No al carbone Alto Lazio

9 maggio 2011

RIconversione a carbone Porto Tolle: oggi udienza d’appello contro il decreto di VIA

"Martedì 10 maggio, presso il il Tribunale del Consiglio di Stato a Roma, si svolgerà l'udienza d’appello contro il decreto di VIA che ha autorizzato la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, la discussione è prevista per le ore 11,00 nell'aula della sezione VI (sesta), il tribunale si trova in p.zza Capo di Ferro n.13 - palazzo Spada

La vicenda della centrale di Porto Tolle ha recentemente conosciuto un passaggio fondamentale, quello della sentenza della Corte di Cassazione, la cui motivazione è stata depositata il 27 aprile scorso, con essa, si conclude la vicenda processuale dell'inquinamento della centrale Enel di Porto Tolle alimentata ad olio combustibile dal 1980 al 2006 (anno di dismissione coinciso con la condanna in primo grado per i danni causati alla popolazione e all’ambiente), ovviamente gli argomenti di rilevanza nazionale non mancano: proprio in merito alla recente sentenza, risulta importante il passaggio dedicato alla responsabilità degli ex amministratori delegati Tatò e Scaroni in ragione dell'anomalia della centrale stessa collocata nel cuore del Delta del Po, sito di rilevanza ambientale unica (ZPS tra i più importanti d'Europa), inoltre, l'indagine penale in corso sulla procedura di VIA positiva al carbone, con tanto di ispezione decisa dal Ministro Alfano negli uffici della Procura di Rovigo, su sollecitazione di Violante che sostiene l’esistenza di azioni di intimidazione dei magistrati rodigini alla commissione VIA per scongiurare l’approvazione definitiva del progetto, ancora, l'assurdità di fare una centrale a carbone anziché a gas davanti al più grande rigassificatore marino del mondo (capacità di fornitura alla rete nazionale di 8 miliardi di gas/anno ), dal 1997 la legge istitutiva del parco regionale all’art.30 impone che, in tutti i comuni del parco, la produzione di energia sia ottenuta con l’impiego di combustibili con minor o uguale impatto rispetto al gas-metano, norma affossata con un repentino inserimento dal famoso art.5 bis al d.lgs 5/2009, convertito in legge n.33/2009.

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4 maggio 2011

CNR: investire in energia solare ci fa guadagnare

Fonte: ilSole24ore
"Il solare costa, ma dà anche benefici. Se si fanno due conti approfonditi si scopre che gli incentivi alle rinnovabili non sono solo un onere per la collettività. Sulla scorta di precedenti simulazioni della società di consulenza Poyry, ci ha provato su dati empirici un ricercatore del Cnr, Francesco Meneguzzo (che lavora all'Ibimet, l'istituto di biometereologia di Firenze). Sta lavorando (con un economista, Giuseppe Artizzu) sull'effettiva dinamica dei mercati elettrici in presenza di fonti rinnovabili, come l'eolico o il solare. E su fenomeni ormai conosciuti e rilevati da anni in Germania e Spagna.

In breve si tratta di questo: quando si alza il sole (o il vento) nella rete elettrica affluisce energia, rendendo superfluo il funzionamento di impianti convenzionali relativamente meno efficienti, particolarmente in alcune aree d'Italia con vincoli di connessione (come la Sicilia). Impianti che entrerebbero altrimenti in produzione,esigendo e spuntando prezzi di "picco" più elevati, facendo lievitare in quelle ore "calde" i costi dell'energia per tutti gli utenti.

Il fotovoltaico agisce durante il giorno e ha la sua capacità massima nei mesi estivi. Proprio quando c'è il picco di domanda di energia elettrica (condizionatori). E la stima di Meneguzzo, elaborata sui dati del mercato elettrico italiano dal 1 marzo al 14 aprile scorsi indica un suo effetto calmierante (taglio dei picchi di prezzo) tra 20 e 34 milioni di euro, pari al 20-32% degli incentivi pagati nello stesso periodo per il fotovoltaico.
Siamo però solo agli inizi. Meneguzzo e Artizzu contano di prolungare e precisare l'analisi per tutta l'estate, il periodo in cui (anche nelle esperienze estere) la limatura sui picchi di prezzo sarà più sensibile. E forse, a conti fatti, il risparmio complessivo sulla bolletta potrebbe assestarsi di più sull'estremo superiore del 30%.

