No al carbone Alto Lazio

4 settembre 2010

Facebook : 500.000 "no al carbone" per l'energia che alimenta il social network

Da ZeroemissionTV.it

2 settembre 2010 – Noblesse oblige, dice un antico detto francese. Anche quella ottenuta repentinamente da una visibilità planetaria forte di oltre 500 milioni di utenti. Parliamo naturalmente di Facebook, il social network più amato e cliccato del web, al quale Greenpeace alcuni mesi fa ha sbattuto in faccia l’ ‘obbligo’ di convertirsi alle fonti di energia rinnovabile. Per l’enerme flusso di informazioni, streeming video e foto condivise, che la attraversano ogni giorno, la creatura di Mark Zuckerberg è infatti costretta a divorare quantitativi di energia sempre maggiori: anche se Facebook non confessa quanta energia consuma, agli attuali ritmi di crescita, i data center e i network di telecomunicazione, due componenti ‘chiave’ della nuvola informatica da cui il social nework dipende, consumeranno, secondo i calcoli di Greenpeace, 1.963 ore miliardi di kWh entro i prossimi dieci anni, più del triplo del loro attuale consumo e più dell’attuale consumo di Francia, Germania, Canada e Brasile messi insieme.

Un problema evidenziato dall’associazione ambientalista nel rapporto pubblicato di recente Make IT Green, in cui si sottolinea tra l’altro che i servizi web sono spesso alimentati ancora con fonti fossili: per questo il ‘cloud computing’ si sta rivelando una vera e propria bomba climatica a orologeria, che può essere disinnescata solo passando a forme di energia pulita. Proprio Facebook, che dovrebbe dare il buon esempio “per la sua posizione unica in grado di esercitare una reale influenza e guidare la rivoluzione energetica sul web” – attacca Greenpeace – fa invece un grande affidamento sulle fonti fossili inquinanti. La sua scelta di rifornirsi dalla Pacific Power, società dell’Oregon che produce elettricità prevalentemente dal carbone, è finita al centro delle polemiche dopo l’annuncio a febbraio della decisione di costruire sempre in Oregon, a Prineville, il più grande centro dati del mondo. A poco sono servite le garanzie offerte dal social network sull’uso delle tecnologie più efficienti attualmente disponibili: la campagna lanciata da Greenpeace per convincere Facebook a passare alle rinnovabili sta avendo un enorme successo. Anche perché è combattuta con le sue stesse armi: un gruppo lanciato sul social network che ha raggiunto ormai 500mila persone. E che non fa sconti: l'amato Facebook deve funzionare con energia 100 per cento rinnovabile."

Questa la risposta di Facebook

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3 settembre 2010

TVS (Tirreno Power) cosa bolle in pentola?

C'è da chiedersi cosa stia bolendo in pentola per Torrevaldaliga Sud

da TrcGiornale.it
“Sono contrario alla combustione di cdr sia a Torre Sud sia a Torre Nord”. Il sindaco Moscherini, a pochi giorni dalla riunione della Commissione Iccp che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la centrale di Torre Valdaliga Sud e per la eventuale dismissione del quarto gruppo, torna a ribadire la sua posizione.

Interpellato sull'argomento – ovvero su quale sarà la posizione del Comune in commissione – il primo cittadino ha detto che “il Comune andrà a ribadire quanto quanto già detto, e cioè andrà ad approvare la dismissione del quarto gruppo di Torre Sud, dopo di che la società avrà sei mesi di tempo per presentare una proposta alternativa, sulla quale - laddove sarà necessario - dovranno passare attraverso la valutazione di impatto ambientale”. Ma quale sarebbe questa ipotesi alternativa? Stando a quanto riferito dal sindaco la Tirreno Power potrebbe chiedere “l'autorizzazione all'utilizzo di gas anche al quarto gruppo”, per quanto la dismissione della quarta sezione sia legata alla potenza installata e non all'impiego del combustibile. E come si comporterebbe il Comune di fronte a questa nuova eventualità? “Beh, io sono abituato a fare le cose una alla volta – ha aggiunto Moscherini –. Al momento, contrariamente a quanto detto da qualche falso informatore, e cioè che dietro la nostra richiesta di rinvio avanzata a luglio in commissione c'era un accordo con Tirreno Power, l'amministrazione ha rafforzato anche con documenti la sua posizione. Tirreno Power sa, come lo sa Enel perché gliel'ho detto, rispetto alle voci che giravano in ambito romano, che sono contrario alla combustione di cdr e che finché ci sarò io non si farà. La nuova proposta – ha concluso il sindaco - andrà valutata”. Il punto però è che se la quarta sezione va in dismissione non si capisce che cosa potrebbe riaprire i giochi. E l'accento sul tipo di combustibile sembra spostare l'attenzione dal nocciolo della questione. Si vedrà.

