No al carbone Alto Lazio

26 novembre 2011

Conferenza sui cambiamenti climatici a Durban, un altro fallimento annunciato

"Dal 28 novembre 2011 al 9 dicembre 2011 si terrà la conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Questa conferenza annuale, la 17° sul clima in sede Onu, segue ai precedenti vertici di Copenaghen (2009) e Cancun, Messico (2010) entrambi conclusosi mettendo in evidenza la mancanza di volontà politica dei governi di farsi carico della principale minaccia che l'umanità sta affrontando: i cambiamenti climatici.
Anche Durban, al di là di ogni ragionevole dubbio, sarà un fallimento annunciato. Mentre le piccole isole-stato sprofondano a causa dei cambiamenti climatici, i paesi industrializzati continuano a eludere il raggiungimento di un accordo vincolante. Stati Uniti e Cina, i due paesi più inquinanti a livello mondiale, negano le loro responsabilità.
Già a Cancun un anno fa è stato rafforzato l'impianto che vuole trattare la crisi ecologica e climatica attraverso un processo di ulteriore mercificazione della natura, rafforzando i mercati del carbonio, costituendo un paradossale diritto ad inquinare da parte dei paesi ricchi e creando, a garanzia di questi, un fondo gestito dalla Banca Mondiale. Presente con una folta delegazione alle mobilitazioni e al forum alternativo di discussione che hanno accompagnato i lavori del vertice ufficiale, RIGAS ha denunciato la firma di un accordo non vincolante che ha il solo fine di tutelare il sistema capitalistico e condurre alla finanziarizzazione delle risorse naturali."

Leggi tutto l'articolo su ASud

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Quarto gruppo TVS, l'assalto della ghenga Moscherini-TirrenoPower

Si scrive Moscherini, si legge svendita della città per tornaconto politico.
Si scrive TirrenoPower, si legge Sorgenia.
Si scrive combustione di biomasse (dall'Australia!), si legge incenerimento dei rifiuti laziali.
Shakerate il tutto e otterrete un cocktail di veleno e bugie che la città è chiamata a bersi, secondo il primo cittadino e Tirreno Power.

Sulla vicenda intervengono Freedom (vedi l'articolo) e SeL (vedi l'articolo)

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Porto di Civitavecchia, d'inverno

Beh, il porto di Civitavecchia d'inverno, ha lo stesso aspetto del porto di Civitavecchia d'estate.

Foto: comitato "Nessun dorma"

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22 novembre 2011

I costi del carbone, nuovo studio: "Ogni dollaro speso in carbone ne causa due di danni"

Nuovo studio sui costi esterni del carbone, di solito tralasciati dal bilancio costi/benefici. Fonte: Qualenergia

"Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.

Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.

L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review di agosto. Le conclusioni del report (che prendiamo sintetizzate da Think Progress e da Legal Planet, blog di politiche ambientali curato dalle facoltà di legge di Berkley e dalla Ucla) mostrano appunto che i danni per ogni chilowattora prodotto bruciando carbone costano economicamente il doppio rispetto al prezzo di mercato di quello stesso chilowattora.

In totale, è l'impressionante conto fatto nello studio, le centrali a carbone Usa pesano per un quarto del GED del paese (ossia delle gross external damages, quantificazione del complesso delle esternalità negative). Un danno causato soprattutto dall'aumento di mortalità legato al biossido di zolfo e, in maniera minore, agli ossidi di azoto e al particolato fine.

Secondo lo studio il conto dei danni ambientali e sanitari delle centrali a carbone Usa per il sistema paese è di 53 miliardi di dollari all'anno. Una cifra impressionante specie se si ricorda che il calcolo si limita a considerare le emissioni di alcuni inquinanti per via aerea e non comprende altre esternalità, come ad esempio quelle legate all'estrazione del minerale, ma sopratutto non tiene conto dell'impatto delle emissioni di CO2 sul clima e delle relative conseguenze, enormi ma difficili da quantificare.

Se si aggiungesse al conto una stima conservativa dei danni legati alle emissioni di CO2, si spiega nello studio, il conto delle esternalità negative salirebbe del 30-40%. Ipotizzando che ogni tonnellata di CO2 emessa causi danni per 65 $ (ma secondo altri studiosi il conto sarebbe molto più salato) ogni chilowattora prodottoda carbone costerebbe al paese 0, 21 dollari.

Il carbone è responsabile di circa il 41% delle emissioni mondiali di gas serra e del 72% di quelle per la produzione di elettricità (dati riferiti al 2007). L'ultimo studio che ha tentato una quantificazione economica delle esternalità negative di questa fonte è "The true cost of coal" di Greenpeace. Tra malattie respiratorie, incidenti nelle miniere, piogge acide, inquinamento di acque e suoli, perdita di produttività di terreni agricoli e cambiamenti climatici, aveva calcolato l'associazione, nel 2007 il carbone a livello mondiale aveva fatto danni per 356 miliardi di euro. In Cina dove si fa ricorso al carbone per i due terzi del fabbisogno energetico nazionale - aveva segnalato un precedente rapporto, sempre realizzato da Greenpeace in collaborazione con alcuni economisti cinesi - i costi esterni del carbone sono pari a 7 punti di prodotto interno lordo.

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19 novembre 2011

Scandaloso Moscherini: si brucino i rifiuti di Roma a Civitavecchia

NB: col termine 'biomasse', specialmente nello slang politichese, si indicano in modo subdolo anche i rifiuti provenienti dai centri abitati.

Nuova sortita del sindaco Moscherini sul futuro del gruppo in dismissione di Torrevaldaliga Sud, rispetto alla quale è bene mantenersi vigili e pronti all'azione:

Auspico pertanto che il futuro energetico del nostro territorio sia proiettato verso lo sviluppo dell’energia a biomasse e mi auguro che durante il prossimo incontro, previsto il 21 novembre in merito al futuro del quarto gruppo di Torre Valdaliga Sud, venga avanzata una proposta in tale direzione, altrimenti saremo contrari ad ogni tipo di istallazione mista olio, gas, cdr, ribadendo l’indirizzo e il parere già espresso nel consiglio comunale
Fonte

Per chi conosce il cinico Moscherini queste parole si leggono chiare come il cristallo, a nulla valgono le sue ripetute dichiarazioni di non essere favorevole ai rifiuti bruciati negli impianti di Civitavecchia. Sappiamo bene che si tratta solo di strategie per imbonire il popolino e alzare la posta nel mercanteggio.

Il tutto va collegato alla proposta-ricatto di TirrenoPower (azienda di proprietà di Sorgenia): "O biomasse o 60 posti di lavoro tagliati", leggi l'articolo su Centumcellae.it.
Ma quale sprovveduto può credere che un gruppo intero di TVS possa essere alimentato con scarti di lavorazione del legno provenienti nientepopodimeno che -DALL'AUSTRALIA!
Evidentemente per mandare avanti l'impianto si integrerebbe il tutto con rifiuti provenienti dalla Capitale, in piena emergenza per la chiusura di Malagrotta e l'incapacità di attuare piani sostenibili di gestione dei materiali post-consumo.


Infine, se fosse il caso di ricordarlo, questo territorio va BONIFICATO, nessun tipo di nuovo inquinamento può essere aggiunto alle tante fonti che già gravano col loro velenoso apporto sulla nostra salute e futuro.
Aggiungiamo una lettura consigliata: "La combustione di biomasse è cancerogena", del dott. G. Ghirga (ISDE)

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Coira, successo dell'iniziativa popolare "energia pulita senza carbone"

Dal Corriere del Ticino
"I grigionesi potranno esprimersi sui contestati piani del gruppo energetico Repower relativi alle centrali a carbone. L'iniziativa popolare «Sì all'energia pulita senza carbone» è infatti riuscita, ha comunicato oggi il governo cantonale.
Secondo l'Esecutivo, delle 4427 firme inoltrate 4366 sono valide. Erano necessarie 4000 firme da raccogliere entro il prossimo 10 febbraio. La proposta è stata sostenuta da quattordici organizzazioni e partiti tra cui WWF, Pro Natura, Partito socialista, Gioventù Socialista Grigioni, Verdi liberali e Verdi. Essa prevede che alle aziende controllate dal Cantone sia impedito di investire in centrali a carbone.
Concretamente i promotori mirano a bloccare i progetti di Repower nel settore in Italia, a Saline Joniche (Calabria), e nella Germania settentrionale, a Brunsbüttel, che - rilevano - genererebbero una quantità di emissioni di CO2 pari al 40% di quelle dell'intera Svizzera o 14 volte quelle dei Grigioni.
Con una quota del 46%, il cantone dei Grigioni è il maggiore azionista del gruppo energetico con sede a Poschiavo."

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"All’ombra delle ciminiere", storia del carbone a Vado Ligure

E' uscito nelle librerie “All’ombra delle Ciminiere” di Giovanni Borrello, storia della centrale a carbone di Vado Ligure.

A questo indirizzo alcuni estratti dal testo.

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Brindisi, polvere di carbone su 400 ettari di colture agricole attorno alla centrale

Da bari.Repubblica.it
"Sono state le polveri di carbone della centrale disperse dai venti a contaminare i terreni di Cerano, a portare la cenere fin dentro le case, a far sì che i livelli di inquinamento fossero ben superiori a quelli dovuti al traffico. Lo dice il consulente della procura di Brindisi che indaga sulla dispersione di polveri di carbone intorno al nastro trasportatore e al deposito-carbonile, entrambi scoperti, della centrale Enel Federico II. Un'inchiesta arriva ormai al capolinea e partita dall'esposto degli agricoltori e delle associazioni ambientaliste brindisine, che chiedevano alla magistratura di accertare le cause dell'inquinamento.

Sarebbe la centrale elettrica, almeno secondo il consulente della procura, la fonte principale di contaminazione dei terreni sui quali un tempo germogliavano i frutti più generosi dell'agricoltura, prima che su sollecitazione del ministero dell'Ambiente l'ex sindaco di Brindisi vietasse categoricamente con una ordinanza del 28 giugno 2007 ogni forma di coltivazione, oltre che la distruzione dei frutti della terra: carciofi, uva, ma anche olive. La decisione del sindaco, che ha azzerato ogni forma di sostentamento per circa 60 aziende agricole, arrivò dopo che l'area era stata dichiarata Sito di interesse nazionale, e dopo che la caratterizzazione affidata a Sviluppo Italia aveva registrato una concentrazione di metalli pericolosa per l'ambiente e la salute pubblica.

