No al carbone Alto Lazio

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8 luglio 2011

Carbone a Porto Tolle, dove si spinge il lobbismo velenoso

Un contributo di Vanni Destro sulla scandalosa vicenda del carbone a Porto Tolle. Sul medesimo argomento anche Greenpeace e M. Scalia

"Niente da dire, il progetto di riconversione a carbone deve essere proprio buono. Talmente buono da richiedere l'impegno della Giunta, del Consiglio regionale del Veneto e addirittura del Governo in sede di Finanziaria per farlo procedere. E tutto ciò a fronte di un'indagine della magistratura a carico dei vertici Enel e di alcuni componenti delle commissioni VIA regionale veneta e nazionale per l’ipotesi di abuso d’ufficio per le procedure e i documenti che avevano permesso alle medesime di dare l’ok al
progetto di riconversione e di una sentenza del Consiglio di Stato che boccia la stessa.

Si, perché, oltre all'inutile, ai fini della riconversione, modifica dell'art. 30 della legge 36/97 istitutiva del Parco del Delta del Po, su cui si stanno avvitando in Regione Veneto perché pressati da sindacati, amministratori, politici vari e imprenditori privi di lungimiranza, ora spunta un emendamento in Finanziaria.

Riprendendo l'articolo del decreto incentivi 2010 che apriva, considerando sufficiente l'abbattimento del 50% delle emissioni rispetto alla centrale preesistente (a oliaccio combustibile, funzionante per 25 anni senza autorizzazione,dal 1980 a 2005, quando
fu posta in "riserva energetica", anche questa piena di condanne e pendenze), la strada al carbone, richiusa dal Consiglio di Stato che richiamava all'obbligo delle comparazioni con altri combustibili per definirne l'impatto, tale emendamento esonererebbe dall'obbligo
comparativo.

Non ci si dica che ciò viene proposto per i posti di lavoro, visto che nella stessa Finanziaria erano previsti tagli, fortemente voluti dal Ministro della semplificazione Calderoli, deli incentivi alle fonti rinnovabili con una perdita di 250000 posti di lavoro da qui al 2020 e
la distruzione dell'unico settore che "tira" economicamente con un giro d'affari corrispondente a quel punto di PIL che è pure la crescita prevista a livello nazionale per l'anno corrente.

Non ci si racconti che è per abbassare il costo dell'energia elettrica visto che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha appena comunicato che in Italia, a fronte di un costo superiore in bolletta rispetto al resto d'Europa (per l'industria iil 26% in più, ad
esempio), se depurato dalle tasse, il costo di produzione è in linea con la media europea.

Non è più semplice dire: li si usa il carbone perché così piace a noi e le leggi ce le tagliamo e cuciamo come vogliamo, chiaro? Anche certe leggi comunque sono impugnabili e chissà che in Regione Emilia Romagna, dove di carbone non ne vogliono sapere, qualcuno non ci stia già pensando...

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2 luglio 2011

Porto Tolle, con la modifica della legge il Parco Delta del Po a rischio

Da RovigoOggi
L'associazione Lega italiana protezione uccelli impugna carta e penna e scrive ‘indignata’ al governatore della regione, Luca Zaia, per la modifica della legge 30 del parco Delta del Po. L’associazione ambientalista è assai preoccupata per la fauna del parco naturale che, con la riconversione della centrale, ‘potrebbe’ essere seriamente compromessa.
“Il bene comune e la somma di ciò che è necessario nell'interesse di tutti - cita la nota scritta da Luciano Marangoni delegato provinciale della Lipu - gli interessi dei singoli tutti insieme non fanno il bene comune ma la somma dei singoli interessi. Il carbone non e’ necessario ed e’ anzi inopportuno sia per la salute delle persone (asma, bronchite, tumore hanno anche un enorme costo sociale), sia per le attività economiche tradizionali dell’area del Parco del Delta del Po”.
Luciano Marangoni prosegue poi ribadendo il concetto che “personalmente non mi ritengo contrario alla riconversione della centrale ma sono assolutamente convinto della necessita’ che avvenga utilizzando il gas del rigassificatore che si trova lì accanto, o meglio ancora l'avvio di una centrale fotovoltaica, sappiamo entrambi che occorre velocizzare da subito l’utilizzo di energie rinnovabili, e questa sarebbe un’ottima occasione”.

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26 giugno 2011

Legambiente Veneto: Zaia perde il suo tempo, convinca enel a riconvertire a metano

Da LegambienteVeneto una risposta ai troppo facili proclami di vittoria delle lobby pro-carbone sulla riconversione a Porto Tolle

"In Legambiente strappa un sorriso l’eccessivo ottimismo del governatore del Veneto Zaia che dichiara: “Oggi la giunta regionale ha chiuso la partita della centrale Enel di Porto Tolle” annunciando l’approvazione in Giunta regionale di un disegno di legge che va a modificare l’articolo 30 della legge regionale n. 36 del 1997, istitutiva del Parco regionale del Delta del Po.

“Se Zaia ritiene che il problema sia risolto – dichiara Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto – si sbaglia di grosso. Non solo perché la nostra opposizione non cesserà, ma soprattutto perché le ragioni che hanno portato il Consiglio di Stato ad annullare la riconversione a carbone non verranno meno”.

All’associazione ambientalista appare pura retorica, buona per tener buoni i sostenitori del carbone, l’affermazione, sempre di Zaia, che “la modifica dell’art. 30, come prevista nel provvedimento che è stato adottato, e che è stato inviato al consiglio regionale per l’approvazione definitiva, ci permetterà di recuperare quasi il 90 per cento del lavoro fatto in questi sei anni”.

Tale sicurezza cozza contro la sentenza del Consiglio di Stato dove si dice che è ammissibile “una differente alimentazione solo a condizione che siano utilizzate “fonti alternative di pari o minore impatto ambientale”. Il problema è proprio qui: Enel, salvo asserire falsità, non potrà mai dimostrare che il carbone ha “pari o minore impatto ambientale”. Oppure la Regione Veneto vorrà legiferare per alimentazioni peggiorative nel Delta del Po?

Quand’anche una eventuale nuova legge regionale riuscisse, con artifici, a ignorare tali limitazioni, resterebbe in piedi la normativa nazionale sulla VIA, scoglio difficilmente aggirabile.

Ma la sentenza non si limitava alla questione alimentazione. Richiamava il parere dell’Arpa Veneto e la decisione della Commissione Regionale Via che prospettava ad Enel, pur in un parere favorevole, alcune decine di raccomandazioni e prescrizioni. Cancellare anche le riserve dei tecnici regionali?

Potrà poi l’Enel riproporre lo stesso progetto ignorando le linee guida comunitarie relative ai grandi impianti di combustione per quanto riguarda le emissioni, così come ha rilevato il Consiglio di Stato?

