia di fico” per nascondere, dietro la sventolata esigenza di “approfondimento scientifico” del progetto, quella che è una operazione di mercato oltre a un modo come un altro per precostituirsi un alibi.” Ambiguo e deludente, in questo contesto, è, soprattutto -continua Nuccio Barillà - il comportamento del Sindaco di Montebello Ionico, dottore Guarna, che dopo aver fatto del no alla centrale ,“senza se e senza ma”, un fortunato vessillo elettorale, adesso tradisce, attraverso molti “se” e tanti “ma”, la sua parola e il suo mandato, allineandosi, balbettante, al suo collega di Melito Iaria, che di questa operazione mutualistica sembra essere la vera “testa di ponte”. “Maldestro è, infine – attacca ancora il dirigente di Legambiente - il tentativo di bollare il no diffuso e variegato al carbone come un no “ideologico” piuttosto che, semplicemente, “logico”. “La vera ideologia- ribatte Barillà - è quella di chi pensa che con i soldi e con il ricatto occupazionale è possibile comprare il consenso e la salute dei cittadini calabresi. Forse anche stavolta, come trent’anni fa a Gioia Tauro, le lobby che si sono coalizzate attorno all’affare-carbone, hanno sbagliato calcoli e previsioni. Ormai diffusa è la consapevolezza che la Centrale rappresenterebbe la peggiore risposta alle esigenze del territorio della fascia ionica reggina che, dopo le beffe e il fallimento del disegno di industrializzazione forzata dei decenni passati, aspira ad un cambiamento di scenario”.
Secondo Nuccio Barillà “è inutile continuare a parlare di un “carbone pulito” che non esiste. Una Centrale di “ultima generazione” come quella di Saline rilascerebbe nell’atmosfera una quantità massiccia di inquinanti, con particolare riferimento alla anidride carbonica che rappresenta il principale e più micidiale gas serra e alterante climatico prodotto sulla Terra; Va, peraltro, ancora una volta sottolineato – insiste il dirigente di Legambiente - come ,allo stato attuale della ricerca, mentre, per l’abbattimento di altri inquinanti atmosferici, nuove tecnologie impiegate hanno prodotto dei positivi seppure parziali risultati, non esiste scientificamente al mondo nessun apprezzabile miglioramento tecnologico né sezione di abbattimento fumi capace di ridurre anche minimamente le emissioni di CO2 emessa da combustione; Per non parlare del versamento di mercurio nelle acque marine e la produzione di polveri ultrafine. La stessa reclamizzata tecnologia, cosiddetta Carbon Capture and Storage (CCS) - che dovrebbe permettere anche a Saline la cattura della CO2 generata dal carbone e il suo stoccaggio in depositi geologici marini individuati in profondità - non solo è in fase di sperimentazione e si dovranno attendere diversi anni prima che diventi matura, ma ha costi insostenibili. Peraltro, contrariamente a quanto alcuni “venditori di fumo” dicono, non si tratta di una tecnologia a emissioni zero. Ci sono studi ufficiali che dimostrano come per ogni kWh prodotto si genererebbero 54-120 grammi di CO2, secondo altri 105-206 grammi. La stessa SEI, a leggere bene tra le carte del progetto, afferma che l’impianto della Centrale sarà predisposto per questa futura tecnologia non che verrà da subito attivata. Campa cavallo che l’inquinamento cresce. Su questo e su tutti gli altri aspetti relativi al progetto Legambiente e il suo comitato scientifico nazionale hanno invitato , da oltre due anni,al confronto pubblico la SEI. La società a trazione svizzera, che si dice a ogni piè sospinto “aperta al confronto” ,non ha mai risposto. E’ giusto infine - sottolinea Nuccio Barillà - esprimere apprezzamento per le recenti prese di posizioni bipartisan di esponenti del Consiglio regionale, condensate sulla riconferma del rigetto dell’ipotesi carbone. “La posizione della Regione Calabria, già espressa, in modo inequivocabile, durante la presidenza Loiero e ribadita dall’attuale Presidente Scopelliti, resta – a parere di Nuccio Barillà - importante e forse decisiva. Queste giuste esternazioni – aggiunge- non devono restare fini a sé stesse. Hanno bisogno, piuttosto, di essere accompagnate da investimenti certi nell’area di Saline (e non, come in precedenza, solo annunciati) per la riconversione della zona ex industriale e la valorizzazione sostenibile del territorio; Solo offrendo risposte concrete al bisogno occupazionale e di sviluppo dell’Area si potrà archiviare

Leggi tutto il post...