Oggi i risultati delle analisi confermano i sospetti degli agricoltori. Lapidarie le conclusioni del consulente tecnico Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia, nonché responsabile della scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro dell'ateneo pavese. Scrive il perito incaricato dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Cristina Fasano: "In conclusione, si ritiene che in aree prospicienti la centrale si siano determinate, anche se non con carattere di continuità ma piuttosto come diretta conseguenza di fenomeni eolici, dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile. Questa ha sicuramente rappresentato la prevalente via di contaminazione delle aree prospicienti e al contempo si sottolinea che non è noto il contributo derivante da possibili ricadute di emissioni convogliate. Gli effetti di tali eventi, protratti nel tempo, hanno contribuito a elevare i livelli aerodispersi di elementi in traccia a valori diversi da quelli normalmente rilevabili in aree urbane caratterizzate da elevata densità di traffico veicolare, nonché a produrre direttamente o indirettamente una contaminazione indoor presso le abitazioni dei soggetti residenti in aree prospicienti la centrale. Per ultimo è stata altresì rilevata un'influenza sulla contaminazione superficiale di frutti e colture vegetali (incluso il materiale fogliare)".

Dal canto suo, l'azienda fa sapere che "Enel esercisce i propri impianti e il nastro trasportatore nel pieno rispetto delle norme ambientali. Presenterà, nelle sedi opportune e nello spirito della massima collaborazione con la magistratura, le proprie osservazioni alla perizia anche sulla base delle risultanze di indagini condotte da organismi scientifici indipendenti che escludono dispersioni attribuibili alla logistica del carbone. Nel frattempo è già in fase di attuazione l’accordo concluso da Enel con le Associazioni agricole, in virtù del quale i singoli proprietari hanno già iniziato a ricevere le risorse previste nel programma di sviluppo per la realizzazione della barriera arborea e per il migliore e più redditizio utilizzo dei loro terreni adiacenti al nastro trasportatore”.

Dopo l'esposto di agricoltori e ambientalisti, la magistratura aprì un fascicolo per "getto pericoloso di cose e danneggiamento delle colture" a carico di dodici indagati ai quali furono notificati altrettanti avvisi di garanzia dai carabinieri del Noe di Lecce e dalla Digos di Brindisi. Quasi tutti i nomi finiti nel mirino dei sostituti procuratori sono di dirigenti dell'azienda elettrica. Si tratta di Mirko Luciano Pistillo, 50 anni, ex responsabile unità di business della centrale; Antonino Ascione, 43 anni, attuale responsabile della Federico II; Vincenzo Putignano, 57 anni, ex capo centrale; Calogero Sanfilippo, 53 anni, ex capo centrale, attualmente responsabile della filiera carbone per conto di Enel; Lorenzo Laricchia, 56 anni, responsabile logistica e approvvigionamento carbone; Giuseppe Varallo, 48 anni; Diego Baio, 51 anni, era il responsabile del settore ambiente, in procinto d' essere destinato ad altro incarico; Antonino Caprarotta, 63 anni, ex direttore, amministratore delegato di Enel produzione; Vittorio Vagliasindi, 54 anni, è stato responsabile delle produzioni termoelettriche, adesso si occupa sempre in seno ad Enel di energie rinnovabili; Sandro Fontecedro, 65 anni, ex direttore della divisione Generazione ed energy management di Enel; Aldo Cannone, 59 anni e Luca Screti, 40 anni, sono gli unici due indagati estranei all'azienda elettrica, entrambi legali rappresentanti di ditte appaltatrici per la movimentazione del carbone.

La risposta del consulente Minoia al quesito affidato dalla procura potrebbe essere oggi preludio alla conclusione delle indagini. Di fronte ai pm un doppio binario: o la richiesta di archiviazione del fascicolo, o la richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo Enel corre ai ripari, accingendosi a investire una cifra pari a 6.100.000 euro per la "riconversione produttiva e azione ambientale delle aree dell'ambito territoriale omogeneo adiacente l'asse attrezzato e la centrale Federico II di Brindisi", in cambio della rinuncia da parte delle potenziali parti offese a procedere nell'azione penale.

All'alba del deposito della perizia, non si è fatta attendere la presa di posizione dei "No al carbone" il movimento a difesa dell'ambiente del capoluogo messapico: "Può un gigantesco carbonile scoperto, in grado di stoccare centinaia di migliaia di tonnellate di carbone, esposto quindi ai venti che con notevole frequenza spazzano le nostre terre, non inquinare rilasciando polveri di carbone estremamente pericolose per la salute?". E' la domanda scopertamente retorica degli ambientalisti, che chiedono a viva voce: "Si chiuda la centrale Edipower con il passaggio del personale all'Enel come previsto dagli accordi più volte presi. Si attui una immediata riduzione del consumo del carbone a Brindisi, si proceda alla conversione entro tre anni della centrale di Cerano a gas e si sequestri il carbonile scoperto con l'obbligo nel frattempo come per l'Edipower di rifornirsi di carbone direttamente senza sito di stoccaggio. Alla magistratura chiediamo di accertare le responsabilità e punire i colpevoli, Brindisi aspetta da anni giustizia".

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16 novembre 2011

Sizhuang, sono 35 i morti in miniera

Aggiornamento, da AGI-Cina

"Il corpo di un altro minatore e' stato recuperato in mattinata dal condotto della miniera di carbone Sizhuang, nel distretto di Shizong, nelle vicinanze della citta' di Qujing, provincia dello Yunnan. Sale cosi' a 35 il conto dei morti, dopo la fuga di gas avvenuta giovedi', con uno scoppio che ha intrappolato 43 minatori, mentre proseguono le operazioni per cercare di recuperare gli otto lavoratori mancanti all'appello. La miniera operava in maniera illegale, dato che la licenza era stata revocata un anno fa, come ha reso noto l'Ufficio provinciale di supervisione della sicurezza delle miniere di carbone. L'ufficio aveva ordinato lo stop alla produzione ad aprile. Il vice procuratore generale di Qujing, Wu Hongze, fa intanto sapere che secondo le prime indagini quattro funzionari addetti alla sicurezza della miniera sarebbero responsabili di inadempienza dei propri doveri; i quattro sono in stato di fermo, mentre proseguono le indagini."

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Discariche abusive a Civitavecchia

Da BiGnotizie.it
"Il Forum Ambientalista ha presentato oggi al Sindaco, all'Assessore all'ambiente, al Dirigente competente, e per conoscenza alla Procura della Repubblica, una dettagliata segnalazione, corredata da materiale fotografico, di diverse discariche abusive rilevate in città. Le discariche, individuate nelle zone di Via delle Vigne, Via Tazzini, nel Fosso della Fiumaretta, in Via Braccianese Claudia e Via del Casaletto Rosso, vedono la presenza di vari materiali tra cui inerti, materassi, mobili, elettrodomestici.
"Particolare inquietudine e preoccupazione - si legge nella nota - hanno destato le discariche del Fosso della Fiumaretta, dove sono presenti grandi quantità di amianto, e quella della Braccianese Claudia, dove l'area interessata è piuttosto vasta e fra i rifiuti, oltre l'amianto, si notano diverse campane della differenziata dimesse, deterioriate e/o semi bruciate. Su queste ultime, di probabile proprietà della società gestore della raccolta rifiuti, il Forum Ambientalista, ha chiesto che si ponga in essere un indagine amministrativa per accertare le responsabilità di quanto avvenuto ed in capo agli eventuali responsabili che verranno accertati vengano, oltre le eventuali conseguenze penali che sarà la Magistratura ad accertare, accreditati i costi per la bonifica e la rimessa in pristino dei luoghi. E questo non per una forzata ricerca di giustizialismo, quanto piuttosto perché è giunto il momento che si ponga un freno al mancato rispetto delle regole che imperversa sul territorio avvelenandolo ambientalmente e civilmente e determinando un ulteriore aggravio dei costi, derivanti dalle bonifiche che si rendono necessarie, a carico della collettività; vale per le imprese, vale per i singoli cittadini e ancor di più deve valere per chi ha il compito istituzionale di amministrare la città e gestirne i servizi".

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12 novembre 2011

Solita carneficina nelle miniere di carbone cinesi

A poche ore dalla tragedia precedente, ci giunge la notizia di una nuova. Il teatro è il solito: le miniere di carbone cinesi.

"Venti minatori sono morti e altri 23 sono ancora intrappolati sottoterra dopo un'improvvisa fuga di gas nella miniera di carbone nella quale stavano lavorando nella provincia dello Yunnan, nella Cina del sudovest. L'agenzia Nuova Cina, citando le autorità locali, afferma che 30 pompieri, 100 «soccorritori professionali» e 300 tra medici e infermieri sono impegnati nel tentativo di raggiungere i sopravvissuti.
In base alle prime indagini l'incidente si è prodotto alle 6.30 locali della mattina (le 23,30 di martedì in Italia), quando una fuga di gas si è prodotta in una galleria. Il gas avrebbe poi raggiunto una galleria vicina, intrappolando un totale di 43 minatori..."

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Soldi pubblici per lo show privato di enel?

Fonte: TrcGiornale.it
"Se quanto si mormora nei corridoi della centrale di Torrevaldaliga Nord fosse vero ci sarebbe davvero di che indignarsi. Ci riferiamo a quanto accaduto oggi, quando Enel ha improvvisamente deciso di far uscire ben due navi già impegnate in operazioni carico/scarico di cenere e carbone, solo per consentire l'ormeggio di una grande nave carboniera da oltre 100.000 tonnellate. Una decisione che non sarebbe stata assunta per motivazioni di ordine tecnico, bensì, questo è ciò che si dice, per consentire all'AD Fulvio Conti – in visita domani a Torrevaldaliga Nord - di assistere allo "spettacolo" di una nave di tali dimensioni attraccata al molo di centrale".
"Ora, poiché una simile operazione comporta costi addizionali di assoluto rilievo, è chiaro che se le cose stessero realmente così ci troveremmo di fronte ad un evidente spreco di denaro pubblico, posto che Enel è tuttora partecipata dal Ministero del Tesoro e in nessun caso, specie mentre le famiglie italiane sono strette nel morso della crisi, può essere gestita come un giocattolino personale. Occorrerebbe quindi capire se una tale decisione sia discesa direttamente dai vertici aziendali, o, diversamente, sia stata presa in piena autonomia dalla Direzione locale in segno di deprecabile ossequio allo stesso Amministratore Delegato. E, per favore, non ci vengano a propinare insostenibili giustificazioni a cui sapremmo certamente ribattere.
Con riguardo poi alla visita del Dott. Conti, sarebbe bene che Enel approfittasse dell'occasione per chiarire i motivi della avvilente performance tecnico-economica dell'impianto a carbone di Torrevaldaliga nord (che ha il solo pregio di ridurre il carico inquinante per il territorio), per spiegare come mai le imprese locali continuano a chiudere, e, inoltre, cosa intenda fare l'azienda elettrica per realizzare finalmente la Darsena Energetica Grandi Masse. Un'opera, questa, che non solo darebbe nuove prospettive all'occupazione locale, ma che appare oltremodo necessaria anche per ridurre i costi aggiuntivi e le stesse emissioni inquinanti causati delle navi obbligate alla fonda allorché minime condizioni di maltempo rendono indisponibili le banchine di centrale. Attendiamo risposte".
USB LAVORO PRIVATO

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10 novembre 2011

Torna NoCoke Alto Lazio su faccialibro

A questo indirizzo trovate la nuova pagina dei cittadini del movimento NoCoke Alto Lazio, di nuovo su Facebook dopo la censura subìta.