Ma non è tutto. Meneguzzo stima che quest'anno verranno erogati circa 3,7 miliardi di incentivi alle energie rinnovabili. Ma l'industria corrispondente, ormai nell'ordine di oltre un punto di Pil, ha fatturato l'anno scorso (secondo il Solar Energy Report del Politecnico di Milano) tra gli 8 e i 21 miliardi di euro per il solo fotovoltaico (25-40 miliardi di euro comprendendovi l'eolico e tutta la filiera industriale connessa alle rinnovabili, secondo le stime dello stesso Meneguzzo). Questo significa che l'industria sta generando almeno 2 miliardi di euro di entrate fiscali per lo stato. Oltre a 500 milioni dai gestori di impianti (e circa 200 di contributi ai Comuni). E del restante miliardo netto di costo degli incentivi circa metà verrebbe annullato dall'effetto di calmierante sui prezzi elettrici. Quindi solo 500 milioni netti realmente pagati dall'Italia (nel suo complesso) per le rinnovabili.

Ha senso quest'analisi? Sul piano generale sì (al di là delle cifre magari da precisare meglio, oggi variabili a causa del passato decreto salva-Alcoa), ma di sicuro ha meno senso sul piano di chi ci guadagna e chi paga. I benefici e i costi sono infatti asimmetrici.

Vediamo. Ci guadagna di sicuro lo Stato via maggiori entrate fiscali derivanti dalla crescita rapida di un industria avanzata. Ci guadagnano gli occupati (circa 30mila, stima l'Aper) e gli effetti moltiplicativi a valle. Ci guadagnano i Comuni. Ma gli incentivi li pagano sulla bolletta (componente A3) le famiglie e le piccole e medie imprese, salvo ovviamente riprendersi almeno in parte l'esborso grazie al contenimento della componente energia. «Pagano molto meno, e perfino ci guadagnano le medie e grandi imprese energivore – osserva Meneguzzo – che dal taglio dei picchi di prezzo elettrico ottengono benefici consistenti,a fronte di esoneri dal pagamento della componente A3». In qualche caso i grandi energivori persino finiscono per guadagnarci.

Pagano, infine, i generatori tradizionali di elettricità. In termini di tassi di utilizzo le centrali a gas che vengono spiazzate dalle fonti rinnovabili, e in termini di margini le centrali idroelettriche e a carbone, che non possono avvantaggiarsi dei costosi picchi di domanda, fonte per loro di consistenti guadagni aggiuntivi. Indirettamente sono affetti anche i grossisti di gas, che vedono ridursi la domanda termoelettrica. In aprile, secondo i dati Snam Rete Gas, questa è in discesa di circa il 9% rispetto all'anno scorso: tale calo è causato per circa la metà dal boom del fotovoltaico e da maggiore produzione eolica. Vista la perdita delle importazioni dalla Libia, forse non guasta.

I più penalizzati però, in questo gioco in parte virtuoso, appaiono le piccole imprese energivore (per esempio i distretti conciari) che debbono pagare la tariffa elettrica piena senza agevolazioni. Forse, per mantenere questo gioco degli incentivi, gli inattesi vantaggi della produzione elettrica rinnovabile andrebbero destinati anche a loro. Che sostengono gli incentivi, secondo uno studio della Fondazione Leoni, per ben il 32%, contro il 26% dalle famiglie. (G.Ca.)

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Obama: eliminare sgravi fiscali alle compagnie di petrolio, gas e carbone

Fonte: energia24club

Obiettivo: dirottare sulle rinnovabili i sussidi per le fonti tradizionali che superano 3,5 miliardi di dollari all'anno

"Barack Obama continua la sua battaglia contro le fonti fossili a favore delle rinnovabili: in una lettera inviata ai membri del Congresso, il presidente degli Stati Uniti ha proposto nuovamente di eliminare i sussidi miliardari all'industria petrolifera. L'appello di Obama è solo l'ultimo tentativo di convincere i repubblicani a sposare una nuova politica energetica e ambientale; la Casa Bianca, infatti, vorrebbe eliminare gli sgravi fiscali alle compagnie del petrolio, del gas e del carbone, per aumentare i fondi da destinare alle fonti alternative. Il Governo federale potrebbe così ottenere fino a 40 miliardi di dollari in più nei prossimi dieci anni per la green economy, considerando che i sussidi per le fonti tradizionali superano i tre miliardi e mezzo di dollari ogni dodici mesi.

Questa battaglia si lega a un argomento molto delicato per gli statunitensi: il prezzo della benzina in costante ascesa, che potrebbe diventare una patata bollente nella prossima campagna elettorale di Obama. Perciò il presidente del “New green deal” sta cercando una via d'uscita dalla dipendenza americana dai combustibili fossili. Pur riconoscendo che non esiste “una soluzione magica per contrastare immediatamente il rincaro dei carburanti”, Obama sostiene che si possono adottare delle misure per evitare un'impennata futura dei prezzi. La ricetta è tagliare i sussidi alla lobby petrolifera, che sta macinando profitti grazie alle quotazioni sempre più elevate del petrolio, dirottandoli sulle fonti rinnovabili. “Il nostro sistema politico ha ignorato troppo a lungo questo importante passo, e spero che potremo unirci con uno spirito bipartisan per riuscire a compierlo”, ha poi aggiunto Obama nella sua lettera al Congresso. Il repubblicano John Boehner, presidente della Camera dei rappresentanti, ha confermato la sua disponibilità nel vagliare le proposte dell'amministrazione.

