No al carbone Alto Lazio

18 ottobre 2010

Una serata contro il nucleare



Mentre il governo Berlusconi si prepara ad attivare una centrale nucleare a Montalto di Castro, e forse anche a impiantarci un deposito di scorie sotto il culo, come documentato poco tempo fa dal Sole24Ore


 per stasera Greenpeace ha organizzato a Roma l'evento "Nuclear Emergency


"La decisione del governo Berlusconi di riaprire al nucleare è una scelta costosa, rischiosa e inutile. Ancora peggio: è una vera truffa. La verità è che il nucleare farà crescere i costi della bolletta elettrica. Persino negli USA senza finanziamenti pubblici il nucleare chiuderebbe. E perché mai l'Italia dovrebbe riprendere una scelta che altrove ha fallito? Chi ci guadagnerebbe? Certo non i cittadini!
Per questo abbiamo deciso di organizzare un evento per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo. La serata “Nuclear Emergency” si aprirà con le note speciali dei Têtes de Bois, a seguire l’eco-comicità di Diego Parassole, in scena con lo spettacolo “Che Bio ce la mandi buona”.
Interverranno anche la cantautrice partenopea, Teresa De Sio che leggerà “La cattiva sorella. Lettera alle vedove dei liquidatori di Cernobyl” e Giovanni Soldini, il navigatore italiano delle imprese in solitaria.

La seconda parte sarà tutta musicale con l’eclettismo di Adriano Bono & Torpedo Sound Machine e l’hip hop del Piotta. L’evento si chiuderà sulle note di “NO AL NUCLEARE” il brano degli “Artisti contro il nucleare” ideato da Adriano Bono & Torpedo Sound Machine per la nostra “Nuclear Lifestyle” e cantato per la prima volta a bordo della Rainbow Warrior, lo storico veliero dell’organizzazione."

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17 ottobre 2010

Pasticcio ungherese in salsa d'arsenico


Galleria dell'orrore: clicca qui

Da Greenpeace.it
"Un'intera nazione è sotto lo scacco di una valanga di melma tossica. Oggi abbiamo pubblicato i dati sul livello di velenosità dei fanghi che lunedì scorso si sono riversati nelle strade, nei campi, nei fiumi dell'Ungheria. Un paese tinto di rosso, il colore di un mix micidiale, fatto di arsenico, cromo e mercurio.

Il 4 ottobre nell'impianto di lavorazione dell'alluminio della città di Ajka, nella parte occidentale dell'Ungheria, qualcosa non ha funzionato. Come un fiume in piena, tonnellate e tonnellate di fanghi tossici sono fuoriusciti dalla struttura, inondando presto tutta la zona. Il giorno successivo, nei pressi di Kolontar, abbiamo prelevato dei campioni di acqua e fango, e li abbiamo portati ad analizzare alla Austrian Federal Environment Agency di Vienna e al laboratorio Balint di Budapest.

Oggi i risultati delle analisi non fanno che accrescere l'allarme. La concentrazione di metalli pesanti riscontrata nei campioni prelevati è preoccupante. Basti pensare che il valore dell'arsenico disciolto in acqua (0.25 milligrammi per litro) supera di 25 volte il limite consentito per la potabilità. È appurato che questo metallo danneggi l'uomo, andando a colpire soprattutto il sistema nervoso.

Si stima che 50 tonnellate di arsenico siano state liberate nell'ambiente. Le conseguenze per gli ecosistemi acquatici, le falde e la salute pubblica potrebbero essere devastanti, anche sul lungo periodo. Anche il mercurio, che tende ad accumularsi nei pesci, facilmente può passare all'uomo attraverso la catena alimentare.

Dopo l'incidente avevamo effettuato subito dei rilievi, testando nell'immediato il PH dei fanghi. Anche in quel caso, l'esito dell'esame era stato molto negativo: PH 13, elevatissimo, indice di un alto livello di capacità corrosiva dei fanghi. Per ottenere uno studio più approfondito sarà necessario attendere ancora.

Denunciamo il tentativo di occultamento da parte del Governo ungherese: diamo per scontato che loro sappiano esattamente cosa c'è nel fango. Perché deve essere sempre Greenpeace a pubblicare dati sconcertanti e informare vittime e opinione pubblica sulla realtà dei fatti?