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Condanna da 1,5 milioni per l'azienda energetica che spiava Greenpeace

Dal FattoQuotidiano
"Spiò i piani di Greenpeace, Edf condannata a pagare 1,5 milioni di euro

Edf è colpevole di spionaggio informatico ai danni di Greenpeace. Il colosso energetico (e soprattutto nucleare) francese, per di più un gruppo pubblico (controllato dallo Stato per oltre l’80% del capitale), avrebbe fatto ricorso a un sottobosco di ex agenti segreti e hacker per scoprire cosa l’organizzazione ambientalista stava studiando per protestare contro il suo progetto di un nuovo impianto nucleare a Flamanville, in Normandia. Quell’Epr, reattore di terza generazione, ora in costruzione (anche Enel fa parte della partita) lì, davanti al mare. Lo stesso costosissimo modello che i francesi volevano vendere all’Italia quando ancora Berlusconi e Nicolas Sarkozy erano molto amici.

La condanna di Edf è giunta oggi in primo grado da parte dei giudici della procura di Nanterre, alle porte di Parigi. Prevede il pagamento di una multa di un milione e mezzo di euro da parte dell’azienda. E soprattutto due ex alti dirigenti del servizio di sicurezza interno di Edf, Pierre-Paul François e Pascal Durieux, sono stati condannati rispettivamente a sei mesi e a un anno di reclusione. I reati contestati sono spionaggio informatico ai danni di Greenpeace e ricettazione di documenti confidenziali rubati. Edf, in realtà, si difende accusando a sua volta la società alla quale si era affidata per l’operazione. Che sarebbe andata oltre le istruzioni impartite. Che avrebbe esagerato. Il gruppo francese ha già deciso di ricorrere in appello alla sentenza di oggi.

I fatti risalgono al 2006. François è un ex poliziotto e Durieux addirittura un ex contrammiraglio. Vogliono capire le intenzioni di Greenpeace sul discusso progetto di Flamanville, il nuovo Epr, lì dove già esiste una potente centrale nucleare. Ricorrono a Kargus Consultants, una società di intelligence economica, come ce ne sono sempre più a Parigi. E’ diretta da Therry Lohro, ex paracadutista, passato attraverso i servizi segreti, che fa affidamento, per i lavoretti più delicati, a Alain Quiros, informatico con un talento particolare, hacker autodidatta, localizzato in Marocco. Sono loro che riescono a inserirsi nel computer di Yannick Jadot, allora dirigente di Greenpeace e oggi portavoce di Eva Joly, la candidata dei Verdi alle presidenziali del 2012.

Oggi i giudici di Nanterre hanno anche condannato a un anno di prigione con la condizionale il ciclista americano Floys Landis: aveva pagato la stessa Kargus per accedere a dossier segreti nel Laboratorio nazionale di depistaggio del doping (Lndd). Durante il processo il procuratore della Repubblica Benjamin Branchet ha fatto una requisitoria durissima contro il sottobosco dell’intelligence economica. “Vi rendete conto: una società come Edf, famosa in tutto il mondo e di cui la Francia si inorgoglisce, tollera e addirittura incoraggia il ricorso a pratiche di questo tipo – aveva affermato in aula -. Com’è possibile che, in questo contesto, i cittadini conservino una totale fiducia negli alti dirigenti privati e pubblici, che a loro volta esigono da loro rispetto delle regole finanziarie e sacrifici?”. Da sottolineare: l’”alto dirigente”, l’amministratore delegato, di Edf è Henri Proglio. Cioè uno dei manager più vicini da sempre alla destra e a Sarkozy.

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9 novembre 2011

Inquinamento elettromagnetico, svendita della salute agli operatori di telefonia

Il Governo ha varato un Decreto Legge che aumenta il tetto massimo tollerato per legge di inquinamento elettromagnetico, un provvedimento inutile ma dalle conseguenze rischiose per la nostra salute. Riportiamo da Repubblica:

"In Italia tra qualche mese si potrà navigare sempre più veloce con i telefonini. Ma potrebbe essere più facile ammalarsi di cancro. A denunciarlo sono i presidenti di tutte le Arpa (Agenzie regionali per l'ambiente) e l'Ispra (l'Istituto superiore per la ricerca ambientale) con due documenti durissimi recapitati nei giorni scorsi al governo Berlusconi. Nel decreto sviluppo dell'ottobre scorso l'esecutivo ha modificato la legge sull'elettromagnetismo, arrivando a innalzare fino al 70 per cento gli attuali limiti per gli impianti di telefonia mobile.

Con la nuova normativa i valori di attenzione (in Italia il limite è di 6 volt per metro) sono da considerare soltanto all'interno degli edifici. "In questa maniera - spiega Giorgio Assennato, presidente dell'Assoarpa, l'associazione delle Arpa italiane - se ne esclude l'applicabilità su tutte le aree di pertinenza esterne delle abitazioni, come i balconi, terrazzi, giardini e cortili". Questo può comportare un'invasione di antenne, tanto che gli esperti ritengono che nel giro di due anni verranno montati dai 15mila ai 20mila nuovi impianti.

La nuova norma cambia anche gli obiettivi di qualità: verrà valutata una media statistica giornaliera mentre ieri si prendevano a campione i sei minuti a massima potenza. "Poiché di notte la potenza è notevolmente ridotta - dice Assennato - la nuova disposizione permette che la popolazione nelle ore diurne possa essere esposta a valori di campo di gran lunga superiori a quelli dell'attuale normativa". Secondo una simulazione compiuta dalle stesse Arpa, i valori saranno aumentati del 30 per cento per gli impianti radio-tv e del 70 per gli impianti di telefonia mobile.

Ma perché questa variazione? I tecnici hanno fatto notare come in Italia esistano i limiti più rigidi d'Europa (6 volt per metro concessi contro una media Ue di 40). All'orizzonte c'è soprattutto la necessità da parte delle compagnie telefoniche di adeguarsi alla tecnologia 4G, con l'installazione delle nuove antenne Lte (Long term evolution). Tim, Vodafone e Wind hanno già investito 1,5 miliardi a testa sul nuovo network e secondo alcuni con la vecchia legislazione avrebbero avuto troppi problemi. "Ci troviamo però di fronte a una svendita della salute agli operatori di telefonia mobile" denunciano le associazioni ambientaliste.

Non sono i soli. A esprimere un parere fortemente contrario al provvedimento, prima della sua approvazione, è stata anche l'Ispra che con una nota a firma dell'ingegner Salvatore Curcuruto parla di "un deciso passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla vecchia legge che contribuirebbe ad alimentare il clima di sfiducia dei cittadini nei riguardi delle istituzioni. Il decreto rischierebbe, infatti, di riportare il paese indietro di dieci anni, in una situazione di conflitti sociali che allo stato attuale delle cose sembrava ampiamente superata grazie all'attività di controllo, informazione al cittadino e trasparenza dell'azione amministrativa".

L'Ispra fa riferimento anche al rischio cancro. "Lo Iarc (International agency for research on cancer) - scrive l'istituto al governo - ha reso noto di aver classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come 'possibilmente cancerogeni per l'uomo'".

Ma soprattutto lo stesso istituto ritiene che non ci fosse bisogno di cambiare la legge per adeguarsi alle nuove tecnologie. "La motivazione alla base della proposta di modifica delle norme vigenti - precisano i tecnici - e cioè la necessità di agevolare la realizzazione dei sistemi di quarta generazione (Lte) non ha fondamento perché allo stato attuale in Italia le situazioni che potrebbero presentare eventuali criticità di installazione sono numericamente estremamente contenute e non esprime il reale obiettivo dei gestori". Forse.

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Civitavecchia, le centraline segnalate da Forum Ambientalista vengono spostate

"Due delle tre centraline per il rilevamento della qualità dell'aria in città, verranno spostate. Il comune ha deciso il suo spostamento dal luglio scorso, su richiesta dell'Arpa, in quanto secondo l'ente per la protezione ambientale non garantivano una corretta fornitura dei dati. La decisione emerge dall'indagine della procura, avviata nell'ottobre scorso dopo un esposto presentato dal Forum Ambientalista, che per primo aveva evidenziato il problema.

Le due centraline su cui il Pincio ha già dato il suo parere favorevole, sono quelle di villa Albani, che verrà spostata a via Morandi, e quella di via Isonzo, che invece verrà collocata a via Molinari. Non per quella sul ponte delle Quattro Porte, per la quale era stato chiesto lo spostamento a via Roma. La motivazione del diniego è dovuta ad un progetto di riqualificazione dell'arredo urbano della zona di via Roma, che sarebbe incompatibile con la presenza della centralina. Su questo punto però Arpa Lazio e palazzo del Pincio starebbero già studiando una soluzione. Il dirigente dell'urbanistica Massimo Piacentini ha infatti inviato una richiesta di parere all'Arpa Lazio, su dove collocare la cabina in alternativa a via Roma."

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8 novembre 2011

CO2 da combustibili fossili: record nel 2010

dal Corriere.it


"Mai le attività umane avevano emesso in un anno nell'atmosfera una quantità simile di anidride carbonica. Il 2010 ha battuto ogni record, secondo i dati premilinari del Centro di informazione e analisi del diossido di carbonio (CDIAC) del dipartimento dell'Energia statunitense: sono stati immessi nell'atmosfera 33,5 miliardi di tonnellate di CO2, con un aumento del 5,9% rispetto al 2009 e del 4,5% rispetto al record del 2008. Il livello complessivo raggiunto lo scorso anno, sottolineano gli esperti, è più alto di quello usato dall'Ipcc, l'organismo Onu sui cambiamenti climatici, per descrivere lo scenario peggiore dal punto di vista dei cambiamenti climatici.

IMPUTATI - I principali imputati sono sempre gli stessi due: Stati Uniti e Cina, che da soli sono responsabili per la metà dell'anidride carbonica emessa sul pianeta. Per quanto riguarda gli Usa, le emissioni sono cresciute del 4% ma, grazie alla crisi economica, sono rimaste in termini assoluti sotto il record registrato nel 2007. La singola fonte energetica che ha fornito il maggiore contributo è il carbone, che ha fatto registrara una crescita delle emissioni dell'8%.

LIMITE - La concentrazione di anidride carbonica misurata nel 2010 nell'atmosfera è di circa 390 ppm (parti per milione), con una crescita di circa 2,2 ppm all'anno. Stime attendibili della concentrazione nel 1850 fanno ritenere che la concentrazione si aggirasse intorno a 290 ppm. Alla conferenza sul clima di Cancun 2010 si era raggiunto un accordo - non vincolante - per limitare a 2 gradi il riscaldamento globale e per raggiungere questo obiettivo diminuire le emissioni di CO2 per non superare i 450 ppm, ma solo l'Unione europea ha approvato direttive stringenti sull'argomento.