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Inquinanti tossici dal carbone, multa milionaria in West Virginia

Da Greenreport.it
Il giudice federale Robert Chambers, dell'United States District Court del Southern district del West Virginia, ha affrontato la situazione di grave inquinamento prodotto dalle miniere di carbone in Appalachia ed ha ordinato alla Patriot Coal di preparare 45 milioni dollari in crediti garantiti per coprire il costo della bonifica e gestione delle sostanze inquinanti di due delle sue miniere di carbone.

Il giudice ha accusato la Patriot Coal di disprezzo delle norme ambientali e di non rispetto dei termini di un'altra ordinanza del tribunale emessa in precedenza ed ha intimato alla società mineraria di rientrare, entro 2 anni e mezzo, nei limiti di selenio previsti nelle concessioni che le sono state rilasciate, invitandola ad inviare immediatamente una lettera di credito per 45 milioni dollari. Dalle prove presentate al processo è emerso che la società avrà bisogno di tutti quei dollari e di più di 2 anni per costruire un impianto per il trattamento del selenio per le tre condotte di scarico di una sola delle miniere che gestisce: quella di superficie di Ruffner nella Contea di Logan. Il trattamento della miniera Hobet 22, nella Contea di Lincoln, dovrebbe costare alla Patriot Coal almeno altri 15 milioni di dollari.

In un comunicato congiunto firmato da Sierra Club, Ohio Valley Environmental Coalition, West Virginia Highlands Conservancy e Coal River Mountain Watch, le associazioni ambientaliste sottolineano che «Questa sentenza stabilisce un precedente importante anche per le altre compagnie del carbone, per impedire che i rifiuti tossici delle loro miniere inquinino le acque e le comunità nei dintorni».

Secondo Ed Hopkins, di Sierra Club, «Questo ordine del tribunale è un "game changer" nella nostra lotta per proteggere i corsi d'acqua e le comunità in West Virginia e per ritenere le compagnie estrattive del carbone responsabili per il loro inquinamento. Questo diventa un precedente per le coal companies che possono e devono trattare i loro scarichi di selenio e di altri inquinanti tossici, e i regolamentatori dello Stato che non devono più rilasciare continuamente ampliamenti delle licenze».

All'inizio di agosto il giudice Chambers aveva convocato Ohio Valley Environmental Coalition, West Virginia Highlands Conservancy e Sierra Club per un'audizione sugli scarichi delle miniere di Rufner e Hobet 22. Le tre associazioni, insieme a Coal River Mountain Watch, hanno avviato altre procedure contro la Patriot Coal e le sue controllate, così come contro altre grandi compagnie carbonifere come Arch Coal e Massey Energy, per gli scarichi di selenio dalle loro miniere di superficie in eccesso rispetto ai limiti consentiti dalle concessioni. In questi procedimenti le associazioni ambientaliste e dei cittadini sono rappresentate da Joe Lovett e Derek Teaney, dell' Appalachian Center for the Economy and the Environment, e da Jim Hecker, di Public Justice.

Gli ambientalisti del West Virginia e degli Stati Usa confinanti sono da tempo in lotta contro gli inquinamenti prodotti dal selenio, un elemento tossico che se presente in eccesso causa problemi riproduttivi e malformazioni nei pesci e in altre forme di vita acquatiche. Il selenio viene scaricato in molte operazioni per l'estrazione di carbone in superficie nei monti Appalachi e si ritrova comunemente nei sottoprodotti di combustione del carbone, come la cenere di carbone. Si bio-accumula nei tessuti degli organismi acquatici, e gli esperti prevedono che i fiumi e le altre acque navigabili dell'Appalachia potrebbero arrivare al collasso ecologico e sanitario a causa di crescenti livelli di questa sostanza inquinante.