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Porto di Civitavecchia: una "lavanderia di denaro sporco"

Da Centumcellae.it
"E dalla Campania arriva un’altra sveglia inquietante per il nostro territorio: i colleghi de “La Voce delle voci” dedicano al nostro porto addirittura la copertina del loro ultimo numero con un icastico articolo dal titolo “Il porto che Scotti – affari milionari per Vip & massoni nello scalo di Civitavecchia”, con tanto di foto sorridente del nostro primo cittadino.
Regista e direttore d’orchestra della vicenda raccontata sembrerebbe essere l’ex piduista e potentissimo Giancarlo Elia Valori; al centro degli affari in ballo “tutto ciò che fa appalto: dall’ex cementificio, allo scalo portuale, passando per termovalorizzatori”.
Perchè se “suscita appetiti smisurati e scatena una furia assassina un piccolo porto come può esserlo quello di Acciaroli, col sindaco di Pollica Angelo Vassallo crivellato di colpi camorristi. Figuriamoci che interessi possono concentrarsi in uno scalo cento volte più grande, con tutte le opere in fase di progettazione o realizzazione, come quello di Civitavecchia” leggiamo nell’articolo.
Elvio Di Cesare, presidente laziale dell’Associazione Caponnetto, avverte poi i lettori che “si registra un aumento esponenziale della presenza di nuclei familiari, manager e imprese provenienti dal casertano, ma anche dalla Calabria e dalla Sicilia, così come continue aperture flash di esercizi commerciali strani passaggi di terreni e proprietà immobiliari, aperture di sportelli bancari2. Insomma, “un’anomala, grande liquidità in netta controtendenza rispetto alla crisi economica attuale”. Rincara la dose Luigi Daga, ex assessore regionale Pci e vicepresidente della Caponnetto: “Il nostro territorio è diventato una maxi lavanderia a cielo aperto, una gigantesca macchina del riciclaggio dove la gran parte delle opere pubbliche sono finite nel mirino delle cosche. Solo qualche esempio. ‘Ndrine e Casamonica operano lungo la costa tirrenica fino a Montalto di Castro, i partenopei Di Lauro, big della coca a Secondigliano, li troviamo a Santa Marinella, i calabresi Pulvirenti, affiliati ai catanesi di Nitto Santapaola, tra Ladispoli e Cerveteri, i Rinzivillo hanno puntato soprattutto sul porto di Civitavecchia e la centrale Enel in fase di riconversione; e ancora i Gallo-Cavalieri da Torre Annunziata sono impegnati nei traffici illeciti tra Civitavecchia e Ladispoli”.
Ce n’è per tutti i gusti insomma; se le rivelazioni fatte dovessero trovare tutte riscontro “La Voce delle Voci” prefigura il nostro litorale in procinto di sprofondare in una piega nerissima e piena di melma.
Dettagliata e molto inquietante la presentazione che l’articolo fa del presidente di Sviluppo Lazio: Elia Valori viene definito “uno dei pochi uomini al mondo capace di tessere affari con israeliani e palestinesi al tempo stesso, piduista della prima ora (espulso da Licio Gelli in persona) e fervente opusdeista, amico di magistrati che contano e nel mirino di altre toghe. Per fare un paio di esempi: era al centro delle indagini targate Luigi De Magistris alla procura di Catanzaro, soprattutto per gli affari della sua Torno International; ed è tra gli indagati della cordata Alitalia-Cai”. E un bel giorno, sottolinea l’articolista, decide di sbarcare nel porto di Civitavecchia. “Tra i più accesi sostenitori dell’iniziativa – raccontano in ambienti marittimi locali – i sottosegretari Giuseppe Maria Reina e Vincenzo Scotti. E quest’ultimo a quanto pare avrebbe anche interessi economici nell’operazione Privilege”. E’ infatti al timone della Privilege Fleet Management Co spa, Scotti, il quale non ha mancato di aprire la manifestazione per la posa della prima pietra all’Hotel Regis di Roma, nonché di visitare ufficialmente il cantiere a fine settembre 2009, insieme a Reina e al presidente della commissione finanze del Senato Mario Baldassarri. Valori sarebbe quindi secondo l’articolo al comando del Consorzio SviluppoMediterraneo e di Centrale Finanziaria Generale spa , che hanno siglato con il Comune una sorta di intesa a tutto campo per “favorire un processo di sviluppo nell’area a nord della capitale” attraverso “uno studio di fattibilità delle infrastrutture a servizio della piattaforma logistica civitavecchiese”. E cioè (ne vengono citate alcune): “Aeroporto cargo e turistico a Tarquinia, distri-park tra Civitavecchia, Allumiere e Tarquinia, ampliamento della zona industriale del porto e dell’interporto di Civitavecchia, collegamenti infrastrutturali, in primis la linea ferroviaria Capranica-Orte e la superstrada Viterbo-Vetralla”.