Secondo Obama, gli Stati Uniti devono investire in tre direzioni per aumentare la loro sicurezza energetica: fonti alternative (eolico, solare, biomasse), nuove perforazioni di giacimenti di gas e petrolio, efficienza energetica. Finora gli sforzi della Casa Bianca sono stati in parte vanificati dall'assenza di uno standard nazionale sulle rinnovabili, con obiettivi chiari e vincolanti sulla quantità di energia verde da immettere in rete. Il presidente sta quindi cercando un terreno comune con i repubblicani sull'energia; la benzina alle stelle potrebbe intanto diventare un'arma a doppio taglio, perché potrebbe affossare il consenso degli americani verso Obama o far alleare repubblicani e democratici contro la lobby del petrolio.

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Canton Ticino, mobilitazione continua per alternative al carbone

"Sì a un controprogetto intelligente per l’energia elettrica (fonte: ticinolibero)

Molti cittadini vogliono abbandonare il carbone come fonte per la produzione di elettricità. Oggi l’Azienda elettrica ticinese conta di far capo a 900 GWh di energia elettrica proveniente dalla centrale a carbone di Lünen in Germania: non è poco su un totale di domanda annua di 3’000 GWh in Ticino. Lünen è una centrale voluta dal governo rosso-verde tedesco per far uscire la Germania dal nucleare, questione di grande attualità dopo l’incidente nucleare in Giappone. Si pensi che l’efficienza energetica a Lünen viene aumentata al 50% e questo è tanto a paragone del 35% delle vecchie centrali a carbone.

All’inizio di giugno il popolo ticinese dovrà votare sull’iniziativa dei Verdi, che vuole far uscire il Ticino dalla centrale di Lünen entro il 2015. Si tratta di un’esagerazione dannosa, perché ci farà perdere di colpo 900 GWh di produzione elettrica, senza dare il tempo al Cantone di trovare fonti energetiche rinnovabili o di far risparmi energetici equivalenti. Ricordo tra l’altro che il Ticino attende di assumere la proprietà dei grandi impianti idroelettrici di Maggia e Blenio, ciò che dovrebbe avvenire verso il 2035.

Per questo voterò NO all’iniziativa e SI al controprogetto. Il controprogetto promuove le energie rinnovabili grazie ad un fondo speciale e in questo modo nel prossimo decennio avremo posti di lavoro in un settore d’avanguardia e potremo disporre di maggiori energie rinnovabili in Ticino.
Invece se passa l’iniziativa dei Verdi avremo bollette elettriche più care e dovremo acquistare obbligatoriamente più energia nucleare per garantire l’energia di banda, perché saremo senza alternative energetiche nel breve termine, in quanto l’Azienda elettrica ticinese avrà dovuto svendere la sua partecipazione a Lünen subendo perdite milionarie.

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10 lavoratori intrappolati in miniera di carbone messicana

Non ci stanchiamo di ripetere che carbone significa anche questo

Aggiornamento: il bilancio si aggrava

Fonte
"Sono almeno 10, secondo il sindaco di Sabinas, i lavoratori rimasti intrappolati a 50 metri di profondità nello scoppio della miniera di carbone omonima, nel Messico settentrionale. A causa di un crollo si teme per le loro condizioni.

Attualmente squadre della Protezione civile e della Croce rossa sono impegnate nelle operazioni di soccorso, anche se nessun contatto è stato ancora stabilito con i minatori, né con la proprietà – che risulta ancora sconosciuta – del sito.

Stando a un responsabile della Protezione civile, la deflagrazione è stata causata da un accumulo di gas metano nel pozzo numero 2 della miniera. Ad esso si cerca ora di accedere attraverso un pozzo parallelo, riferisce il quotidiano online El Universal.

Le miniere di carbone messicane riforniscono normalmente il mercato domestico, in particolare nei settori dell’elettricità e dell’acciaio, e sono gestite anche da soggetti piccoli o organizzazioni informali.

Vicino a Sabinas, si era verificato nel 2006 un incidente analogo, nel quale erano morte 65 persone."