«Questa sentenza dovrebbe rendere chiaro all'industria del carbone ed alle regulatory agencies che le miniere di carbone ad alto contenuto di selenio non sono economicamente redditizie e che i costi reali dell'estrazione con la rimozione di intere montagne sono superiori a quelli che le società vogliono farci credere - dice Dianne Bady, co-direttrice della Ohio Valley Environmental Coalition - Speriamo che l'impresa si renda finalmente conto che dovrebbe lasciare il carbone ad alto tenore di selenio semplicemente sotto terra».

Per Cindy Rank, di West Virginia Highlands Conservancy, «Le coal companies hanno detto per anni che non c'era alcun modo per trattare il selenio proveniente dalle loro miniere di superficie. Stanno andando verso un periodo nel quale sarà molto più difficile fare più affermazioni come quella e, inoltre, dovranno iniziare a prendersi la responsabilità per il loro inquinamento».

Secondo Vernon Haltom, co-direttore di Coal River Mountain Watch «Questa è una grande vittoria per coloro che vogliono vedere puliti I corsi d'acqua e le comunità in buona salute in West Virginia. Queste imprese del carbone saranno costrette a ripulire le loro attività e smettere di trattare la nostra acqua pubblica come una loro discarica privata».

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31 agosto 2010

"Rossano Calabro chiama Brindisi"

Intervento del dott. Maurizio Portaluri
"Rossano Calabro è una cittadina di 45mila abitanti sul mare Ionio, adagiata sulla collina che scende dalla Sila fino al mare. In alto il nucleo storico, in basso la marina di sant'Angelo ed in mezzo la parte nuova intorno allo scalo ferroviario.
A metà luglio scorso il Forum Ambientale della Calabria ha organizzato una tre-giorni di riflessione su quanto sta accadendo in questa area del Paese.
I dibattiti si svolgevano sulla marina, una attrezzatissima passeggiata di lidi balneari rispetto alla quale la costa brindisina impallidisce per frammentarietà e disorganizzazione. Spiagge ampie ed attrezzate, bar e ristoranti sul mare, parcheggi, pulizia.
Ma in fondo al panorama si erge, come un pugno nell'occhio, la centrale elettrica, proprio sul mare.
Una delle ragioni per cui la tre-giorni è stata convocata è costituita dal progetto dell'Enel di trasformare la centrale suddetta dall'attuale alimentazione a gas a quella a carbone.
Il progetto prevede anche la costruzione di un imponente molo per le carboniere.

La storia di Rossano Calabro fornisce tre insegnamenti.
Il primo riguarda la politica energetica e la continua espansione del ricorso al carbone, combustibile poco costoso per chi lo brucia, molto costoso per chi ci vive vicino.
Mentre a Brindisi si parlava in passato di convertire le centrali a carbone in centrali a metano, osserviamo a Rossano un passaggio dal gas al carbone, dal meno inquinante al più inquinante. A meno che lì non si voglia bruciare il carbone gasificato. Ma non ci risulta.

Il secondo riguarda gli enti locali che lì si sono schierati nettamente contro la riconversione a carbone, sia per le note ricadute ambientali e sanitarie, sia per il previsto aumento del traffico pesante sulle strade calabresi.
Una parte del carbone arriverebbe infatti dalla Puglia via gomma.
Si tratta di oltre 50 Comuni, dell'Amministrazione Provinciale di Cosenza e della Regione Calabria che ha approvato anche una legge con la quale vieta la costruzione di centrali a carbone in quella regione. Un po' come la California, che pure ce le ha, ma ha deciso di non costruirne più e di non importare energia da centrali a carbone di altri Stati.