“Ci permettiamo – conclude Bertucco - di consigliare al governatore Zaia, alla Giunta regionale e al Consiglio di dedicare le proprie attenzioni ed energie a convincere l’Enel a riconvertire a gas Porto Tolle. Ne guadagnerà il Delta del Po, la sua popolazione e il Veneto si avvierà sulla augurabile strada della riconversione pulita del proprio apparato energetico

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Riconversione a carbone Polesine Camerini (Porto Tolle), proposta di referendum popolare

Da IlRestodelCarlino

"L'ormai annosa questione relativa alla riconversione della centrale di Polesine Camerini sta assumendo aspetti davvero surreali". Lo scrive il coordinamento polesano della federazione della sinistra. Poi prosegue: "I difensori del carbone non vogliono nemmeno sentir parlare di altre soluzioni, che permetterebbero maggior attenzione per il territorio e la salute della popolazione, nonché il rispetto della legge. Si difendono a spada tratta le indicazioni di ENEL, anche se da 10 anni a questa parte (ricordiamo la vicenda dell'orimulsion) quest'azienda non ha dimostrato particolare rispetto per questo territorio".

"Dall'altra parte c'è chi, preoccupato per i danni all'ambiente, alla salute e alle attività economiche legate al Parco, quali la pesca, l'agricoltura, il turismo e il commercio, dice no al carbone e propone alternative diverse, tra cui il metano.Come uscire positivamentedaquesta situazione? Modificando frettolosamente la Legge Regionale sul Parco per cercare di rendere quasi inutile la sentenza del Consiglio di Stato? Cosa probabimente inutile, perché tale sentenza dice chiaramente che l'unico problema non è costituito dalla legge regionale, ma da normative superiori e da un'incompatibilità sostanziale del carbone con quest'area. Senza contare la pessima immagine che la legge si piega all'interesse dei potenti".

"Che ricorda un po' le classiche situazioni all'italiana in cui, quando si riscontrano superamenti dei parametri ambientali in una data area, anziché intervenire sugli inquinanti... si alzano i parametri! Il modo migliore, insomma, per far perdere ulteriore fiducia nelle Istituzioni da partedei cittadini. Piuttosto, visto che, fortunatamente, siamo ancora in democrazia, invece di forzature perlomeno discutibili, invece di affrettare audizioni in cui si darà inevitabilmente ragione a chi "conta" di più a livello economico e politico, perché non si chiede il parere ai cittadini, che con quella centrale dovranno convivere?"

"Si promuova subito un referendum che coinvolga, oltre alla popolazione polesana, anchegli abitanti del Basso Veneziano e del Delta del Po Ferrarese. Chiediamo a loro se sono d'accordo nel modificare la legge sul Parco, ovvero se sono disponibili ad accettare combustibili più inquinanti del metano per compiacere agli azionisti ENEL.Potremmo anche porre il quesito sotto forma di due alternative: volete che la centrale sia riconvertita a carbone o a metano? O, meglio ancora, volete che la centrale sia riconvertita a carbone o che diventi un polo di ricerca, sviluppo e prosuzione di energie rinnovabili?Alla volontà popolare chiediamo a tutti di inchinarsi, ENEL e governo compresi.E se dal referendum l'ipotesi carbone dovesse risultare sconfitta, il governo dovrebbe costringere ENEL (che in parte è anche sua!), nell'interesse nazionale, ad avviare una riconversione che metta insieme l'esigenza di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile con lo sviluppo e la salvaguardia di un'area che potrebbe diventare strategica per il Paese."

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25 giugno 2011

L'Ass. "Fare ambiente" propone l'eliminazione di ogni limite di emissioni dalla legge del parco Delta del Po

"Fare ambiente" si chiama, ma si legge "Lobbismo mascherato". Ovvero come un soldatino dei poteri forti indossa una falsa maglietta ambientalista per servire il padrone.

"Renzo Marangon, in qualità di coordinatore di Fare Ambiente di Rovigo, ma anche ex assessore regionale all'urbanistica, propone l'abrogazione completa del primo comma dell'articolo 30 della legge costituiva l'Ente parco Delta del Po, quello che il DDL di Zaia intende modificare per spiianare la strada all'approvazione della riconversione a carbone di Porto Tolle.

La delibera di giunta secondo Marangon è infatti "troppo artificiosa" (SIC).

Fonte: Rovigooggi

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Modifiche all'art. 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n. 362 Norme per l'istituzione del parco regionale del Delta del Po

Ecco come il presidente della Regione Veneto Zaia si è mosso per modificare quella Legge che impedisce alla riconversione a carbone di Porto Tolle di essere approvata.

Nell'Allegato A al DDL "Modifiche all'art. 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n. 362 Norme per l'istituzione del parco regionale dei Delta del Po" si legge:

"Il presente disegno di legge risponde all'esigenza di aggiornare la nomiativa regionale relativa alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica nell'ambito delle aree afferenti ai comuni ricadenti nel Parco regionale del Delta del Po a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 3107 dei 2011 riguardante la realizzazione della centrale termoelettrica di Porto Tolle, alimentata a carbone e biomasse vergini.

La decisione del Consiglio di Stato, che ha annullato il giudizio di compatibilità ambientale sul progetto di trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle, rilasciato dal Ministero dell'Ambiente nel 2009, si fonda sulla previsione dell'articolo 30, della legge regionale 8 settembre 1997, n. 36, che, a parere del giudice, "si limita ad esprimere - in considerazione delie esigenze di protezione die la specificità del territorio considerato evidentemente pone - un'opzione del legislatore regionale di preferibilità per gli impianti alimentati a gas metano, ammettendo una differente alimentazione solo a condizione che siano utilizzate fonti altemative di pari o minore impatto ambientale".

E noto che il gas metano è tra i combustibili fossili meno inquinanti, se non il meno inquinante di tutti, date le sue basse produzioni di diossido dì carbonio e di ossido di nitrogeno e le basse emissioni di particelle solide e di ceneri; risulta pertanto evidente la difficoltà di applicare la nomnativa regionale laddove si vogliano utilizzare, come prevede l'articolo 30, altre fonti alternative al gas metano purché di pari o minore impatto ambientale. Peraltro, trattasi di disposizione di legge datata nel tempo che non tiene conto delle nuove tecnologie di abbattimento degli inquinanti per impianti diversi dal metano.

Stante quanto sopra, si propone pertanto un'integrazione alla normativa ìn parola che, pur mantenendo le previsioni di particolare restrizione per i nuovi impianti, consenta, ove vi siano impiantì già esistenti, di poter applicare una disciplina meno rigida ma altrettanto garantista del rispetto delle emissioni in atmosfera e della qualità ambientale, in osservanza alle nonne statali già esìstenti.

Va, infine, rilevato come il presente disegno di legge sia il frutto, a seguito di un percorso concordato con le partì socialì/sindacali/istituzìonali, di un approfondimento operato dalle competenti strutture regionali costituite in Gruppo dì Lavoro ex Dgr n. 711 del 24 maggio 2011, con le direzioni dei competenti Ministeri."

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22 giugno 2011

Porto Tolle, se il carbone è fuorilegge si modifica la legge!