Tra i partner internazionali più interessati ai progetti del futuro, i cinesi. “E’ proprio Valori che ha guidato a Civitavecchia la visita del procuratore generale della Repubblica popolare cinese Jia Sun, neo ambasciatore in Italia, il quale ha incontrato il sindaco, visitato il porto e successivamente il comune di Tarquinia – prosegue l’articolo in questione – Si sono poi svolti vari incontri con la società Hna, pubblicizzata dal comune di Civitavecchia come il terzo gruppo cinese per importanza nei settori commerciale, turistico e logistico, incontri che si sono svolti nella sede della Centrale Finanziaria, dopo i quali gli stessi vertici municipali hanno deciso di inviare una propria delegazione all’Expo 2010 di Shanghai”. Del resto, si fa notare, è in cantiere la realizzazione di una maxi “Terminal Cina/Asia” per il carico e lo scarico di container previsto proprio all’interno dello scalo.
Altro attore di questa mega spartizione di appalti sarebbe secondo “La Voce delle Voci” il nostro primo cittadino Gianni Moscherini, di cui i colleghi partenopei ripercorrono le ardite acrobazie da una parte all’altra degli schieramenti politici per rimanere in sella al porto e la sua particolare acquiescenza verso l’Opus Dei. Emergono poi molte figure interessanti nel fitto gioco di relazioni che leggiamo nel pezzo e che aprono diverse ipotesi, cioè quella di Salvatore Barone, originario di San Piero Patti, con precedenti operativi nel porto di Gioia Tauro: “Non solo – si rileva – nelle aree portuali pullulano una sfilza di società a lui riconducibili ma a quanto pare la gran parte degli immobili che si trovano a ridosso delle mura del porto storico, fanno capo a sue società. Altro legame forte di Barone è quello con la potente famiglia messinese dei Franza. Un’altra sigla, Interminal, si occupa invece delle operazioni portuali delle navi Tirrenia e avrebbe intenzione – raccontano alcuni addetti ai lavori – di mettere a segno un colpo che fa gola a molti, un district park nell’area portuale. Interminal è controllata da un casertano, originario di Parete, Nicola Di Sarno, che con un’altra sigla – Interport – monopolizza i lavori gru nel porto di Gaeta. Un esponente di spicco del potente clan napoletano dei Nuvoletta era suo padre”.
Ma il quadro affrescato non finisce qua; tra i tanti progetti che ci sarebbero in ballo ci sarebbe anche “quello di una centrale a biomasse”; localizzazione prevista ‘Formicone’, piccola frazione tra Tuscania e Tarquinia. A “generare” l’idea è la Tuscania Bioenergia, amministrata da Valerio Bitetto, “ingegnere, ex dirigente Enel, massone, ma soprattutto arrestato e condannato per concussione nella Mani pulite milanese del ‘92: era infatti il collettore craxiano delle mazzette Enel. Bitetto è anche titolare del 60 per cento di azioni della società di progettazioni Tecnoplan, il cui 40 per cento fa capo a Sirco spa”. Ora stando all’articolo, soci di Sirco sarebbero Giorgio Ghiron, Massimo Ciancimino e l’avvocato Giovanni Lapis. Tutti condannati dal tribunale di Palermo, in primo grado, a 5 anni e 8 mesi per riciclaggio di danaro proveniente proprio dal “tesoro” dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Last but not least verrebbe da dire. Leggiamo anche per Civitavecchia, di svariati percorsi di vita e affari relativi ai personaggi della tristemente nota “cricca” di Diego Anemone; si cita ancora nell’articolo l’operazione “Cobra”, indagine su un consorzio oscuro interessato ad appalti nei lavori pubblici del centro Italia (tra cui nel porto di Civitavecchia) che vide coinvolto il padre di Diego, Dino Anemone; non solo “Altro giro, altra impresa. – si continua incalzanti – Eccoci alla Elettrica Leopizzi srl, sul cui ponte di comando siede Marco De Santis, fratello di Fabio, il provveditore alle opere pubbliche finito in galera per Criccopoli (corruzione il capo d’accusa). Una Leopizzi a tutto campo, nel porto di Civitavecchia, capace di aggiudicarsi appalti, con regolarità, ogni anno. Nell’azionariato spicca una presenza, quella di una cooperativa a responsabilità limitata, Conegliano, che fa capo, guarda caso, agli Anemone. Soldi a palate ma ‘zeru risultati’ per una sigla che alcuni anni fa era intenzionata a gestire l’interporto di Civitavecchia, Icpl, con la benedizione di Ercole Incalza, altro protagonista della Cricca”. Si cita anche il nome dell’ex assessore ed ora dirigente Enzo De Francesco, che il giornalista indica come amico di un altro big della cricca, Valerio Carducci legatissimo a sua volta di Moscherini.
Un quadro, quello rappresentato, che può essere interpretato da molti delirante, da altri fantasioso, da altri verosimile, da altri veritiero. Difficile ricostruire e accertare la verità dei fatti raccontati. Ma tantissimi i dubbi che si insinuano nelle nostre menti.