Il terzo riguarda il turismo. Se si vuole davvero sviluppare il turismo non si può abbandonare la costa a se stessa e non porre in atto nessuna azione di contrasto all'uso del carbone.
Gli imprenditori di Rossano sanno bene, e lo hanno dimostrato sostenendo la tre-giorni, che se arriva il carbone, lì non andranno più turisti.

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"Quella ciminiera falla azzurra. Così farà meno paura alla gente" Greenwashing e costruzione del consenso

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Articolo da Liberazione 25/08/2010, pag 6

"Tirreno Power, la proprietaria della centrale a carbone di Vado Ligure, è anche lo sponsor dell'estate savonese e di qualsiasi iniziativa culturale nella zona. Compra paginate sui quotidiani locali. Sul suo sito - dove prevalgono colori che evocano il cielo - si sorvola sulla ricca letteratura scientifica a proposito della mortalità impressionante entro 50 chilometri dalla centrale, ma si valorizza l'impegno della Spa che fa capo all'ingegner De Benedetti per lo sport. Loro dicono che sia perché lo sport insegna le regole del vivere comune ma è più probabile immaginare che associare il marchio allo sport evochi l'empatia tipica dei tifosi (noi contro loro) e un immaginario legato alla salute, alla forza, alla giovinezza, alla vita. Ossia a tutto ciò che un mostro come quello piantato tra Vado e Quiliano ruba da quarant'anni agli abitanti. Anche a Civitavecchia, in provincia di Roma, l'Enel utilizza mezzi simili per far ingoiare alla città le polveri sottili e i veleni di Torre Valdaliga. «Non c'è torneo, festival o rifacimento di strada che non porti la firma dell'azienda», conferma Simona Ricotti, no coke civitavecchiese a Liberazione. «Hanno comprato tutto. E non è per caso che il governo abbia modificato il testo unico sull'ambiente inserendo la possibilità di accordi economici che era stata esclusa dai referendum contro il nucleare». Ma come si fa a corrompere le comunità locali? 

Un documento (clicca sull'immagine) che la galassia ambientalista ha intercerttato a Verona spiega come si fa a "liberare" i sindaci ostaggio di «minoranze fortemente motivate» e dalle loro «strategie di contrasto, spesso demagogiche o politicamente interessate». Si tratta di una relazione della municipalizzata veronese per l'esecuzione degli interventi relativi al termovalorizzatore di Ca' del Bue. Un testo degno di diventare il canovaccio per un recital teatrale di Dario Fo o Michele Paolini. Il "piano di comunicazione" fa alcune raccomandazioni per «ingenerare fiducia nel proponente», limitando il ricorso a metodi assembleari (gli ambientalisti tendono ad essere ideologici!) in favore di stratagemmi che potrebbero «migliorare efficacemente la percezione». Così, nell'esempio citato, a una vera macchina da cancro come il termovalorizzatore di Brescia è bastato dipingere il camino di blu per diventare parte del paesaggio. «Ma l'arsenico che esce è sempre lo stesso», commenta Simona Ricotti annunciando per settembre il varo di un coordinamento nazionale contro le centrali a carbone che coinvolgerà i cittadini di Rossano Calabro, Gualdo Cattaneo, Porto Tolle, Brindisi. Oltre ai liguri e a chi vive all'ombra di Torre Valdaliga Nord (anche qui il progetto prevede una torre azzurra) e Torre Valdaliga Sud. La prima è di Enel, funziona da un anno ed è già al centro di alcune inchieste sull'occultamento di rifiuti, sull'eccesso di fumi e rumori, e rischia il sequestro per esercizio in assenza di autorizzazione. Tirreno Power spunta nella torre sud dove vorrebbe far funzionare a ciclo continuo il gruppo di riserva che risale al '74 e avrebbe già effettuato indagini di mercato per farlo funzionare a carbone.
E quando il marketing non è sufficiente si ricorre al ricatto occupazionale. Un evergreen. «A Savona Tirreno Power tenta di superare gli ostacoli rivolgendosi alle categorie sindacali nazionali per sponsorizzare l'ampliamento arrivando ad ipotizzare la chiusura dell'impianto qualora il potenziamento non venisse concesso», dice il segretario provinciale del Prc, Marco Ravera. «E' grave che i sindacati, regionali e nazionali, abbiamo scelto di scavalcare il territorio. Tutto per una cinquantina di posti di lavoro in più. Le rinnovabili ne creerebbero molti di più».
Dal punto di vista politico l'avvento di giunte di centrodestra in provincia e al comune di Vado ha complicato la situazione: «Qui siamo nella sfera d'influenza di Scajola», dice anche Simone Falco, ex consigliere Prc a Vado dove lo scontro sulle questioni ambientali si sta consumando anche sul progetto Margonara (nel quale è stato bocciato un grattacielo firmato dall'archistar Fuksas) e sui 250mila metri cubi di cemento che la multinazionale danese Maersk vorrebbe far galleggiare in mezzo al porto.
Di carbone si muore ma l'azienda ha tappezzato la città con poster che dicono: «La tecnologia esiste Tirreno Power la possiede». Intanto continua a far funzionare due gruppi vetusti e obsoleti in barba ai piani regionali su energia e qualità dell'aria e continueranno a funzionare così anche dopo l'ampliamento. Tanto sulle ciminiere solo il padrone ci può mettere le mani e l'Arpal, secondo l'Ordine dei medici, può fare solo misurazioni «superficiali e insufficienti».
che.ant.