Modificato il regolamento del Parco regionale del Delta del Po. Nell'allegra combriccola tutti a cantar vittoria:

"Approvando la modifica dell’ articolo 30 della legge istitutiva del parco regionale del Delta del Po, la Giunta del Veneto ha mosso un passo decisivo per chiudere a favore della riconversione a carbone la centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) bloccata dal Consiglio di Stato. Lo ha annunciato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia particolarmente soddisfatto per avere in tal modo salvaguardato «almeno il 90% della procedura fin qui attuata, vale a dire senza perdere ulteriori cinque anni di lavoro».
Secondo il governatore, che sulla questione ha provveduto a ricorrere al Consiglio di Stato, ora i tempi «saranno ravvicinati poiché abbiamo già trasmesso la delibera di modifica al consiglio regionale che con la massima velocità darà corso alla votazione». Zaia ha ricordato che «la partita è stata concordata con i massimi funzionari dei ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico. Ricordo che la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle vale 2,5 miliardi di opere e darà lavoro per cinque anni a tremila lavoratori». (Ansa, via Corriere.it)

Davanti agli affari dei potentati, il diritto non conta.

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8 giugno 2011

Porto Tolle, le milizie di enel in campo

Escono allo scoperto le milizie che enel sa mobilitare: dall'ex ministro Zaia, ora governatore del Veneto ("La Regione fa ricorso"), a Confindustria ("Dobbiamo agire per Porto Tolle"), alle sigle sindacali nazionali ("Sit-in dei lavoratori").


Chissà come mai non si mobilitano per le rinnovabili con la stessa energia. Eppure è lì che sta il futuro, è a spese nostre che si vuole a tutti i costi il carbone.

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23 maggio 2011

Sentenza Porto Tolle, pressioni sui giudici rei di far rispettare la legge

Da Agenparl.it
"Con riferimento alla fiaccolata indetta per oggi alle 17:30 a Roma in Piazza Farnese dai lavoratori della Centrale Enel di Porto Tolle, Greenpeace e WWF ritengono che esercitare pressioni di piazza mentre il Consiglio di Stato scrive le motivazioni di una sentenza sia inaccettabile, e che costituisca un'azione intimidatoria da parte di soggetti disinformati che ancora credono alle bugie di ENEL sul carbone pulito.
Oltre che essere la maggiore fonte di inquinamento da mercurio, il carbone è il principale responsabile del cambiamento climatico che è tra i peggiori nemici del delta del Po. Secondo un rapporto pubblicato dal Vaticano la scorsa settimana, il cambiamento climatico causa due milioni di morti l'anno.
Le emissioni inquinanti della centrale del Po - 7 mila tonnellate di ossidi di zolfo e di azoto - si aggiungerebbero a un "panorama" tra i più inquinati d'Italia, che già oggi è responsabile di grave impatto sanitario nella popolazione di una vasta area. Questi gas sono all'origine del particolato ultrafine, la parte più pericolosa del PM10. Ben 30 delle 48 città fuorilegge per il PM10 sono localizzate nella pianura padana (tra esse: Rovigo, Venezia, Padova, Bologna e Ferrara) e sul tema l'Italia è oggetto di una procedura d'infrazione in sede comunitaria.
I rischi posti del carbone sono quindi evidenti, senza contare che il carbone è tra i fattori che ritardano il lancio, in Italia, di una seria politica di investimenti sulle rinnovabili e l'efficienza che secondo numerose stime (nazionali, internazionali e persino sindacali) porterebbe nel nostro Paese migliaia di posti di lavoro in più di questi pericolosi progetti di riconversione.
Le Associazioni e i comitati che si sono battuti contro il carbone sono certi della serenità dei giudici che hanno valutato la cosiddetta "compatibilità ambientale" della riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle avendo a disposizione la moderna letteratura scientifica internazionale e ridando una speranza a una delle aree più fragili del Paese dal punto di vista ambientale.

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20 maggio 2011

V. Destro: ora rinnovabili per il Polesine

Da RovigoOggi
"È un buon momento per il Movimento 5 Stelle, indubbiamente. Prima il buon successo alle amministrative di Adria e Rovigo, per il quale rinnoviamo ancora i ringraziamenti a chi ci ha sostenuto e votato, non se ne pentiranno, ed ora la sentenza del Consiglio di Stato che riporta a zero le autorizzazioni ministeriali al carbone Enel.
A dire il vero ci sentiamo soddisfatti a metà sull'ultima questione anche perché ci sarebbe piaciuto che i lavori di demolizione della centrale di Polesine Camerini fossero eseguiti, senza ulteriori lavori di costruzione a seguire, ovvio, ma fermare il carbone è vitale per il Delta del Po e il Polesine intero.
E non parliamo solo degli aspetti ambientali o della salvaguardia della salute, ma anche e soprattutto del modello di sviluppo economico che il Polesine, attraverso le istituzioni politiche ed economiche, sarà ora costretto a rivedere.
Sì, perché, se da un lato quell'Enel che, ricordiamolo, non prevede un soldo da destinare alla riconversione fino al 2014 nel proprio piano economico, sappiamo che non mollerà la presa, nonostante le minacce di portare l'investimento fuori dal nostro Paese, dall'altro consideriamo non sia ulteriormente procrastinabile la rimozione dalla prospettiva futura dell'equivoco riconversione, alibi per pochi e ostacolo per tanti, per ridare spinta e vigore ad un'economia polesana che attraversa un periodo di pesante crisi.
Tra le troppe voci dolenti su Polesine Camerini, individuiamo comunque qualche segno di concreto risveglio.
Pensiamo a quanto affermato da Unindustria sulla necessità, considerato perlomeno l'ulteriore allungamento dei tempi Enel, di avviare un ragionamento su un modello di sviluppo diverso, lontano dall'ipotesi di un polo energetico polesano che, oltretutto, finora ha portato più beffe che vantaggi (pensiamo al rigassificatore) e vada nel senso di una valorizzazione delle peculiarità del nostro territorio e ne sviluppi le potenzialità finora bloccate utilizzando le risorse disponibili, fondi per le aree di crisi, finanziamenti europei e altro, con un indirizzo preciso: la creazione di un'economia basata sullo sviluppo delle rinnovabili, sulla filiera del riciclo, sul settore agroindustriale, pesca e sul turismo che, vista anche la bassa antropizzazione della nostra provincia, sia bastante a creare occupazione e benessere diffusi.
In questo senso pensiamo di proporre a breve un tavolo di confronto e ragionamento tra gli attori economici, politici e le parti sociali che possa rappresentare l'embrione di un modo nuovo e diverso di operare per il Polesine e i suoi abitanti.
Noi, cittadini del Movimento 5 Stelle, crediamo sia la via necessaria: andare oltre gli steccati di piccolo interesse per operare nell'interesse collettivo.