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16 ottobre 2010

Yuzhou, Cina: 37 morti nella miniera di carbone (aggiornamento)

"ANSA: Esplosione in miniera cinese: 21 morti, 16 intrappolati (aggiornamento)
Almeno 21 morti e 16 persone intrappolate. E' il bilancio ancora provvisorio dell'esplosione avvenuta questa mattina in Cina nella miniera di carbone della citta' di Yuzhou, nella provincia centrale dell'Henan. Una squadra di 70 soccorritori si e' precipitata sul posto dopo le notizia dell'esplosione, e in queste ore e' corsa contro il tempo per salvare i superstiti. Le sedici persone intrappolate sarebbero state localizzate, ma le notizie arrivano confuse e non si conosce a quale profondita' siano rimasti bloccati i minatori.

Secondo i media locali, al momento dello scoppio - le 6 del mattino ora locale -

c'erano nel sottosuolo 276 operai, 239 dei quali sono riusciti a mettersi in salvo. Le operazioni di salvataggio vanno avanti da ore, con i soccorritori che stanno combattendo contro tonnellate di polveri di carbone, rischi di frane e un livello altissimo di gas ancora presente all'interno della miniera: il 40%, ha riferito la China Central Television, ovvero 40 volte eccedente il normale livello, stimato attorno all'1%.

La tragedia, l'ennesima che si verifica in Cina, arriva a pochi giorni di distanza dal clamoroso salvataggio di 33 minatori cileni, che hanno trascorso piu' di due mesi sottoterra. La miniera appartiene alla Pingyu Coal & Electric Co. Ltd ed e' lo stesso impianto in cui nel 2008 persero la vita 23 minatori per un incidente analogo. Le morti nel sottosuolo non sono purtroppo un'eccezione in Cina. L'industria mineraria del Paese e' gestita infatti da imprenditori spesso improvvisati che non si curano delle piu' elementari norme di sicurezza.

Lo scorso anno piu' di 2.600 minatori hanno perso la vita in incidenti causati da esplosioni, crolli e inondazioni. Quest'anno, secondo la stampa cinese, il governo ha chiuso d'autorita' piu' di 1600 miniere illegali e ha varato una nuova legge per cercare di responsabilizzare i proprietari delle miniere, obbligandoli a scendere con i propri dipendenti nel sottosuolo e ad effettuare anche personalmente delle ispezioni.

Ma le cose non sembrano migliorare, anche perche' i proprietari, a scendere sottoterra, non ci pensano affatto e spesso mandano al loro posto assistenti o manager. Sono loro cosi' a rimetterci la pelle, come e' successo oggi: due manager sono morti per asfissia in una miniera di rame nella regione autonoma del Guangxi. Hanno perso la vita a 800 metri di profondita', mentre facevano proprio un'ispezione."