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Ancora suI ricatto (im)possibile by enel

Diamo spazio a due commenti su una notizia inquietante (leggi qui) che non ha forse guadagnato l'attenzione che meriterebbe.


    "Enel presenta agli agricoltori di Cerano una clausola identica a quella pretesa dal Comune, chiedendogli di rinunciare a "ogni diritto, pretesa, azione,ragione o reclamo nei suoi confronti, delle società che appartengono al gruppo e dei rispettivi dirigenti e dipendenti in relazione all'esercizio della centrale Federico II". La clausola è stata inserita nella bozza di protocollo che la società ha presentato alle associazioni dei redidenti dell'agro come presupposto per l'intesa che dovrebbe regolare le operazioni di bonifica e messa in sicurezza dell'area che rientra nel Sito d'interesse nazionale definito dal Ministero dell' Ambiente.L'efficacia del protocollo è "risolutivamente condizionata alla consegna ad Enel Produzione" di quegli atti, "ivi compresa la revoca delle querele e l'espressa rinuncia alla costituzione di parte civile nel procedimento penale intentato dalla Procura di Brindisi relativo al presunto inquinamento dei terreni limitrofi all'asse attrezzato e alla centrale.
    Il testo tornerà sul tavolo tecnico domani, 30 agosto, dopo il nulla di fatto di luglio. Nell'arco di trenta giorni non sembrano esserci state novità, nè da parte di Enel con la modifica dell'accordo, nè da parte dei comitati degli agricoltori ("codiansa" e "agricoltura, ambiente e natura")che non hanno rinunciato al procedimento penale e non hanno neppure abbandonato l'ipotesi di chiedere il ristoro dei danni. Non solo patrimoniali ma anche per patologie che ritengono legate all'esposizione alle polveri di carbone."


    "La centrale termoelettrica a carbone di Brindisi-Cerano, di proprietà dell’Enel, torna al centro delle polemiche. Dopo la storia del concertone di Irene Grandi e Patty Pravo, di cui vi abbiamo ampiamente parlato nelle settimane scorse, questa volta il problema sono i soldi.

    Un sacco di soldi: circa un milione e 200 mila euro che l’Enel dovrebbe dare al Comune, in base all’accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica del Sic di Brindisi, oltre a quelli che la stessa azienda dovrebbe dare agli agricoltori che, dal 2007, in seguito ad una ordinanza del sindaco non possono coltivare le terre intorno la centrale a causa del pesante inquinamento da polveri di carbone.

    Enel, però, ha chiesto al Comune e agli agricoltori di accettare una clausola molto importante: niente soldi senza la rinuncia completa a costituirsi parte civile nel processo penale scaturito dalle indagini della Procura di Brindisi sul presunto inquinamento intorno alla centrale.