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29 aprile 2011

Ippocrate e l'inquinamento

Da Savonanews: Inquinamento e mortalità, il Dott. Ireo Bono a Savonanews: "colpisce il silenzio degli oncologi"

"Come cittadino e medico, specialista in Oncologia, sono grato e ringrazio il dott. Franceschi con l’associazione ‘Uniti per la Salute’, il dott. Torcello, medico, ed il dott.Fadda, biologo, con l’associazione MODA, e l’Ordine dei Medici, per l’impegno e la preparazione scientifica con cui informano la popolazione sui danni dell’inquinamento e per l’opposizione nei confronti del progetto di potenziamento, con l’uso del carbone, della Centrale elettrica Tirreno Power, per i danni determinati già fin d’ora nella popolazione, in termini di mortalità-morbilità, non solo nelle vicinanze ma anche a distanza di kilometri, per il trasporto delle micropolveri con i venti, e che aumenterebbero ulteriormente con il potenziamento della Centrale, con l’utilizzo del carbone.

Non occorre essere oncologi per conoscere i danni alla salute, e quindi gli enormi costi sanitari per la collettività, prodotti dall’inquinamento ambientale delle centrali elettriche a carbone, degli inceneritori, delle discariche e delle centrali nucleari.

Ormai ciò è un dato acquisito dalla Medicina ufficiale, ma si può leggere anche sui quotidiani. Ricordo un articolo su la Repubblica del novembre 2010 “Malattie da inquinamento, arriva il medico sentinella"

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/30/ambiente-malattie-da-inquinamento-arriva-il-medico.html

in cui non solo si indicavano le principali malattie prodotte dall’inquinamento ambientale ma anche la percentuale ingravescente di tumori ed altre malattie con l’avvicinarsi ad una causa d’inquinamento come la discarica, e lo stesso si può dire anche per gli inceneritori e le centrali a carbone.

Nel febbraio 2011 è uscito un interessante articolo sul Pais Semanal ‘Respirare pregiudica seriamente la salute’ in cui si parla proprio dei danni alla salute prodotti dalle polveri ultrafini (un milionesimo di millimetro) che attraverso i capillari degli alveoli passano nel circolo sanguigno e sono proprio le microparticelle che la Centrale TirrenoPower non controlla nelle tonnellate di polveri che escono dalle ciminiere.

Per quanto riguarda la provincia di Savona, l’Ordine dei Medici ha inviato l’anno scorso, a tutti i medici, con la sua rivista, un accurato studio scientifico in cui si evidenzia il tasso di morbilità-mortalità annuale prodotto dall’inquinamento, cui contribuisce notevolmente la Centrale TirrenoPower, superiore a quello delle altre province liguri ed uno dei più alti in Italia.

E l’Italia, purtroppo, secondo l’OMS, tra i paesi industrializzati è quello che ha più casi annuali di tumori infantili ed un maggiore incremento, 175 all’anno contro 140 della media europea.

Di fronte a questa situazione, mi colpisce il silenzio dei medici oncologi dell’Ospedale S.Paolo, a meno che non mi sia sfuggita qualche loro dichiarazione, nel qual caso mi scuso, perché proprio il primo compito del medico è la prevenzione, nello specifico la prevenzione dei tumori.

La mia opinione è che ciò non sia dovuto a carenza d’informazione, ma al timore di irritare, con una critica al potenziamento della centrale a carbone, politici di centro-destra o di centro-sinistra favorevoli al progetto, con possibili danni alla carriera, considerato il potere dei politici nella nomina dei manager e dei dirigenti sanitari.

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CCS riducono un bel niente (ma lasciano inalterato il modello di sviluppo)

Il giornalettismo da quattro soldi continua a parlare di "riduzione delle emissioni" a proposito delle tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage = Cattura e Stoccaggio della CO2), che permettono di SEPPELLIRE sotto terra o nelle profondità del mare EMISSIONI di CO2 provenienti da impianti industriali (solo di piccolissima taglia). Non c'è alcun taglio, a meno di sostenere che gettare la polvere sotto il tappeto equivale ad eliminarla.

Quanto alle CCS applicate alle centrali energetiche a carbone, le emissioni di nanopolveri cancerogene, tipiche della combustione del carbone, in nessun modo vengono intaccate.

Vediamo di ripassare un po' di cosa stiamo parlando, rispondendo ad alcuni tra i più frequenti questiti riguardo queste tecniche.

“Se finanzio gli ENORMI costi delle CCS (sono davvero spaventosi) per renderli appetibili ai privati, QUEI SOLDI DOVE LI PRENDO?”
Dagli incentivi alle rinnovabili, ovvio! E gli incentivi alle fossili sono già oggi più alti di quelli alle rinnovabili.

“POSSO APPLICARE OGGI LE CCS?”
Certo che no, oggi si fanno solo piccolissime sperimentazioni! La prospettiva riguarda solo un ipotetico futuro.

“QUANTA ENERGIA MI SERVE PER STOCCARE LA CO2 PRODOTTA DA UNA CENTRALE A CARBONE?” Una parte cospicua di quella che produco. Dite che non ha senso? Difficile darvi torto.