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Colombia, due probabili vittime nelle miniere di carbone

ANSA 14 Ottobre
"Due minatori sono intrappolati da oltre 48 ore a circa 60 metri di profondita' di una miniera di carbone colombiana. Ma una nuova esplosione di gas grisu' avvenuta all'alba di oggi, rende ancor piu' difficili le possibilita' di salvarli. Lo rende noto la radio Caracol precisando che sul posto, a Tasco, circa 200 km da Bogota', i soccorritori stanno scavando un tunnel parallelo per raggiungerli, mentre i familiari sperano che si ripeta 'il miracolo del Cile'."

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Civitavecchia 10 / 10 / 2010 ore 9.20, il carbone pulito fa bella mostra di sé


Centrale TVN Torrevaldaliga Nord (enel) a carbone, Civitavecchia

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"Annullamento elezioni regionali Lazio 2010"

Riceviamo da Rete Dei Cittadini
"Il T.A.R. del Lazio ha fissato la data del dibattimento per l’annullamento delle elezioni regionali LAZIO 2010 per il prossimo 21 ottobre.

Il ricorso è stato presentato da Orazio Fergnani e David Rorro della lista civica RETE DEI CITTADINI, che nello scorso marzo ha presentato – inaspettatamente – la candidatura di Marzia Marzoli alla presidenza della regione Lazio.

L’oscuramento totale attuato da quasi tutti i media ha impedito alla maggior parte degli elettori laziali di esercitare correttamente il proprio diritto di scelta, lasciandoli nell’errata convinzione di poter scegliere tra due sòle antagoniste. I cittadini del Lazio sono stati privati così della possibilità di conoscere l’esistenza di una terza candidata e di uno schieramento davvero innovativo nei concetti e nei programmi.

Dimostrazione della violazione è la condanna inferta alle reti televisive dall’A.G.COM, organo di controllo della par-condicio, che ha multato i direttori dei telegiornali TG1 e TG5 per 100mila euro dopo aver riscontrato “una marginale presenza di altre forze politiche, in particolare delle nuove liste che si sono presentate alle elezioni, in violazione del richiamo già rivolto alle emittenti ad attuare il riequilibrio dell’informazione nei notiziari” (DELIBERA N. 62 /10/CSP) http://www.agcom.it/default.aspx?DocID=3967.

Su queste basi il giudice, respingendo nel contempo tutti gli altri ricorsi presentati, ha ritenuto fondato quello della RETE DEI CITTADINI.

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Gli estremi del ricorso al T.A.R. del LAZIO sono: Anno 2010 nr. 3835 e 3836.

I documenti di approfondimento tra cui il provvedimento A.G.COM e il documento del T.A.R. che fissa l’udienza per il 21 ottobre sono su http://retedeicittadini.it/?page_id=4855.

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14 ottobre 2010

Google investe 5 miliardi nell'eolico

Da Businessonline
"Google non solo padrone del mondo del web: il più grande motore di ricerca del mondo, dopo essersi imposto come principale strumento di ricerca, dopo aver lanciato l’idea di una propria vettura che sarà in grado di guidarsi da sola, dopo aver dato vita ad sistemi di comunicazione mail e istantanei nuovi e nuovi servizi, ora fa il suo debutto anche nel favoloso mondo delle energie rinnovabili, materia ormai sempre più attuale.

Google, in società con Good Energies e i giapponesi del gruppo Marubeni, ha, infatti, deciso di investire 5 miliardi di dollari per dar vita ad una nuova rete di trasmissione che collegherà le turbine a vento offshore, lungo la costa atlantica dal New Jersey alla Virginia, e l’energia così generata giungerebbe ad alcuni impianti eolici appositamente costruiti.

Il progetto consiste innanzitutto nella collocazione sott’acqua di cavi di alimentazioni per un’estensione di circa 600 chilometri. Lungo tutta la East Coast la nuova rete sottomarina faciliterà il trasporto di corrente con due vantaggi: la riduzione del costo dell'energia eolica e un incentivo a sviluppare le pale eoliche offshore che sono le più gradite perché non deturpano il paesaggio, giacchè possono essere collocate a molte miglia dalle spiagge ed essere, dunque, invisibili dalla terraferma.