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17 maggio 2011

Il Consiglio di Stato blocca la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle

Fonte: qualenergia.it (da comunicato WWF) Leggi anche qui

"Il Consiglio Stato ha annullato il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell'Ambiente aveva dato parere positivo sulla compatibilita' ambientale al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. La Sesta sezione del Consiglio di Stato, presieduta dalla Dott.ssa Rosanna De Nictolis, ha annullato il decreto firmato dal Ministro Prestigiacomo, accogliendo un ricorso presentato dal WWF Italia, Greenpeace, Italia Nostra e numerose associazioni di operatori economici e del turismo della zona di Porto Tolle. La sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato l'esito della decisione del Tar del Lazio, che il 6 giugno 2010 aveva invece respinto il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori del turismo .

In attesa di leggere le motivazioni della sentenza il WWF intanto dichiara, con grandissima soddisfazione, che finalmente sono state accolte le argomentatissime ragioni giuridiche ed ambientali portate dinanzi al giudice amministrativo dall’Avv Matteo Ceruti di Rovigo, quelle stesse ragioni che avrebbero dovuto indurre il Ministro dell’Ambiente a dire di no alla compatibilità ambientale della riconversione a carbone di Porto Tolle.
Ora dovrà essere revocato anche il successivo decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 5 gennaio 2011 recante Autorizzazione Unica alla società ENEL che consente l’apertura dei cantieri per la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

“Il carbone è il combustibile fossile che maggiormente contribuisce alle emissioni di anidride carbonica e, quindi, ad aggravare il fenomeno dei cambiamenti climatici –ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia- E’ inoltre molto dannoso per la salute della popolazione e per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. E’ ora che la politica energetica italiana si affranchi dagli interessi di parte, che siano il nucleare o il carbone. Il futuro è nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili”.

LA STORIA
La centrale termoelettrica Enel situata a Porto Tolle - una delle più grandi d’Europa e nel cuore di una delle aree naturali più importanti delicate quali il Delta del Po - ancor prima del progetto di conversione a carbone è già stata oggetto di condanne penali per gravi episodi di inquinamento attraverso due processi in cui i vertici amministrativi e tecnici dell’Enel sono stati condannati per violazione della normativa in tema di tutela delle risorse idriche e per danno ambientale.

Si tratta di una vicenda grave, poco chiara, in cui ancora una volta a prevalere erano stati gli interessi leciti ma privati di un’azienda l’Enel - che peraltro non ha neanche più il monopolio in Italia sulle questioni energetiche – a grave danno dei ben più rilevanti interessi pubblici – salute, ambiente, scelte energetiche oculate - che dovrebbero essere tutelate dal Governo ad iniziare dal Ministro dell’Ambiente. Neanche la crisi economica (accompagnata dal solito ricatto occupazionale per i dipendenti della centrale) può giustificare una scelta così miope. Ed ancora una volta , solo grazie alla mobilitazione di associazioni ambientaliste (unite ai cittadini ed agli imprenditori locali) si è riusciti a bloccare un progetto nefasto per ambiente, salute ed economia


I 4 punti ‘dolenti’ della vicenda Porto Tolle secondo il WWF:

- UNA CENTRALE ‘SOTTO OSSERVAZIONE DELLA PROCURA’ - La Procura di Rovigo ha avviato nuove indagini anche sul progetto di riconversione e ha disposto una consulenza-perizia, inviata nel giugno 2008 dalla Procura al Ministero dell’Ambiente. La perizia ha evidenziato numerose e gravi carenze nel progetto in ordine agli impatti ambientali (aria, acque, rifiuti, biodiversità per le ricadute negative sull’area naturale e Parco delta del Po). Il documento critica aspramente la scelta dell’Enel per il carbone, giustificata perché il carbone è “economicamente competitivo” rispetto ad altre scelte possibili (ad esempio gas-ciclo combinato).

- VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE INEVITABILE: Le perizie della Procura sono così dettagliate ed articolate, ed evidenziano tali contraddizioni e lacune da far ritenere sorprendente che la Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente potesse sostenere argomenti contrari ,vista l’evidente incompatibilità ambientale del progetto.

- RISCHIO VIOLAZIONE NORME UE: Il Governo inoltre ben conosceva i problemi che potrebbero sorgere con l’Unione Europea, che potrebbe pronunciarsi se il progetto dovesse essere andare avanti , poiché molte aree del Delta del Po sono vincolate da direttive comunitarie.

- IL CARBONE PULITO NON ESISTE: Il WWF, che segue da anni le vicende processuali ed amministrative della centrale Enel di Porto Tolle , ritiene che la riconversione di Porto Tolle a carbone sia del tutto sbagliata perché questo è tra i combustibili fossili quello che presenta le maggiori emissioni di anidride carbonica, il gas ad effetto serra maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale. Occorre infatti rammentare che anche avvalendosi delle migliori tecnologie gli impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: all’atto pratico per ogni kWh di energia elettrica prodotta da carbone si emettono oltre 770 gCO2 contro i 365 di un ciclo combinato a gas. Il nostro Paese che già sta andando in direzione opposta rispetto al Protocollo di Kyoto e ai nuovi impegni di riduzione delle emissioni (di almeno il 20% entro il 2020) farebbe meglio a investire in efficienza e fonti rinnovabili di energia che non solo ci permetterebbero di affrancarci dalla dipendenza energetica ma permetterebbero un rilancio dell’economia in chiave sicuramente più sostenibile rispetto al puntare su combustibili fossili e nucleare.
Peraltro tutte le performance ambientali di una centrale a carbone sono estremamente più negative: dalle emissioni di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, polveri fini, mercurio, arsenico, ecc. ecc.), consumi di acqua e materie prime, produzione di rifiuti, ecc., a dimostrazione che il carbone pulito non esiste…"

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9 maggio 2011

RIconversione a carbone Porto Tolle: oggi udienza d’appello contro il decreto di VIA

"Martedì 10 maggio, presso il il Tribunale del Consiglio di Stato a Roma, si svolgerà l'udienza d’appello contro il decreto di VIA che ha autorizzato la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, la discussione è prevista per le ore 11,00 nell'aula della sezione VI (sesta), il tribunale si trova in p.zza Capo di Ferro n.13 - palazzo Spada

La vicenda della centrale di Porto Tolle ha recentemente conosciuto un passaggio fondamentale, quello della sentenza della Corte di Cassazione, la cui motivazione è stata depositata il 27 aprile scorso, con essa, si conclude la vicenda processuale dell'inquinamento della centrale Enel di Porto Tolle alimentata ad olio combustibile dal 1980 al 2006 (anno di dismissione coinciso con la condanna in primo grado per i danni causati alla popolazione e all’ambiente), ovviamente gli argomenti di rilevanza nazionale non mancano: proprio in merito alla recente sentenza, risulta importante il passaggio dedicato alla responsabilità degli ex amministratori delegati Tatò e Scaroni in ragione dell'anomalia della centrale stessa collocata nel cuore del Delta del Po, sito di rilevanza ambientale unica (ZPS tra i più importanti d'Europa), inoltre, l'indagine penale in corso sulla procedura di VIA positiva al carbone, con tanto di ispezione decisa dal Ministro Alfano negli uffici della Procura di Rovigo, su sollecitazione di Violante che sostiene l’esistenza di azioni di intimidazione dei magistrati rodigini alla commissione VIA per scongiurare l’approvazione definitiva del progetto, ancora, l'assurdità di fare una centrale a carbone anziché a gas davanti al più grande rigassificatore marino del mondo (capacità di fornitura alla rete nazionale di 8 miliardi di gas/anno ), dal 1997 la legge istitutiva del parco regionale all’art.30 impone che, in tutti i comuni del parco, la produzione di energia sia ottenuta con l’impiego di combustibili con minor o uguale impatto rispetto al gas-metano, norma affossata con un repentino inserimento dal famoso art.5 bis al d.lgs 5/2009, convertito in legge n.33/2009.