“COME POSSO SAPERE QUANTO A LUNGO TERRANNO I DEPOSITI DI STOCCAGGIO?” Che domande, certo che no. “E SE FUORIUSCISSE UNA GRANDE MASSA DI CO2 ALL'IMPROVVISO?” Cavoli amari per chi si trovasse in quei pressi.

“E LE NANOPOLVERI CANCEROGENE RISULTANTI DALLA COMBUSTIONE DEL CARBONE?” Quelle restano lì, intatte, non filtrabili e pericolose come sempre.

“E I MIGLIAIA DI MORTI ANNUALI NELLE MINIERE? E LE DEVASTAZIONI CAUSATE DALLE MINIERE?” Purtroppo non sono filtrabili neanche questi…

PER APPROFONDIRE, clicca qui

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25 aprile 2011

25 aprile 1945, i partigiani rompono l'occupazione nazifascista

Dal Corriere: 25 aprile, un antidoto all’indifferenza
"Non è stato solo il Terzo Reich a proclamarsi e a credersi destinato a durare mille anni, anche se è durato solo dodici, meno del mio scaldabagno. Ogni potere, soprattutto ma non solo quello totalitario, ogni civiltà, ogni sistema di valori e di costumi si vogliono e si ritengono definitivi; siamo inclini a scambiare il presente, l’assetto delle cose che ci circondano, per l’eterno, qualcosa che non può cambiare. In questo senso, siamo quasi tutti ciechi conservatori, incapaci di credere che il nostro mondo—la politica, le gerarchie sociali, gli usi, le regole — possa mutare. Se nell’ottobre del 1989 qualcuno ci avesse detto che il muro di Berlino sarebbe presto caduto, lo avremmo preso per un ingenuo sognatore. Forse chi ha il senso religioso dell’eterno è più protetto dalla supina adorazione idolatrica di quel momento di tempo in cui vive e delle momentanee ed effimere forze che in quel momento appaiono vittoriose e insostituibili.

Le cose invece cambiano, i muri cadono, ma l’idolatria del momento, che impone di essere «al passo dei tempi», permane, profondamente radicata nel cuore e nella mente. Caduto il muro di Berlino che pareva eterno e con esso tutto il sistema comunista, uno studioso si è affannato a enunciare, con una celebre frase poco intelligente, che «la storia è finita» e dunque che il mondo sorto dal crollo del comunismo era quello definitivo, destinato a durare — con il suo meccanismo politico, le sue strutture economiche, il suo stile di vita — per sempre. Semmai è vero il contrario; quel muro congelava o cercava di congelare la storia, che invece oggi è vertiginosamente instabile, imprevedibile e mutevole.

Sono soprattutto le dittature — quelle «molli» che soggiogano con strumenti economici, mediatici e culturali, e ancor più quelle «dure» che s’impongono direttamente con la forza bruta — che si presentano come l’unico sistema, l’unica realtà possibile. Le dittature invece cadono e il 25 aprile ricorda la caduta di quella fascista in Italia. C’è poco da aggiungere a quanto è stato detto tante volte sull’antifascismo e sulla Resistenza, sull’imperituro significato di quest’ultima quale liberazione nazionale, sulle sue contraddizioni, sulle sue diverse e contrastanti anime, sui suoi eroismi e sui misfatti compiuti in suo nome. Il 25 aprile simboleggia vent’anni di un’altra Italia, differente da quella del regime fascista; una resistenza che non è solo quella partigiana, ma anche quella di coloro che non si sono piegati quando un’altra Italia sembrava impossibile; di coloro che si sono opposti nettamente e clamorosamente, nella lotta clandestina, ma anche di chi, più modestamente, ha cercato di salvare il salvabile di dignità e ragionevolezza, senza eroismi ma con la capacità di non lasciarsi abbagliare dall’ «aria del tempo», di respingere la tentazione di «marciare con la Storia», di preservare quell’intelligenza critica che non si lascia sedurre dai belati del gregge, neanche quando sembrano ruggiti di leoni.

Ogni resistenza ha una componente pasquale, di resurrezione; è un risorgere dalla morte, da quella falsa vita che si spaccia per immutabile e definitiva ossia finita e dunque morta.