La costruzione avrà inizio nel 2013 e il sistema, battezzato Atlantic Wind Connection, comincerà a funzionare dal 2016. Jon Wellinghoff, presidente dell'authority di settore, la Federal Energy Regulatory Commission, ha detto che si tratta di uno dei più interessanti progetti mai visti.

Anche la più grande organizzazione ambientalista americana, il Sierra Club, accoglie con entusiasmo la nuova iniziativa firmata Google: “Sono queste, dice la sua direttrice Melinda Pierce, le idee audaci di cui l'America ha bisogno per fare un balzo nel futuro”.


Autore:

Marianna Quatraro

NB: Google non era nuova a investimenti nelle rinnovabili e per l'efficienza energetica, NdR

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Leonardo Roscioni, l'illuminato carbonofilo

Attacco di G. Pedrini (Fiamma) all'ipocrisia di Roscioni, Ass. all'Ambiente di Civitavecchia

“Non impedire ma regolamentare!”, questo il “metodo” adottato dall’ emerito Assessore all’Ambiente , Sig. Leonardo Roscioni, secondo quanto recentemente riportato sulla stampa locale . Nulla da eccepire su questa metodologia “illuminata” anzi , ci sarebbe da augurarsi che venisse fatta propria anche da tutti gli altri “ augusti” personaggi poggianti il loro sedere e, purtroppo sembra solo quello, sulle poltrone del Pincio.

Benvenuto sia un sistema di lavoro che faccia della “regola” e della conseguente “regolamentazione” il principio ispiratore per la gestione della “cosa pubblica”: in verità se ne avvertiva un grande bisogno e non in senso ironico ma in senso concreto.
Certo che una volta fissata la “regola” occorre che essa divenga oggetto di continui controlli, da parte degli organi responsabili, per quanto ha tratto con i suoi aspetti applicativi concreti : gli ultimi avvenimenti connessi con il settore urbanistico sembrano impartire significativi insegnamenti in tal senso.
Ci sembra di comprendere ,peraltro, che dietro questo efficace metodo di lavoro , propugnato dal meritevole nonché emerito Assessore , si scorga la necessità di un maggiore rispetto verso l’ambiente attraverso il controllo di uno dei fattori inquinanti più moderni e più subdoli , ovvero “l’elettrosmog” e questo depone a favore dell’Assessore in questione o, meglio, della sua serietà e della sua coerenza sociale.
Ciò necessariamente premesso , occorre che ora il citato Assessore ci illustri come intende “regolamentare” l’inquinamento da “amianto” dopo che i suoi predecessori sulla poltrona all’Ambiente “non hanno impedito” il suo verificarsi e non lo hanno nel contempo “regolamentato”: sappiamo tutti che un ‘infinitesima parte di amianto inalata é causa d’insorgenza di una terribile forma tumorale chiamata “meselioma”.
Come sicuramente il solerte Assessore sa , nel comprensorio sono sparse tonnellate di “eternit” , abbandonate all’incuria ed all’azione degradante degli agenti atmosferici e , quindi , libere di diffondere nell’ambiente le loro pericolosissime microfibre.
Peraltro “ l’eternit” costituì nel ventennio 50/70 una delle componenti costruttive utilizzate in maggior quantità in campo edilizio anche e soprattutto nell’edilizia scolastica: sarebbe forse il caso di procedere ad un bel controllo degli edifici scolastici cittadini ,tanto per iniziare , non crede, Sig.Roscioni?
Ma mi tolga una curiosità: Lei é lo stesso Roscioni (FI) che con la giunta De Sio votò per la conversione a carbone della centrale?
In caso affermativo comprendo, ora , il suo tanto propagandato metodo: infatti “non impedì” la realizzazione della conversione , ma , purtroppo , dimenticò di chiederne la “regolamentazione” degli effetti ,ma forse , dimenticò. di leggere con attenzione tanto la “Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale”, Relazione Istruttoria,pag.39,rigo 26 in cui si può leggere “…in seguito alla conversione a carbone della Centrale di Torre Valdaliga Nord ci sarà un aumento del 50% delle emissioni di mercurio” quanto il “Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale della Centrale” in cui é possibile leggere , a pag.18-rigo 16 , che : “..si esprime perplessità riguardo al fatto che le emissioni di mercurio possano essere effettivamente contenute nel valore dichiarato di 08 microgrammi/Nm3”. Per sua ulteriore informazione Le rendo noto che in un esemplare di sogliola pescato al largo di Civitavecchia si sono riscontrati valori di mercurio in misura 10 volte maggiore del consentito.
A questo punto ci sembra che sia giunto per Lei il momento di “regolamentare” sé stesso: torni a casa, insieme a tutti quelli che con Lei regalarono alla città questa immensa fonte di inquinamento ambientale,così almeno darà un bell’esempio concreto della sua serietà e della sua coerenza politica e sociale!!