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Otto nuove vittime nelle miniere cinesi

Fonte
"Il 3 novembre in Cina si è verificata un'esplosione di rocce in una miniera di carbone a Quianqiu, nella provincia di Henan. L'esplosione è avvenuta dopo circa 30 minuti da una scossa di terremoto di magnitudo 2,9.
Non è chiaro se il sisma abbia effettivamente provocato l'esplosione ma, stando a quanto comunicato dall'agenzia di stampa cinese Xinhua, pare molto probabile che la scossa abbia causato una frana all'interno della cava. Inoltre essendo la miniera a 500 metri di profondità si pensa che il sisma sia stato avvertito in maniera più intensa che a terra.

Erano 75 i minatori che lavoravano nella cava al momento dell'esplosione, 14 sono riusciti a mettersi in salvo nell'immediato e si è avuta subito la notizia di 4 persone decedute nello scoppio. Delle 57 persone rimaste intrappolate nella miniera ne sono state salvate 8 dai soccorritori nella giornata di venerdì, i quali hanno anche recuperato altre 4 vittime, portandone il bilancio a otto. Le restanti 45 persone sono rimaste intrappolate dietro uno dei pozzi della cava, sul quale pare essere crollata la frana, per 40 ore. Sono stati tratti in salvo la mattina di Sabato, che con la differenza di fuso orario per noi ha coinciso con ieri sera."

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Quanti schiavi lavorano per alimentare il business del carbone?

Interessante lettura da Blogeko (vedi anche: SLAVERY FOOTPRINT)
"Negli ultimi giorni un giochetto di autocoscienza (non so come altrimenti chiamarlo) è molto in voga sul web. Si tratta di calcolare quanti schiavi ciascuno di noi “possiede”: il numero di persone sfruttate in modo disumano in qualche parte del mondo per produrre i beni che ci sono in casa e che usiamo ogni giorno.

L’esercizio, sebbene meritorio, non è esaustivo. Non dal punto di vista ecologico, almeno. C’è un ulteriore esercito di schiavi (ma stavolta virtuali) al servizio di ciascuno di noi.

Le “braccia” di questi schiavi virtuali sono contenute nell’energia che consumiamo. Energia perlopiù non rinnovabile, energia perlopiù fossile estratta dalle viscere del pianeta – cioè dalle risorse naturali – e destinata prima o poi ad esaurirsi. Anzi, già in esaurimento. Allora, vogliamo completare il giochetto di autocoscienza?

Il calcolo degli schiavi umani che permettono a ciascuno di noi di mantenere il proprio tenore di vita si fa sul sito internet Slavery Footprint.

Per “schiavi” in questo caso si intendono persone (bambini compresi) che lavorano in condizioni estreme e che non sono in condizione di dire di no. Il loro numero viene dedotto incrociando un questionario sulle abitudini individuali con un dabatase relativo alle modalità con cui vengono prodotti circa 400 beni di uso quotidiano.

In media cento schiavi per ogni consumatore, sintetizza Repubblica. Però le braccia in carne ed ossa e il lavoro umano non bastano per produrre le cose che ci circondano. Ci vuole anche l’energia che serve per estrarre e raffinare materie prime, per azionare le fabbriche, far viaggiare le merci e gli uomini, recapitarci a domicilio i beni.

Il petrolio è la pietra di paragone convenzionale dei consumi energetici. Si calcola che l’energia contenuta in un barile di petrolio compia il lavoro di 12 uomini in 24 ore. Il consumo di energia in Italia nel 2010 è stato pari a 177,7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Un barile di petrolio corrisponde a 159 litri. Il peso specifico del petrolio è pari a circa 0,8. In Italia ci sono 60,7 milioni di persone.

Mi fermo qui, perchè San Pitagora, protettore della matematica, non mi ha mai guardato con occhio particolarmente benevolo. Solo il 20% circa dell’energia consumata in Italia è rinnovabile (l’idroelettrico fa la parte del leone): per il resto, le invisibili braccia degli schiavi virtuali che si muovono per riscaldarci, illuminarci, azionare macchinari eccetera sono essenzialmente il sangue dei dinosauri. I combustibili fossili.

E’ come se nell’infinita lunghezza delle ere geologiche che ci hanno preceduti la Terra si fosse impregnata di energia, risucchiandola dai corpi degli esseri viventi. Da un paio di secoli a questa parte, con la Rivoluzione industriale, abbiamo cominciato ad estrarla, a rimetterla in moto.

Non ce ne sarà per sempre (il picco del petrolio, il picco del carbone), però è come se adesso – per adesso – oltre ai 100 schiavi umani che producono i nostri beni sfruttassimo anche il lavoro di 12 schiavi virtuali ogni volta che un barile di petrolio (o il suo equivalente) se ne va in fumo.

Nella Roma del grande impertore Traiano, si calcola, c’erano 1.200.000 abitanti di cui 400.000 schiavi: uno ogni tre persone. Appena.

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ONU: fermare l'inquinamento da mercurio con un trattato globale

Fonte
"E' stato catalogato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come uno degli elementi chimici più pericolosi per la salute perché può causare danni al sistema nervoso e disordini comportamentali. Quando immesso nell'ambiente, inquina acqua, aria, sedimenti e suolo, entrando comodamente nella catena alimentare di uomo e animali. Eppure continua a circolare indiscriminatamente.

L'elemento incriminato è il mercurio, fino a qualche tempo fa presente in quasi tutte le case europee all'interno dei termometri.

La sua pericolosità è tanta da aver spinto l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) a radunare per una settimana a Nairobi i rappresentanti di 120 Paesi per elaborare un trattato globale che lo tenga sotto controllo e ne limiti l'uso.

La maggior parte delle discussioni, si legge in una nota dell'UNEP, si sono focalizzate sulle miniere d'oro artigianali e su piccola scala, visto che sono proprio loro la principale fonte di domanda globale del mercurio.

Si stima che nel 2011 queste attività, praticate in circa 70 paesi, quasi la metà dei quali si trova in Africa, avranno utilizzato 1300 tonnellate di prodotto.

Praticamente tutto il mercurio utilizzato nell'estrazione dell'oro su piccola scala viene rilasciato nell'ambiente, con grandi rischi nel lungo termine per i minatori e le comunità che vivono a valle o vicino alle miniere.

Altra priorità è quella di ridurre le emissioni di mercurio delle centrali a carbone e quelle provenienti dalla combustione di petrolio e gas, con uno sguardo attento anche alla presenza del temibile elemento chimico nei cosmetici, negli strumenti medici, nelle batterie e nelle lampade fluorescenti.

I modi per evitare una catastrofe ambientale ci sono, basta raggiungere un accordo globale. L'UNEP spera di dare la buona notizia entro il 2013.

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Boscàn a Saline Joniche: "il no al carbone è per difendere la vita"

Da Womenews
Colombiana proveniente dalla regione de La Guajira, attivista per i diritti umani delle popolazioni indigene, leader del popolo Wayuu e esponente dell’associazione “La forza delle donne Wayuu” Karmen giunge a Saline Joniche nel basso jonio reggino dal territorio della più grande miniere di carbone a cielo aperto, il Correjon.

“Sono molto felice di essere fra voi. E’ stata una grande avventura arrivare fin qui ma ringrazio madre terra per avermi aiutato”.
Indossa in costume tradizionale del popolo Wayuu Karmen, che brilla sotto i raggi del sole generoso dell’ultimo sabato di ottobre. Mentre parla dà le spalle al sito in cui dovrebbe sorgere la centrale a carbone di Saline Joniche, territorio già beffato e deturpato dalla logica dell’industria nel deserto. “In Colombia e in tutto il Sud America lo sfruttamento delle risorse naturali ha raggiunto livelli drammatici.

Il potere del profitto supporta le guerre. Sessanta anni di guerre, quattromila persone allontanate dai territori interessati allo sfruttamento delle risorse” spiega Karmen, “Non sappiamo con esattezza quante persone siano state uccise. Posso dire che, solo nella mia famiglia, si contano 27 morti. Per la mia cultura il rispetto del territorio rappresenta un valore molto importante.
Per questo mi trovo qui, per condividere questo messaggio: madre terra è in pericolo, madre terra è a rischio. Nel mio territorio esiste la più grande miniera a cielo aperto di carbone. Questo progetto sta violentando la donna madre terra, la più grande donna che ha dato vita a tutta l’umanità”.

Il consorzio formato da compagnie facenti capo alla BHP Billiton plc, Australia, all’Anglo American plc e Gran Bretagna e alla Glencore International AG., che ha venduto in un secondo tempo le sue partecipazioni alla compagnia svzzera, intendono raddoppiare l’attuale produzione di carbone portandola dai 22 ai 30 milioni di tonnellate a 60 milioni di tonnellate.

“La mia gente sarà costretta forzatamente a abbandonare i propri territori. I proprietari non vogliono parlare con la popolazione. Vi chiederete perché io sia qui: il carbone estratto nel mio territorio, con tutto quello che comporta in termini di malattie, morti, devastazione del territorio, guerre, verrà in parte utilizzato e venduto per fornire energia elettrica alla centrale a carbone di Saline.
Ve lo dico perché ne abbiate la consapevolezza: non potete supportare una campagna che sta facendo sparire il mio popolo. Costruire qui la centrale a carbone significa distruggere madre Terra.
Significa che diventerete malati, controllati, che andrete incontro a quello che sta passando la mia gente.

Per il popolo Wayuu la ricchezza non è l’oro, estratto per essere depositato nelle banche. Per il mio popolo la ricchezza è il vento, il mare, il sole, tutto quello che avete qui.
Per questo diciamo no al carbone: per dire sì alla vita, perché la vita è la cosa più importante.
Il carbone rappresenta la morte, l’inquinamento.
E’ nostra precisa responsabilità dire no al carbone. Siamo tutti figli della stessa madre terra e dobbiamo difenderla insieme”.