Anche oggi, dinanzi al dilagare di confusione, volgarità, prepotenza, corruzione, sconcezza che sommerge il Bel Paese come liquami che salgano dalle fognature, è forte la tentazione di arrendersi, di lasciarsi andare, di credere che l’andazzo disgustoso sia uno stadio ultimo, che una vera mutazione antropologica abbia creato un nuovo tipo d’uomo, un non-cittadino, e che questa specie, nella selezione darwiniana, sia fatalmente dominante. L’indifferenza che mette in soffitta la Resistenza vera e propria e l’attentato alla Costituzione, che da essa è nata e che è la spina dorsale dell’Italia civile, sono un sintomo fra i tanti di questa involuzione morale. Ma proprio quella data insegna a non scoraggiarsi; ricorda come credere che tutto sia perduto e che non si possa più reagire sia una tentazione, stupida come lo sono in genere le tentazioni. C’è un’altra Italia possibile, rispetto a quella che oggi subiamo. Non è il caso di fare inchini al mondo così com’è e come esso pretende, anche perché, se proprio si è costretti a farlo, ci si può inchinare come Bertoldo, che si piegava davanti ai potenti, ma voltandosi dall’altra parte.

Claudio Magris

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Chiarezza sulle emissioni di TVN, iniziativa di Tarquinia Democratica

"La preoccupazione per l’inquinamento ambientale ed i conseguenti rischi per la salute pubblica sono temi che sempre e comunque interessano e coinvolgono i cittadini di Tarquinia: l’ennesima prova giunge dal successo dell’iniziativa popolare promossa e coordinata nelle ultime due settimane da Tarquinia Democratica, mirata a proporre al consiglio comunale della città una deliberazione che autorizzi e deleghi il sindaco Mauro Mazzola a presentare esposto alla Procura di Civitavecchia.

L’obiettivo? Ottenere informazioni sulle omissioni relative ai report annuali dei dati delle emissioni degli inquinanti allo stato di vapore della centrale termoelettrica a carbone Tvn di Civitavecchia (e del mercurio in particolare), così come obbligatoriamente imposto dalla Valutazione d’Impatto Ambientale, ed accertare eventuali responsabilità connesse a tali mancanze.

Dati che dovevano essere disponibili già da due anni, e dei quali nessuno ha sin qui avuto notizia, nemmeno lo stesso primo cittadino, che in una lettera precedente l’avvio della petizione, sollecitato da Tarquinia Democratica, aveva rivelato all’associazione stessa di non avere a disposizione alcun report.

A sostenere e sottoscrivere l’iniziativa di Tarquinia Democratica sono stati oltre 800 cittadini residenti a Tarquinia: giovedì scorso, 21 aprile, i referenti dell’associazione hanno provveduto a protocollare 83 fogli contenenti, ciascuno, dieci firme di tarquiniesi decisi ad ottenere la necessaria trasparenza e chiarezza per la salvaguardia e il rispetto delle norme riguardanti la tutela della pubblica salute.

Dal giorno del ricevimento della documentazione – sulla base di quanto stabilito dallo statuto comunale all’articolo 39, commi 6 e 7 – il consiglio comunale è tenuto, entro quarantacinque giorni di tempo, ad adottare deliberazione formale sulla proposta, e quindi i consiglieri saranno chiamati a votare per scegliere se allinearsi o meno alla volontà di difesa della salute cittadina sancita, con le firme, dai tarquiniesi.

Una volontà dimostratasi forte, su un tema sentitissimo: in breve, infatti, i responsabili di Tarquinia Democratica hanno trovato la collaborazione spontanea di altri cittadini, incaricatisi di portare avanti la sottoscrizione: il risultato è un numero di firme ben superiore alle 200 che erano necessarie, da statuto, per presentare la proposta di deliberazione.

L’associazione, anzi, si scusa con i cittadini non raggiunti dall’iniziativa, alcuni dei quali – venuti a conoscenza della vicenda dalla stampa o da altri firmatari – hanno contattato Tarquinia Democratica e, pur non potendo sottoscrivere il documento perché già consegnato al Comune di Tarquinia – hanno tenuto a manifestare il loro apprezzamento per l’attività a difesa della salute pubblica sin qui svolta.

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VadoLigure, subdola propaganda pro-carbone ogni Santo giorno

Da Savona News
"Eran passate da poco le nove del mattino quando tendendo l'orecchio alla radio cogliamo alcuni passaggi di una "rubrica" dal nome importante: "Energia e Ambiente"...

Tocca purtroppo constatare che la propaganda di Tirreno Power sul territorio non si ferma neppure a Pasqua. Eran passate da poco le nove del mattino quando tendendo l'orecchio alla radio cogliamo alcuni passaggi di una "rubrica" dal nome importante: "Energia e Ambiente".

Bastano pochi secondi però per rendersi conto che è uno spazio "offerto" guardacaso da Tirreno Power, che non perde occasione, anche sui mezzi di divulgazione locale, di farsi propaganda senza contraddittorio.