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16 gennaio 2011

Enel condannata per le emissioni a Polesine Camerini (Porto Tolle)

Comunicato stampa
"Il comitato “cittadini liberi – Porto Tolle”, esprime riconoscenza e gratitudine a tutti coloro, in primo luogo ai nostri legali avv.ti Matteo Ceruti e Valerio Malaspina, che dal febbraio 2002 (anno di nascita dell’associazione) hanno appoggiato sostenuto in varie forme l’azione di denuncia contro il funzionamento della centrale Enel di Polesine Camerini, ritenuta lesiva nei confronti della popolazione residente nella piccola frazione del Delta del Po. All’indomani del verdetto della Suprema Corte di Cassazione avvenuto a seguito dell’udienza svoltasi in data di ieri, manifestiamo piena soddisfazione per la positiva conclusione del procedimento da noi intentato contro la società energetica che dal 1980 opera nel nostro territorio e che negli anni successivi si è resa responsabile di aver commesso gravi inadempienze nella gestione della più grande centrale termoelettrica del paese. In estrema sintesi la Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi da noi presentati riconoscendo una condotta penalmente punibile sia degli amministratori delegati di ENEL spa Tatò e Scaroni, sia dei tecnici Zanatta e Busatto, in qualità di direttori dell’impianto nel periodo contestato.

Pur nell'attesa del deposito della motivazione della sentenza, si può già osservare che, malgrado la complessità della struttura societaria, la Suprema Corte, ha annullato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia del 1999, nella parte in cui aveva escluso la responsabilità penale per gli amministratori delegati, accogliendo invece quanto stabilito dal giudice di primo grado ad Adria nel marzo 2006, riconoscendo una responsabilità del vertice della holding in relazione ai reati di emissioni moleste, danneggiamento all’ambiente, al patrimonio pubblico e privato e violazione della normativa in materia di inquinamento atmosferico.

Ora, essendosi nel frattempo prescritti i reati, spetterà alla Corte d'Appello civile di Venezia operare l'esatta quantificazione di tutti i danni patiti delle parti civili rimaste.

Si tratta di un'importante conferma della correttezza dell’impostazione accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Rovigo e della posizione perseguita dalle parti civili rappresentate dagli scriventi, che sono stati gli unici soggetti a sostenere sino all'ultima fase processuale la tesi di un obbligo di controllo e di intervento sulla centrale di Porto Tolle, anche da parte dei massimi livelli societari.

E' una grandissima vittoria che premia il meticoloso lavoro compiuto dalla Procura di Rovigo a seguito delle numerose denuncie formulate da semplici cittadini, consapevoli di non essere adeguatamente tutelati dagli Enti preposti a tale compito, l’importante risultato raggiunto crea un precedente devastante per Enel, anche in considerazione dell’annunciata riconversione a carbone, recentemente autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico, in futuro i vertici aziendali non potranno più dire che non sapevano ciò che accadeva alla “periferia dell’impero”, negli impianti delle loro società, ma saranno chiamati a risponderne personalmente.


Giorgio Crepaldi - comitato “cittadini liberi – Porto Tolle”

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13 gennaio 2011

Porto Tolle: condannati in via definitiva vertici enel

Aggiornamento: aggiunto sotto il comunicato dei Cittadini LIberi di Porto Tolle

Da Greenreport.it "Condannati i vertici di Enel per i danni provocati dalla centrale di Porto Tolle"
Gli ex amministratori delegati di Enel Spa Francesco Luigi Tatò e Paolo Scaroni, sono stati condannati dalla Terza sezione penale della Cassazione per i danni provocati dalla centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle (Rovigo), nel Parco del Delta del Po. Diciamo subito che la sentenza penale serve fondamentalmente in chiave futura considerato che i reati sono stati prescritti, mentre va avanti la causa in sede civile: la Corte d'appello civile di Venezia dovrà ora quantificare i danni.

A costituirsi parte civile erano stati enti pubblici veneti ed emiliani, il ministero dell'Ambiente e le associazioni Italia Nostra, Wwf e Legambiente. I reati imputati alla società erano di emissioni moleste, danneggiamento all'ambiente, al patrimonio pubblico e privato e la violazione della normativa in materia di inquinamento atmosferico. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione da Greenpeace con l'auspicio che in qualche modo la sentenza possa pesare sul futuro della centrale.

Infatti Enel vorrebbe trasformare questo stesso impianto in una centrale a "carbone pulito" (con il via libera del ministero dello Sviluppo economico) e, a tale scopo, si è fatta anche finanziare dall'Ue un progetto per lo stoccaggio sotterraneo della CO2. Impatto sull'ambiente e incertezze tecniche rendono poco sostenibile questo progetto: tra l'altro il Delta del Po, informano da Greenpeace, è ai primi posti di ogni classifica mondiale sugli estuari a rischio, con un ritmo di abbassamento dell'ordine di 3 centimetri all'anno, a causa della subsidenza del suolo ma anche dell'innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico.

«Spendere due miliardi e mezzo di euro per produrre dieci milioni di tonnellate di CO2 l'anno non sembra una scelta saggia. Enel - ha dichiarato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia - dovrebbe smetterla di investire in tecnologie pericolose come carbone e nucleare e passare con decisione alle rinnovabili e all'efficienza: oltre a Greenpeace, anche la Commissione europea e vari gruppi di imprese hanno già definito scenari realistici per un'Europa 100% rinnovabile al 2050. Perché l'Italia ed ENEL- ha concluso Giannì- non dovrebbero accettare questa sfida che oltretutto genera molta più occupazione?»