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Civitavecchia, Verdi e SeL chiamano alla mobilitazione su TVS

Da TrcGiornale.it
"Un invito ai suoi colleghi consiglieri alle dimissioni, almeno in sedici, per sfiduciare il sindaco Moscherini e impedirgli di recarsi il prossimo 21 novembre al Ministero dell'Ambiente ed esprimere un parere che possa rimettere in discussione la dismissione del quarto gruppo della centrale di Torre Valdaliga Sud. L'esortazione giunge dal consigliere verde Alessandro Manuedda, in merito alla nota questione relativa al futuro della quarta sezione della centrale termoelettrica, gestita dalla società Tirreno Power.
Un futuro già scritto mesi fa quando, come ricorda Manuedda in una nota indirizzata agli organi di informazione, un voto del consiglio comunale impegnò il sindaco Moscherini a manifestare presso il Ministero dell'Ambiente parere contrario al mantenimento in esercizio del quarto gruppo, chiedendone la dismissione. Era l'8 aprile del 2010 e di lì a qualche mese, precisamente l'8 settembre dello stesso anno, ricorda sempre il consigliere verde, Moscherini depositava le sue prescrizioni per la dismissione, sancita il 5 aprile del 2011, con il decreto 140 che obbligava Tirreno Power a presentare entro sei mesi progetto per lo smantellamento definitivo. Quel termine scade il 10 novembre, ma "il quarto gruppo – dice ancora Manuedda – non esiste già più sulla carta". Del resto appare difficile, anche sul piano strettamente amministrativo, pensare di poter tornare indietro da una simile decisione. Come noto il primo cittadino conta di riaprire la discussione alla prossima seduta della consulta sull'occupazione, convocata per il 18 novembre.
Ma Manuedda avverte: "Qualora il signor Moscherini, nascondendosi dietro la sua improbabile consulta, decidesse di arrogarsi il diritto di resuscitare un gruppo termoelettrico di quasi quarant'anni fa, lo farebbe ignorando la volontà del consiglio, per una scelta che, tra l'altro, tutti sanno essere l'anticamera della riconversione a carbone e rifiuti del quarto gruppo". E dello stesso tenore è anche l'intervento di Sinistra, Ecologia e Libertà, che in una nota afferma che "non serve che il sindaco si rechi al Ministero il 21 novembre, perché basta che recapiti una lettera con su scritto che il quarto gruppo deve essere dismesso". Sel annuncia che vigilerà affinché non si consenta quello che definisce "l'ennesimo sopruso ai danni del popolo di Civitavecchia". Intanto, resta da vedere che posizioni assumeranno anche le forze di maggioranza rispetto alle intenzioni del sindaco.

Vedi UnoNotizie per l'intervento integrale di Manuedda

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4 novembre 2011

Taglio non autorizzato di alberi alla Frasca, prosegue l'indagine

Da biGnotizie.it
"Si fa più pesante la posizione di uno dei tre indagati nell'indagine sul taglio dei pini alla Frasca. Il titolare della ditta che ha stilato il progetto per l'abbattimento degli alberi è accusato anche di falso. La procura ha ipotizzato il rato in quanto nel progetto presentato all'Arsial, la società avrebbe indicato albero per albero quelli che sarebbero stati oggetto di taglio.
Inoltre in quel documento avrebbe affermato che i pini sarebbero stati segnati con una striscia di vernice, così da indicare con precisione quelli da abbattere. In realtà le cose non sono andate così, ma le piante tagliate sono state molte di più rispetto a quelle indicate nel progetto. Quel documento però, è stato redatto a Roma, per cui il reato sarebbe stato commesso nella capitale. Questo il motivo per cui il fascicolo ora è stato trasferito alla procura della capitale. L'indagine è comunque avviata alla conclusione, per cui è probabile che la procura di Roma dovrà solo limitarsi a formalizzare la chiusura dell'inchiesta con la richiesta di rinvio a giudizio o quella di archiviazione."

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Smantellamento per Torrevaldaliga Sud, amnesia di Moscherini

Intervento di S. Ricotti del Forum Ambientalista:

"L'Autorizzazione Integrata Ambientale per la centrale di Torrevaldaliga Sud, rilasciata il 5 aprile 2011 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11.05.2011, prescrive che, entro sei mesi dalla pubblicazione della stessa, ovvero entro il 10 novembre., la Tirreno Power debba presentare "il piano di smantellamento della sezione TV4 e di sgombero della relativa area, comprensivo del crono programma dei lavori". Avverso tale provvedimento, emesso sulla base delle prescrizioni presentate dal Comune di Civitavecchia ai fini di tutelare la già martoriata salute della popolazione, - si legge nella nota - Tirreno Power si sta opponendo; fatto che rientra nella normale prassi dell'agire di una società il cui unico fine consiste – è bene averlo chiaro - nel perseguire l'incremento dei propri profitti aziendali. Ciò che, invece, non rientra nella norma è che il Sindaco Moscherini, dopo aver fornito il proprio parere, supportato da tanto di delibera del Consiglio Comunale, con il quale fu chiesto lo smantellamento dell'obsoleto IV gruppo al fine di non aggravare la già "sofferente situazione sanitaria della popolazione", sia ritornato sull'argomento affermando, nel presentare la neonata Consulta dello sviluppo, che "Infine si dovrà decidere insieme il futuro del quarto gruppo di Tirreno Power per essere in grado di fornire un parere del territorio" e che a tal fine si recherà il 21 novembre al Ministero dell'Ambiente. Sfugge forse al Primo Cittadino che il territorio ha già fornito il proprio parere e che il decreto AIA del 5.4.2011 che autorizza l'esercizio di TVS, prescrivendo, nel contempo, la dismissione del IV gruppo, è atto definitivo; solo una malaugurata inversione di tendenza del Sindaco di Civitavecchia, in sede di riesame dello stesso, di cui ad oggi non ci risulta depositata domanda, potrebbe modificarne gli esiti. Il ricatto occupazionale posto in essere da Tirreno Power, che afferma che qualora fosse costretta ad attuare tale dismissione, questa avrebbe "immediate ricadute occupazionali sui 62 lavoratori che attualmente sono impiegati in TV4" è azione non accettabile in un territorio sottoposto da decenni ad una cosi pesante ed invasiva servitù energetica; ricatto che potrebbe trovare accoglimento solo in una classe politica debole, miope ed incapace. Pertanto risulterebbe veramente inaccettabile, e speriamo di essere smentiti, che il Sindaco Moscherini, come farebbero presupporre le sue parole, soggiacendo a tale ricatto, decida di tornare sui suoi passi e, abdicando al proprio ruolo di garante della salute pubblica, modifichi il proprio parere. Se veramente vi è interesse per la tutela e l'incremento dell'occupazione, si avvii, invece, una trattativa con Tirreno Power per una gestione degli appalti di manutenzione della centrale e di quelli per la dismissione di TV4, che produca reali ricadute sull'imprenditoria locale; cosa fino ad oggi non avvenuta".

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1 novembre 2011

5 Novembre - Manifestazione per la differenziata a Roma e nel Lazio

Comunicato dalla Rete Zero Waste Lazio

•PER UN PIANO URGENTE DI RACCOLTA PORTA A PORTA SPINTA A ROMA ED IN TUTTO IL LAZIO,
•PER NUOVI IMPIANTI DI RICICLO E COMPOSTAGGIO,
•CONTRO L’APERTURA DI TRE NUOVE DISCARICHE A RIANO – CORCOLLE – FIUMICINO,
•CONTRO VECCHI E NUOVI INCENERITORI DI RIFIUTI.

La vertenza rifiuti nel Lazio è oggi arrivata al momento cruciale in cui non sono ammissibili soluzioni di compromesso: o andiamo verso la riproposizione di discariche ed inceneritori o si fa un balzo in avanti verso l’Europa e la legalità e verso la Differenziazione ed il Riciclo/Recupero.
Nel Lazio la presenza oggi di un quadro di debolezza strutturale della filiera “indifferenziata” è plateale: le discariche sono tutte esaurite o in via di rapido esaurimento, non ci sono sufficienti impianti di preselezione per produrre il famigerato CDR e soprattutto non ci sono, per nostra fortuna, inceneritori sufficienti ed efficienti adeguati.
Roma oggi rappresenta la situazione più critica in Italia, dopo l’avvio di un programma Rifiuti Zero nella città di Napoli, con un livello di differenziata tuttora inaccettabile del 20% e la scelta di una manifestazione sostenuta dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero corrisponde proprio a combattere per dare avvio ad un ciclo alternativo sostenibile e nel rispetto della legalità.
La chiusura della megadiscarica di Malagrotta, obiettivo irrinunciabile che sosteniamo da anni come comitati e cittadini di Roma e Comuni confinanti della Provincia, non può essere l’occasione di aprire tre nuove discariche (Riano-Corcolle-Fiumicino) continuando lo scempio ambientale, ma deve essere l’occasione di varare un Piano Straordinario di raccolta porta a porta spinta nella città di Roma
In questo quadro si inserisce la Strategia Rifiuti Zero, che già da anni è stata lanciata in Italia e nel mondo dal prof. Paul Connett, che rappresenta l’unica soluzione ecologicamente e socialmente sostenibile e che è stata rilanciata dalla recente costruzione della Rete Zero Waste Lazio, una rete costruita “dal basso” che vuole diffondere cultura ed informazione e mobilitare i cittadini e gli amministratori comunali e provinciali su questo tema.
Solo la presa d’atto che oggi dobbiamo combattere contro qualsiasi tecnologia di incenerimento e di distruzione di materia ed energia può avviare la consapevolezza che il recupero/riciclo è una imprescindibile esigenza del ciclo produttivo industriale, che è il solo ciclo ecologicamente ad impatto zero e che è il solo ciclo sperimentato concretamente e che produce una riduzione di venti volte dell’investimento in infrastrutture destinandolo all’investimento in occupazione locale e partecipazione democratica dei cittadini.
Partendo dall’obiettivo di introdurre l’obbligatorietà del sistema di raccolta differenziata porta a porta, del sistema di conferimento dei materiali differenziati presso le piattaforme CONAI per la frazione secca e di impianti di compostaggio di bacino per la frazione umida, si pone il superamento definitivo del sistema “cassonetto indifferenziato” quale modalità incompatibile con la priorità del riciclo/recupero, lasciando come la legge impone la fase dello smaltimento quale fase effettivamente residuale.
Dai cittadini ai Sindaci, dai Sindaci alle Province , dai Sindaci e dalle Province agli imprenditori che vogliono oggi investire in un settore di green economy che risulta oggi l’unica forma di imprenditoria non assistita da contributi pubblici, come la truffa dei CIP6 ed i certificati verdi per gli inceneritori, ed in grado di assicurare la tutela sanitaria - ambientale ed insieme l’occupazione locale con basso tasso di investimento.