Nell'ambito di pseudoscientifica autotessitura delle proprie lodi e virtù, l'azienda fa sapere via radio di sponsorizzare magnanimamente la croce rossa di Vado Ligure, per mezzo di due "interviste" (e visto che lo spazio è "offerto" anche la radio stessa con ogni probabilità)

Personaggi e interpreti:
- Il Sig. Pierangelo Bruno, commissario della CRI vadese che ringrazia sentitamente

- Il Sig. Rodolfo Fersini, responsabile delle relazioni industriali e del coordinamento della stessa Tirreno Power

- Lo speaker


A orecchio, la cosa scivola via. Ad un ascolto distratto pare tutto "normale", ed è questo lo scopo. Riascoltando le "interviste" le si scopre viceversa abbastanza... disgustose (l'aggettivo è giornalisticamente ponderato in questo contesto di inquinamento e morti premature)

Croce Rossa Italiana Vado - Quiliano ammette di prendere fondi da un azienda non esattamente green, e neppure per il soccorso, ma per il "servizio taxi" dei malati. Candidamente.

Segue "domanda" all'Azienda, e Fersini non si lascia sfuggire l'occasione per far presente che loro sono molto attenti "al sociale" sostenendo la croce rossa e definendola "emblema della solidarietà sociale e dell'impegno"

Si vede che secondo loro gli altri Enti di assistenza non sono abbastanza emblematici?

Purtroppo è difficile, nella trascrizione, restituire i toni melliflui della celebrante conversazione, ma crediamo che già le semplici parole, riportate testualmente, la dicano lunga. Poi ognuno si faccia la propria opinione:

"…Pierangelo Bruno, commissario croce rossa italiana Vado e Quiliano. E' una iniziativa che abbiamo rivolto a tutte le aziende di Vado e Quiliano, con lo scopo di reclutare nuovo personale volontario ovviamente. Questo in quanto abbiamo un forte incremento delle richieste di servizi e con le forze attualmente disponibili non siamo in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini. Ecco che ci rivolgiamo ai lavoratori delle aziende per lanciare questo messaggio di aiuto...

Speaker: "Avete anche necessità di sostenere a livello economico queste vostre iniziative, Tirreno vi da una mano da questo punto di vista…"

Pierangelo Bruno: "L'azienda Tirreno Power e devo dire insieme ad altre aziende per onestà di informazione, e i cittadini di questo paese, ci danno un forte aiuto economico. Senza il loro aiuto economico non saremmo in grado di continuare questa attività in quanto le entrate purtroppo non coprono sufficientemente le spese… Normalmente si intende volontario quello che sale su un ambulanza, va in un incidente, in mezzo al sangue, al freddo: NO. A noi siamo dei volontari che salgono sull'ambulanza e ci aiutano a trasportare le persone che han bisogno di andare a fare i raggi, a far delle visite le dimissioni. E' una brutta parola: servizio TAXI. Però oggi nella nostra realtà territoriale è un problema sociale grosso e fortemente sentito, e noi non riusciamo a rispondere.

Speaker: "Il responsabile delle relazioni industriali e dell'organizzazione di Tirreno Power Rodolfo Fersini ci spiega l'impegno di Tirreno Power (ripetuto due volte in due secondi, a che non sfugga il nome del benefattore, ndr) a sostegno della croce rossa"

Rodolfo Fersini (TP): "Tirreno Power come sapete ha gli impianti in questa zona, è una società che vuole stare sul sociale, vuole stare quindi sul posto non solo con gli impianti ma anche partecipando alle iniziative di associazioni come quella della croce rossa che è l'emblema della solidarietà sociale e dell'impegno…"

Speaker a ribadire: "Voi sostenete proprio croce rossa le pubbliche assistenze anche con vostri aiuti."

Rodolfo Fersini (TP): "Si noi le sosteniamo e questa è un'iniziativa che mira a far conoscere ai dipendenti di Tirreno Power le attività che fa la croce rossa italiana, e quindi noi abbiamo dato disponibilità appunto della sede e abbiamo dato modo di incontrare i nostri dipendenti qui nel locale della mensa."

Speaker: (su placida musica di fondo stile sala d'attesa) "Anche questo appuntamento con energia e territorio è giunto al termine. Ringraziamo quanti sono intervenuti questa settimana e ringraziamo tutti voi che ci avete ascoltato. Energia e territorio torna su (…) venerdì prossimo sempre alle 11 e in replica domenica mattina alle 9:15. "

Che bella "informazione". Grazie davvero. Poi ci spiegherà la croce rossa di vado come mai, nonostante i mostruosi bilanci di Croce rossa italiana, non riesce a far fronte senza i soldi della centrale al mero trasporto di malati, e perché si presti come ente a celebrare via radio le dazino di un privato in cerca di consenso.

Magari da Roma qualche risposta arriverà, dopo pasqua.

Probabilmente Croce Rossa Vado - Quiliano non aderirà all'esposto legale depositato presso la Procura della Repubblica di Savona per l'accertamento della verità sulle conseguenze di quegli "impianti" sulla salute pubblica e sulle morti premature. Peccato. Sarebbe bello che quelle ambulanze che trasportano pazienti malati, magari in chemio o radioterapia, servissero sempre meno.