    Una pretesa assai strana: una cosa sono i processi penali, con le relative costituzioni di parte civile, un’altra sono gli accordi di programma che hanno a che fare con lo sviluppo delle attività di una azienda in collaborazione con il territorio circostante.

    E se, come in Italia è d’obbligo, nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio allora per quale motivo Enel chiede, oggi, di rinunciare ad un eventuale risarcimento se, a fine processo penale, venisse accertato l’inquinamento?"

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    30 agosto 2010

    Vita da minatore: i New Trolls cantano "Una miniera" (1969)



    Gli immortali New Trolls in una canzone da loro dedicata alla vita drammatica del minatore, che ancora oggi si immola sull'altare del lucro. Segue il testo:

    Le case, le pietre
    ed il carbone dipingevan
    di nero il mondo.
    Il sole nasceva
    ma io non lo vedevo
    mai laggiù nel buio.
    Nessuno parlava solo


    il rumore di una pala
    che scava, che scava.

    Le mani, la fronte
    hanno il sudore
    di chi muore
    negli occhi, nel cuore,
    c'è un vuoto grande
    più del mare,
    ritorna alla mente
    il viso caro
    di chi spera
    questa sera
    come tante
    in un ritorno.

    Tu, quando tornavo,
    eri felice di rivedere
    le mie mani
    nere di fumo, bianche d'amore

    Ma un' alba più nera,
    mentre il paese
    si risveglia,
    il sordo fragore
    ferma il respiro
    di chi è fuori
    paura, terrore,
    sul viso caro
    di chi spera
    questa sera come tante
    in un ritorno.

    Io non ritornavo
    e tu piangevi
    e non poteva
    il tuo sorriso togliere
    il pianto dal
    tuo bel viso.

    Tu, quando tornavo,
    eri felice di rivedere
    le mie mani
    nere di fumo, bianche d'amore.

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    29 agosto 2010

    Georgia, 3 vittime in miniera di carbone


    ANSA- "MOSCA, 28 AGO - L'esplosione di un pozzo nella miniera di carbone di Tkibuli, in Georgia, ha provocato la morte di 3 operai e 7 feriti. Lo dice l'Interfax. Lo scoppio e' avvenuto ieri sera quando nella miniera lavoravano 11 operai. Secondo le prime indagini la fuga di metano potrebbe essere stata causata da mancate precauzioni. Nel marzo scorso nella stessa miniera erano morti quattro minatori."

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    USA: misure anti-inquinamento in vista contro le polveri da carbone

    Fonte: Agi.it 07:20 28 AGO 2010

    (AGI/WSI) New York - L'Epa potrebbe approvare nuove misure anti-inquinamento contro le polveri dal carbone. L'Agenzia Usa per la protezione dell'ambiente avviera' la prossima settimana una fitta serie di audizioni, alla fine delle quali potrebbe decidere la qualifica di "residui nocivi" per le polveri sottili sprigionate dal carbone utilizzato nella produzione di energia elettrica. Gli operatori del comparto si oppongono, favorevoli gli ambientalisti.

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    28 agosto 2010

    "I moderni carbonari" a Civitavecchia

    Comunicato stampa di G. Pedrini (Segr. Fed. Fiamma Civitavecchia - Rm nord ), riceviamo e pubblichiamo

    "Nel prendere atto dell’attuale dimensione politica cittadina, in cui la realtà sociale presenta una fisionomia “allucinante” fatta di uno squallido “vuoto politico”, in cui si agitano, senza un chiaro scopo, personaggi ambigui ed inquietanti, nella loro protervia e nella loro sinecura nei riguardi dei contribuenti, visti e trattati solo come “dispensatori” di “risorse” e, quando occorre, di “voti”, non si può fare a meno di riflettere su uno dei maggiori drammi vissuti dal territorio e dai cittadini ovvero, la realizzazione, ad onta della volontà contraria dei contribuenti, ed in pieno XXI secolo, di un manufatto definibile quale “reperto di archeologia industriale” : la “moderna”, “efficiente” ed “efficace” , nei suoi effetti, “centrale a carbone” che, forse, nei reconditi sogni di qualcuno, potrebbe, in un non lontano futuro, anche essere adibita a “bruciare” CDR.