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ENEL CONDANNATA PER LE EMISSIONI A POLESINE CAMERINI


12 gennaio 2011

Il comitato "cittadini liberi - Porto Tolle", esprime riconoscenza e
gratitudine a tutti coloro, in primo luogo i nostri legali avv.ti Matteo
Ceruti e Valerio Malaspina, che dal febbraio 2002 (anno di nascita
dell'associazione) hanno appoggiato sostenuto in varie forme l'azione di
denuncia contro il funzionamento della centrale Enel di Polesine
Camerini, ritenuta lesiva nei confronti della popolazione residente
nella piccola frazione del Delta del Po. All'indomani del verdetto della
Suprema Corte di Cassazione avvenuto a seguito dell'udienza svoltasi in
data di ieri, manifestiamo piena soddisfazione per la positiva
conclusione del procedimento da noi intentato contro la società
energetica che dal 1980 opera nel nostro territorio e che negli anni
successivi si è resa responsabile di aver commesso gravi inadempienze
nella gestione della più grande centrale termoelettrica del paese. In
estrema sintesi la Corte di Cassazione ha accolto i ricorsi da noi
presentati riconoscendo una condotta penalmente punibile sia degli
amministratori delegati di ENEL spa Tatò e Scaroni, sia dei tecnici
Zanatta e Busatto, in qualità di direttori dell'impianto nel periodo
contestato.

Pur nell'attesa del deposito della motivazione della sentenza, si può
già osservare che, malgrado la complessità della struttura societaria,
la Suprema Corte, ha annullato la sentenza della Corte d'Appello di
Venezia del 1999, nella parte in cui aveva escluso la responsabilità
penale per gli amministratori delegati, accogliendo invece quanto
stabilito dal giudice di primo grado ad Adria nel marzo 2006,
riconoscendo una responsabilità del vertice della holding in relazione
ai reati di emissioni moleste, danneggiamenti e violazione della
normativa sull'inquinamento atmosferico.

Ora, essendosi nel frattempo prescritti i reati, spetterà alla Corte
d'Appello civile di Venezia operare l'esatta quantificazione di tutti i
danni patiti delle parti civili rimaste.

Si tratta di un'importante conferma della correttezza dell'impostazione
accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Rovigo e della
posizione perseguita dalle parti civili rappresentate dagli scriventi,
che sono stati gli unici soggetti a sostenere sino all'ultima fase
processuale la tesi di un obbligo di controllo e di intervento sulla
centrale di Porto Tolle, anche da parte dei massimi livelli societari.

E' una grandissima vittoria che premia il meticoloso lavoro compiuto
dalla Procura di Rovigo a seguito delle numerose denuncie formulate da
semplici cittadini, consapevoli di non essere adeguatamente tutelati
dagli Enti preposti a tale compito, l'importante risultato raggiunto
crea un precedente devastante per Enel, anche in considerazione
dell'annunciata riconversione a carbone, recentemente autorizzata dal
Ministero dello Sviluppo Economico, in futuro i vertici aziendali non
potranno più dire che non sapevano ciò che accadeva alla "periferia
dell'impero", negli impianti delle loro società, ma saranno chiamati a
risponderne personalmente.


Il comitato "cittadini liberi - Porto Tolle"


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11 gennaio 2011

Puntare sul carbone è scommettere su un cavallo bolso

Intervista a Vanni Destro da RovigoOggi.it
"Secondo Vanni Destro, esponente del movimento 5 stelle rodigino, la firma del ministro Romani sul decreto autorizzativo di Polesine Camerini, è stata un atto dovuto che sarebbe arrivato anche prima se Scajola non avessero lasciato vacante il posto di Ministro dello Sviluppo Economico per oltre sei mesi.
Ben più pesante e, forse, meno scontato è stato il placet dato dal Ministero dell'Ambiente Prestigiacomo.
Ora, comunque, l'iter è concluso e l' Enel ha tutte le carte in mano per avviare i lavori della riconversione partendo dalla demolizione della vecchia centrale a olio.
Quella è un bel po' che comunque è in atto, se si considera che, più che in "riserva energetica", la centrale di Polesine Camerini, è una sorta di magazzino ricambi dal quale si prelevano pezzi per altre centrali in funzione.
Sempre secondo Vanni Destro tornando ai lavori che Enel dovrebbe avviare sorgono dubbi legittimi.
Nel Paese è in calo prolungato, il 6-7% rispetto ad un paio d'anni fa, la richiesta di energia elettrica e la situazione che ha portato alla riconversione a Civitavecchia, dove per altro funziona un solo gruppo, è abbastanza mutata da suggerire cautela rispetto a nuovi investimenti.
La riconversione a Civitavecchia ha, oltretutto, fatto emergere una serie di problematiche legate al mancato rispetto di norme previste in sede di progetto, come, ad esempio, il trasporto del carbone e dei residui post combustione che dovrebbero avvenire al chiuso e non all'aperto come in qualche caso pare sia avvenuto, a incidenti mortali o a casi di corruzione.
Vi sono inchieste aperte dalle Procure di Roma e Civitavecchia che, assieme ad altri, hanno coinvolto l'ex sindaco di Civitavecchia e anche l'ex direttore di quella centrale e attuale direttore a Porto Tolle Ivano Ruggeri.
Pare addirittura che non esista un piano reale del costruito che sarebbe, come spesso accade, difforme rispetto al progetto e che la divisione di ingegneria stia lavorando a testa bassa per avere tutti i disegni tecnici aggiornati.
Stando ai dati in possesso al Movimento 5 stelle sulle questioni legate agli investimenti, sembra che l'attenzione di Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, sia principalmente rivolta alla riduzione del debito che ammontava, alla fine del 2009 a circa 51 miliardi di euro, vedremo per il 2010, pena il declassamento da parte delle agenzie internazionali di rating con un più complicato accesso a eventuali finanziamenti che, nel caso di avvio concreto del programma nucleare italiano, servirebbero come il pane ad Enel.
Non da ultimo vi è il fatto se un anno fa si incassavano circa 90 euro per MWh ora se ne incassano circa 60 il che significa tirare la cinghia e rinunciare alla cosiddetta manutenzione programmata per intervenire sui guasti.
Questo significherebbe che al momento Enel non sta investendo un euro in nuovi impianti e che in questo 2011 non si prevederebbero investimenti reali, al massimo la predisposizione del cantiere a Polesine Camerini, perchè i soldi non ci sarebbero.
La conclusione logica quindi è che la riconversione rimarrebbe al palo con buona o cattiva pace di chi ha puntato troppo su un cavallo bolso.
Il Movimento 5 Stelle di Rovigo, che è comunque contrario al carbone, vive l'amarezza di constatare la miopia collettiva della classe dirigente politica e imprenditoriale che insegue un miraggio e non investe nelle reali potenzialità del territorio polesano.

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Riconversione a carbone di Porto Tolle, qualche retroscena

Da QualEnergia.it "L'avallo del Governo al carbone di Enel"
"L’Italia, in barba agli impegni sulle emissioni presi con il protocollo di Kyoto e a quelli di medio periodo, continua a puntare sul carbone, sotto la pressione di Enel e del ricatto occupazionale. La querelle sulla conversione a carbone della centrale di Porto Tolle, in provincia di Rovigo, arriva dopo alcuni anni al capolinea con l’autorizzazione del Ministro Paolo Romani, dopo il giudizio di compatibilità ambientale e dopo il via libera di luglio della Conferenza dei Servizi (contraria solo l’Emilia Romagna).