7 ottobre 2010

Eliminare chi inquina per tagliare le emissioni (The exploding-kids climate video)

A proposito della campagna 10/10/10, c'è un video che in rete sta facendo discutere, forse più di quanto meriterebbe.
Un gruppo di attivisti inglesi ha creato e diffuso in rete un video che una parte della popolazione potrebbe trovare troppo ambiguo o scioccante, sia per reale timore di fondamentalismi vari (qualunque maglietta indossino), sia perché si tratta di una forma di humour per il palato di pochi, e infine perché, oggettivamente, lo spirito degli autori, almeno alla prima visione, si coglie solo da un certo punto in poi.

Ecco il video:


Lo stesso McKibben, ideatore della campagna 10/10/10, ha preso chiare distanze dal video, spiegando che c'è una fetta non piccola della popolazione che non coglierà l'ironia o comunque non apprezzerà. Difficile dargli torto.
Gli autori dell'opera controversa hanno chiesto scusa e rimosso il video dal loro sito, ma naturalmente questo continua a girare sulla rete. Non sono mancati quanti -talebani dalla parte opposta o semplici sciacalli- hanno colto la palla al balzo per criticare l'iniziativa tout court:
[il video]

"No Pressure" celebrates everybody who is actively tackling climate change ... by blowing up those are aren't.
In realtà il messaggio è chiaro: "No pressure" significa che non c'è molto da scherzare, non possiamo permetterci di rimandare, un'azione globale per rivedere il nostro modello di sviluppo e le nostre abitudini quotidiane. Del resto, viviamo in tempi in cui la parola d'ordine è "scioccare" per attirare l'attenzione, "fare sensazionalismo" a ogni costo.

Leggi tutto il post...

La rivoluzione energetica vista dalla Danimarca

Fonte
"La Danimarca prepara un piano per abbandonare completamente i combustibili fossili entro il 2050. Si punterebbe su eolico - che dovrà moltiplicarsi per 5 - e biomasse. Niente nucleare e sequestro della CO2, ma fondamentali efficienza, rete intelligente e auto elettriche. Tasse pesanti sulle fonti fossili e incentivi innovativi. Tutto con un costo abbordabile per il sistema-paese.
--
Ci si può liberare completamente dalle fonti fossili entro il 2050, sia per quel che riguarda la produzione elettrica, che per i trasporti, che per i consumi termici. La settimana scorsa, riferito alla sola elettricità, era già arrivato l'annuncio del premier scozzese di voler soddisfare entro il 2025 l'intero fabbisogno con le rinnovabili. Ora - mentre il nostro governo continua a cercare di frenare e “difendersi” dagli obiettivi europei per il 2020 - fanno notizia altre nazioni che guardano ancora più avanti e studiano piani per soddisfare con le rinnovabili l'intero fabbisogno energetico.

È il caso dell'esecutivo danese, sul cui tavolo in questi giorni è arrivato uno studio (vedi allegato) preparato dalla commissione governativa per le politiche sui cambiamenti climatici. Un documento che spiega come il paese può, entro il 2050, portare la quota delle fonti fossili nel proprio mix energetico dall'80% circa attuale a zero e ridurre così le proprie emissioni fino al 80-95% rispetto ai livelli del 1990.
Una “riconversione totale del sistema energetico” impegnativa ma fattibile se portata avanti con gradualità: le tecnologie per farlo ci sono già tutte, spiega il report, e le centrali a fonti fossili del paese entro il 2050 finirebbero comunque il loro ciclo di vita. Perno del mix energetico sono l'eolico e le biomasse. L'efficienza energetica avrebbe ovviamente una grande parte: i consumi verrebbero diminuiti del 25% sul fabbisogno totale, mentre i trasporti dovrebbero essere riconvertiti quasi totalmente all'elettricità e, in misura minore, ai biocarburanti.