Gabriele Pedrini (Segretario Federale Fiamma Civitavecchia-Rm Nord)

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13 ottobre 2010

Effetti dell'inquinamento sulla salute dei bambini: crescono i tumori in età pediatrica

Da Salus.it Riportiamo l'articolo "Aumentano i tumori dell'infanzia, un sintomo dell' ambiente inquinato" del 11/10/2010

"Al Congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, pediatri e medici dell’ambiente si sono confrontati sul binomio ambiente e neoplasie infantili. In Italia si registra un aumento delle neoplasie infantili del 2 per cento ogni anno. L’incremento più consistente riguarda i bambini sotto l’anno di età e alcune forme tumorali: leucemie, tumori del sistema nervoso centrale e linfomi. Da una lato si assiste a un cambiamento radicale dell’ambiente per mano dell’uomo, dall’altro si registra un notevole aumento di tumori dell’infanzia. Quale relazione intercorrere tra questi due scenari?

Sabato scorso, alla sessione conclusiva del XXII congresso nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri (Palermo, 7-9 ottobre), è intervenuto sul tema “cancerogenesi ambientale e neoplasie infantili” Ernesto Burgio, Pediatra, Coordinatore nazionale del Comitato Scientifico di ISDE (International Society of Doctors for Environment).

In Europa negli ultimi 20 anni si è registrato un incremento medio annuo dell’1,2 % di neoplasie infantili e del 2% di neoplasie adolescenziali. In Italia la situazione è ancora più preoccupante: tra il 1988 e il 2002 si è osservato un aumento della frequenza annua del 2% e il tasso di incidenza per tutti i tumori pediatrici è stato più alto di quello rilevato negli Stati Uniti e nel resto d’Europa. Inoltre, l’incremento più consistente ha riguardato i bambini sotto l’anno di età (+ 3,2%) e alcune forme tumorali (linfomi: + 4,6% annuo; tumori del sistema nervoso centrale: + 2,0% annuo) che hanno registrato in Italia un incremento senza precedenti.

“È urgente e necessaria una riflessione approfondita su questi dati: l’incremento delle neoplasie infantili rappresenta un dato significativo e inquietante, che mette in discussione gli attuali modelli di cancerogenesi, che definiscono il cancro come una malattia genetica, conseguente a mutazioni essenzialmente casuali (stocastiche) e selezionate in quanto vantaggiose”, afferma Burgio al Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri.

Come possiamo spiegare questo aumento dei tumori già in età pediatrica? La risposta andrebbe ricercata, secondo Burgio, nell’ambiente: “L’incremento dei tumori in genere sembra poter essere un segno-sintomo dell’attuale modello di sviluppo e della conseguente trasformazione molecolare di tutte le matrici dell’ecosfera. Se il cancro fosse una conseguenza di mutazioni essenzialmente casuali, non si spiegherebbe l’aumento di frequenza registrato in pochi decenni, in particolare tra i bambini. Secondo la teoria dell’origine epigenetica delle malattie dell'adulto è probabile che anche i tumori (al pari di molte patologie croniche, infiammatorie e degenerative, tutte del resto in notevole aumento: obesità, diabete di tipo 2, allergie, malattie immunomediate e neurodegenerative) siano il risultato di un processo che inizia in utero (o addirittura nelle cellule germinali) e che induce una riprogrammazione forzata di vari organi e tessuti (programming fetale). Per meglio inquadrare il problema bisogna rifarsi ai modelli molecolari più recenti, secondo i quali il genoma sarebbe un’entità al contempo unitaria e dinamica: una sorta di network molecolare complesso la cui componente più fluida (l’epi-genoma) sarebbe in grado di auto-modificarsi, per adattarsi alle continue modificazioni dell’ambiente. L’esposizione crescente a piccole quantità di agenti potenzialmente genotossici presenti in ambiente favorirebbero queste trasformazioni e, nel lungo periodo, l’insorgenza di mutazioni.”