Già nel marzo 2010 la Regione Veneto e l’Enel avevano sottoscritto un accordo di programma per la sua riconversione a carbone che prevedeva anche una serie di finanziamenti per diversi milioni di euro per compensazioni ambientali, la costruzione di un osservatorio e il risarcimento dei disagi provenienti dalla costruzione e dal funzionamento della centrale. Qualche briciola rispetto a un progetto di conversione che richiederà da parte di Enel un investimento di circa 2 miliardi di euro e porterà ingenti profitti.

La centrale, che attualmente brucia olio combustibile, si trova all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, un'area ad alto pregio naturalistico, che comprende alcune riserve naturali di rilievo internazionale (il sito è patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è Sito di Importanza Comunitaria all’interno dell’Unione europea, nonché zona umida protetta dalla convenzione internazionale di Ramsar). Il progetto potrebbe mettere sotto scacco ambientale un’intera area visto anche che l’approvvigionamento del combustibile e lo smistamento dei materiali avverrà principalmente per mare e per le vie fluviali, utilizzando un sistema di stoccaggio e movimentazione appoggiati su una nave “storage”, ancorata al largo del delta del Po.

La centrale, una volta ultimata la riconversione, funzionerà con tre sezioni alimentate a carbone e parzialmente a biomasse per una potenza elettrica lorda nominale complessiva pari a 1.980 MW. Attualmente è costituita da quattro sezioni da 660 MW elettrici ciascuna.
Si stima che la centrale a carbone, che potrebbe essere ultimata in 6 anni, produrrà annualmente circa 10,3 milioni di tonnellate di CO2, oltre ad altri inquinanti, come ossidi di azoto e zolfo, particolati, nichel, piombo, cromo, cloro, arsenico, mercurio, ecc. Nel 2005 la centrale aveva emesso 1,2 milioni di tonnellate di CO2. Insomma la messa in opera di questo grande impianto ci porterà sempre più lontani dai target climatici (Qualenergia.it, Il carbone nello stivale, un ritorno al passato).

Ai margini di questa, peraltro scontata, decisione del Ministro Romani, vanno ricordati due fatti.
Il primo riguarda la sentenza del TAR del Lazio che il 14 ottobre 2010 ha respinto il ricorso presentato da associazioni ambientaliste e di categoria di pescatori e operatori turistici. Una decisione che smentisce che la conversione a carbone della centrale, con tutte le infrastrutture necessarie a tale intervento, abbia conseguenze negative al territorio del delta e all’ambiente. Per i propugnatori del ricorso questa è una sentenza che risulterebbe impugnabile perché non risponde, sulla base di motivazioni omissive e illogiche, a quasi tutte le censure formulate.

Il secondo fatto riguarda due magistrati, il Pubblico Ministero Manuela Fasolato e il procuratore Dario Curtarello, che sono stati recentemente sottoposti a procedimento disciplinare in seguito alle indagini da loro condotte sulla centrale Enel di Porto Tolle. Già un anno fa ispettori ministeriali, guidati da Arcibaldo Miller (attualmente indagato per l’inchiesta sulla nuova P2), erano stati inviati dal Ministro della Giustizia Alfano per far luce su presunti rallentamenti all’iter della nuova centrale. I magistrati stavano indagando sui legami tra le emissioni della centrale e l’aumento dell’incidenza di malattie nei territori circostanti.
Secondo alcuni comitati di cittadini e sezioni locali di partiti politici questa ispezione, fortemente criticata, ma appoggiata dai lavoratori della centrale, nascerebbe da una richiesta pubblica di Luciano Violante del Partito Democratico, che in qualità di Presidente dell’Associazione “Italia Decide”, aveva proposto di avviare un’ispezione nella Procura di Rovigo per “capire se un’autorità giudiziaria può compiere un atto di questo genere, intimidendo sostanzialmente quelli che dovrebbero prendere la decisione”. Non è superfluo andarsi a vedere chi c’è tra i Soci fondatori di questa associazione. Già, proprio Enel SpA.

Il procedimento disciplinare ai due magistrati si basa su tre capi d’accusa che possono essere sintetizzati nell’ultimo: “l’aver impedito, mediante un’indebita ingerenza nelle attività degli apparati amministrativi, la commissione di reati, quando ancora non erano stati acquisiti sufficienti e concreti indizi della consumazione di fatti di rilievo penale, interferendo e condizionando in questo modo le attività degli organi amministrativi stessi, determinandone il rallentamento”.

Ma ci chiediamo: il vero atto intimidatorio è quello dei magistrati, come dice Violante, o piuttosto quello del Ministro della Giustizia? E’ ancora possibile in questo paese sottoporre a critica o a valutazioni tecnico-scientifiche le iniziative e gli interessi di Enel, e dell’industria in generale, senza che i rappresentati del Governo e dello Stato ne prendano sempre e incondizionatamente la difesa, il più delle volte a detrimento degli interessi dei cittadini e delle condizioni ambientali che invece dovrebbero tutelare?

Si sta scatenando in Italia un’assurda campagna denigratoria nei confronti di impianti a fonti rinnovabili che deturperebbero territori e ambiente, mentre passano troppo spesso sotto silenzio i gravissimi danni sanitari che impianti energetici e industriali causano alle popolazione e all’ambiente di vaste zone del paese, spesso in maniera irreversibile.

La forte lobby energetica italiana, a volte con l’appoggio compiacente di autorevoli personalità, prova a mistificare o a nasconde la diffusione di dati scientifici e medici su questi impianti. E quando qualcuno osa contestare queste asserzioni ne paga le conseguenze o viene tacciato di anti modernismo. Quando va bene, questa lobby ama bombardarci di spot molto green e politically correct o di spot sul nucleare ammantati di una fasulla equidistanza.

LB

10 gennaio 2011

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30 dicembre 2010

Sulla politica senza identità del PD polesano

Vanni Destro (Movimento 5 Stelle e membro del CNNC) critica la politica senza identità del PD polesano
Fonte
"Torna all’attacco il Movimento 5 stelle di Rovigo sul tema della conversione a carbone della centrale di Polesine Camerini, questa volta criticando il segretario del Pd provinciale Diego Crivellari.

Dopo le barricate davanti al tribunale in difesa della procura rodigina la scorsa settimana, mercoledì 29 dicembre Vanni Destro usa parole dure come “cerchiobottista”, fautore di “un’operazione simpatia verso tutti” nell’accusare Crivellari di dichiarare “solidarietà alla Procura di Rovigo che indaga sulla riconversione” da una parte, mentre dall’altra “auspica la riconversione stessa quale panacea economico-lavorativa per il Polesine”.
“Essendo di Rosolina, Crivellari dovrebbe ben conoscere l'opinione negativa sul carbone degli operatori economici del suo comune e, più in generale, dell'area deltina” commenta Destro, che prosegue con dure parole: “Nella smodata moderazione del Pd polesano riconosciamo quell'esatta povertà di idee e personalità che attiene a questo partito anche a livello nazionale”.