Un nuovo sistema energetico in cui l'elettricità passerebbe dall'attuale 20% dei consumi fino al 70%, una rivoluzione che presuppone una rete elettrica all'avanguardia, capace di gestire grandi produzioni da una fonte aleatoria come l'eolico, che secondo lo studio dovrebbe passare dai 3 GW attuali fino a 10-18,5 GW nel 2050. Fondamentali, ad esempio, le connessioni transnazionali che permettano alla Danimarca di esportare elettricità durante i picchi di produzione eolica e di importarla in altri momenti (Qualenergia.it, Verso la super-rete europea). Già ora la Danimarca usa i bacini idroelettrici di Svezia e Norvegia come gigantesche batterie in cui accumulare, pompando l'acqua in salita, l'elettricità prodotta in eccesso. Anche le auto elettriche o ibride – che dovranno sostituire progressivamente quelle con motore a combustione nella mobilità privata – avranno un ruolo importante nell'infrastruttura elettrica, funzionando, quando sono in ricarica, da buffer per la rete elettrica (Qualenergia.it, L'auto elettrica in soccorso dell'eolico).

Ad integrare l'energia discontinua dell'eolico sarà soprattutto una fonte modulabile come la biomassa, il cui ruolo nel mix, dato che molta dovrà essere d'importazione, dipenderà dall'andamento dei prezzi. Non è previsto invece il nucleare in quanto poco modulabile e dunque non adatto a coesistere con l'eolico, ma soprattutto perché, spiega il report, “non ci sono evidenze che sia economicamente più competitivo rispetto all'eolico off-shore, specie se si includono i costi di stoccaggio delle scorie e di decommissioning”. Giudizio sospeso invece sulla cattura della CO2, che “se divenisse più conveniente” potrebbe essere applicata alle centrali a biomassa (che hanno già un bilancio di gas serra neutro) per una ulteriore riduzione delle emissioni.

Una transizione energetica per la quale si indicano anche alcune misure che il governo danese potrebbe adottare. Si suggerisce ad esempio una tassa sui combustibili fossili da aumentare gradualmente, partendo l'anno prossimo con 5 corone danesi (0,67 euro) a gigajoule (277,7 kWh) per salire progressivamente fino a 20 corone (2,68 euro) al 2020 e a 50 (6,7 euro) al 2030. Sgravi fiscali sono previsti (oltre a quelli già in vigore) per auto elettriche e riscaldamento a biomassa. Mentre una serie di provvedimenti promuoverebbero l'efficienza energetica, che nel settore residenziale andrebbe migliorata del 50%: ad esempio dal 2015 verrebbero bandite le caldaie a gasolio. Interessante poi la proposta di creare per ogni edificio uno speciale “fondo per il risparmio energetico”: un conto su cui i proprietari sarebbero obbligati a versare ogni anno una somma, tanto più alta quanto peggiori le prestazioni energetiche dello stabile, e da cui potrebbero attingere solo per interventi certificati che migliorino l'efficienza energetica.

Quanto costerà alla Danimarca tutto questo? Il documento dedica il capitolo finale appunto alle conseguenze economiche di questa rivoluzione energetica, che, va detto, sono difficili da quantificare, visto che vi incidono molti fattori come il prezzo di CO2, dei combustibili fossili e del kWh dalle varie rinnovabili nei prossimi decenni. Serviranno sicuramente grossi investimenti e probabilmente aumenterà il costo dell'energia per il consumatore rispetto ad uno scenario 'business as usual' (seppur di poco 0,1 corone, cioè 1,3 centesimi di euro in più a kWh). Allo steso modo diminuiranno le entrate dello Stato legate alle tasse sull'energia.

Ma questi svantaggi, spiega lo studio saranno compensati dai soldi risparmiati su combustibili fossili e CO2 – che inevitabilmente saranno sempre più cari – oltre che su eventuali sanzioni internazionali. A conti fatti la previsione è che rispetto allo scenario 'business as usual' eliminare le fonti fossili costi alla Danimarca mezzo punto percentuale di prodotto interno lordo da qui al 2050 (assumendo comunque che il Pil del paese raddoppi). Se si considera che dal conto sono esclusi i danni evitati ad ambiente e salute rinunciando alle fonti sporche (a proposito vedi su Qualenergia.it, CO2, il meno 30% che fa bene alla spesa sanitaria), non sembra affatto una prezzo proibitivo.

GM

6 0ttobre 2010

Leggi tutto il post...