Saranno presenti in piazza:
Il portavoce della RETE NAZIONALE RIFIUTI ZERO e diverse delegazioni regionali,
I soggetti costituenti della Rete Zero Waste Lazio: Ass.ne Non Bruciamoci il Futuro, Ass.ne Diritto al Futuro/Rete Naz. Rifiuti Zero, Movimento Naz. ecologista EcoItalia Solidale, Ass.ne Comitato Rifiuti Zero Fiumicino, Ass.ne Comitato Rifiuti Zero Riano, Ass.ne Comitato Rifiuti Zero Corcolle, Coordinamento Rifiuti Zero Rieti, Ass.ne Grilli Viterbesi, Eco della Rete Frosinone, Forum ambientalista Valle del Sacco (Colleferro), Coordinamento Naz. Spiaggia Bene Comune, Ass.ne Ostia che cammina – Mun. 13 Roma, Ass.ne Grilli Eretini Monterotondo (RM), Ass.ne Piazza Pulita Civitavecchia (RM), Ass.ne Vivere in Salute-Canale Monterano (RM), Ass.ne Naz. Robin Hood Lazio, Casa dei Diritti sociali FOCUS Roma, Ass.ne Apertamente Oriolo Romano (VT), Comitato Rifiuti Zero Lago Bracciano(RM), Rete dei Cittadini di Aprilia (LT), Ass.ne Salviamo Bracciano (RM), Casa Internazionale delle Donna Roma, Forum Otherearth Roma, Ass. Giuristi Democratici Roma, Ass. cult. Il Calabrone Trevignano(RM), Ass. POSTRIBU’ Onlus Rieti, Cittadinanzattiva Rieti, Comitato Ladispoli Pulita, Coop. Soc. Limph@ Canale Monterano,
I Sindaci del Lazio Verso Rifiuti Zero: Il Sindaco di Ladispoli (RM), Il Sindaco di Cerveteri RM), Il Sindaco di Anguillara (RM), Il Sindaco di Bracciano (RM), Il Sindaco di Trevignano (RM), Il Sindaco di Oriolo Romano (VT), Il Sindaco di Corchiano (VT), Il Sindaco di Manziana (RM), Il Sindaco di Bassano (VT), Il Sindaco di Gallicano, Il Sindaco di Rignano Flaminio (RM), Il Sindaco di Capranica (VT)

Hanno sinora aderito alla manifestazione:
Il Comitato Malagrotta, il Coordinamento Romano acqua pubblica, Legambiente Lazio, la Rete Romana di Mutuo Soccorso, la Camera del Lavoro di Roma Nord, la Camera del Lavoro di Roma Sud, La Camera del Lavoro di Roma Ovest, la Camera del Lavoro di Civitavecchia, il Gruppo Cons. Reg. Lista Bonino-Pannella, ANPAS (Ass.ne Nazionale Pubbliche Assistenze), Rifiuti Zero Torino, Ass.ne Naz. Fare Verde Onlus – Lazio

PER ADESIONI UFFICIALI ED INFO: zerowastelazio@gmail.com

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31 ottobre 2011

29 diversamente dormienti dopo esplosione in miniera di carbone

Fonte AGI
"Un'esplosione di gas grisu' in una miniera nella provincia centrale cinese dell'Hunan ha causato la morte di 29 minatori. Al momento dell'incidente nella miniera di carbone di Xialiuchong, nella citta' Hengyang, lavoravano 35 operai. Sei di loro sono stati tratti in salvo e ricoverati. La miniera, di proprieta' del governo locale E operativa da quarant'anni, era legalmente registrata, ma il governo provinciale all'inizio dell'anno aveva sospeso la sua licenza di produzione per mancanza di adeguate misure di sicurezza."

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30 ottobre 2011

Civitavecchia, l'amministrazione Moscherini fa ostruzionismo sul monitoraggio ambientale

Da BiGnotizie.it del 29/10/2011
"Il Forum Ambientalista aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone indetta per oggi. "Ai molteplici aspetti che negli anni scorsi ci hanno indotto a contrastare l'utilizzo del carbone quale combustibile - spiegano -, quali l'emissione di quantità enormi di anidride carbonica e di inquinanti estremamente nocivi prodotti dalla sua combustione, le nefaste conseguenze sulla salute della popolazione, l'influenza negativa sulle economie agricole ed ittiche, si aggiunge ora anche la totale mancanza di controlli sulla qualità dell'aria del territorio".
"Mancanza che è bene sottolineare - continuano - , non costituisce solo inottemperanza ad un atto amministrativo quale la Valutazione d'impatto ambientale, ma anche, ed essenzialmente, assenza di tutela della salute della popolazione.
Proprio per questo la Procura della Repubblica ha, a suo tempo, avviato un'indagine e chiesto, al fine di sanare tale anomalia, che almeno altre tre centraline fossero cedute dal Comune di Civitavecchia all'ARPA Lazio per far si che fosse finalmente avviato un monitoraggio che producesse un quadro più completo ed ufficiale della situazione della qualità dell'aria nel comprensorio.
Tale cessione, però, non è mai stata perfezionata in quanto il Comune di Civitavecchia ha opposto vari ostacoli burocratici soprattutto in merito al riposizionamento delle centraline.
Ritenendo estremamente importante per la salute della popolazione nonché per la stessa ottemperanza delle prescrizioni di cui al Decreto MAP n. 55/02/2003, l'avvio, in tempi brevi, di detti rilevamenti ad opera di ARPA, lo scorso 6 ottobre abbiamo inoltrato specifica segnalazione alla Procura chiedendole un suo ulteriore intervento.
E' comunque avvilente dover constatare la necessità di ricorrere, ancora una volta alle vie giudiziarie, per vedere tutelata, almeno in parte, la salute dei cittadini e la qualità dell'aria.
Un'ulteriore dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, di come il carbone oltre ad inquinare l'ambiente, inquini ancor prima le coscienze.
E di una cosa siamo certi: senza quest'ultima forma di inquinamento, concretizzata soprattutto, ma non solo, tramite le compensazioni economiche ai Comuni, la riconversione a carbone non sarebbe mai stata possibile".

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Saline Joniche, breve storia della vicenda carbone

Riportiamo l'articolo "Catastrofi e imbrogli del carbone sulle rive dello Jonio" pubblicato sul Manifesto

È una delle più alte d'Europa, oltre 170 metri. È segnalata persino sulle rotte dell'aeroporto di Reggio. La ciminiera della Liquichimica la scorgi da lontano una volta giunto sulla punta dello Stivale, nel lembo di costa che affaccia sullo Stretto. Sta qui da quasi 40 anni ma non è stata mai messa in funzione. Benvenuti a Saline Joniche, frazione di Montebello, mille anime protese sullo Jonio alle pendici dell'Aspromonte. E un fantasma. Quello della città industriale che avrebbe dovuto dar lavoro a mezza Calabria. Un fantasma ingombrante da migliaia di metri quadri che oggi è un cimitero industriale da far paura. Il fallimento delle politiche per il Mezzogiorno ha qui una sua cattedrale. Trecento miliardi dell'epoca, quelli del Pacchetto Colombo del 1972, investiti per costruire «uno dei più grandi poli industriali del Paese», andati in fumo per dabbenaggine e scelleratezza. Settecentomila metri quadri, un'area gigantesca. E una fabbrica oggi abbandonata come un rottame: spogliatoi, mensa, serbatoi, centrale elettrica, vasche per la produzione di acqua sterile, silos per l'acido cidrico, collegamento ferroviario, persino un porto privato che doveva servire alla movimentazione dei prodotti liquidi. Il tutto costruito solo per esser oggetto di manutenzione straordinaria. Si trattava di impianti all'avanguardia, di notevole interesse scientifico. I laboratori erano destinati ad ospitare collaborazioni tra le università del sud nel campo delle biotecnologie. La produzione complessiva della fabbrica avrebbe dovuto riguardare la lavorazione di normalparaffina derivata da petrolio, allo scopo di trarne componenti chimici per la detergenza e bioproteine da destinare all'alimentazione animale. Insomma, "bistecche" al petrolio per animali. Un business enorme per l'epoca.
Poi, d'improvviso, la tegola. Soltanto dopo aver completato l'impianto, ed aver dilapidato 300 miliardi, il ministero della Sanità si è accorto che le "bistecche" erano cancerogene. E il tempo per la Liquichimica si è fermato a quel giorno di primavera del 1976. Tuttavia quei soldi furono spesi. E qualcuno ci ha lucrato. La fabbrica fu costruita, e furono i Costanzo, catanesi sbarcati in Calabria nel 1975 (affidatari anche dell'appalto per la realizzazione dell'enorme complesso delle Officine Grandi Riparazioni) ad aggiudicarsi i lavori che poi subappaltarono alla cosca locale capeggiata da Natale Iamonte. Ma i contatti con le 'ndrine andarono ben oltre. Pare infatti che i Costanzo si rifornissero dalla ditta di calcestruzzo Gercam, di proprietà Iamonte. E non è superfluo ricordare che è di quegli anni l'indagine della Procura di Reggio che scoperchiò i traffici di armi e stupefacenti tra le cosche catanesi e reggine, con particolare riferimento ai rapporti tra Paolo De Stefano e Nitto Santapaola. Lo stesso porto di Saline, poi, non sarebbe nuovo ad approdi di carichi di armi e droga.

Arrivano gli svizzeri

Sull'area cala il silenzio per oltre 20 anni con l'enorme struttura lasciata ad usurarsi. Mentre l'adiacente porto inizia a fare i conti con la forza del mare che distrugge parte delle banchine e con la sabbia che ostruisce gli imbocchi. Della Liquichimica si ritorna a parlare nel 1997 quando il Consorzio Sipi (Saline Ioniche Progetto Integrato) rileva all'asta gli impianti e i terreni ex Enichem con l'obiettivo di rottamare il± ferro e l'acciaio e rivendere il terreno. Con il tempo anche le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie vengono smantellate mentre la magistratura scopre che la 'ndrangheta aveva già messo gli occhi sulla zona per realizzarvi un centro commerciale. Si assiste da lì in poi a varie promesse sulla rivalutazione dell'area come la costruzione di un Parco marino, l'installazione di pannelli fotovoltaici e altro ancora. Solo parole, niente più. Finchè nel 2006, l'impresa svizzera Sei Spa (Società Energia Saline), gravitante nell'orbita della multinazionale elvetica Repower, acquista dal Sipi una parte dell'area per la realizzazione di una Centrale a carbone. Il cui utilizzo per la produzione di energia elettrica è vietato dal Piano energetico regionale «per tutto il territorio calabrese».

La mobilitazione

Un gigante a carbone dalla potenza di 1320 MW per un investimento di oltre un miliardo. Un paradosso per la Calabria che esporta energia per una quota del 50% rispetto alla produzione e che ha deciso di puntare sulle rinnovabili. Sebbene l'uso del carbone sia assolutamente vietato, la Sei vuole imporre il suo progetto, irrispettosa del parere contrario di Regione, Provincia, Comuni e della gran parte della popolazione. Al contrario, il ministero dell'Ambiente ha ritenuto il progetto «sicuro dal punto di vista ambientale e della salute pubblica». Davvero incredibile dal momento che la combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta la più grande fonte di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. Nonostante l'Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 30% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia rimarcato che «le centrali a carbone sono una delle cause principali dell'emissione delle polveri sottili che ogni anno nel mondo causano la morte di 2 milioni di persone». La comunità scientifica è unanime nel ritenere il carbone una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiale (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio) che coinvolgono un'area più vasta di quella intorno agli impianti.Il legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana dovrebbe ormai costituire comune consapevolezza. Ciò nonostante, e per meri calcoli legati al prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti. Cambia la multinazionale, ma il copione utilizzato da nord a sud dello Stivale è sempre lo stesso: ricatto occupazionale, false promesse, tentativi di far passare le centrali come isole felici. Ma al pari di Alto Lazio, Polesine, Vado, La Spezia, Rossano, Brindisi, anche qui nell'area grecanica del reggino le mire espansioniste del capitale hanno dovuto fare i conti con l'opposizione popolare. Da Motta San Giovanni a Montebello, da Melito a Bagaladi, da San Lorenzo a Gallicianò, da Brancaleone a Ferruzzano si è levato alto il grido: "Fermiamo il carbone". Una contestazione che ha varcato finanche i confini nazionali.