“In questo senso il cancro dovrebbe essere considerato – spiega ancora Ernesto Burgio - una malattia al contempo genetica ed epi-genetica: (la conseguenza di) un processo evolutivo distorto che ha le sue prime radici in utero o addirittura nei gameti ed è favorita dall’inquinamento, cioè dalla suddetta trasformazione molecolare dell’ambiente. L’incipit del processo può avvenire già nei gameti dei futuri genitori, o nelle cellule dell’embrione o del feto, che sono particolarmente plastiche (poco differenziate) e in continua proliferazione.”

Nella lista delle sostanze che minano la stabilità del genoma trovano posto molecole chimiche (benzene, diossine, idrocarburi poliaromatici, pesticidi), metalli pesanti, campi elettromagnetici. “Tutti questi agenti che l’attuale modello di sviluppo ha moltiplicato e diffuso nell’ambiente possono agire sinergicamente sulle nostre cellule e, in particolare, sul genoma dell’embrione e del feto, rendendolo instabile e aprendo la strada alle mutazioni e, in particolare, alle traslocazioni tipiche di molti tumori infantili”, conclude Burgio.

L’IMPEGNO DELL’ACP
Il tema del rapporto fra ambiente e salute del bambino non poteva mancare all’appuntamento annuale dell’ACP, attivamente impegnata per la tutela della salute del bambino e dell'adolescente nei confronti dell'inquinamento ambientali. Al suo interno è stato istituito un gruppo ad hoc “Pediatri per un mondo possibile” (gruppo PUMP).

Da anni il gruppo PUMP collabora con l’Associazione medici per l’Ambiente ISDE per:
• sensibilizzare e informare correttamente le istituzioni locali e nazionali, i genitori e gli insegnanti sui rischi ambientali e su cosa può essere fatto per proteggere i propri figli;
• formare pediatri e medici di medicina generale sulle patologie legate al rischio ambientale e le loro modalità di prevenzione;
• intervenire con dei progetti locali per un ambiente salutare.

Il Congresso non ha chiesto sponsor dall’industria farmaceutica e dalle aziende produttrici di latte per l’infanzia, in linea con il codice etico di autoregolamentazione sottoscritto dell’ACP a garanzia dell’indipendenza e della trasparenza della propria attività sociale a protezione della salute del bambino.

Palermo 9 ottobre 2010

Fonte e maggiori info:
Ufficio stampa ACP
www.acp.it

Vedi anche QUI

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La destra reggina oppone un fermo rifiuto al carbone a Saline Joniche

Fonte
“Si ritorna a parlare di centrale a carbone a Saline. La società SEI non demorde e ciò malgrado le reazioni che a vari livelli sono scaturite da settori politici e culturali a difesa dell’ambiente; bene che, una volta compromesso, non può più essere recuperato.” E’ quanto afferma in una nota L’onorevole Natino Aloi. “Qualche anno fa manifestai nel corso di un incontro popolare in piazza a Saline la mia più decisa opposizione nei confronti di un progetto che ritenevo letale per la salvaguardia del valore del territorio la cui vocazione non si concilia certo con la presenza del carbone. D'altronde la storia, e di ciò ne sono stato testimone, insegna che certi errori come il centro siderurgico, la centrale a carbone di Gioia Tauro, fortunatamente mai realizzati, pesano sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio, e per restare a Saline la vicenda della Liquichimica, salutata con molto entisuaismo dai politici di allora –posegue Aloi - vide oppositori il sottoscritto, il senatore Franco, l’onorevole Tripodi e l’onorevole Valenzise, che come parlamentari dell’Msi non accettammo l’assurda scelta operata dal governo di quel tempo. Ed i fatti ci dettero ragione. Oggi si vuole riproporre con ambiguità ed alchimie politiche il tema del carbone come fonte d’energia, quando, come risaputo, la nostra regione non solo produce per sé energia ma abbondantemente ne esporta. Ecco le ragioni di un no deciso – conclude l’Onorevole Aloi - che segni la fine di ogni ambiguità e compromesso senza ovviamente rinunciare a progetti alternativi idonei alla vocazione del territorio."

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