    Il panorama é inquietante, ove si considerino alcuni eventi, quasi coevi alla realizzazione del manufatto in questione, come la dibattuta riattivazione della tratta ferroviaria non elettrificata CIVITAVECCHIA - ORTE, sulla quale poi é calato il silenzio, e la presenza, inspiegabile, di un tronco di binario che adduce alla carboniera della centrale. Sembra opportuno, inoltre, collocare in una corretta prospettiva politica anche quei “carbonari”, nel senso di corresponsabili, locali e non, della realizzazione della centrale, che nulla hanno a che fare, dal punto di vista motivazionale, con quelli di risorgimentale memoria: sembra gravare, su tale nebuloso e controverso panorama, un grande interrogativo: “perché una centrale a carbone in pieno XXI secolo? Cui prodest?”

    C’è, forse, dietro l’anacronismo tecnologico di tale manufatto, l’occulta regia di una qualche “lobby” che sta piegando ai propri interessi quelli di un’intera popolazione: forse che la centrale a “carbone” rappresenta solo una fase transitoria verso l’uso del “CDR”, in un disegno occulto perseguito da questi controversi, moderni e poco trasparenti “carbonari”?

    Le proposizioni in merito di un rappresentante del governo, peraltro non molto lontane nel tempo, unitamente al rincorrersi di notizie, circa la realizzazione di un “bruciatore” nell’area comprensoriale, in cui smaltire rifiuti , così come le contestuali voci inerenti l’ubicazione di un “bruciatore” nell’ambito dell’area militare del Centro NBC, sembrano disegnare, nella loro contraddittorietà topografica, scenari “volutamente” confusi e preparatori della pubblica opinione sulla “comunque inevitabile presenza” di un “bruciatore” nel comprensorio .

    In merito, si ritiene opportuno far riferimento ad un recentissimo comunicato della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente-Alto Lazio, circa la situazione riguardante la presenza del mercurio nell’ambiente, peraltro già denunciata da Greenpeace, che riporta testualmente come: “…in seguito alla conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord ci sarà un aumento del 50% delle emissioni di mercurio (Valutazione di Impatto Ambientale, Relazione Istruttoria, pag.39, rigo 26)”.

    Inoltre, nel decreto di Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale in questione, a pag.18-rigo 16 si legge che: “..si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 08 microgrammi/Nm3”.

    Nella consapevolezza che l’inesistenza di una “coscienza sociale” risulta ampiamente dimostrata dati fatti, ci si deve chiedere come facciano il Sig. De Sio e la sua compagnia di fedelissimi sostenitori militanti in “Freedom”, a trovare ulteriore spazio presso la stampa, ed ancora , bisogna chiedere e chiedersi con quale coraggio politico qualcuno possa ipotizzare un ritorno del Sig. De Sio alla vita pubblica."

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    Differenziata a Civitavecchia: dopo anni di chiacchiere, i fatti?

    Comunicato dal Comitato Piazza pulita
    "Apprezziamo le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente Leonardo Roscioni che conferma l’intenzione di avviare entro l’anno anche a Civitavecchia la raccolta differenziata spinta.
    Si comincerà con il quartiere di Aurelia e auspichiamo che questa volta, dopo anni di attesa, agli annunci seguano i fatti.
    Confermiamo all’assessore la nostra disponibilità a confrontarci nel merito di un progetto operativo per rendere possibile il raggiungimento di livelli significativi di raccolta differenziata tramite il sistema “porta a porta”, che rappresenta l’ unica soluzione compatibile dal punto di vista ambientale, perché esclude l’incenerimento e l’apertura di nuove discariche, e conveniente dal punto di vista economico perché consente risparmi per quanto riguarda i conferimenti in discarica e introiti derivanti dalla vendita del materiale recuperato.
    Tutto ciò è ormai dimostrato dall’esperienza di molti comuni che attuano con successo la raccolta differenziata porta a porta.
    E’ ora che si facciano le scelte giuste e responsabili per tirar fuori la nostra città dal pantano della malagestione dei rifiuti in cui sta affondando."

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