Coira, due mesi fa

«La più grande manifestazione dal 2004 quando le popolazioni dei Grigioni contestarono il World Economic Forum». Così la Suddeutsche am Sonntag commentò la mobilitazione ambientalista del 27 agosto scorso a Coira, nei Grigioni. «Vogliamo green power, cara Repower» urlavano gli attivisti elvetici e calabresi contro la centrale idroelettrica di Grusch e l'impianto a carbone di Saline. A disturbare il corteo anche un comitato pro-carbone. Peccato che si è poi scoperto che Repower aveva finanziato con 9 mila franchi la partecipazione dei comitati "spontanei" del Sì, facendo redigere i comunicati stampa dai propri dipendenti.
«È la dimostrazione che la nostra popolazione è stata raggirata per tre anni da Repower -spiega al manifesto Francesca Panuccio, del coordinamento associazioni area grecanica- screditando chi ogni giorno combatte per la difesa della salute e del territorio, nel vano tentativo di influenzare l'opinione pubblica col ricatto occupazionale. Ma a noi non interessa questa idea di futuro che parla al passato. Chiediamo, piuttosto, alla Sei di venire a investire in Calabria, ma puntando sul rinnovabile. Perchè noi crediamo in una Calabria diversa che investe sul turismo e sulla sua vocazione naturalistica. Basti pensare all'oro verde, al bergamotto, che viene prodotto nel 95% da queste parti».
Puntare, dunque, sulle energie rinnovabili e sulla salvaguardia dei luoghi, «perchè al centro di ben 5 siti di interesse comunitario è assurdo pensare di costruire una centrale a carbone». La lotta dei movimenti reggini continua, dunque, più forte che mai. A partire dalla «Giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone» del 29 ottobre. L'appuntamento è alle 10 davanti ai cancelli della ex Sipi, nella discesa del porto. Arriveranno anche da Rossano e da altri luoghi simbolo della Calabria ferita e saccheggiata. Oltre 80 associazioni aderenti, e una buona partecipazione annunciata. Mentre la torre della Liquichimica è sempre lì. Arrugginita dall'incedere del tempo e da un modello di sviluppo fallimentare.

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29 ottobre No carbone day - breve rassegna stampa

Una breve rassegna stampa sulla mobilitazione dello scorso 29 ottobre
...E alcuni video:

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29 ottobre 2011

29 ottobre, la mobilitazione contro il carbone narrata per immagini

Alcune immagini provenienti dalla manifestazione tenutasi ad Adria, condivise da liberi cittadini sul web.

Adria










Civitavecchia









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Anche a Civitavecchia la Mobilitazione nazionale contro il carbone

Civitavecchia. Il 29 ottobre mobilitazione nazionale contro il carbone

In occasione della giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone indetta per 29 Ottobre in concomitanza con la manifestazione nazionale che si svolgerà ad Adria (Ro) si terranno dei presidi di solidarietà e denuncia nelle varie città sedi delle inquinanti centrali elettriche a carbone sporco* (Civitavecchia, Brindisi, Vado Ligure, Gualdo Cattaneo, Saline Ioniche). In ogni città i comitati denunceranno, anche realizzando dei collegamenti con la manifestazione nazionale, i vari aspetti derivanti dall'avere sul proprio territorio le servitù di centrali a carbone: le fumate che oscurano i cieli, l'aumento della patologie respiratorie, tumorali e cardiovascolari, i danni alle economie agricole, ittiche e turistiche, la violazione di decine di norme negli iter autorizzativi, la mancanza totale di controlli.

Ed è proprio su quest'ultimo aspetto che verterà la mobilitazione che si terrà a Civitavecchia, dalle 16,30 in poi, a largo Marco Galli: ad oggi la qualità dell'aria nel nostro territorio è misurato da una sola centralina ufficiale posta al parco della Resistenza; le altre centraline non hanno alcuna ufficialità così come i dati divulgati tramite display su tutto il territorio. Proprio su tali basi la Procura della Repubblica ha aperto alcuni mesi fa un'inchiesta che ha condotto al risultato di far acquisire all'Arpa Lazio ulteriori tre centraline di monitoraggio: centraline che, però, attualmente non riescono a partire per intoppi burocratici che il Comune di Civitavecchia sta frapponendo.

Lo stesso Comune di Civitavecchia che, similmente ai comuni limitrofi, ovvero quelli che usufruiscono dei finanziamenti ENEL, non ha designato alcun rappresentante presso l'Osservatorio Ambientale su Tvn appositamente istituito presso la Regione Lazio, rinunciando, di fatto, a rappresentare in tale sede il popolo inquinato. Civitavecchia e il suo comprensorio, dopo aver subito una riconversione a carbone, oggi è costretta a vedere svenduta per i pochi spiccioli delle compensazioni economiche, la propria salute e ad assistere all'indecoroso spettacolo di amministratori che nulla fanno per pretendere almeno che vi siano controlli certi sulle emissioni delle centrali e sulla qualità dell'aria.

Le false promesse sui controlli e l'acquiescenza dei Sindaci ad ogni violazione posta in essere, sono la denuncia più dolorosa che la delegazione dell'Alto Lazio lancerà da Civitavecchia e dal palco di Adria: mostreremo come le centraline della qualità dell'aria, posizionate dal finto Osservatorio ad arte ed ingannevolmente collegate a coloratissimi displays, facciano falsa informazione indicando, spesso e volentieri "qualità dell'aria ottima". Alla faccia dei nostri figli, che continuano ad essere costretti a crescere all'ombra di venefiche nuvole nere, inquietanti come la verità che il carbone pulito non esiste!

Ti aspettiamo Sabato 29 a Civitavecchia dalle ore 16.30 in poi a Largo M. Galli, per dire "no al carbone", per mandare un segnale forte, in diretta con il palco di Adria, alle popolazioni che lottano come noi per una moratoria del carbone sporco, per una rivoluzione energetica, basata sull'utilizzo delle fonti rinnovabili, sul risparmio energetico e l'uscita dalla schiavitù dai combustibili fossili.

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Sette morti, ma di razza inferiore

Gli operai morti per il business del carbone non fanno rumore, non trovano spazio sulle testate giornalistiche, non almeno fintantoché non si riuscirà a trasformare in evento mondiale a-la Grande Fratello anche una sventura sotterranea cinese sul modello dei 33 disgraziati minatori cileni. Le notizie delle morti bianche da carbone vengono smaltite dai filtri automatici che separano l'utile (il business vecchio e sporco, a scapito di tutti per il profitto di pochi) dall'insignificante (vita umana e altri temi da fricchettoni).

Giornata di ordinaria follìa in Cina: "Sette persone sono morte e altre undici risultano disperse per una fuga di gas verificatasi in una miniera di carbone nella provincia centrale cinese dell'Henan. Dalle prime informazioni sembra che la fuga di gas si sia verificata ieri sera poco dopo la mezzanotte quando 18 minatori stavano svolgendo il loro lavoro nella miniera di Jiulishan a Jiaozuo. Le operazioni di salvataggio sono tuttora in corso. Si teme per le sorti degli 11 minatori che ancora mancano all'appello. (ANSA)

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La Pedocultura di enel

Mentre gli italiani si preparano a dichiarare che il carbone non deve far parte del futuro energetico di questo Paese, e che anche il presente ne va depurato,  intanto enel invita i bambini nella centrale a carbone di TorrevaldaligaNord (Civitavecchia), per un'adeguata azione di  depistaggio informativo strumentale, con aggiunta di colorante verde.

Investire in educazione rende, si sa. Scegliere quale educazione proporre dipende A CHI deve convenire quanto ne risulta. Razionalità e democrazia vorrebbero si guardasse a ciò che conviene alla comunità, che si proteggesse il bene comune. Nel caso dell'educazione by enel, il bene non dubitiamo che la supposta formativa somministrata ai ragazzi -e indirettamente alla società, sarà rivolta a uno scopo proumano, secondo una prospettiva comunitaria. E chi ne dubita, peste lo colga.

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Mobilitazione nazionale contro il carbone: diretta streaming

La diretta delle mobilitazioni contro il carbone sul territorio italiano sarà oggi disponibile in streaming presso il sito Global Project.info a partire dalle ore 15.00. Anche libera.tv ospiterà la trasmissione.

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WWF ai governatori delle Regioni: decarbonificare l'Italia

Fonte: ASCA "Roma, 28 ott - Alla vigilia della mobilitazione nazionale di domani ''Fermiamo il carbone'', ''nell'assenza di chiari indirizzi governativi sulle scelte energetiche da parte del Governo, dopo la batosta referendaria sul nucleare, e di una strategia energetica nazionale attesa dal dicembre 2008'', il WWF si rivolge con una Lettera Aperta direttamente alle Regioni piu' interessate perche' facciano la propria parte nel de-carbonizzare l'Italia, come richiesto dalla strategia europea.

Nella missiva, inviata questa mattina ai Governatori delle Regioni Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Veneto (interessate dalla riconversione a carbone o dal potenziamento di centrali esistenti, dalla presenza di centrali sul proprio territorio o dalla costruzione di nuove), il WWF ricorda che l'Unione Europea ha approvato un pacchetto di tre obiettivi obbligatori, che impegnano anche l'Italia, ''finalizzati a: la riduzione delle emissioni dei gas climalteranti al 2020 (meno 20% rispetto ai livelli del 1990); l'incremento della percentuale di energia derivante dalle fonti rinnovabili (piu' 20%); la riduzione dei consumi e degli sprechi attraverso un miglioramento dell'efficienza energetica e dell'innovazione tecnologica''.

Il WWF si rivolge direttamente alle Regioni ''perche' diano un contributo diretto e fattivo a 'fermare il carbone', data la loro capacita' di influire sulle scelte nazionali alla luce dei poteri concorrenti, attribuiti loro dall'art.

117 della Costituzione, in primis, con riguardo alla tutela della salute e in materia di produzione, trasporto e distribuzione di energia''.

Troppe, secondo l'associazione ambientalista, ''le centrali di carbone che oggi lavorano per un terzo della loro potenzialita'. La potenza energetica istallata nel nostro Paese e' il doppio del massimo picco di domanda mai raggiunto: le centrali esistenti a tutto il 2010 sono infatti in grado di erogare una potenza massima di circa 106,5 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW''.