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Per chi volesse approfondire:

Il Fatto Quotidiano: "Denunciano a Report gli sprechi della Croce Rossa. E l’ente li sospende "

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/22/denunciano-a-report-gli-sprechidella-croce-rossa-e-lente-li-sospende/105845/

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Sempre più conveniente il fotovoltaico

Fonte
GME dati di marzo 2011, cliccare sull'immagine per ingrandire.


Appena dimostrato, con un ottimo studio, che il fotovoltaico, in realtà, non peserà sulle tasche degli italiani e farà anzi risparmiare soldi in bolletta, SOPRATUTTO alle industrie più energivore, possiamo ora portare una prova di quanto affermato in quel recentissimo post.

Il grafico che vedete in alto (ringrazio Giuseppe per la ragionata segnalazione) si riferisce agli ultimi dati disponibili disponibili presso il GME, Gestore del Mercato Elettrico, l'equivalente della borsa, per il settore.

Molto semplicemente è la pistola fumante, la PROVA, al di la delle chiacchiere, e/o fino a prova contraria, della forza calmierante delle energie rinnovabili, rispetto ai prezzi di mercato.

Vedete che la Curva, che descrive l'andamento orario medio dei prezzi per il mese di marzo mostra che i prezzi sono mediamente aumentati rispetto all'analoga stagione del 2010. Cosa è successo? Molto semplicemente il barile è schizzato a livelli quasi record facendo da traino, come al solito anche alle altre fonti energetiche non rinnovabili, gas e carbone.

Se guardate meglio, però, potrete notare una cosa: nei momenti di massima richiesta i prezzi sono rimasti quasi invariati. Questo, da un punto di vista di un mercato che non avesse visto una crescita delle energie rinnovabili non ha senso.

E' proprio nei momenti di massima richiesta che vengono attivate le centrali di riserva, ad esempio a turbogas, per definizione poco efficienti, ma che permettono di coprire rapidamente l'aumento di richiesta.

Ci saremmo quindi attesi una oscillazione ancora maggiore, nei momenti di punta, visto il maggior costo di produzione, esacerbato dalla scarsa efficienza. Perchè questo, con tutta evidenza, non si è verificato? Perchè nell'anno appena trascorso e fino a Marzo 2011 sono stati installati ed allacciati quasi 4 GWp di impianti fotovoltaici.

Di questi quasi tre GWp, ragionevolmente, nel periodo Marzo 2010 Marzo 2011.

Sono questi tre GWp di fotovoltaico in più rispetto al 2010 che, producendo al massimo proprio nei momenti di massima richiesta, hanno di fatto annullato gli aumenti di ALMENO 10 euro/MWh che altrimenti si sarebbero verificati.

Una controprova?

I dati dei giorni festivi, nei quali, per la minore richiesta complessiva, non sono attivati gli impianti meno efficienti.

Per questi giorni l'ingresso in produzione del fotovoltaico ha da un lato una influenza percentualmente maggiore, per la minore richiesta complessiva di energia, dall'altro un effetto calmierante superiore, perchè non oscurato dall'aumento dei costi di esercizio delle centrali turbogas e simili, a bassa efficienza, di cui nei giorni festivi non vi è necessità.

Come si vede, l'effetto mitigante e talmente forte da INVERTIRE l'andamento dei prezzi, che risultano INFERIORI rispetto agli analoghi orari di punta dell'anno scorso.

Con buona pace di chi, nei qualificati commenti del precedente post,cercava di dimostrare il contrario, non solo avevamo ragione ma avevamo anche valutato correttamente il valore di questo effetto di mitigazione svolto dalla messa in produzione degli impianti fotovoltiaci sui costi dell'energia elettrica.

Credo, mi scuserete l'immodestia, che la serie di post e di studi che noi di ASPO abbiamo prodotto nell'ultimo mese su questo tema sia uno dei maggiori contributi dati per la comprensione dell'importanza delle energie rinnovabili ed in particolare del fotovoltaico nel nostro paese, anche nella sempre ribattuta ottica economica e strategica.

Giova qui ricordare, a mò di pietra tombale, che il nucleare, anche SE avessimo già realizzato, grazie ad una bacchetta magica, quattro o cinque centrali, NON avrebbe sortito alcun effetto calmierante e/O moderatore dei prezzi di mercato (al contrario di quanto pervicacemente affermato dai sostenitori), perchè, per sua natura il nucleare fornisce la potenza di base (anche una parte di quella italiana, "comprata" dalle centrali transalpine)e quindi non modula ne mitiga, in alcun modo, i picchi di costo e di consumo giornalieri.

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