A tal proposito rilancia: “Ci interessa assai sapere l'opinione in proposito di Graziano Azzalin, consigliere regionale e massimo rappresentante istituzionale del Pd polesano. E anche di altri componenti del Pd che sappiamo contrari all'ecomostro portotollese. Oppure vorremmo conoscere cosa ne pensa Legambiente, vicina al Pd, che ha ancora un ricorso contro il carbone pendente al Tar del Lazio. E cosa diranno mai gli alleati attuali e in pectore del Pd come la Federazione della Sinistra, l'Idv, i Verdi o Sinistra Ecologia e Libertà, che sono da tempo schierati contro la riconversione”.

Infine conclude: “Crivellari e il suo Pd avanzano mentre indietreggiano e, nell'operazione simpatia erga omnes, verso tutti, rischiano, come sempre, di scontentare tutti. Ma all'ombra delle ciminiere e dentro l'urne è forse il sonno della morte men duro?”.

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21 dicembre 2010

Alfano forza la strada verso la riconversione di Porto Tolle

La giustizia si può sospendere davanti agli interessi forti.

Fonte: ANSA "Porto Tolle: Alfano, azione disciplinare per Procura Rovigo. ROVIGO, 19 DIC - Il Guardasigilli Angelino Alfano ha deciso di esercitare l'azione disciplinare verso il Procuratore di Rovigo, Dario Curtarello, e la pm Manuela Fasolato, in relazione all'inchiesta sul progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. Nel gennaio 2010 il guardasigilli aveva inviato gli ispettori negli uffici giudiziari polesani. L'azione del ministro sarebbe motivata dalle ''interferenze'' che i magistrati avrebbero esercitato sugli organi amministrativi - ministero e commisione Via - che dovevano decidere sulla riconversione."
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Aggiornamento: della vicenda si occupa anche il FattoQuotidiano:

"Manuela Fasolato da tempo si occupa della centrale Enel di Porto Tolle. Ma Luciano Violante, che presiede una associazione fondata dalla stessa Enel non gradisce. E ora il ministro chiede sanzioni.
Nel gennaio di quest'anno il deputato del Pd si lamenta: "Il ministro della Giustizia dovrebbe fare delle ispezioni, e capire se un'autorità giudiziaria può compiere un atto di questo genere". Detto fatto, nel giro di due settimane, Alfano manda gli ispettori, capitanati da Arcibaldo Miller, il cui nome finirà poi nelle carte delle inchieste sulla P3, a controllare l'attività di Manuela Fasolato. Il magistrato da anni indaga sulla centrale Enel costruita sul delta del Po, oggi in attesa di essere riconvertita da olio combustibile a carbone. Studia le correlazioni tra le emissioni in atmosfera e le malattie degli abitanti della zona. Porta in tribunale i vertici della società. Ma per il ministero non dovrebbe lavorare, visto che gode dell'"esonero totale" dall'attività giudiziaria "in quanto componente della commissione esaminatrice nell'ambito del concorso per 350 posti da uditore giudiziario". E ora Alfano chiede alla procura generale presso la Cassazione di indagare su di lei

Qui l'articolo completo: "La pm lavora troppo, Alfano la punisce"
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Dell'interesse speciale che Violante ha per la riconversione a carbone avevamo già scritto:La Procura di Rovigo indaga sulla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle? Violante cerca di bloccare tutto

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24 giugno 2010

Coordinamento Nazionale dei comitati italiani contro il carbone e per le rinnovabili

A seguito dell'evento dello scorso sabato in Tarquinia, numerosi i media nazionali e locali che hanno ripreso la notizia. Riportiamo a titolo esemplificativo:

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17 giugno 2010

Presentazione del Monitoraggio indipendente della qualità dell’aria

Sabato 19 giugno alle ore 17.00 presso il Monastero delle Benedettine in via Umberto I a Tarquinia,

la popolazione potrà conoscere i risultati del monitoraggio dell’aria effettuato autonomamente dai cittadini del comprensorio. Complessivamente sono stati raccolti e utilizzati circa 80.000 euro per finanziare due campagne di monitoraggio svolte nel 2008 e nel 2009 ed è solo l'inizio,un esempio di risposta civica da parte di un territorio condannato da oltre 50 anni di servitù energetica che ora pretende di conoscere cause ed eventuali responsabilità.

L’evento, eccezionale nel nostro territorio, è la prova concreta di quali risultati sia possibile raggiungere quando si vuole portare la propria lotta fino in fondo, contando solo sulle proprie forze, senza allearsi con gli inquinatori e senza scendere a compromessi. Si tratta solo dell’inizio di un percorso di approfondimento che ha lo scopo di fornire solide basi alle legittime rivendicazioni dei cittadini nella tutela della propria salute e di sviluppare la consapevolezza dei danni provocati da scelte industriali scellerate, di cui siamo cavie e che non possono essere mai compensate con somme di denaro.
Lo studio è stato effettuato da Terra srl con il contributo della Nanodiagnostic del dott. Stefano Montanari, due aziende all’avanguardia negli studi ambientali.ed epidemiologici.

Responsabile della Società TERRA srl di San Donà di Piave (Ve) è il dott. Marco Stevanin, la sua è una società di consulenza ambientale, ingegneria forestale e pianificazione.. La Nanodiadiagnosticsrl è un’azienda di consulenze scientifiche la cui attività principale è il rilevamento, tramite una tecnica innovativa di microscopia elettronica ambientale, di micro e nano particelle inorganiche in tessuti biologici, alimenti, campioni ambientali ed altro.

Lo studio, composto di una corposa documentazione tra analisi di laboratorio ed elaborati tecnici con perizia giurata in tribunale, evidenzia nel territorio in questione, una condizione di qualità dell'aria molto complessa e tutt’ altro che priva di criticità.

In occasione della presentazione del monitoraggio ambientale autonomo del Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia e del Mondo agricolo unito, il Movimento No Coke Alto Lazio annuncia il primo raduno del Coordinamento nazionale contro il carbone. Il 19 Giugno saranno presenti i Comitati di Tarquinia, Civitavecchia, Gualdo Cattaneo e Vado ligure, il Comitato Uniti per la Salute di Savona, il Comitato Cittadini Liberi di Porto Tolle, i Comitati contro il carbone di Brindisi e Rossano Calabro.

Dopo anni di lotta i comitati possono unire le proprie esperienze e le proprie forze per una battaglia comune, contro chi minaccia la salute e il territorio sotto lo sguardo di amministratori e politici che, dietro laute compensazioni hanno rinunciato completamente a difendere la propria gente. Sono cittadini oggi più forti, che possono contare su medici e tecnici di rara capacità e onestà, sono cittadini che hanno sviluppato grandi capacità di resistenza e conoscenze tecnico-legali che saranno messe a disposizione di tutti i comitati, formando una rete per agire con ancora più forza. La lotta contro gli inquinatori e i cattivi amministratori va avanti.

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