Il WWF, inoltre, ricorda alle Regioni almeno 4 buoni motivi per de-carbonizzare l'Italia: ''la migliore tecnologia a carbone (impropriamente detto 'pulito') emette livelli di anidride solforosa, malgrado la presenza di desolforatori, ben 140 volte superiori a quelli emessi da un impianto a ciclo combinato a gas; le emissioni di polveri fini (PM) risultano ben 71 volte superiori rispetto a quelle di impianti a gas, anche con l'introduzione di filtri a manica; la combustione del carbone costituisce una delle principali cause di inquinamento da Mercurio, che entrando nella catena alimentare crea gravi danni alla salute umana, e rilascia anche altre svariate decine di sostanze tossiche inquinanti, tra cui Arsenico, Cromo e Cadmio, che sono anch'esse causa di gravi patologie; le emissioni di carbonio di una centrale a carbone 'pulito' sono praticamente doppie rispetto a quelle di una centrale a ciclo combinato a gas''.

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26 ottobre 2011

Porto di Civitavecchia, centraline per monitorare la qualità dell'aria

Fonte: BigNotizie
"Sottoscritto ieri l'accordo quadro tra l'Autorità Portuale e l'Arpa Lazio per il monitoraggio della qualità dell'aria del porto di Civitavecchia e delle aree limitrofe. Il documento fissa le procedure che l'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale applicherà nel porto per monitorare e prevedere la qualità dell'aria nel rispetto del recente D.lgs. 155/2010.
Nello specifico l'Autorità Portuale finanzierà l'acquisto e l'installazione nello scalo, secondo le indicazioni fornite da Arpa Lazio, di una stazione fissa di rilevamento che potrà essere inserita nel sistema di monitoraggio della Regione Lazio. La centralina sarà installata e gestita dalla stessa Arpa, che verificherà e controllerà i dati che saranno consultabili sul sito dell'Autorità Portuale all'interno della sezione Ambiente, 24 ore dopo la loro ricezione.
Inoltre, per la prima volta in Italia verrà sviluppata una catena modellistica per la ricostruzione meteorologica della qualità dell'aria di una zona portuale. Le previsioni terranno conto degli apporti emissivi delle navi, del traffico veicolare e più in generale di tutti i traffici ospitati in un porto.
"Si tratta – commenta il Presidente dell'Autorità Portuale Pasqualino Monti – di una convenzione con cui l'Autorità Portuale intende porre in essere, insieme all'Arpa, tutte le iniziative volte a salvaguardare la salute e l'ambiente. Come ho più volte ribadito questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore da Presidente e cittadino di Civitavecchia: crescita, ambiente e sviluppo sostenibile sono tra i punti principali cui si ispira il mio mandato. Non solo monitoreremo costantemente le emissioni di ogni genere in porto, ma addirittura saremo il primo porto italiano a realizzare delle previsioni molto dettagliate sulla qualità dell'aria".
"Posso affermare con grande soddisfazione che si tratta – commenta l'Avv. Corrado Carruba, commissario dell'Arpa Lazio – di un atto molto significativo e rilevante, che conferisce al porto di Civitavecchia gli strumenti necessari per poter controllare ed analizzare la qualità dell'aria in modo da garantire, allo scalo e ai cittadini, un monitoraggio costante a salvaguardia dell'ambiente

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Inquinamento e malformazioni fetali

Da QuotidianoSanità.it
"Pesticidi e prodotti della combustione di olio e carbone aumentano del 450% il rischio di sviluppo di malformazioni fetali come anencefalia o spina bifida. Lo studio condotto in Cina è stato pubblicato su Pnas."

“Le fabbriche nella società industriale avanzata rilasciano molti agenti inquinanti. Per lungo tempo abbiamo supposto che questo potesse avere ripercussioni sulla salute dei neonati, sulle loro eventuali malformazioni. Fino ad oggi non avevamo prove, ma ora possiamo dire senza dubbio che la concentrazione di pesticidi e fumi di carbone è molto maggiore nella placenta dei bambini nati con difetti del tubo neurale che negli altri.” A parlare è Richard Finnell, docente di scienza della nutrizione e direttore della ricerca sul genoma al Dell Children's Medical Center of Central Texas: i risultati di cui parla sono quelli di uno studio delle università del Texas e di Peking pubblicato su Pnas, che dimostra come gli agenti inquinanti aumentino del 450% le malformazioni fetali.

Per giungere alla preoccupante conclusione i ricercatori cinesi e statunitensi hanno analizzato la placenta di 80 bambini affetti da anencefalia (assenza parziale o totale della volta cranica) o da spina bifida (malformazione del midollo spinale che deriva dalla non completa chiusura di una o più vertebre), nelle contee rurali di Shanxi in Cina. Ogni volta che si presentava un nuovo caso di feto affetto da tali patologie, sia che questo nascesse vivo o che morisse poco prima del parto, veniva selezionato nello stesso ospedale un neonato che non avesse malformazioni congenite, la cui placenta veniva usata come campione di riferimento. Quello che gli scienziati ricercavano negli organi di questi bambini erano agenti inquinanti comuni come pesticidi, solventi e prodotti della combustione di olio e carbone, ovvero di quelle sostanze note ai biochimici come inquinanti organici persistenti (POP). Gli scienziati hanno così trovato forti correlazioni tra le patologie descritte e le alte concentrazioni nella placenta di alcuni idrocarburi che si trovano nel carbon fossile o nel petrolio (detti idrocarburi policiclici aromatici): la presenza di questi agenti chimici all'interno degli organi dei piccoli pazienti, infatti, causa un aumento dell'incidenza della spina bifida di 3,7 volte rispetto al normale, e la percentuale nel caso anencefalia diventa addirittura di 5,8 volte superiore nei bambini che presentano alte concentrazioni di tali inquinanti.

L'incidenza di difetti del tubo neurale in Cina è molto maggiore che in molti paesi occidentali. Inoltre, la politica di pianificazione familiare del governo cinese garantisce che ci sia un grande controllo sui neonati, anche rispetto alle loro condizioni di salute. Queste due particolarità hanno reso il territorio il miglior candidato per questo tipo di ricerca. “È uno straordinario esperimento naturale”, ha detto Finnell. “Sarebbe stato molto più difficile condurre questo studio altrove, dove malformazioni di questo tipo sono più rare, ma la ricerca è anche una buona opportunità per aiutare la Repubblica cinese a diminuire il tasso delle malattie congenite. La regione è piena di miniere, qui si bruciano grandi quantità di carbon fossile. Molte persone posseggono cucine a carbone, i fumi si diffondono nell'aria, la rendono nera. È facile comprendere perché questa situazione non può essere ottimale per la crescita sana dei bambini”, ha commentato Finnell. Secondo il ricercatore le condizioni della regione di Shanxi sono paragonabili a quelle degli Stati Uniti di cento anni fa. Allora, infatti, malformazioni come anencefalia e spina bifida non erano certo circoscritte alla Cina.

In particolare, secondo lo studio, sarebbero due i pesticidi trovati in grandi quantità che comportano tali ripercussioni sulla salute dei neonati. Uno è l'endosulfano, insetticida usato per il trattamento di cotone, patate, pomodori e mele, proibito in Europa e negli Stati Uniti ma non ancora nella Repubblica Cinese. L'altro è il lindano, un altro prodotto usato in agricoltura e nell'allevamento, il cui utilizzo è stato limitato nel 2009 con una convenzione internazionale firmata a Ginevra, ma ancora non ratificata dall'Italia. “I composti che abbiamo trovato – ha concluso Finnell – sono tanto aggressivi da causare la morte cellulare, tanto che in alcuni sani diventa addirittura difficile generare figli sani. Ad un livello basilare, stiamo imparando che le cause ambientali, in alcune popolazioni e in determinati periodi storici, causano problemi anche alla riproduzione della specie.”

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Comitati La Spezia: "Abbandonare il carbone: si deve, si può, se si vuole!"



Comunicato Stampa di SpeziaViaDalCarbone – 23 Ottobre 2011

"Durante le audizioni in Commissione Ambiente del Comune (18 u.s.) e della Provincia (20 u.s.) il Comitato SpeziaViaDalCarbone ha focalizzato i propri interventi (disponibili sulle pagine internet e fb del Comitato) su aspetti molto puntuali che fanno riferimento a precise responsabilità degli amministratori:

deficit di conoscenza – le amministrazioni non possiedono alcuna informazione strutturata e aggiornata con riferimento:
1) alla situazione dell’inquinamento nel territorio spezzino - qualità, quantità e origine degli inquinanti;
2) alla situazione della salute della popolazione spezzina - diffusione delle patologie ambiente-correlate e loro cause.

L’eliminazione di tale deficit di conoscenza permetterebbe di rispondere alle seguenti domande:
1) quali sono le fonti di inquinamento, quali gli inquinanti e i loro effetti sulla salute dei cittadini?
2) chi, come e in quale misura è responsabile dell’inquinamento derivante dalle attività del Golfo?
3) può Spezia permettersi una centrale a carbone? con relativo traffico e accosto di carboniere, movimentazione e stoccaggio all’aperto del carbone medesimo?

deficit di alternative – le istituzioni locali hanno rinunciato ad elaborare alternative all’unico scenario prefigurato da Enel: la conservazione dello status quo e il mero rispetto delle normative relative ai limiti delle emissioni. Limiti di emissioni poco più restrittivi di quelli previsti e maggiori controlli (a cura di Enel) è tutto quanto le amministrazioni sono in procinto di chiedere ad Enel nella prossima Conferenza dei Servizi a Roma.

Lo stesso Sindaco Federici ha ammesso di aver voluto mantenere un profilo basso nella trattativa con Enel: “non chiediamo qualcosa di straordinario, ma qualcosa di ottenibile”. E’ dunque straordinario o ottenibile ciò su cui stanno lavorando nella vicina Genova? Dove, in coincidenza con il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, l’Enel annuncia la sua intenzione di procedere verso la chiusura dell’impianto: “Il piano di dismissione graduale prevede l’arresto scaglionato delle unità produttive a partire dal 2012, per arrivare alla chiusura anticipata dell’impianto nel 2017”. La dichiarazione di Enel arriva a sole due settimana da quella dell’assessore alle attività produttive del Comune di Genova Mario Margini: “Sul carbone lo sbarramento è assoluto, non se parla. Ragioniamo insieme sul gas, abbiamo detto all´Enel, ricordando anche che fra pochi mesi a Livorno entrerà in esercizio il nuovo rigassificatore gestito da Iren. A ENEL abbiamo anche ricordato che è un nostro interlocutore, ma non è certo l´unico.”

Il Comitato SpeziaViaDalCarbone, anche nel corso delle audizioni della scorsa settimana, ritiene di aver dimostrato e confermato la profonda inadeguatezza delle amministrazioni locali spezzine da cui pretende un atteggiamento proattivo a tutela del benessere dei cittadini.

Il Comitato SpeziaViaDalCarbone rileva e rifiuta, al contempo, la loro sudditanza nei confronti di Enel, o in alternativa la loro ignavia, che si evince anche dalla rinuncia degli amministratori a pretendere semplici chiarimenti circa le “fumose” supposte migliorie dell’impianto.
SpeziaViaDalCarbone – Comitato di Cittadini

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